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Lettere e contributi
S. Martino, vescovo di Tours
La promessa fatta ai devoti del nostro Protettore (v. C'è posta per
te!) è stata mantenuta. Nel mensile "La Piana", distribuito in
3000 copie presso i nostri Comuni, ha avuto inizio la mia pubblicazione della
Vita di San Martino.
Le numerose località che si onorano del nome potranno, così, conoscere meglio la
figura e le opere del grande taumaturgo.
Ne riporto, qui di seguito, l'introduzione:
Nella sua enciclica Deus caritas est (Dio è carità) Benedetto XVI ha
voluto sottolineare come tutta la nostra vita si fonda sull'amore. La grandezza
dei Santi sta nell'aver saputo interpretare con l'esempio l'insegnamento
evangelico.
Fra le tante biografie del IV sec. quella di Martino, scritta ancora lui
vivente, è del tutto eccezionale e costituisce un punto di riferimento per il
Cristianesimo delle Gallie. Sulpicio Severo ci ha presentato "il modello di
santità delle regioni occidentali, colui che diventerà il più celebre santo
d'Europa". (Dalla premessa della: Vita di Martino - Fabbri
Ed.).
Martino, che il biografo ha definito semplicemente vir Dei (uomo di
Dio), non ha lasciato nulla di scritto né ha fatto lunghi discorsi ma con il
gesto dell'inverno del 354 ad Amiens ci ha indicato la via da seguire.
Avendone il Signore gradito l'opera, ha concesso al Vescovo di Tours il dono di
risuscitare i morti, guarire nel corpo e nello spirito, purificare i cuori.
Per questo nella tradizione medievale Martino è stato definito il
Tredicesimo Apostolo.
Nell'intervista su I Santi nella Storia di Alberto Bobbio a don
Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, quest'ultimo alla domanda
conclusiva: - Qual è il santo della carità che lei ama ricordare?
- ha risposto testualmente: «San Martino di Tours, la giovane guardia
imperiale che in un inverno rigidissimo regala la parte più calda del suo
mantello a un poveraccio, di cui nessuno si occupava. Non solo dà del suo e lo
scalda, ma cambia la vita al povero, gli restituisce dignità, lo copre alla
vista dei passanti indifferenti. L'accento va posto sul vestito e richiama
l'immagine della veste bianca che la Chiesa dona nel battesimo: il dono della
dignità dei figli di Dio, liberati dal peccato».
(Da Famiglia Cristiana n. 52 del 24-31 dicembre 2006 - pagg.
86/89).
Ogni altra considerazione risulta superflua.
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