Essere cristiani
dialogo
Si ha sempre bisogno di prendere aria, di respirare profondamente ed intensamente e di ricominciare da capo. Il dialogo con Dio non si esaurisce in un giorno né si completa in un anno. È un dialogo che si comprende e si perfeziona giorno dopo giorno in attesa della venuta finale e personale del Signore.
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Dialogo che è elezione
Bisogna operare sempre una scelta decisiva se si vuole stare al dialogo con Dio. È umano che gli entusiasmi si alternino con gli scoraggiamenti e le difficoltà, scoraggiamenti determinati da un insieme di cause, principalmente, dalla insoddisfazione per il proprio impegno personale, dalla incognita per il futuro, dalla durezza della vita intrapresa, dagli ostacoli giornalieri, dagli insuccessi a catena registrati.
All'entusiasmo, quasi inconscio, succede, di solito, il momento della ponderazione che porta o ad una maggior tenacia nel perseguire il programma sognato o ad un ripensamento e, quindi, ad un ripiegamento verso posizioni più comode o più concilianti. Non siamo dei sognatori né ci facciamo illusioni. Sappiamo che è bello scalare la vetta, ma comporta tanti rischi!
Sappiamo che è fruttuoso scavare una miniera, ma comporta tanti pericoli. E tutto quello che è bello, quello che è più bello, costa sempre di più. Siamo ben consapevoli della durezza dell'ideale che ci affascina: configurarci a Gesù cozzerà sempre contro questo ideale, la nostra natura ribelle, la nostra carne debole, il nostro spirito infermo, la nostra intelligenza ottenebrata, la nostra volontà fiacca, i nostri egoismi ed interessi materiali. Per configurarci a Gesù bisogna "scegliere" continuamente Gesù. Scegliere Gesù comporta la nostra condanna.
Per questa configurazione bisogna battere una via "stretta ed angusta", una via sulla quale resistono solo "i violenti", perché questa è una via che va percorsa nel dispendio assoluto, incondizionato, costante di tutte le energie proprie per "cercare"di afferrare Gesù come Gesù ha afferrato noi per primo. Ognuno di noi, in ogni attimo della sua vita, si trova di fronte ad una scelta da compiere: la via della tenacia o la via del compromesso, la via di Gesù o la nostra via.
Se abbiamo di mira la prospettiva finale, la configurazione a Gesù non c'è possibilità di scelta, come non ci sarebbe possibilità di scelta per chi volesse diventare un matematico ed un filosofo od un musicista. Nessuno mai è diventato musicista dedicandosi, con esclusivo interesse, alla matematica. Quando la scelta si fa tra due cose delle quali una è migliore e l'altra peggiore, la scelta della migliore diventa d'obbligo. E noi, almeno teoricamente, scegliamo la migliore. Teoricamente, perché molto spesso, in pratica, seguiamo la peggiore se questa ci fa più comodo.
Gesù è il migliore!! Ma si sceglie la migliore quando, dopo aver amato l'ideale, si amano i mezzi adeguati per il raggiungimento dell'ideale stesso. Ed i mezzi per scegliere e raggiungere la configurazione a Gesù sono:
- tenacia di volontà.
- umiltà di sentimento.
- ardore di carità.
Scegliamo invece la peggiore quando, invece, barattiamo Gesù con la nostra sete di gloria, di successo, di affetto, di comprensione, di comodo, di dolce far niente. Questa è una scelta più comune e più chiassosa. Svanirà con noi stessi.
Anche Gesù si è trovato di fronte ad una scelta da fare e, dopo l'annientamento a livello di creatura umana, ha scelto di fare sempre "quello che più piaceva al Padre suo". Ha scelto la più difficile: si è fatto uomo ed è morto per gli uomini. La nostra scelta deve essere tenace, concreta, amorosa, perché ogni attimo o momento deve essere l'attimo o momento della nostra scelta, l'attimo vissuto intensamente, fino allo spasmo, in un profondo slancio di amore come chi vuol correre da primatista.
Una scelta tenace! È questa forse la nostra maggior deficienza. Noi scegliamo Gesù solo per attimi, per momenti, per breve tempo, in quei momenti Egli agisce per attimi in noi, attirandoci potentemente a Sé. Poi, basta un non nulla per portarci lontano da Lui, per farci ripiegare su noi stessi, e mettere in discussione tutto, dalla nostra vita alle nostre azioni, piccole e grandi. Occorre una scelta tenace, costante, quasi testarda, tipica di chi, anche dopo una sonora sconfitta, non si abbatte, ma si rialza e riprende a combattere con maggior impegno meditando in cuor suo la vendetta contro il nemico che l'ha sopraffatto.
Chi sceglie Gesù non può essere un rammollito! Chi sceglie Gesù deve avere il coraggio, soprattutto, di dire "Basta" al proprio star male, ai propri capricci, per rimboccarci le maniche e mettersi a lavorare, dando, se è necessario, pesanti colpi di scure ai propri vizi sempre pronti a rinascere. Bisogna essere animi forti come granito, non animi rammolliti come cera che si scoglie al primo sole.
Una scelta concreta, perché il Signore non dica "Questo popolo mi adora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me". Una scelta concreta la quale, più che fermarsi e chiedersi che cosa si deve fare, si opera nel silenzio, nella pace, nell'umiltà, nella gioia, con delicatezza, con puntualità, con precisione. Una scelta concreta che porta alla santificazione dell'attimo presente che si sta vivendo senza vaneggiare in sogni del domani migliore. Santificare l'attimo presente perché sia l'attimo del continuo e forte grido: Ti amo! Una scelta di amore! Amore travolgente, impetuoso, traboccante! Amore divino.