PM Palermo: Totò Riina non fu favorito 13 febbraio 2006 www.ansa.it
PALERMO
- La Procura di Palermo chiede di scagionare il direttore del Sisde Mario Mori e
il 'capitano Ultimo' da favoreggiamento a Cosa nostra. Al termine delle indagini
sul ritardo nella perquisizione del covo di Toto' Riina, dopo l'arresto, il pm
Ingroia ha rilevato che le condotte del prefetto e del ten.col. dei CC De Caprio
furono "dettate da ragioni di Stato". L'accusa era divisa in due
ipotesi: per una e' stata chiesta l'assoluzione; per l'altra il non doversi
procedere per prescrizione".
Le richieste dei pm fanno riferimento a due differenti condotte di
favoreggiamento contestate agli imputati: avere mentito sull'intenzione di
tenere sotto controllo il covo del boss Totò Riina, dopo l'arresto; avere
interrotto il servizio di telecamere installato davanti al rifugio, tacendolo ai
magistrati ed impedendo loro di disporre una tempestiva perquisizione. Quanto
alla prima condotta, secondo i magistrati il fatto non sussisterebbe e non
costituirebbe reato. Mancherebbe cioé sia l'elemento oggettivo del
favoreggiamento che l'intenzionalità. Diversa la valutazione data sulla
decisione di non comunicare la disattivazione del sistema video alla procura di
Palermo. In questo caso i pm escludono che gli imputati abbiano agito con
l'intenzione di favorire Cosa nostra: dal favoreggiamento aggravato si passa
dunque a quello semplice ormai prescritto, soprattutto alla luce delle norme
introdotte dalla ex Cirielli che riduce i termini di prescrizione del reato a
sei anni. Da qui la decisione di chiedere il non doversi procedere.
www.ansa.it del 13
febbraio 2006