Si apre con le parole di una famosa canzone di De Gregori («La storia siamo noi: attenzione, nessuno si senta escluso»), un interessante quaderno edito dalla Scuola Materna ed Elementare «Padre Venanzio Reali» di Rontagnano, contenente frasi, immagini e disegni con cui si riassume anche la vita di un piccolo territorio, ricco di storie, ricordi e desideri.
Una Scuola sopravvissuta alla burocrazia, minacciata di chiusura ma lasciata vivere grazie all'intervento di una «piccola comunità» che contro la «logica dei numeri» ha fatto prevalere la «logica dell'armonia», come si legge nella petizione che un gruppo di cittadini di Rontagnano rivolse al Provveditore agli Studi di Forlì nell'aprile 2000.
Sistemate le cose sul piano amministrativo, si è avviato un progetto didattico di cui dà atto questo piccolo libro, «Nuvole e sole sulla Valle dell'Uso»: «Gli orari e le attività» per gli allievi della Materna e dell'Elementare «si intrecciano, imboccano strade comuni». Si 'adotta' «una porzione di terra, quella attraversata dal torrente Uso», per conoscerne gli aspetti più affascinanti: «gli alberi, i fiori, gli animali selvatici, le chiese, i borghi di case in pietra quasi fusi con i crinali che velocemente salgono, la poesia di Padre Venanzio e l'arte dei tegliai».
E tutto questo ritorna graziosamente nelle pagine che seguono alla dichiarazione d'intenti, illustrata con una frase di Marcel Proust: «Il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi».
E con questo approccio si va alla scoperta del piccolo «bosco segreto» tra Rontagnano e Tornano, ed i bambini raccontano le loro emozioni sulla carta con la penna o le matite colorate, suddividendole per stagioni. I giorni dell'inverno sono annunciati da una lirica di Padre Venanzio: «Hai tu la dolce memoria / premente l'anima adulta / di quando la neve / la prima volta vedemmo / sulle tettoie cadere? ...». Daniela descrive in dialetto il cielo autunnale: «E' zèl / um fa pansé m un mér grandesmi / e al nuvli / ma tant pisulin». Si aggiunge persino un «percorso di lingua inglese», con una storia immaginata dai bambini, «La grande quercia e il piccolo riccio», per dare l'idea del tempo che passa e torna, del ciclo della vita e della natura.
Infine, la sezione dedicata ai tegliai si apre con l'ideale messaggio di Francesco, mesi sei, figlio di Rossella e Maurizio Camilletti che, con le piccole Laura e Beatrice, si sono trasferiti dalle comodità di Santarcangelo in «quel nido di upupe e barbagianni che è Ville Montetiffi» per fare teglie, ereditando la professione da Leone Reali e Pierino Piscaglia, «ormai in pensione». Questo mestiere, leggiamo, «è sudore, arte, poesia, fuoco che scoppietta, odore di argilla e anche profumo... profumo del pane di Romagna (la piada) che viene cotto su questi piatti di 'porosa argilla'».
Ed assieme alla foto di Maurizio Camilletti al lavoro (illustrate dalle descrizione di tre bambini), non poteva mancare la «ricetta per la piadina consigliata da Serena, 5 anni»: «Devi prendere prima la farina e metterla nel tagliere: poi devi fare un buco con la mano. Devi scaldare l'acqua in un tegamino che serve per sciogliere quella cosa che non ricordo come si chiama». Lo strutto. Come, chiede nella pagina successiva Beatrice: lo struzzo? Saltiamo alla conclusione di Serena: «Se la senti, dopo la mangi sempre, perché ti piace».