Le promesse
Lattuale governo aveva preso un solo vero impegno nei
confronti del Mezzogiorno: portarlo nel 2002 ad una crescita di
oltre mezzo punto percentuale superiore alla media nazionale. Già
oggi le previsioni dei principali istituti di ricerca ci dicono
che quellimpegno non sarà mantenuto.
I fatti
Il Mezzogiorno non decolla. Cresce qualche decimo di punto in più
o in meno della media nazionale ma non se ne distacca in maniera
significativa. Cresce sospinto da una spesa pubblica di bassa qualità
che non riesce a tradursi in fattore strutturale di crescita ed
in potenziale di sviluppo. A questi ritmi sarebbe necessario più
di un secolo per arrivare ad una qualche convergenza fra le diverse
aree del Paese.
Che le scelte per il Mezzogiorno avessero bisogno
di significative correzioni era cosa nota al centrosinistra sin
dallultimo scorcio della passata legislatura. Era necessario
programmare meno e meglio, esercitando anche i poteri sostitutivi
nei confronti delle Regioni incapaci di spendere presto e soprattutto
bene. Era necessario decentrare meglio e di più, mantenendo
ferma la barra di un federalismo solidale ma nel contempo spingendo
le Regioni a spostare verso il basso verso i Comuni e le
Province risorse e competenze. Era necessario affermare i
diritti, visto che questi dalla salute allistruzione,
dalle condizioni di lavoro alla giustizia sono ancora troppo
spesso negati a molti meridionali. Era necessario, infine, liberare
le famiglie e le imprese meridionali dalla tassa odiosa ed occulta
imposta da una burocrazia inefficiente e da una politica clientelare.
E le prime correzioni, su questultimo fronte, erano già
state apportate. Ad esempio, attraverso il credito dimposta
automatico ai nuovi investimenti: uno strumento di cui fino ad oggi
hanno fatto uso senza lintermediazione del burocrate
o del politico di turno - oltre 100 mila piccole e piccolissime
imprese.
Nel suo primo anno di attività il Governo
Berlusconi ha invece scelto, su ogni fronte, di non correggere la
rotta ed anzi di imboccare la strada sbagliata
Annullando il vantaggio per il Mezzogiorno
rappresentato dal credito dimposta e puntando invece sulla
Tremonti bis e quindi sul centro-nord. O anche estendendo allintero
Paese le forme di decontribuzione;
Impostando una politica dellemersione
che si è trasformata in fallimento di rare proporzioni: solo
500 lavoratori emersi contro i 900 mila preventivati;
Scegliendo la strada della diversificazione
dei diritti fra nord e sud come nellintervento sullarticolo
18;
Coprendo il Mezzogiorno di annunci e di promesse
ma negando le risorse per finanziare ai patti e contratti già
approvati, o ai progetti di investimento a volte già realizzati,
per dare opportunità ai giovani attraverso il prestito donore,
o per dotare il Mezzogiorno delle infrastrutture di cui ha bisogno;
Sprecando le risorse laddove esistono. Il Governo
ha già perso € 1 mld. del Programma comunitario 1994-99
e la tendenza continua: il Programma comunitario 2000-06 ha fino
ad ora mancato gli obbiettivi per altri € 700 ml;
Sbandierando una modernizzazione amministrativa
nelle Regioni meridionali di cui nessun cittadino meridionale si
è accorto;
Procedendo ad un accentramento delle scelte
senza precedenti nelle mani di un unico Ministero quello
dellEconomia - e di pochi Presidenti di Regione.
Nelle mani del centrodestra, la nuova
programmazione e rapidissimamente invecchiata.
I risultati non sono mancati soprattutto sul
fronte più importante e delicato: fino allestate del
2001 loccupazione meridionale cresceva molto di più
della media nazionale. Da allora non è più così.
Anzi dallinsediamento del Governo Berlusconi loccupazione
meridionale è cresciuta anche meno della media nazionale
(luglio 2001-gennaio 2001: 0,59% contro 0,75%).
E sotto lala protettiva del centrodestra
è riemerso in questi mesi anche il peggior Mezzogiorno: quello
fondato sul controllo della spesa pubblica, sulle protezioni ed
i favori clientelari, quello strettamente legato alla più
inefficiente burocrazia, pronto ad inquinare le gare dappalto.
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