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ROMAGNA PREROMANA

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Spina/Adria
 

SPINA, LA "PORTA D'ORIENTE" DEGLI ETRUSCHI

 

Le cose da sapere su Spina

(Tratto da "SPINA Storia di una città tra Greci ed Etruschi", catalogo della mostra tenutasi a Ferrara tra il 1993 e il 1994).
Spina sorse sul ramo principale del Po tra il 530 e il 510 a.C. (Mario Torelli). L'origine del nome è locale, come nel caso di Adria. Gli Etruschi scelsero un isolotto in una felicissima posizione, al crocevia Reno-Po-mare Adriatico (in epoca antica il Reno era un affluente del Po), per fondarvi il loro emporio. Responsabili del popolamento della città furono l'area perugina, chiusina e cortonese. Tramite il Reno Spina era collegata a Velzna e all'Appennino, tramite il Po era collegata con l'entroterra e con le Alpi. Esisteva una direttrice interamente terrestre da Spina a Pisa percorribile in tre giorni, che documenta l'esistenza del collegamento Tirreno-Adriatico negli approdi più settentrionali sui due mari, entrambi in mano etrusca. Inoltre le fonti testimoniano l'esistenza di un'altra via carovaniera che partiva dalle lagune adriatiche del Po, risaliva il corso del Savio (il fiume che oggi bagna Cesena), fino alla sua sorgente sul monte Fumaiolo, per poi discendere dal crinale opposto lungo la valle del Tevere e quindi raggiungere, presso Roma, la costa Tirrenica. Spina era collegata con Adria mediante una fossa, a dimostrazione dell'abilità degli Etruschi nel costruire canali che collegassero due fiumi tra di loro in modo da rendere gli scambi più attivi; inoltre da Spina, per via endolagunare si arrivava fino a Ravenna.
Spina divenne in poco tempo un emporio internazionale: vi si stanziarono un fondaco sia di greci, sia di altri gruppi etnici. Questo comodo e sicuro porto franco vedeva affluire tutti i prodotti di un vasto e ricco entroterra che venivano scambiati con le ricercate merci di lusso importate dalle pòleis greche. Il porto di Spina, che assicurava i contatti con la Grecia, era indispensabile all'intero sistema di scambi tra l'Etruria e il mondo esterno. Per questo gli Etruschi accettarono di sopportare le condizioni ambientali tutt'altro che favorevoli del delta del Po: terreno instabile, esondazioni fluviali periodiche, nebbia e umidità d'inverno e malsane calure estive.

Probabilmente Spina non era dotata di autonomia politico-amministrativa poiché non sono stati trovati segni certi di una vita politica collettiva. Marco Torelli ritiene allora che la città fosse dipendente dal capoluogo Velzna. Spina, dunque, come "porto militare e civile" di Velzna. Luigi Malnati, invece, pensa che questo dato non implichi necessariamente la mancanza di autonomia. Autonomia che, del resto, è dimostrata dall'esistenza del tesoro spineto al santuario di Delfi (purtroppo non ancora identificato con certezza).
Al tempo della sua fondazione il sito di Spina distava dal mare meno di quattro chilometri. Il progressivo apporto di terreno da parte del Po ne causò il progressivo allontanamento, tanto che in età Augustea il centro abitato, ormai ridotto a villaggio, distava dalla foce ben 15 km. Fu quindi il progressivo allontanamento dal mare la prima causa della decadenza della città, la cui prosperità durò circa due secoli, il V e il IV secolo a.C.

La fotografia in basso, tratta dal catalogo, mostra l'abitato della città alla sua fondazione. Si può cliccare sopra per ingrandire.
La didascalia dice: "Planimetria dell'abitato di Spina con indicazione delle aree di scavo".
Descrizione: la linea nera più spessa corrisponde al perimetro della città, la cui ricostruzione non è ancora certa al 100%. Il corso d'acqua che la attraversa a metà non è il Po antico, bensì un canale artificiale costruito nei decenni scorsi che, purtroppo, spezza da ovest a est il sito archeologico. La cartina, infatti, mostra l'area come si presenta oggi.
Spina fu costruita alla destra del Po. Su questa cartina non si vede il corso antico del fiume. Invece si può notare che l'abitato aveva una forma grossolanamente triangolare. Si suppone che per l'impianto della città fosse stato scelto un dosso per motivi di sicurezza. Il bordo destro del triangolo è irregolare e quindi si suppone che seguisse l'andamento naturale del dosso; mentre la linea dritta che delimita il lato ovest della città è molto più rettilinea e perciò in larga misura artificiale.
Il limite meridionale della città appare meno regolare: su questa zona gli archeologi hanno ancora alcuni dubbi. Non si capisce il motivo del suo andamento sinuoso. Si è pensato all'esistenza di impianti portuali. Il tracciato del perimetro urbano verso sud-est è ancora più incerto.
Il nucleo urbano spinetico risulta quindi esteso per circa 600 metri da nord a sud e per circa 200 metri da ovest a est e comprende un'area di circa sei ettari. Pochi se paragonati alla media delle altre città dell'Italia antica (40 ettari), ma bisogna ricordare che si parla di uno dei punti abitati: la città infatti era diffusa su più dossi e isolotti all'interno della laguna deltizia, per cui l'estensione totale dell'abitato doveva essere ragguardevole.
L'impianto urbano è stato frutto di un progetto studiato a tavolino: gli isolati, divisi da strade e canali, erano regolari e ciò fa pensare che la città fosse nata secondo precisi criteri urbanistici, con assi urbani orientati e ortogonali. Un'impostazione identica è riscontrabile a Marzabotto, che venne fondata quasi contemporaneamente a Spina.
Gli strati abitativi sono più d'uno: si ritiene perciò che, a causa delle frequenti indondazioni che la seppellirono più volte sotto una spessa coltre di argille (le stesse che causavano il progressivo avanzamento della linea di costa), la città sia stata ricostruita più di una volta. L'ultima fase urbanistica risale all'ultimo quarto del III sec. a.C. Le case erano costruite in legno, in quanto il territorio abbondava di boschi mentre era sprovvisto di pietra da costruzioni. Si utilizzavano anche le canne della laguna per le pareti e le tettoie. Gli scavi della necropoli (4.000 tombe) non hanno restituito che tre armi, a conferma del fatto che Spina era una città abitata da genti pacifiche dedite ai commerci.


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