Saluto dei parroci
Parlo a nome degli altri parroci di Dalmine e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per questo progetto di revisione pastorale del mondo del lavoro in questi cento anni di storia Dalminese.
Innanzitutto occorre ricordare che questa iniziativa fu sollecitata da Monsignor Roberto Amadei, Vescovo di Bergamo, nella visita Pastorale che celebrò nei primi mesi del 2002, invitando le comunità a lavorare insieme e a guardare al mondo del lavoro che è in fase di cambiamento.
Questa è la storia di un popolo non di re o di principi o papi, ma di uomini e donne che hanno lavorato e sofferto fino al sacrificio in questi cento anni, e hanno trasformato la nostra terra.
Occorre ricordare che la storia di Dalmine non è iniziata cento anni fa, ma si radica nella storia delle comunità che la compongono: Mariano, Sforzatica, Sabbio, Sforzatica S. Maria d’Oleno, Guzzanica, e per ultime, Dalmine S. Giuseppe e Brembo.
Se Dalmine non recupera queste storie, non diventa una comunità.
Non si diventa città per decreto, ma se si recupera la dimensione spirituale che permea le varie comunità che non sono nate cento anni fa, ma che hanno trovato la loro linfa nella storia millenaria della Chiesa. E’ la Chiesa di S. Ambrogio con la pieve di Pontirolo, è la Chiesa di S. Carlo; è la Chiesa di S. Alessandro per Sforzatica S. Maria d’Oleno e Guzzanica.
Noi stiamo ricordando i cento anni della Dalmine , ma la Dalmine come realtà lavorativa è finita,
e le sfide che attendono la società di domani richiedono fiducia e speranza.
Nella “Caritas in Veritate“ la Chiesa indica la strada della fraternità , non come assistenzialismo, ma come attività produttiva. E’ una grande sfida che la chiesa prospetta al mondo industriale e agli stati per realizzare un umanesimo integrale e globale.
Don Adriano