Beatitudini

Il discorso della montagna

Monastero Il discorso della montagna è un'esortazione che Gesù rivolge ai suoi discepoli e a una grande folla riunita su una montagna posta al nord del mare di Galilea, vicino a Cafarnao, per ascoltare la sua Parola.

Con questo discorso Gesù evidenzia, analizza, impreziosisce e completa i dieci comandamenti con un contenuto che deve interessare la totalità degli individui, i quali facendo propri questi divini insegnamenti possono entrare in comunione con Dio.

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Le Beatitudini

Gesù, dopo aver visto che intorno a sé si era radunata la folla, il Suo popolo, prima ascende al monte e poi spiega, con le parole rinnovate del Suo Vangelo, quante e quali saranno le realtà che si vedranno una volta raggiunta quest'altura, specificando che solo qui diventerà concreto e tangibile il Regno dei Cieli.

Occorre ascoltare Gesù che annuncia ai suoi discepoli, quale via devono percorrere per raggiungere le Beatitudini: "Povertà in spirito, mitezza, mansuetudine, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia". Ed è un proclama che invita alla felicità e a quella vera gioia che riempie l'animo e lo immerge in un oceano di pace e tranquillità.

Con questo importante Discorso della montagna, Gesù si rivolge alla volontà dell'uomo e spiega che trovarsi nello stato di povertà, di sofferenza o di purezza non sia sufficiente per raggiungere le Beatitudini; occorre senza riserve, desiderare e amare queste condizioni. Difatti, non saranno i poveri in spirito, i piangenti, i miti, i puri di cuore, i perseguitati, i misericordiosi a essere beati, ma coloro che ardentemente e zelantemente si faranno volontari di povertà, di sofferenza, di purezza, di misericordia, ecc. Di essi sarà il Regno dei Cieli.

Per il Maestro non è importante l'oggetto del fare, ma lo spirito con cui si opera. Pertanto, alla luce di questo divino insegnamento il cristiano deve agire illuminato dalla fede, dalla speranza, dalla carità e dalla Luce che Gesù concede solo a chi sta in comunione con Lui; mentre l'uomo che si affeziona ai piaceri e ai desideri della carne sarà sempre guidato dalla concupiscenza.

Le Beatitudini orientano l'anima cristiana a staccarsi da qualsiasi bene temporale, questa separazione origina un vuoto interiore che dovrà essere riempito dall'amore sublime di Gesù.

Difatti non si può salire con Gesù dalla terra sino alle più alte vette spirituali della contemplazione, se si è pervasi e assoggettati da pensieri carnali: quello che Gesù desidera farci raggiungere, attraverso il cammino delle Beatitudini, è un luogo inondato da una luce purissima, immerso in una sublime verità, dove tutte le ombre malvagie si dissolvono, dove è possibile tutto ciò che non può essere visibile a chi permane incatenato alle sue concupiscenze.

Gesù ci spiega attraverso le parole del Vangelo quante e quali sono le realtà che si vedono da quest'altura, specifica che qui è manifesto il Regno dei Cieli.

Grida il Profeta: "Venite, ascendiamo al monte del Signore" (Is 35,4). Corriamo anche noi, saliamo al monte perché giunti sulla sommità della speranza, potremo vedere dall'alto tutti quei beni che Gesù mostra a coloro che lo seguono sulla vetta. Abbandoniamo il peccato e troveremo Chi medica ogni malattia, ogni infermità, prendendo su di sé le nostre debolezze e si carica delle nostre malattie.

La Beatitudine è un bene d'ineffabile e d'inenarrabile bellezza. È sapienza, potenza, vera luce e sorgente di ogni bontà. È la potenza che sovrasta ogni cosa. È ciò che permane eternamente inalterato. È il compiacimento senza fine. È una letizia eterna.

L'essenza della Beatitudine è talmente sublime, da superare le capacità cognitive del pensiero umano: anche se potessimo penetrare attraverso lo Spirito Santo questa conoscenza, sarebbe poi impossibile comunicare attraverso parole umane questa nostra stessa esperienza.

Nel narrare la salita di Gesù sulla montagna, l'evangelista Matteo propone uno schema già noto nell'antico testamento dove: "Si sale sulla montagna per incontrare Dio". E come Mosè sale sulla montagna per ascoltare la voce del Signore e ricevere le Tavole della Legge, Gesù sale allo stesso modo sulla montagna con i suoi discepoli per plasmare i loro cuori attraverso la parola di Dio. E in questo luogo li ammaestra affinché imparino a pensare e a vedere questa novella realtà dove, rispettando le nuove prescrizioni, si diventa Beati.

Per Gesù il senso della Beatitudine è "Godere Dio". È sentire che Dio ci sostiene, ci guida e dà pienezza alla nostra vita. È necessario raggiungere la Beatitudine per beneficiare della presenza di Dio che dà forza, consolazione e stabilità nella vita dell'uomo.

Sì, Gesù vuol dare una risposta all'anelito dell'anima che desidera raggiungere quella felicità per cui è stata creata. Un progetto che Dio ha disegnato per tutti gli uomini e che è possibile realizzare seguendo gli insegnamenti evangelici di Gesù.

Nel tempo le beatitudini hanno trovato negli esegeti diverse spiegazioni con mille sfumature. Ogni commentatore, infatti, ha letto e interpretato questa pagina a suo modo. I mistici, preferiscono dare un'interpretazione di carattere spirituale, mentre altri diminuiscono questi insegnamenti come semplici cose da fare.

Nelle parole di Gesù, nonostante le differenze, si comprende siano nascoste promesse ultraterrene che evidenziano un misterioso "Regno dei Cieli", che rappresenta il vertice della felicità.

Nove sono le Beatitudini:
  1. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
  2. Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
  3. Beati i miti, perché erediteranno la Terra.
  4. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
  5. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
  6. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
  7. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
  8. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
  9. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
(Mt 5,3-12)

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