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Aulularia Atto I Testo Aulularia Atto II Testo Aulularia Atto III Testo Aulularia Atto IV Testo Aulularia Atto V Testo

Aulularia Trad. Atto I Aulularia Trad. Atto II Aulularia Trad. AttoIII Aulularia Trad. Atto IV Aulularia Trad. Atto V

 

                  

                                            Aulularia  Atto IV

                                                Traduzione


SERVO DI LICONIDE
SERVO
È questo il compito di un buon servitore: fare come sto facendo io, perché
l'ordine del padrone non soffra ritardi o negligenze. Eh sì, il servo che
vuol servire il padrone secondo i suoi desideri, dev'essere sollecito nel
curare gli interessi del padrone, lento nei propri. Il servo ha voglia di
dormicchiare? Dormicchi, ma sempre col pensiero che lui è solo uno
schiavo. Chi serve un padrone innamorato, e tocca a me, se nota che
l'amore lo scombicchera, deve cercare di salvarlo, dico io, non di
spingerlo verso il precipizio. Come ai bambini che imparano a nuotare si
dà un salvagente di giunco, perché nuotino più facilmente e muovano le
mani, così il servo, dico io, dev'esser un salvagente per il suo
padroncino innamorato, deve tenerlo su, che non affondi come uno
scandaglio. Deve intuire, il servo, cosa vuole il padrone; i suoi occhi
debbono leggerne sulla fronte i desideri. Gli ordini, poi, deve eseguirli
più veloce d'una veloce quadriga. Chi segue queste regole si salva dal
nervo di bue, non rende più lucide le catene a suo danno. Ora come ora, il
mio padrone è cotto della figlia di quello spiantato di Euclione. E cosa
vanno a soffiargli? Che viene data in moglie a Megadoro. Il padrone mi ha
spedito qui ad esplorare perché gli dia notizia di quel che succede. Ora
io mi piazzo sul sacro altare, qui, proprio qui, per non destar sospetti.
Da qui potrò scoprire che cosa sta succedendo, da una parte e dall'altra.

EUCLIONE SERVO DI LICODINE
EUCLIONE (esce dal tempio)
Attenta, Fede! Non rivelarlo a nessuno che il mio tesoro è qui. Non ho
paura che qualcuno lo trovi, dato che è nascosto a regola d'arte.
Accidenti, però, che razza di colpo farebbe chi arrivasse a scoprirla, la
mia pentola piena zeppa d'oro! Perciò ti imploro, Fede, di impedire 'sto
fatto... Ora vado a lavarmi per celebrare il sacrificio. Non voglio essere
in ritardo per quando arriva lo sposo, che se la porti via subito, mia
figlia. Fa' in modo, o Fede, - ancora ti supplico, ancora - che io possa
riportarmela a casa, tutta sana, la pentola mia. Alla tua fede, Fede, ho
affidato il mio bene, che si trova nel tuo bosco e nel tuo tempio.
SERVO
Dèi immortali! Che razza di affare mi è capitato di sentire da quest'uomo!
Che lui ha nascosto qui dentro, nel tempio della Fede, una pentola colma
d'oro. Ti prego, Fede, non esser più fedele a lui che a me. Il vecchio è
il padre, se non sbaglio, della ragazza di cui il mio padrone è
innamorato. M'infiltrerò qui dentro, io, perquisirò tutto il tempio, io,
mentre il vecchio è occupato, e cercherò di trovare il suo tesoro. Ma se
lo scopro, Fede, lo sai cosa ti offro? Un boccale da tre litri di vino
mielato. Sì, farò proprio così: io te l'offro a te ma me lo scolo me.
(Entra nel tempio.)

EUCLIONE
EUCLIONE (esce dalla sua casa)
Se un corvo mi canta come adesso dalla parte sinistra, non è mica un caso,
eh no. Raspava la terra con le zampe mentre gracchiava con quella sua
voce: subito il mio cuore si è messo a danzare, bum bum, a sobbalzarmi nel
petto. Ma perché non mi metto a correre? (Entra nel tempio.)

EUCLIONE SERVO DI LICONIDE
EUCLIONE (esce dal tempio trascinandosi dietro il servo di Liconide)
Vieni fuori, tu, verme sbucato appena dalla terra, tu che non ti facevi
vedere, eh, ma adesso che ti fai vedere, muori. Per Polluce, ti accolgo
come meriti, razza di imbroglione.
SERVO
Che canchero ti agita? Vecchio, che hai da spartire con me? Perché mi
tampini? Perché mi trascini? E per quale motivo mi bastoni?
EUCLIONE
Me lo chiedi anche, pelle da bastonate, tu, ladro tre volte ladro?
SERVO
Che cosa t'ho rubato?
EUCLIONE
Avanti, rendimelo!
SERVO
Che cosa vuoi che ti renda?
EUCLIONE
E me lo chiedi?
SERVO
Ma io non ti ho preso niente.
EUCLIONE
Rendimi quel che mi hai rubato. Ti sbrighi?
SERVO
Sbrigarmi perché?
EUCLIONE
Tanto non puoi portarlo via.
SERVO
Che vuoi?
EUCLIONE
Dammelo!
SERVO
Vecchio, mi sa che il vizio di darlo ce l'hai tu.
EUCLIONE
Caccia fuori, via! Niente scherzi, eh, perché io faccio sul serio.
SERVO
Ma cosa debbo darti? La cosa, chiamala col suo nome. Accidenti, non ho
toccato nulla, io, non ho preso nulla.
EUCLIONE
Mostrami le mani.
SERVO
A te. Ecco, te le ho mostrate.
EUCLIONE
Vedo. Su, mostrami la terza.
SERVO (piano, tra sé)
Gli spiriti stralunano 'sto vecchio, le furie, la follia. (Forte) Ma tu ce
l'hai con me? Oppure no?
EUCLIONE
Certo che sì. Specie perché non stai spenzolando dalla forca. Ma questo
accadrà subito, se non confessi.
SERVO
Confessarti che?
EUCLIONE
Che cosa hai rubato, qui?
SERVO
Gli dèi mi fottano, se mai t'ho preso qualcosa. (Piano) Magari l'avessi
fatto.
EUCLIONE
Avanti, scuoti questo tuo mantello.
SERVO
Come vuoi tu.
EUCLIONE
Ce l'hai sotto la tunica?
SERVO
Vuoi tastarmi? Tastami.
EUCLIONE
Guarda come fa il carino, 'sta canaglia. Per farmi credere che lui non ha
rubato. Li conosco, i trucchi. Avanti, si ricomincia. Qua, mostrami la
destra.
SERVO
Eccola.
EUCLIONE
E adesso la sinistra.
SERVO
Ecco, te le mostro tutte e due.
EUCLIONE
Basta, non ti frugo più. Restituisci!
SERVO
Restituire cosa?
EUCLIONE
Tu scherzi, sì, ma certo ce l'hai.
SERVO
Io ho? Che cosa?
EUCLIONE
Vorresti ascoltarlo da me? Non te lo dico. Ciò che è mio, qualunque cosa
sia, restituiscilo.
SERVO
Tu vaneggi. Mi hai perquisito, no?, come volevi, e cos'hai trovato?
Niente.
EUCLIONE
Alto là! Chi è l'altro? Quello che se ne stava là dentro con te? Sono
rovinato, per Ercole! Quello, intanto, là dentro butta tutto all'aria;
però se mollo questo, l'altro si squaglia. Però... Questo qui l'ho già
perquisito, non ci ha niente addosso, lui. Tu fila, dove ti pare.
SERVO
Che Giove e gli dèi ti fottano.
EUCLIONE
Come ringrazi bene! Entrerò là dentro e lo prenderò per il collo, il
complice tuo. Ti togli dai piedi, tu? Squagli o non squagli?
SERVO
Squaglio.
EUCLIONE
E bada bene di non ritornare. (Entra nel tempio.)

SERVO DI LICONIDE
SERVO
Mala morte mi prenda se non lo frego, oggi, 'sto vecchiardo. Qui dentro,
lui, non oserà più nasconderlo, il suo tesoro. Mi sa che ora lo porta via
e gli cambia nascondiglio. Attenzione, la porta cigola. Eccolo lì, il
vecchio, che porta via il suo tesoro. Ora mi piazzo qui per un momento,
vicino alla porta. (Si apparta.)

EUCLIONE SERVO DI LICONIDE
EUCLIONE (esce dal tempio con la pentola)
Nella Fede, credevo che ci fosse il massimo della fede, ma ci è mancato
poco che mi fregasse di brutto. Se non c'entrava il corvo, povero me,
sarei morto. Per Ercole, vorrei proprio che venisse da me, quel corvo che
mi ha aperto gli occhi, per regalargli qualche bella parolina. Niente di
più, perché, dando da mangiare a lui, toglierei a me. Ora me lo studio,
io, il posto più nascosto per nascondere il tesoro. Fuori mura, fuori
mano, c'è il bosco Silvano, tutto pieno di salici. Lo sceglierò lì, il
posto. Sì, è deciso, mi fido più di Silvano che di Fede.
SERVO
Evviva, evviva, gli dèi mi vogliono sano e salvo. Io lo precedo laggiù, e
salirò su un albero e dall'albero guarderò dove il vecchiardo vada a
nascondere il tesoro. Sì, è vero, il padrone mi ha detto di restare qui,
ma un buon guadagno val più di un castigo. (Si avvia verso il bosco
Silvano, dove Euclione sta procedendo.)

LICONIDE EUNOMIA (FEDRIA)
LICONIDE (entra in scena insieme con sua madre, Eunomia)
Ti ho parlato, madre mia, della figlia di Euclione, e ora sai tutto al
pari di me. Madre, madre mia, ora ti prego e supplico, come già prima ti
pregavo: parlane a mio zio.
EUNOMIA
Io desidero, e tu lo sai, ciò che desideri tu, ed ho fiducia che da mio
fratello riuscirò ad ottenerlo. E c'è anche un ottimo motivo, se la cosa
sta come mi dici e tu l'hai violentata, la ragazza, mentre eri ubriaco.
LICONIDE
Dovrei mentire con te, madre mia?
FEDRIA (dall'interno, gridando)
Nutrice, nutrice mia, io muoio! Ti prego, ho le doglie. Giunone Lucina, mi
affido a te!
LICONIDE
Ecco, madre: i fatti ti sono più chiari delle parole. Grida, lei: sta
partorendo.
EUNOMIA
Vieni in casa con me, da mio fratello, figlio mio, perché io possa
ottenere da lui ciò per cui mi preghi.
LICONIDE
Va', madre. Ti seguirò al più presto. (Eunomia entra nella casa di
Megadoro.) Ma io sto cercando dove si è cacciato il mio servo. Glielo
avevo ordinato, io, di aspettarmi qui. Ora io ragiono tra di me: se quello
mi sta aiutando, non è giusto che me la prenda con lui. Adesso entro, qui
dove si vota sulla mia vita.

SERVO DI LICONIDE
SERVO
Li supero, io, da solo, li supero in ricchezza quei grifoni che abitano
montagne tutte d'oro. I re, poi, non mi degno neanche di citarli, quelle
mezze calzette. Sono io, io in persona, il re Filippo. O giorno felice! E
già, non appena mi son mosso da qui, sono arrivato là molto prima di lui,
mi son piazzato su un albero e da lì ho spiato dove il vecchio nascondesse
l'oro. Non appena quello se ne è andato, giù, mi lascio scivolare giù
dall'albero e scavo, zap zap, sino alla pentola tutta piena d'oro. Poi,
dallo stesso posto, vedo che il vecchio sta ritornando. Lui non mi vede,
no, perché io ero scantonato un pochetto fuori strada. Accidenti, rieccolo
qui. Corro a nasconderlo in casa, il tesoro. (Entra in casa di Megadoro.)

EUCLIONE LICONIDE
EUCLIONE
Morto, sono morto, e sepolto pure. Dove correre? Dove non correre?
Fermalo, fermalo! Ma chi? E chi? Non lo so, non vedo nulla, vado alla
cieca, e non so dove vado, dove sono, chi sono, non riesco a stabilirlo.
(Verso gli spettatori) Voi, vi supplico! Venite in mio aiuto, vi prego, vi
imploro, indicatemi l'uomo che me l'ha rubato. Che vai dicendo, tu? Sì, a
te si può prestar fiducia, dalla faccia sembri uno perbene. Ehi, che c'è?
Perché ridete? Vi conosco, io, tutti quanti, so bene che ci sono molti
ladri qui dentro, che si nascondono sotto la toga imbiancata e stanno lì,
seduti come dei galantuomini. Ehi, chi di loro ce l'ha? Mi hai ucciso.
Dimmelo, su: chi ce l'ha? Non lo sai? Oh misero, me misero, miseramente
morto! Malamente perduto, mi aggiro malconcio. Troppe lacrime mi ha
inflitto questo giorno, e dolori e tristezze, e fame e povertà. Perduto,
io sono il più perduto che ci sia sulla terra. Ma sì, che mi serve la vita
se ho perduto tutto quell'oro? Tutto quell'oro che custodivo con tutto il
mio zelo? Io ho defraudato me stesso, l'animo mio, il mio Lare. Altri
gioiscono adesso della mia sventura e del mio danno. E non ce la faccio a
sopportarlo.
LICONIDE (esce dalla casa di Megadoro)
Chi è quell'uomo che straparla dinanzi a casa nostra, e uggiola e geme e
si lamenta? Ma sì, sono certo che si tratta di Euclione. Sono rovinato.
Tutto è scoperto, lui lo sa, sa che sua figlia ha partorito, ne sono
convinto. Non so proprio se andarmene o restare, se avvicinarmi o tagliar
la corda. Per Polluce, non so proprio che fare.

EUCLIONE LICONIDE
EUCLIONE
Chi è quest'uomo che parla?
LICONIDE
Sono uno sventurato.
EUCLIONE
Eh no, lo sventurato sono io, io, perdutamente perduto, io che sì nera
tristezza sta opprimendo.
LICONIDE
Su, fatti coraggio.
EUCLIONE
Perdonami, ma come posso?
LICONIDE
Perché il misfatto che tormenta l'animo tuo l'ho combinato io, e lo
confesso.
EUCLIONE
Che mi tocca sentire da te?
LICONIDE
La verità.
EUCLIONE
Che male mi son meritato da te, ragazzo, perché tu mi facessi questo e
rovinassi me e i miei figli?
LICONIDE
Un dio mi mosse, mi spinse verso di lei.
EUCLIONE
E come?
LICONIDE
Sono colpevole, lo confesso, so di essermi macchiato di una colpa. Per
questo sono qui a pregarti: perché tu sia clemente e mi conceda il
perdono.
EUCLIONE
Come hai osato stender la mano su ciò che non era tuo?
LICONIDE
Che vuoi farci? Ciò che è stato è stato, mica puoi disfarlo. Sono convinto
che gli dèi volevano così. Se non l'avessero voluto, la cosa non sarebbe
successa, dico io.
EUCLIONE
Ma io son convinto che gli dèi vogliano che io ti faccia morire in catene,
in casa mia.
LICONIDE
No, non dir così!
EUCLIONE
Forse che tu non l'hai toccato, il bene mio, contro la mia volontà?
LICONIDE
Ma io l'ho fatto per colpa del vino, e per amore.
EUCLIONE
Tu, spudorato! Tu hai la faccia di venir da me con questi discorsi? Se
esistesse la legge che invochi, per scusarti, allora noi potremmo in piena
luce spogliar le donne dei loro gioielli, e poi, una volta arrestati,
scusarci col dire che eravamo sbronzi e che l'abbiamo fatto per amore. Ma
allora il vino e l'amore sarebbero ben spregevoli cose, se consentono ad
un ubriaco e ad un innamorato di fare impunemente tutto ciò che gli piace.
LICONIDE
Sono venuto qui spontaneamente a supplicare il tuo perdono alla mia
follia.
EUCLIONE
No, non mi piacciono per niente gli uomini che prima la fanno grossa e poi
vengono a scusarsi. Lo sapevi, tu, che non era tua, e non dovevi toccarla.
LICONIDE
Proprio perché ho osato toccarla io non cerco cavilli e voglio tenermela
tutta per me.
EUCLIONE
Tenerla, tu, contro la mia volontà?
LICONIDE
No, non contro la tua volontà. Però ritengo che sia giusto che sia mia.
Anche tu, Euclione, dovrai riconoscere - ti dico - che è bene che sia mia.
EUCLIONE
E se non la restituisci...
LICONIDE
Che cosa dovrei restituirti?
EUCLIONE
Ciò che mi hai rubato. Se no, per Ercole, io ti trascino dinanzi al
pretore e ti denuncio.
LICONIDE
Ti ho rubato qualcosa, io? E dove? E che cosa mai?
EUCLIONE
Che Giove ti assista, dal momento che non sai nulla.
LICONIDE
Se non mi dici neanche che cosa pretendi...
EUCLIONE
La pentola dell'oro! Io dico che pretendo ciò che mi hai confessato di
aver preso.
LICONIDE
No che non l'ho detto. E non l'ho fatto.
EUCLIONE
Tu neghi?
LICONIDE
Nego e stranego. Di quell'oro, di quella pentola, e che roba sia, io non
so nulla e non ne ho mai saputo.
EUCLIONE
Quella, dico, che hai portato via dal bosco di Silvano. Va' e riportamela.
Magari dividerò con te, metà per uno. Anche se mi hai derubato, non ti
denuncerò. Va', dunque, e riportamela.
LICONIDE
Tu sei matto, se mi dai del ladro. Euclione, io pensavo che tu avessi
saputo di un'altra cosa, che mi tocca da vicino. È importante, la faccenda
che io voglio discutere con te, ma con calma, se è possibile.
EUCLIONE
Parla, secondo buona fede: tu l'oro non l'hai rubato?
LICONIDE
Lo giuro.
EUCLIONE
Lo sai chi l'ha rubato?
LICONIDE
No, lo giuro.
EUCLIONE
Ma se venissi a sapere chi l'ha portato via, me lo diresti?
LICONIDE
Certo che sì.
EUCLIONE
Non spartirai con il ladro? Non gli darai ricetto?
LICONIDE
Certo che no.
EUCLIONE
E se tu mancassi alla parola?
LICONIDE
Che il sommo Giove faccia di me quel che gli pare.
EUCLIONE
Questo mi basta. E adesso dimmi quel che vuoi tu.
LICONIDE
Sai nulla di me? Da che famiglia provengo? Be', Megadoro è mio zio,
Antimaco era mio padre, mi chiamo Liconide. Mia madre è Eunomia.
EUCLIONE
Conosco la famiglia. E adesso che cosa vuoi? Desidero saperlo.
LICONIDE
Hai una figlia, tu.
EUCLIONE
Certo, sta in casa.
LICONIDE
L'hai promessa, mi pare, a mio zio.
EUCLIONE
Dici la verità.
LICONIDE
Lo zio mi ordina di riferirti che la ripudia.
EUCLIONE
Ripudia? Quando tutto è pronto, le nozze già disposte? Che gli dèi lo
puniscano, tutti gli dèi, tutte quante le dee, quante ce ne sono. Proprio
oggi, per causa sua, ho perduto tutto il mio oro, oh me infelice, oh me
disgraziato.
LICONIDE
Su con la vita, non maledire. Che tutto si metta per il meglio, per te,
per tua figlia. Dillo: così vogliano gli dèi!
EUCLIONE
Così vogliano gli dèi!
LICONIDE
Anche a favor mio. Adesso ascoltami. L'uomo che è caduto in colpa, anche
se è un uomo dappoco, prova un sentimento di vergogna e vuol
giustificarsi. Ora, Euclione, io ti supplico: se, sconsideratamente, io ho
fatto del male a te o a tua figlia, tu perdonami e concedimela come sposa,
come la legge prescrive. Sì, lo confesso: ho usato violenza a tua figlia.
Fu durante la veglia di Cerere, per colpa del vino, per l'ardore della
giovinezza.
EUCLIONE
Ahimè, che misfatto mi tocca di ascoltare dalla tua bocca!
LICONIDE
Ma perché guaisci se t'ho reso nonno nel giorno stesso delle nozze? Perché
tua figlia ha partorito al nono mese. Fa' il conto tu. Per questo motivo,
e anche nel mio interesse, mio zio ha deciso per il ripudio. Tu entra in
casa e chiedi se le cose stanno come dico.
EUCLIONE
Rovinato sono, rovinato del tutto. Contro di me le disgrazie si sommano
alle disgrazie, e non c'è fine. Entrerò in casa, sì, per vedere cosa c'è
di vero. (Entra in casa.)
LICONIDE
E presto io ti seguirò. Ma pare che la faccenda, più o meno, stia
avviandosi al guado della salvezza. Non riesco a capire dove sia il mio
servo. Be', l'aspetterò ancora per un pochetto. E poi dentro, al seguito
del vecchio. Intanto gli lascio tutto il tempo per informarsi su cosa ho
combinato con sua figlia. Glielo dirà la vecchia nutrice, che ha sempre
accompagnato la ragazza e sa tutto.

 


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Ultimo aggiornamento: 21-03-05.