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le promesse:
La destra ha fondato tutta la sua politica di opposizione e poi la
sua campagna elettorale sullaccusa rivolta al centrosinistra
di non promuovere adeguatamente la crescita del Paese. Ha addirittura
teorizzato che le maggiori spese che il suo programma prometteva sarebbero
state sostenibili grazie ai maggiori proventi derivanti dalla forte
crescita delleconomia che il nuovo governo avrebbe saputo promuovere.
Nel Dpef presentato nellestate del 2001 e riconfermato nellautunno
seguente, il governo ha voluto inserire nonostante i diffusi
scetticismi e la congiuntura internazionale già da parecchi
mesi al limite della recessione - una previsione di crescita assai
forte: 3,1 nel 2002 (solo recentemente corretto al 2,3), 3,2 nel 2003,
3,1 in ciascuno degli anni successivi fino alla fine della legislatura
(2006).
I fatti
I fatti sono stati e sono tuttora molto diversi. La
lunga fase di quasi recessione americana si è ripercossa
in tutto il Mondo e tutti gli istituti italiani e internazionali
hanno corretto al ribasso le previsioni di crescita dei Paesi industrializzati.
Lattentato dell11 settembre ha poi contribuito a creare
un clima di incertezza che ha ulteriormente appesantito la situazione.
Cause esogene non imputabili al governo, naturalmente, ma tali da
rendere del tutto inattendibili le previsioni iscritte, quando già
la situazione era nota (almeno nei sui elementi principali), nei
documenti ufficiali di bilancio.
Il caso Italia, del resto, è stato caratterizzato
almeno da altri due fattori:
- un lungo periodo di incertezza e stasi delle attività imprenditoriali
derivante dallattesa delle agevolazioni annunciate dal governo
(in particolare la cosiddetta Tremonti bis);
- lassenza di ogni intervento di stimolo sulleconomia
e la sostanziale paralisi degli interventi per il Mezzogiorno.
I dati complessivi che caratterizzano landamento
delleconomia reale, a questo punto, possono essere così
sintetizzati:
- Il Pil: Il dato dellultimo trimestre
2001 ha registrato un calo dello 0,2%. Ciò significa che
anche un dato positivo del primo trimestre 2002 difficilmente potrà
essere significativo ai fini del risultato di fine anno: bisognerà
comunque attendere il dato del secondo trimestre per avere unindicazione
attendibile. In ogni caso, è fin dora evidente che
le stime del governo non potranno essere rispettate. A fronte di
una crescita 2002 stimata inizialmente dal governo al 3,1% e successivamente
rivista al 2,3%, tutte le previsioni formulate dai diversi istituti
italiani e internazionali si attestano su valori che non superano
l1,4% (circa 1 punto percentuale in meno); la stima più
recente di Ubs Warburg si ferma ad un secco 1%. Ciò è
inevitabilmente destinato ad avere conseguenze pesanti sulla finanza
pubblica, come verrà segnalato più avanti.
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