A
PROPOSITO DI PULCINELLA
Di
Apollo Eburneo
Negli
ultimi tempi mi sono recato in Germania per motivi di studio. Via
Internet, un amico ha scritto che sulla stampa cittadina è in
corso un dibattito sulla figura di Pulcinella. Sembra che qualcuno
abbia sentenziato che Pulcinella è morto o che comunque di lui,
della sua filosofia della vita, ("che va presa - egli dice -
così come viene") del suo pressappochismo non se ne può più.
Su questo argomento, riservandomi di leggere ogni cosa al mio
rientro in Italia, vorrei dire brevemente la mia opinione da
questa lontana Germania. Orbene, io mi sento di dire che
Pulcinella non è morto. Egli continua ad essere il simbolo
partenopeo della giocosità, dell'eccesso, della teatralità,
della popolarità. Ma, nello stesso tempo, Pulcinella ha perso la
sua caratteristica di essere l'unica figura che impersona il
popolo napoletano, proprio perché il popolo napoletano è
cambiato e la sua anima è cambiata. Per cui adesso, accanto a
Pulcinella, portatore sano di fiducia nella benevolenza
provvidenziale della vita, dobbiamo collocare anche altri
"novelli rappresentanti simbolici" del popolo
napoletano. E cioè: la maschera Totò, il comico velato di
malinconia; la maschera Eduardo, la moralità triste e sofferta e
controcorrente, l'onesta solitudine; la maschera Peppino, per la
quale la vita è intrattenimento, la vita è palcoscenico-farsa, e
gli uomini sono marionette. Ed ancora poi ( e non vi
scandalizzate!) la maschera di Napoli è anche Tony Manero, sì
proprio lui il protagonista di "Grease" Perché? Provate
a fare un giro, la domenica sera, negli affollati bus 137 che
portano i giovani dalla periferia al centro. E sentirete l'odore
di brillantina (in inglese "grease") e vedrete pure
quello stringersi, cercarsi, stropicciarsi l'uno addosso all'altro
e quel baciarsi di tanti giovani cuori sperduti, che cercano di
bere la linfa della passione d'amore l'uno nell'altra. Ci vediamo,
Napoli!"