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LA CREAZIONE DEL PARCO

 

 

 

L'argomento é di importanza che travalica la questione ambientalista. E' nostra opinione che quel poco che si muove nel Ponente Ligure abbia il marchio della modestia della progettualita', forse adeguata alle dimensioni delle tradizionali opportunita' di speculazioni di ogni genere, possibili sul 'posto' e nell'immediato. In questo caso, riteniamo che ci debba essere una mobilitazione dalla quale far scaturire un adeguato ottimismo e slancio per le zone montane, destinate, se le cose non cambiano, a diventare reliquie storiche. Percio'ci permettiamo, a nome della nostre come delle altre associazioni, di lanciare un appello accorato (una specie di proclama) perche' si prenda coscienza del proprio potenziale e del cambiamento indispensabile. Ecco allora le nostre riflessioni, condivise dalle associazioni riunite nel 'Comitato per il Parco delle Alpi Liguri'.  

 

Nella ricerca del proprio avvenire socio-economico, l'estremo ponente ligure, nel corso di parecchi decenni di questo secolo, ha conosciuto una specie di vagabondaggio: si e' creduto di ravvisare la fonte del benessere nell'industria (che ha avuto un periodo di fulgore ad Imperia) , poi nel commercio, non dimenticando la portualita'. Il capoluogo e' stato tra le prime citta' italiane a deindustrializzarsi, non tanto in veste di precursore dell'attuale situazione che riguarda tutto il sistema dei paesi economicamente avanzati, quanto per il trasferimento in altri luoghi delle sue attivita' industriali. 

 

Rivelatasi inutile (e senza sbocchi) la portualita' mercantile, rimasta allo stato di progetto per l'opposizione testarda della catena alpina, tanto bella quanto  difficile a fornire varchi facilmente transitabili, oggi,pare che finalmente si ritorni a pensare in termini di prevalente utilizzo di quello che e' disponibile, anche se tuttora vi sono qua e la' ripensamenti e desideri di improbabili ritorni al passato. In realta', e' opinione generale che la Liguria di Ponente dovrebbe imitare maggiormente quanto avviene tra gli 'umani', per lo piu' di sesso femminile: mettere cioe' in risalto le caratteristiche attraenti che Madre Natura ha benevolmente concesso, valorizzandole in maniera acconcia. Il turismo assume quindi l'onere di 'reggere' gran parte del futuro del Ponente. 

 

Tra gli 'atouts' turistici ogni regione annovera i parchi, le zone incontaminate (o poco contaminate) di cui cresce il bisogno. Gli Amministratori si sono resi ben conto di non poter ignorare tale elemento e le istanze di creazione di un parco delle Alpi Liguri giacenti da un quarto di secolo tra le chiacchiere e le proposte di cui con il passare degli anni si perde memoria, sono tornate alla ribalta. Senonche', da buoni amministratori italici, sempre attenti a non scontentare nessuno per tentare di fare il pieno di voti da qualsiasi parte essi provengano, hanno ritenuto di lasciare le cose come stavano, dando solamente il nome di parco ad alcune zone poco estese gia' vincolate per le loro caratteristiche di particolare pregio ambientale. Non va dimenticato che i cacciatori, con le loro associazioni e i radicamenti sul territorio rappresentano un discreto serbatoio elettorale e i cacciatori malvedono qualsiasi limitazione alla sfera dei loro 'diritti divini'.

 

Non c'e' che da rammaricarsi nel vedere che progetti piu' ambiziosi (che si sapeva in partenza che avrebbero visto giorno con difficolta') hanno tenuto banco per decenni allorche' per il Parco si é pensato ad un modesto progettino. Ciononostante, manca anche il consenso perche' c'e' scarsa e cattiva informazione presso le popolazioni. Il parco e' visto esclusivamente come limitazione ad ogni attivita' (e molti sognano ancora in cuor  loro la vendita del loro campicello a costruttori di ville e condomini, scomparsi per sempre).

Manca soprattutto una visione un po' piu' spaziosa per tentare di sovvertire cio' che e' in gran parte un portato storico: l'abbandono dell'agricoltura, quindi delle zone dell'entroterra.

 

Si dice che la limitazione della caccia potrebbe favorire l'esodo ma riteniamo speciosa l'affermazione: nessuno lascia la terra degli avi per non poter esercitare un'attivita' del tempo libero,in via di scomparsa anch'essa sia per la rarefazione dei praticanti, sia per la preoccupante rarefazione della fauna.

Ecco perche' gli ambientalisti formulano la proposta di creare un parco nazionale che, legandosi a quelli del Piemonte verrebbe a 'fare da spalla' al Parco Nazionale del Mercantour, in Francia, costituendo cosi' il primo parco trasnazionale (il parco senza frontiere) con caratteristiche originali: dalle Alpi al Mare come e' la connotazione della Regione che lo ospita. Il Piemonte ha gia' collegato due suoi parchi formando il Parco delle Alpi Marittime che confina con il Mercantour.

 

Si puo' pensare allora ad avere un dialogo da pari a pari con la Francia costituendo enti comuni per la valorizzazione a livello europeo e oltre, per il rilancio delle attivita' economiche tradizionali e di quelle nascenti (agricoltura biologica, marchio,ecc..), per un turismo naturalistico e culturale. Agli interessi esistenti sacrificati (pochi reali, molti presunti) si possono benissimo proporre forme compensative nelle zone limitrofe.

L'importante e' non guardare sempre ai piccoli egoismi e agli interessi di cassetta contingenti. L'importante e' non fare qualcosa tanto per evitare che si dica 'Non fanno nulla'.

 

Le associazioni ambientaliste ritengono che quella da esse prefigurata sia l'unica strada percorribile perche' un parco possa contribuire a quella inversione di tendenza economica che vede il Ponente Ligure in condizioni disastrate. Esse chiedono percio'  un sollevamento dell'opinione pubblica, piu' propensa troppe volte alla curiosita' o alla guglia del proprio campanile; chiedono ai Sindaci dei comuni montani di dar prova di coraggio e di appoggiare questa proposta costituendo quell'effetto di trascinamento presso popolazioni locali e amministratori che permetterebbe di abbreviare i tempi per ottenere un piu' ambito riconoscimento delle bellezze delle loro zone (con sensibili ricadute economiche altrimenti impossibili); chiedono alla Regione coerenza con le loro proposte di anni addietro; chiedono anche ai cacciatori di pensare in termini collettivi, di pensare all'avvenire dei loro territori e di coloro che vi abitano quando la loro passione sportiva sara'un lontano ricordo per mancanza di abitanti; chiedono di non combattere battaglie da retroguardia. Con quest'ultime all'ordine del giorno, il Ponente Ligure e' arrivato a guardare oltre-confine come se fosse il Paradiso. 

C'era anche in Liguria ed e' stato perso.

 

 

 

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