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Lettere e contributi
La poesia popolare
Nel pubblicare la tesina della studentessa in Lettere Moderne Filomena M. Ilenia
Marrara, ringrazio per quanto espresso con generosità sulla mia persona. L'argomento trattato,
molto importante e in perfetta sintonia con il sito (v. la voce "Poesia dialettale"),
merita un plauso sincero.
Domenico Caruso
Definizione di poesia popolare
La poesia popolare fa parte del folklore orale e si differenzia dalla poesia colta poiché la prima
si caratterizza per la sua staticità di contenuti, imprigionati in forme rigide, mentre l'altra
viene espressa in modo imprevedibile e dinamico.
Essa è formata da un corpus di componimenti che riflettono la realtà storica -culturale -
antropologica del mondo popolare che l'ha prodotta.
La trasmissione dei testi popolari avviene prevalentemente in forma orale, e questo processo di
elaborazione si configura come un processo collettivo, al quale ogni fruitore partecipa
individualmente con il proprio atteggiamento, tuttavia rimane sempre condizionato dall'ambiente
culturale, sociale e storico che lo circonda. Non è, infatti, possibile parlare di innovazione reale
se la poesia popolare resta un fatto privato, se la collettività non la riconosce come propria. La
sua popolarità sta ad indicare l'appartenenza ad un determinato ambito sociale, cosiddetto
popolare lontano dalle elitès aristocratiche della poesia colta.
Una poesia quindi che vuole essere specchio di quel mondo di popolani, delle loro tradizioni, delle
loro credenze, dei loro sentimenti semplici e immediati, scevra da ogni intento filosofico o
aulico.
La poesia popolare si articola in varie tipologie e forme metriche. Possiamo menzionare lo
strambotto, che rappresenta una forma di poesia elementare di contenuto ironico e satirico,
formato da una strofa unica generalmente di quattro versi endecasillabi. La quartina con rima
alterna raddoppiata avrebbe dato vita in Sicilia alla canzuna (ottava), invece in Toscana
con l'aggiunta di due distici in funzione di ripresa avrebbe dato luogo al rispetto.
Sguardo d'insieme sulla concezione di poesia popolare
nella cultura europea
La poesia popolare è stata da sempre considerata in modo problematico dagli studiosi, che hanno
formulato le teorie, le definizioni più disparate per interpretare questo particolare ambito.
E' il Settecento, il secolo che prima di ogni altro affronta seriamente la tematica della poesia
popolare, esplorando questo mondo con piena consapevolezza critica. Montaigne nei suoi
essais afferma che la poesia popolare, fatta d'ingenuità e di grazia, si contrappone alla
poesia colta; anche Rousseau considera questo tipo di poesia come un fatto naturale e aggiunge,
rispetto a Montaigne, che la poesia popolare deve essere accompagnata dalla musica. Il napoletano
Giambattista Vico, nella sua Scienza Nuova, riferendosi alla poesia omerica, la definisce
poesia di tutto il popolo greco che si riflette in quella cerchia di aedi che interpretavano e
sviluppavano le tradizioni del loro popolo. Vico vede una connessione inscindibile tra poesia epica
e poesia popolare, che a suo parere risulta barbarica e primitiva. Nella Germania del Settecento è
Herder a prendere la parola sulla poesia popolare, sostenendo che essa è la poesia per eccellenza.
Quest'ultimo pensa ad una poesia primitiva e considera come tale la Bibbia, la poesia omerica, la
shakespeariana, la dantesca, la tassiana, l'ossianesca e la poesia popolare stessa, che per lui
rappresenta lo scrigno della scienza e della religione dei ceti subalterni, lo specchio della loro
vita e dei loro sogni. La poesia popolare per essere veramente tale, secondo Herder, deve essere
poesia nazionale. E' con il Romanticismo che la poesia popolare diventa il fulcro del dibattito
letterario.
I fratelli Grimm assegnano ad essa l'origine stessa della poesia e la considerano come una sorta di
fenomeno divino, che va al di là della conoscenza ed è creato dalla collettività.
Nel Novecento Benedetto Croce afferma che la poesia popolare è nella sfera estetica, ciò che è il
buon senso nella sfera intellettuale e la candidezza nella sfera morale. Essa esprime le sensazioni
dell'anima, che non hanno alle spalle tormenti o forti passioni, ritrae sentimenti semplici con
forme altrettanto semplici. Per Croce la poesia popolare non è creazione esclusiva dell'ambiente
popolare, ma si deve soprattutto a letterati e non ad ignoranti, rimasti semplici e ingenui nei
confronti della vita. Tuttavia la critica posteriore a buon diritto ha contrastato la tesi di Croce
affermando che, se si dovesse prendere in considerazione il suo pensiero, si dovrebbe considerare
popolare tutta la poesia priva di tormento interiore, il che è improponibile. Ciò che distingue la
poesia d'arte dalla poesia popolare è l'elaborazione a cui esse vengono sottoposte in mezzo al
popolo. La poesia popolare è un vero documento culturale del popolo che la produce e testimonia la
voglia delle classi più umili di creare una propria arte da contrapporre a quella dei nobili
poeti.
Poesia popolare di un angolo di Calabria
La Piana di Gioia Tauro è un territorio molto ricco di produzione poetica a sfondo popolare. Molti
illustri scrittori hanno dato vita a dei corpus poetici, per celebrare le bellezze della loro terra
e far vivere l'anima passata e presente del popolo calabrese.
Il poeta taurianovese Tommaso Luvarà è uno di loro, un innamorato della sua Calabria, dei
suoi usi e delle sue tradizioni, che ha fatto della passione per la sua gente, per il suo dialetto e
per la poesia l'obiettivo unico della sua attività letteraria.
La sua piccola antologia Spifidi i Redicina si inserisce nella sfera del folklore e la sua
grandezza sta nel saper rievocare tradizioni in disuso, ombre del passato e del presente di
Taurianova. L'ironia, la satira, la mordacità, l'arguzia danno tono e colore alla sua poesia, che
regala in ogni dove un insegnamento morale e di vita. I rioni, i vicoli (A via Rottura) del
suo paese parlano di antiche memorie, di festività (Natali, A Novina da
Madonna), vissute con semplicità di vita e cuore felice. Le composizioni più belle (U
me paisi, Calabria, Nostalgia) fanno di Luvarà non solo l'interprete verista
e fedele delle apparenze della gente stessa, ma anche del loro animo nostalgico e mesto per la
lontananza dal luogo natio. E' l'amore che ha ispirato Luvarà nel suo fare poetico, che gli ha
permesso di dipingere come in un affresco il verde di quegli uliveti, il profumo inconfondibile di
quei fiori di zagara e di gelsomino, l'azzurro sconfinato del mare di quella Calabria che
rappresenta tutta la sua vita.
Un altro grande poeta della Piana è Domenico Caruso che nelle sue raccolte di poesie popolari
canta l'amore, che in Calabria nasce spontaneo e genuino come l'aria che si respira e il sole che ci
riscalda. Nei suoi componimenti vediamo l'innamorato tessere le lodi della sua donna, che nessuno
può eguagliare per grazia e bellezza. La perfezione della persona amata è descritta utilizzando
molte similitudini. Non è solo l'amore corrisposto ad essere rappresentato da Caruso, ma anche
quello contrastato e tormentato, che fa tradurre agli innamorati la propria passione con il fuoco e
il triste sospiro con il vento. Altre poesie ritraggono l'incontro amoroso nelle circostanze più
pure e semplici, come l'andare ad attingere l'acqua, o evidenziano l'eroicità dell'uomo disposto a
rischiare la propria vita pur di stare vicino all'innamorata.
Cantore dell'amore è anche il palmese Pietro Milone, che ispirato dalle meraviglie naturali
che lo circondano, dallo splendore del cielo, dalla brillantezza del mare e dalla bellezza delle
donne ha lasciato alla Calabria il dono immenso della sua poesia. Nel componimento Tu sula,
tratto da Picci e zannelli, Milone riflette la sua anima appassionata; in altre
poesie loda la donna con immagini evanescenti e delicate; nella Sirinata il protagonista è
l'innamorato, divorato dal tarlo della gelosia per la sua amata. Particolarmente toccante è il
componimento che ritrae il distacco tra due fidanzati, che provoca nei loro cuori un senso di
tristezza e di dolore, più profondo della stessa morte. Il poeta, nella poesia Doppu
tant'anni, vuol testimoniare che il vero amore non tramonta mai e che l'ardente desiderio di
veder tornare la propria donna dopo tanto tempo riaccende nel cuore dell'amante la passione
giovanile.
Alla fine del nostro viaggio, entro i meandri della poesia popolare della nostra Terra, possiamo
affermare che essa rappresenta la più alta espressione delle nostre radici e dà voce alle gioie,
alle inquietudini, alle tristezze, alle speranze di tutti coloro che non vogliono tacere e
arrendersi di fronte alla conclamata superiorità della poesia accademica. Per questa ragione è
importante che tutti apprezzino quest'ambito poetico, per riconoscere se stessi e comprendere chi
sono veramente e che cosa sono stati.
Filomena Maria Ilenia Marrara
Bibliografia
Lineamenti di un percorso demoetnoantropologico della prof. Renata Melissari;
Le origini della poesia popolare di Giuseppe Cocchiara;
Spifidi i Redicina di Tommaso Luvarà;
Storia e Folklore Calabrese di Domenico Caruso.
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