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ROBERTO CARIFI
UN’OPERA APERTA
La distrazione di Giovanni Commare
Segnalo con piacere un libro di notevole valore, di un autore
che da tempo con discrezione occupa un posto importante nella poesia italiana.
Si intitola La distrazione, autoproduzione editoriale, che
Commare definisce un’opera aperta, nel senso che “anche il lettore può
intervenire nel discorso, con tagli e con giunte di testo, in versi e in
prosa, o d’immagini, in qualsivoglia materiale”.
L’operazione è interessante, favorisce un dialogo
a più voci, un incontro tra esperienze diverse. Io stesso
vorrei considerare questo intervento un modo di “partecipare al convivio”.
Nella copia che ho letto vi sono interventi di Ottavio Cecchi e Giuseppe
Panella, una nota del poeta Mauro Raddi e altre presenze che costituiscono
parte integrante di un’opera che quindi risulta per certi aspetti realmente
corale.
Cecchi osserva giustamente che queste poesie “si pongono
all’incrocio, a quell’intersezione, tra arte e pensiero, luogo fertile
e carico di frutti”. Pare anche a me, come a Cecchi, che vi siano echi
montaliani, oltre a un retroterra colto che non appesantisce mai la libertà
del verso. Commare è poeta capace di accendere all’improvviso la
quotidianità del discorso, di trascorrere da un linguaggio piano
e volutamente basso a lampi di alta tonalità (Sulla spiaggia
ch’è una vampa di sole / lungo la linea di gelo del mare). La
distrazione è una raccolta poetica decisamente riuscita, dove
tra l’altro ritrovo quella fatica di vivere mai rinunciataria, anzi fortemente
agonica, che da sempre caratterizza la poesia di Giovanni Commare.
ESTREMO SALUTO
Non ho trovato altre parole, per te, madre,
se non queste che ti dissi ultime,
mamma, non abbiamo concluso
nulla con questo viaggio,
quando tu non potesti più sentire,
né dire, che il concludere
è la fine stessa del viaggio;
e poi scese aridità nel cuore.
Poesia, anno XII, n.130, luglio-agosto 1999.
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