REGIA MARINA
- CLASSE REGINA ELENA -
VITTORIO EMANUELE REGINA ELENA NAPOLI ROMA |
Le classe Regina Elena era una classe di corazzate pluricalibro della Regia Marina. Era costituita da 4 unità, Regina Elena, Vittorio Emanuele, Roma e Napoli, in servizio tra il 1907 ed il 1926, trovarono impiego durante la guerra di Libia e la prima guerra mondiale. Anche nota come classe Vittorio Emanuele, dal nome della seconda unità.
La prima due unità vennero impostate nel 1901 e varate nel 1904. Costituita da navi molto veloci, anche assai ben protette, ma dotate di un armamento principale insufficiente per sostenere scontri prolungati, a causa di 2 soli cannoni da 305mm, che davano un peso di bordata complessivo (2 x 305/40 + 6 x 203/45) di 1.100 kg circa, contro 1.700-2.600 di navi contemporanee. Come la classe Regina Margherita (in tal caso però riguardava la protezione) esse non erano realmente idonee a sostenere un combattimento prolungato come nel caso della battaglia di Tsushima, ma non ebbero mai modo di controbattere altre navi da battaglia. Le navi di questa classe, ordinate dal Ministro della Marina Ammiraglio Giovanni Bettòlo di Camogli, costruite su progetto elaborato dal Generale Cuniberti avevano un castello di prua prolungato alla mezzeria della nave sino a congiungersi con la sovrastruttura centrale. Le unità di questa classe eranora considerate eccellenti unità dalle caratteristiche ben equilibrate tra le necessità del minor tonnellaggio, della massima protezione e della potenza di armamento. Realizzate per contrastare efficacemente i nuovi incrociatori corazzati francesi, risultarono essere più veloci delle navi da battaglia inglesi e francesi dell'epoca, ma più armate degli incrociatori. Queste unità furono le antesignane delle nuove corazzate monocalibro adottate poi da tutte le marine. In origine dotate di due alberi, a seguito di un ammodernamento attorno al 1912 ne venne asportato uno.
STORIA E CARATTERISTICHE TECNICHE
Nave |
Vittorio Emanuele
Regina Elena Napoli Roma |
Classe | Vittorio Emanuele |
Tipo |
Corazzata |
Cantiere |
Vittorio Emanuele:Castellamare di Stabia
Regina Elena: Arsenale di La Spezia Napoli: Castellamare di Stabia Roma: Arsenale di La Spezia |
Impostazione |
Vittorio Emanuele:18.09.1901
Regina Elena: 27.03.1901 Napoli: 21.10.1903 Roma: 20.09.1903 |
Varo |
Vittorio Emanuele: 12.10.1904
Regina Elena: 19.06.1904 Napoli: 10.05.1905 Roma: 21.04.1907 |
Entrata in servizio |
Vittorio Emanuele: 01.08.1908
Regina Elena: 11.09.1907 Napoli: 01.09.1908 Roma: 17.12.1908 |
Radiazione |
Vittorio Emanuele: 01.04.1923
Regina Elena: 15.03.1923 Napoli: 03.09.1926 Roma: 13.10.1927 |
DIMENSIONI |
|
Lunghezza |
144,60 metri |
Larghezza |
22,40 metri |
Immersione |
8,60 metri |
DISLOCAMENTO |
|
A pieno carico | 14.192 tonnellate |
MOTORI |
|
Caldaie |
Vittorio Emanuele: 28 caldaie Regina Elena: 28 caldaie Napoli: 22 caldaie Roma: 18 caldaie |
Eliche | 2 |
Gruppi alternativi | 2 |
Potenza |
19.000 cavalli |
Velocità |
21,00 nodi |
Combustibile |
2276 tonnellate |
Autonomia |
11.000 miglia marina a 10 nodi |
PROTEZIONE |
|
Verticale | cintura: 250 mm. |
Orizzontale | ponte batteria: 50 mm.
ponte protezione: 50 mm. |
Torrette principali | 250 mm. |
Torre di comando | 250 mm |
ARMAMENTO |
|
Principale | 2 cannoni da 305 mm.
12 cannoni da 203 mm. |
Secondario |
16 cannoni da 76 mm. 10 cannoni da 47 mm. |
AAW | - |
Siluri | 2 lanciasiluri |
AEREI |
|
Aerei | - |
RADARS |
|
Ricerca aerea | Non presente |
Ricerca di superficie | Non presente |
Controllo di tiro | Non presente |
EQUIPAGGIO |
|
In tempo di guerra | 700
di cui: 36 ufficiali e 664 marinai |
Furono navi costruite per combattere gli incrociatori corazzati francesi. Rispetto alle precedenti unità tipo Brin, si nota una diminuzione dei cannoni di grosso calibro, ridotti da 4 a 2, a favore di quelli da 203 mm, aumentati da 4 a 12. Lo scafo era munito di un lungo castello, che si prolungava nella sovrastruttura centrale.
La prua aveva un notevole sperone; oltre al timone principale a poppa, vi era un timone ausiliario a prora, rientrabile nello scafo quando non era usato. Sulla sovrastruttura centrale si alzavano due alberi a palo e 3 fumaioli. L'armamento principale era costituito da 2 cannoni da 305 mm, sistemati in torri singole, una a prora sul castello e una a poppa in coperta; i 12 cannoni da 203 mm erano in 6 torri binate disposte simmetricamente quattro in coperta ai vertici del ridotto centrale e due sul cielo di detto ridotto nell'intervallo fra il 2° e il 3° fumaiolo.
I cannoncini da 76 mm erano sistemati sul cielo delle torri da 305 e da 203. La protezione verticale era costituita da una cintura dello spessore di 250 mm al centro, riducentesi a 100 mm alle estremità, e da un ridotto centrale corazzato con piastre di 200 mm ridotti a 80 mm alle estremità. L'apparato motore era costituito da due macchine alternative sistemate affiancate in un locale a poppavia di quelli delle caldaie; la potenza era di 19.000 cavalli. Le unità Napoli e Roma furono le prime corazzate munite di gruppi elettrogeni azionati da motori diesel così da poter produrre energia in porto senza accendere le caldaie. La Vittorio Emanuele partecipò alla guerra Italo-turca e a quella 1915-18. Dal luglio 1922 fu classificata corazzata costiera e radiata nel 1923.
Corazzata / nave da battaglia Vittorio Emanuele
La Vittorio Emanuele era una corazzata pluricalibro (pre-dreadnought) della classe Regina Elena (anche nota come classe Vittorio Emanuele). Impostata nel 1901, varata nel 1904, fu completata nel 1908 prestando servizio fino al 1923 e trovando impiego durante la guerra di Libia e la prima guerra mondiale. La Vittorio Emanuele era la seconda nave impostata, impostata nel 1901 come la capoclasse Regina Elena; due anni dopo iniziò la realizzazione della Roma e della Napoli, che differivano dalle prime due per le sovrastrutture più leggere, in quanto non erano equipaggiate per imbarcare un Ammiraglio ed il suo Stato Maggiore. A cavallo tra la fine del XIX secolo ed l'inizio del XX secolo le relazioni italo-francesi erano ancora piuttosto turbolente, così come lo erano state fin dalla nascita dello Stato unitario italiano. In particolare nei primissimi anni del Novecento l'Italia si era venuta a trovare in netta inferiorità navale rispetto alla potenza transalpina. Per ovviare a ciò, mentre più potenti navi da battaglia italiane erano in costruzione, al colonnello del Genio Navale Vittorio Cuniberti, venne affidato dalla Regia Marina il compito di realizzare una classe di corazzate leggere, veloci e soprattutto dal costo contenuto, viste le deboli finanze italiane. Cuniberti accettò la sfida e progettò una classe di corazzate maneggevoli e ben bilanciate. La Vittorio Emanuele era la seconda nave impostata, impostata nel 1901 come la capoclasse Regina Elena; due anni dopo iniziò la realizzazione della Roma e della Napoli, che differivano dalle prime due per le sovrastrutture più leggere, in quanto non erano equipaggiate per imbarcare un Ammiraglio ed il suo Stato Maggiore. All'epoca del progetto, Cuniberti, noto soprattutto per essere stato il padre universalmente riconosciuto della corazzata monocalibro, cioè le Dreadnought, aveva già le idee più che chiare su come dovessero essere le moderne navi da battaglia, in Italia non ebbe modo di realizzare i suoi rivoluzionari progetti, a causa delle difficoltà di bilancio statale, ma applicò ugualmente le sue grandi capacità per fornire il Paese del massimo possibile in campo navale con i soldi che c'erano. Egli fece di necessità virtù e la Vittorio Emanuele fu un bastimento molto ammirato da tutti gli esperti di costruzioni navali militari dell'epoca.
Corazzata / nave da battaglia Regina Elena
La Regia Nave Regina Elena era una corazzata pluricalibro della Regia Marina, capoclasse della omonima classe. L'unità venne impostata nel 1901 e varata nel 1904. L'armamento principale era costituito da due cannoni da 305/40 più sei cannoni binati da 203/45. Pur essendo considerate le navi di questa classe delle eccellenti unità dalle caratteristiche ben equilibrate, a causa dei lunghi tempi di costruzione entrarono in servizio oramai superate dalle nuove corazzate monocalibro. Svolse attività pressoché analoga a quella della gemella Vittorio Emanuele nel corso della guerra italo-turca. Durante la Prima Guerra Mondiale svolse attività assai limitata tra Taranto, Messina e Valona effettuando otto missioni di guerra per 102 ore di moto e altre 217 ore per compiti di diversa natura. Nel dopoguerra fu prevalentemente impiegata come nave ammiraglia dipartimentale e nave scuola.In origine dotate di due alberi, a seguito di un ammodernamento attorno al 1912 ne venne asportato uno. Dal luglio 1922 la nave fu classificata corazzata costiera fino alla radiazione avvenuta il 13 ottobre 1927, dopo esser stata posta in disarmo nel 1923. Dal 1927 rimase in servizio come unità da addestramento fino alla demolizione avvenuta nel 1932.
Corazzata / nave da battaglia Napoli
La nave da battaglia Napoli (1910) della Regia Marina costituiva la classe Regina Elena con le similari unità Regina Elena, Vittorio Emanuele e Roma. Insieme alle unità della classe partecipò alle attività belliche della guerra italo-turca e della I Guerra Mondiale.
Corazzata / nave da battaglia Roma
La nave da battaglia Roma fu una corazzata pluricalibro della Regia Marina della Classe Regina Elena, in servizio tra il 1908 ed il 1927. Costruita all'Arsenale della Spezia, il suo scafo venne impostato nel 1903 e l'unità, varata nel 1907, entrò in servizio nel 1908. Il motto della nave era Roma intangibile che deriva dal proclama di Vittorio Emanuele III del 2 agosto 1900, appena salito al trono: l'unità della patria che si compendia nel nome augusto di Roma intangibile, simbolo di grandezza e pegno per l'integrità per l'Italia. A causa dei lunghi tempi di costruzione, malgrado fosse un'eccellente unità dalle caratteristiche ben equilibrate, quando entrò in servizio era oramai superata dalle nuove corazzate monocalibro. Venne impiegata durante la guerra di Libia e la Prima guerra mondiale.
La realizzazione della nave venne effettuata a La Spezia
presso l'Arsenale militare, dove lo scafo dell'unita venne impostato il 20
agosto 1903; varata il 21 aprile 1907, l'allestimento venne completato il 17
dicembre 1908. Il 29 settembre 1911 l'Italia entrò in guerra con l'Impero
Ottomano per la conquista le regioni nordafricane della Tripolitania e della
Cirenaica, che costituivano la Libia ottomana. Per tutta la durata del conflitto
la nave, insieme alle gemelle Napoli, Vittorio Emanuele e Regina Elena, prestò
servizio nella 1ª Divisione della 1ª Squadra, comandata viceammiraglio Augusto
Aubry.
Il 30 settembre la nave, insieme alla gemella Vittorio Emanuele, e
all'incrociatore corazzato Pisa furono inviate in perlustrazione nell'Egeo,
nella speranza di incrociare la squadra navale di addestramento turca, che
rientrava dal Levante a Costantinopoli. Poco dopo, Roma e Napoli, insieme agli
incrociatori corazzati Pisa e Amalfi presero parle al blocco del porto di
Tripoli. Le navi vennero avvicendate il 3 ottobre dalla corazzata Benedetto Brin
e dalle tre navi da battaglia della classe Re Umberto.
Il 18 ottobre, la corazzata Roma e il resto della 1ª Divisione scortarono un
convoglio di otto navi da trasporto truppe a Bengasi. La flotta italiana
bombardò la città il mattino, dopo che la guarnigione ottomana aveva rifiutato
di arrendersi. Durante il bombardamento, la fanteria e le truppe da sbarco
partiti dalle navi, raggiunsero la costa. Le truppe italiane costrinsero
rapidamente gli ottomani a ritirarsi in città prima della sera. Dopo un breve
assedio, le forze ottomane si ritirarono il 29 ottobre, lasciando la città agli
italiani. A dicembre, la corazzata Roma e le altre unità della 1ª Squadra
andarono ad occupare i porti della Cirenaica. Nave Roma rimase di stanza a
Bengasi insieme alla gemella Regina Elena, all'incrociatore corazzato San Marco
e all'incrociatore protetto Agordat. Mentre erano stanziate a Bengasi, le unità
navali contribuirono alla difesa della città dai contrattacchi turchi.All'inizio
del 1912, la nave e la maggior parte della flotta fecero in Italia per lavori di
manutenzione resi necessaria dopo diversi mesi di operazioni di combattimento.
Solo una piccola forza di incrociatori e di altre navi venne lasciata a
pattugliare la costa nordafricana, dal momento che la flotta ottomana era
rimasta confinata in porto.
Il 13 aprile, la 1ª Divisione lasciò Taranto per un'azione dimostrativa al largo
della costa anatolica, insieme alle corazzate della 3ª Divisione, che erano
partite da Tobruk. Le due formazioni navali, dopo essersi riunite il 17 aprile
al largo dell'isola di Stampalia, proseguirono verso nord e il giorno seguente
tagliarono i cavi del telegrafo sottomarino tra Imbros, Tenedos, Lemnos,
Salonicco e i Dardanelli. Le navi italiane puntarono poi verso l'entrata dei
Dardanelli nel tentativo di attirare la flotta ottomana. Quando le
fortificazioni costiere ottomane iniziarono ad aprire il fuoco contro le navi
italiane, gli italiani risposero al fuoco e inflissero loro seri danni. Il 19
aprile, la corazzata e la maggior parte della flotta rientrarono in Italia,
lasciando solo gli incrociatori Pisa e Amalfi e una flottiglia di torpediniere a
navigare al largo della costa ottomana.
Il 30 aprile, la 1ª Divisione partì di nuovo da Taranto, diretta verso l'isola
di Rodi. Nel frattempo, le navi da battaglia della 3ª Divisione scortarono un
convoglio di truppe da Tobruk sull'isola. Le navi italiane incrociavano le acque
di Rodi mentre le unità da trasporto sbarcavano il 4 maggio la forza di
spedizione a 16 km a sud della città; i soldati avanzarono rapidamente verso la
città, sostenuti dal fuoco delle artiglierie della flotta italiana. I turchi si
arresero il giorno seguente.
Tra l'8 e il 20 maggio, la corazzata Roma venne coinvolta, tra Creta, Rodi e Samo, nelle operazioni di occupazione di numerose isole nel Dodecaneso.Nel mese di giugno, nave Roma, e il resto della 1ª Divisione rimasero di stanza a Rodi.Nei due mesi successivi, le navi italiane perlustrarono l'Egeo allo scopo di impedire ai turchi di tentare eventuali operazioni anfibie per riconquistare le isole di cui l'Italia si era impadronita a maggio.Le unità della 1ª Divisione rientrarono in Italia alla fine di agosto per riparazioni e riallestimento, e vennero sostituite dalle navi da battaglia della 2ª Squadra Navale al comando del viceammiraglio Luigi Faravelli.
La 1ª Divisione lasciò il porto il 14 ottobre, ma venne richiamata più tardi
quello stesso giorno, quando gli ottomani avevano accettato di firmare un
trattato di pace per porre fine alla guerra.Il 15 ottobre vennero firmati i
preliminari di pace e il 18 ottobre venne sottoscritto il trattato di pace.
La nave alla fonda
Allo scoppio della prima guerra mondiale, nell'agosto del 1914, l'Italia si
mantenne inizialmente neutrale. L'Italia dal 1882 faceva parte, insieme
all'Impero tedesco e all'Impero austro-ungarico della Triplice alleanza, con cui
ruppe in seguito ad un accordo segreto, conosciuto come Patto di Londra firmato
il 26 aprile 1915, stipulato tra il governo italiano e i rappresentanti della
Triplice Intesa, con il quale l'Italia si impegnava a scendere in guerra contro
gli Imperi Centrali, durante la prima guerra mondiale, entro un mese dalla
stipula, in cambio di cospicui compensi territoriali delle terre irredente, poi
non completamente riconosciuti nel successivo trattato di Versailles alla fine
del conflitto.
L'Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915 e la Marina Austro-Ungarica fu
l'avversario principale nel conflitto. La flotta da battaglia austro-ungarica si
trovava nei suoi porti dell'Adriatico e lo stato maggiore della Regia Marina,
ritenendo che sommergibili e posamine austro-ungarici potessero operare in modo
efficace nelle strette acque dell'Adriatico e che la minaccia di queste armi
fosse troppo seria perché la Regia Marina potesse usare la flotta in modo
attivo,decise invece di implementare il blocco nella parte meridionale
relativamente più sicura dell'Adriatico con navi da da battaglia e incrociatori,
mentre le navi più piccole, come torpediniere MAS, effettuarono incursioni su
navi e installazioni austro-ungariche. Nel frattempo, le principali navi da
guerra di Revel sarebbero state preservate per affrontare la flotta
austro-ungarica nel caso in cui gli austro-ungarici avessero cercato uno scontro
decisivo in mare aperto. Di conseguenza, Nave Roma, insieme alle altre unità
della classe Regina Elena non vennero impiegate in azioni significative durante
la guerra.
Nave Roma, insieme alle altre unità della classe Regina Elena inquadrate per
tutta la durata del conflitto nella 2ª Divisione Navale del contrammiraglio
Emanuele Cutinelli Rendina, trascorsero gran parte della guerra roteando tra le
basi di Taranto, Brindisi e Valona, ma non vennero mai impiegate in
combattimento. Tra il 14 e il 15 maggio 1917 venne combattuta la battaglia del
Canale d'Otranto, la più grande battaglia navale combattuta nell'Adriatico nel
corso della prima guerra mondiale in conseguenza di un tentativo da parte di tre
incrociatori leggeri Austro-ungarici di forzare il blocco del Canale d'Otranto
che impediva alla Marina Austro-Ungarica di uscire dall'Adriatico ed accedere al
Mar Mediterraneo per minacciare le operazioni alleate e colpire il traffico
navale tra Italia ed Albania con tre incrociatori leggeri. Nave Roma e le altre
unità della classe erano pronte ad accorrere in aiuto delle navi alleate, ma il
comando italiano prudentemente non permise che prendessero parte alla battaglia
per non rischiare la loro perdita nell'Adriatico dove forte era la minaccia da
parte dei sommergibili.
Nel novembre 1918, Nave Roma e l'incrociatore protetto Agordat presero parte
all'occupazione di Costantinopoli in conformità con l'Armistizio di Mudros, che
concluse la partecipazione degli ottomani nella prima guerra mondiale, unendosi
a una formazione navale composta da navi britanniche, francesi e greche che
entrarono nei Dardanelli, consentendo alle truppe di sbarco di occupare la
città. Le prime truppe francesi entrarono in città il 12 novembre 1918,
seguite dalle truppe britanniche il giorno successivo. Le truppe italiane
sbarcarono a Galata il 7 febbraio 1919.
All'inizio del 1922 le cinque principali potenze vincitrici della prima guerra
mondiale firmarono il Trattato navale di Washington, mediante il quale
concordarono di prevenire una corsa agli armamenti limitando le costruzioni
navali. Secondo i termini del trattato, l'Italia avrebbe potuto mantenere in
servizio le navi della classe Regina Elena, insieme alle più recenti navi da
battaglia. A causa delle ridotte dimensioni e dell'età delle navi, la Regia
Marina avrebbe potuto mantenere le navi in servizio indefinitamente, ma non
poteva, tuttavia, sostituirle con nuove navi secondo le clausole del trattato,
che prevedevano che una nave poteva essere sostituita non prima di essere stato
in servizio 20 anni. La Nave Roma rimase tuttavia in servizio solo pochi anni,
dopo la firma del trattato. Il 3 settembre 1926, la nave venne radiata dal
registro navale e il 1º settembre 1927 venduta ai demolitori e smantellata nel
1932.