il Rimino n. 84 * Antonio Montanari Nozzoli * Riministoria
il Rimino n. 84, anno IV, novembre-dicembre 2002
a cura di Antonio Montanari Nozzoli


contatti dal 14.11.2000

SOMMARIO DI QUESTO NUMERO
All'indice generale del Rimino        Sommario Rimino 2002

Storia dell'Accademia dei Lincei riminesi di Iano Planco: indice

1. L'anello di Galileo. La prima storia a stampa dei Lincei romani
2. Rimini-Siena e ritorno. Alle origini dei Lincei di Iano Planco (1745)
3. Iano Planco, la missione del dotto. I nuovi Lincei nascono dalla sua scuola privata
4. Al caffè di Santarcangelo. La Scienza medica dei Lincei va tra la gente
5. Lincei, con l'Indice puntato. Iano Planco «proibito» per una difesa dei comici

Mostri riminesi, di Piero Meldini [dal sito Gambalunga]

Ettore Masina, lettera di novembre: quei governanti inetti, dai fiumi alla Fiat

Boscovich a Rimini nel 1752 per misurar la terra
Alla Gambalunga una mostra sul celebre gesuita dalmata


Alberto Melucci, sociologo dell'ascolto.
Lo studioso riminese ricordato all'Università di Milano


Giovanni Maria Bertin, ricordo di un Maestro

Quando i nazisti sono venuti...
di Martin Niemöller - 1942
Opinioni. Sorprende la sorpresa di Giovanni Colombo
Opinioni. La politica impazzita di Vincenzo Passerini
Un convegno per Giuseppe Giulietti
A Lodovico Balducci e Titta Benzi i premi «Sigismondo 2002»
Rontagnano
Studi riminesi: le novità
Arianna Internazionale: Napoleone e Amaduzzi
il Rimino 2003: le novità
Ettore Masina: Lettera di novembre 2002: Governanti inetti

Riminilibri:
Autoritratto politico di una Provincia
Tutti gli uomini del potere, dal 1946 ad oggi

La Romagna dei fagioli con Vittorio Tonelli
Riminilibri

Tama fresco, novembre 2002



ARCHIVI DI RIMINISTORIA

RIMINISTORIA



Piccolo Cervello

La scorsa estate, in una biblioteca vicina, dove gli antichi documenti si consultano sotto l'occhio di una telecamera, una mattina mi fu riservato improvvisamente il privilegio esclusivo di un controllo anche di persona, per ordine di una giovane addetta alla quale qualcuno si sarà divertito a dire qualcosa contro di me, indicandomi come tipo sospetto. Non mi piace guastare la vita al prossimo, perciò non mi sono lamentato con nessuno del suo comportamento. Lei, ancora prima di me, è stata vittima della stupidità di qualche Piccolo Cervello.

Antonio Montanari

L'articolo prosegue ne il Rimino.


Il peccato originale
di Massimo Gramellini

«La Stampa», 27 novembre 2002

Si è finalmente capito perché il presidente del Consilvio non sopporta Enzo Biagi. Le interviste elettorali a Benigni e Montanelli c'entrano poco. C'entra invece, e tantissimo, quella che lo stesso Biagi fece a un imprenditore televisivo pieno di capelli, il 4 febbraio 1986.

Fu la prima passeggiata nell'etere del Grand'Uomo e oggi Raisat Album (il vero servizio pubblico ormai lo fanno i canali a pagamento) giustamente la riesuma, mandandola in onda per ben sei volte nel corso della giornata. E' un viaggio nel tempo che lascia esterrefatti.

Intanto per la coerenza straordinaria di Silvio B., che in sedici anni ha cambiato solo il riporto e i colletti della camicia: già a quell'epoca dettava lui le condizioni (Biagi dovette andare a intervistarlo nei suoi studi), si paragonava a Giulio Cesare, faceva battutine sulle donne e parlava solo di soldi, calcio, tv e magistrati: le sue ossessioni, in particolare l'ultima.

Ma la vera sorpresa sono le domande di Biagi: ironiche e feroci al limite dell'irrisione («Dice che le sue tv producono cultura e che adesso le esporterà per far felici anche i francesi... E l'America, a quando l'America?»). Santoro, ma pure il Biagi del Duemila, al confronto sembrano mammolette.

Con un miracolo di autocontrollo di cui adesso non sarebbe più capace, il futuro premier resisteva alla tentazione di mordergli il collo, sfoderando i suoi celebri sorrisoni celentanoidi, ma chissà cosa gli andava scalpitando nello stomaco. Ora, forse, lo sappiamo.

Al sommario di questo numero


Autoritratto politico di una Provincia
Tutti gli uomini del potere, dal 1946 ad oggi

L'Istituto per la storia della Resistenza e dell'Italia contemporanea della Provincia di Rimini, ha avviato la pubblicazione di un'opera intitolata «Rimini nel secondo dopoguerra» a cura di Vera Negri Zamagni e di Anna Tonelli, il cui primo volume è stato appena presentato: si tratta de «I politici locali. Consiglieri, assessori e sindaci del Riminese (1946-2001)», a cura di Paolo Zaghini e Gianluca Calbucci, per i tipi di Pietroneno Capitani.

Antonio Montanari

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A Balducci e Titta Benzi i premi «Sigismondo 2002»

Uno è medico oncologo negli Usa,
l'altro avvocato ed amico di Fellini

Lodovico Balducci e Luigi Benzi, scelti dalla Giunta comunale per il «Sigismondo d'oro 2002» rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Sono il doppio volto di Rimini. Generazioni differenti, ma uguale esperienza scolastica cittadina (il Classico «Giulio Cesare»). Balducci è emigrato negli Usa dove si è costruito una carriera di successo come medico specializzato nelle patologie oncologiche degli anziani. Benzi è rimasto tra l'Arco ed il Ponte esercitandovi la professione dell'avvocato (sin dal 1946), ma soprattutto vegliando come custode mai invadente delle memorie felliniane, delle quali spesso ha fornito quelle «interpretazioni autentiche» che l'amicizia con Federico poteva permettergli, con sorridenti rievocazioni a cui hanno sempre attinto televisioni e giornali.

Antonio Montanari

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Quando capitan Giulietti unì la marineria italiana

Un convegno nel 2003
per ricordarlo a 50 anni dalla morte

Personaggio scomodo e dimenticato, Giuseppe Giulietti costringe a fare i conti con una bella fetta di Storia italiana. Spende la sua vita per la causa della marineria, alla quale appartiene per nascita e professione. Figlio di poveri pescatori riminesi, venuto alla luce il 21 maggio 1879, appena diplomatosi all'Istituto nautico comincia la sua carriera come mozzo. Durante il servizio militare (ovviamente in Marina), conosce anarchici e socialisti. L'incontro lascia il segno in una personalità forte, in un giovane già consapevole della sua missione politica. Aderisce al partito socialista, scrive sul «Lavoratore del mare» e su «La Pace», settimanale antimilitarista.

Antonio Montanari

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La piada e le teglie di Rontagnano

Quando a scuola si racconta il proprio mondo

Si apre con le parole di una famosa canzone di De Gregori («La storia siamo noi: attenzione, nessuno si senta escluso»), un interessante quaderno edito dalla Scuola Materna ed Elementare «Padre Venanzio Reali» di Rontagnano, contenente frasi, immagini e disegni con cui si riassume anche la vita di un piccolo territorio, ricco di storie, ricordi e desideri.

Una Scuola sopravvissuta alla burocrazia, minacciata di chiusura ma lasciata vivere grazie all'intervento di una «piccola comunità» che contro la «logica dei numeri» ha fatto prevalere la «logica dell'armonia», come si legge nella petizione che un gruppo di cittadini di Rontagnano rivolse al Provveditore agli Studi di Forlì nell'aprile 2000.

Sistemate le cose sul piano amministrativo, si è avviato un progetto didattico di cui dà atto questo piccolo libro, «Nuvole e sole sulla Valle dell'Uso»: «Gli orari e le attività» per gli allievi della Materna e dell'Elementare «si intrecciano, imboccano strade comuni». Si 'adotta' «una porzione di terra, quella attraversata dal torrente Uso», per conoscerne gli aspetti più affascinanti: «gli alberi, i fiori, gli animali selvatici, le chiese, i borghi di case in pietra quasi fusi con i crinali che velocemente salgono, la poesia di Padre Venanzio e l'arte dei tegliai».

E tutto questo ritorna graziosamente nelle pagine che seguono alla dichiarazione d'intenti, illustrata con una frase di Marcel Proust: «Il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi».

E con questo approccio si va alla scoperta del piccolo «bosco segreto» tra Rontagnano e Tornano, ed i bambini raccontano le loro emozioni sulla carta con la penna o le matite colorate, suddividendole per stagioni. I giorni dell'inverno sono annunciati da una lirica di Padre Venanzio: «Hai tu la dolce memoria / premente l'anima adulta / di quando la neve / la prima volta vedemmo / sulle tettoie cadere? ...». Daniela descrive in dialetto il cielo autunnale: «E' zèl / um fa pansé m un mér grandesmi / e al nuvli / ma tant pisulin». Si aggiunge persino un «percorso di lingua inglese», con una storia immaginata dai bambini, «La grande quercia e il piccolo riccio», per dare l'idea del tempo che passa e torna, del ciclo della vita e della natura.

Infine, la sezione dedicata ai tegliai si apre con l'ideale messaggio di Francesco, mesi sei, figlio di Rossella e Maurizio Camilletti che, con le piccole Laura e Beatrice, si sono trasferiti dalle comodità di Santarcangelo in «quel nido di upupe e barbagianni che è Ville Montetiffi» per fare teglie, ereditando la professione da Leone Reali e Pierino Piscaglia, «ormai in pensione». Questo mestiere, leggiamo, «è sudore, arte, poesia, fuoco che scoppietta, odore di argilla e anche profumo... profumo del pane di Romagna (la piada) che viene cotto su questi piatti di 'porosa argilla'».

Ed assieme alla foto di Maurizio Camilletti al lavoro (illustrate dalle descrizione di tre bambini), non poteva mancare la «ricetta per la piadina consigliata da Serena, 5 anni»: «Devi prendere prima la farina e metterla nel tagliere: poi devi fare un buco con la mano. Devi scaldare l'acqua in un tegamino che serve per sciogliere quella cosa che non ricordo come si chiama». Lo strutto. Come, chiede nella pagina successiva Beatrice: lo struzzo? Saltiamo alla conclusione di Serena: «Se la senti, dopo la mangi sempre, perché ti piace».

[a. m.]

Al sommario di questo numero


La Romagna dei fagioli, «carne dei poveri»
Viaggio nel tempo e nelle usanze popolari con Vittorio Tonelli

Come le luminarie nelle strade, le vetrine addobbate ed il sorriso della gente solitamente mugugnante, anche i libri di Vittorio Tonelli annunciano le feste natalizie. La sua strenna per il 2002 è appena uscita presso Edit di Faenza, dedicata a «La carne dei poveri», ovvero fagioli ed altri legumi nella vita quotidiana dei romagnoli. Il suo viaggio nel tempo parte dal Virgilio delle «Georgiche», dove i fagioli sono citati come cibo «vile», ed arriva al 1942 quando l'economia di guerra vede anche i legumi sottoposti a censimento da parte del Ministero dell'Agricoltura, con l'obbligo di denunciarne la consistenza di raccolto e di deposito alla mezzanotte del 2 luglio.

Antonio Montanari

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Quando...

Quando i nazisti sono venuti a prelevare i comunisti,
non ho detto niente, non ero comunista.
Quando sono venuti a prelevare i sindacalisti,
non ho detto niente,non ero sindacalista.
Quando sono venuti a prelevare gli ebrei,
non ho detto niente,non ero ebreo.
Quando sono venuti a prelevare i cattolici,
non ho detto niente,non ero cattolico.
Poi sono venuti a prelevare me.
Ma non rimaneva più nessuno per dire qualche cosa.

Martin Niemöller - 1942

[«Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo..... un tempo per tacere e un tempo per parlare....»(Qoèlet 3,1 e 3,7)]

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Opinioni. Sorprende la sorpresa
di Giovanni Colombo

Sorprende la sorpresa. Come se Andreotti fosse nato ieri, come se non fosse il protagonista di una carriera irresistibile ma assai discussa. Nel mio piccolo la condanna morale e politica nei suoi confronti l'ho emessa 15 anni fa. Choccante fu la lettura di "Delitto imperfetto" di Nando dalla Chiesa. E da quel dì, ho seguito, con molto distacco, le vicende giudiziarie mentre invece ho combattuto, con molta foga, l'andreottismo.

L'andreottismo è il realismo ad oltranza, il realismo mane e sera, servito a colazione, a pranzo, a cena. Mediare, mediare sempre su tutto e con tutti, non rompere mai perché la rottura favorisce il nemico. Non rompere neppure quando c'è di mezzo la violenza e la morte.

L'andreottismo è la politica che, in nome del realismo, utilizza anche la criminalità organizzata, è la politica che si intreccia con la mafia (la "polimafia" scrisse un giorno Pansa). Ma come si fa a mediare con la morte?

La politica può tentare di riunire nello stesso fronte il padrone e l'operaio, il bianco e il nero, il credente e l'ateo, ma non può mai mettere insieme la vittima e l'aggressore!

L'andreottismo purtroppo non è stato spurgato dalla vita politica italiana.

Ecco perché quasi tutti i leader, compreso il Capo dello Stato, hanno reagito così sdegnati alla sentenza di Perugia. La campana di quei 24 anni suona anche per loro. Specie per quegli (ex) democristiani che se la prendono coi giudici e che fanno finta di non capire la vera radice della tragedia della Dc e il perché del suo inesorabile declino: un partito non può contenere troppo a lungo al suo interno le vittime dei delitti di mafia ­ e di camorra, e di terrorismo deviato dalla P2 - e i complici, se non i mandanti, di tali delitti.

L'orologio della politica italiana è ancora fermo lì, a quel 20 marzo del '79. Quando le lancette ripartiranno?

Quando finalmente si farà tesoro dellì'esperienza negativa (ex malo bonus, dicevano gli antichi).

Quando gli uomini politici si metteranno sulla gobba il fardello delle proprie responsabilità.

Quando uno, anche uno solo, avrà il coraggio di dire: "sì, confesso che l'ho fatto io, proprio io".

Quando si farà un bagno di verità.

Giovanni Colombo
Presidente della Rosa Bianca
Consigliere comunale di Milano - indipendente Ds

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Opinioni. Andreotti, la politica impazzita
di Vincenzo Passerini

Siamo tutti pieni di amletici dubbi sulla condanna di Andreotti. Ma poi, alla fine, c'è chi ha più certezze di altri. E la certezza dominante, perfino asfissiante, è che è impossibile che Andreotti sia il mandante dell'omicidio Pecorelli. Non solo. Gli attestati di stima, di simpatia, di fervida solidarietà (come quelli dei vertici politici e dei vertici ecclesiastici) trasformano il senatore a vita in una vittima innocente, lui che è così saggio, così ironico, così religioso, così colto, così distaccato. Così diverso da tutti gli altri. Così superiore. E allora sotto accusa si mette la giustizia, in un coro unanime che ha dell'agghiacciante. Dove risorge lo spirito funesto della Bicamerale, dell'accordo D'Alema-Berlusconi per zittire definitivamente i giudici, sacrificati per consentire ai nuovi vincitori di riscrivere il patto costituzionale. Spirito funesto che ammorba l'aria, la rende irrespirabile, tanto che ti vien da dire che in questo infelice paese la verità non la troveremo mai.

Vincenzo Passerini

L'articolo prosegue ne il Rimino.


Novità

Sono disponibili gli ultimi studi corretti ed aggiornati.

1.a.
La «Breve storia dei Lincei riminesi di Iano Planco» in unico documento, con in appendice una biografia di Planco e l'elenco di tutti i suoi studenti.

1.b. L'elenco degli studenti in documento a parte.

1.c. La correzione ad un testo di Angelo Turchini sulla scuola di Planco e sui suoi allievi, presente come nota nella «Breve storia».

2. La versione integrale della Storia dei Lincei riminesi.

3. Giovanni Cristofano Amaduzzi e la Scuola di Iano Planco.

4. Il testo preparato per il Convegno sull'Adriatico, « Rapporti culturali tra Rimini e Venezia nel Settecento».

5. Il testo preparato per gli «Studi Romagnoli 2002», «Il furore dei marinai».

Al sommario di questo numero


Novità per il Rimino

Dal prossimo gennaio, cambia l'impaginazione de «il Rimino».

Ci sarà un unico foglio annuale con i sommari dei vari numeri.

Da questi sommari si accederà poi alle singole parti.

Per riorganizzare il sito, non uscirà il numero di dicembre, ma anticiperemo quello del gennaio 2003.




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