A Balducci e Titta Benzi i premi «Sigismondo 2002»
Uno è medico oncologo negli Usa,
l'altro avvocato ed amico di Fellini
Lodovico Balducci e Luigi Benzi, scelti dalla Giunta comunale per il «Sigismondo d'oro 2002», rappresentano le due facce di una stessa medaglia. Sono il doppio volto di Rimini. Generazioni differenti, ma uguale esperienza scolastica cittadina (il Classico «Giulio Cesare»).
Balducci è emigrato negli Usa dove si è costruito una carriera di successo come medico specializzato nelle patologie oncologiche degli anziani.
Benzi è rimasto tra l'Arco ed il Ponte, esercitandovi la professione dell'avvocato (sin dal 1946), e soprattutto vegliando come custode mai invadente delle memorie felliniane, delle quali spesso ha fornito quelle «interpretazioni autentiche» che l'amicizia con Federico poteva permettergli. Alle sue sorridenti rievocazioni hanno sempre attinto televisioni e giornali non soltanto locali.
Lodovico Balducci è figlio di due noti docenti scomparsi, Carlo Alberto (prezioso ed affezionato collaboratore del nostro giornale), e la signora Fanny Beltrami. A Sergio Ceccarelli che gli fu insegnante al Ginnasio nella metà degli anni '50, chiedo un ricordo del suo antico alunno: «Ragazzo molto intelligente, sensibile, attento, educato». In quel tempo la scuola «era la cosa più importante della vita. Era al vertice degli interessi di tutti, un luogo di confronto, di gara, perché la cultura era considerata un valore. I ragazzi disputavano con passione sul lavoro dei docenti».
Le lezioni lasciavano un segno, gli alunni ne parlavano anche dopo il suono della campanella, nei corridoi e per strada, con una passione intellettuale che Ceccarelli spiega in poche parole: «La scuola era amata».
Maria Luisa Zennari lo ebbe in classe al Liceo: «Staordinariamente vivace. Intelligente. Personalità spiccata. Pieno di fervori e interessi. Era proteso anche verso gli studi umanistici, che anche oggi sono il suo conforto (diciamo) laterale. Ha sempre avuto una vita spirituale molto intensa». Suoi compagni di classe furono il cardiologo Antonio Pesaresi e l'architetto Annio Matteini, trasferitosi a Milano.
Luigi Benzi è detto «Titta», soprannome che non a caso Fellini ha attribuito al protagonista di «Amarcord», quasi ad indicare un alter ego intrigante per i biografi del regista. Rappresenta, ha detto il sindaco nell'annunciare il premio «Sigismondo», la tradizione e l'identità riminese. Ne è stato, prima che custode, un interprete «sminchionato» al pari di molti altri della sua generazione.
Rimase famoso l'episodio accaduto alle Idi di Marzo del 1939, quando il ritmo militare della sfilata fu inframmezzato da piccoli passi di danza sul motivo della «Danza delle ore» di Ponchielli, proprio sotto il palco delle autorità e davanti alla statua di Giulio Cesare, dono del duce alla città. Benzi, Guido Nozzoli ed altri riuscirono a sottrarsi all'ira di un campione italiano dei medioleggeri che era sul palco, Benito Totti. Il quale però riuscì a colpire l'ultimo della fila dei 'ballerini', Ennio Macina, figlio di un ex sindacalista che negli anni Venti aveva conosciuto il «santo manganel».
Benzi ricorda che fu suo padre ad imporgli di fare l'avvocato: «Lui era capomastro e veniva da una famiglia di muratori. Il suo legale un giorno gli presentò una nota di 134 lire, cifra considerevole per quell'epoca. Mio padre prima quasi svenne, poi contrattò fino a cento lire. L'avvocato prese le cento lire, le arrotolò, le bruciò con un fiammifero e ci si accese un sigaro dicendo: visto cosa ci faccio con le tue cento lire?».
Tullio Kezich, il biografo 'ufficiale' di Fellini, elogiò le memorie riminesi del «leggendario» Benzi, pubblicate con un titolo («Patachédi») inevitabile sino ad un'ovvietà capace di trasformarsi in lezione di vita per i non indigeni. Sino a costituire un sistema di lettura della nostra realtà, tra nostalgia e travisamento totale che agli altri piace, mentre a noi magari stufa, perché si fa soltanto spettacolo e divagazione inventando qualcosa che alla fine, per parafrasare lo slogan celebre d'un detersivo, appare «più vero del vero».
Lo spirito riminese, come dimostrano alcuni film felliniani, è questo innalzarsi sopra un piedistallo, un banchetto, una sedia, e principiare a raccontarsi. Che cosa si dica non importa. Basta parlare, e farsi ascoltare, consapevoli soltanto che, alla fine, si tratta soltanto di «patachédi» e che un applauso convinto non manca mai.
Antonio Montanari
Documenti. Dal sito del Comune di Rimini
Lodovico Balducci
Medico e ricercatore
MOTIVAZIONE
Per avere, con la sua attività di professionista e studioso, dato un apporto fondamentale alla ricerca scientifica nel campo medico e in particolare nell'oncologia geriatrica;
Per essere riuscito, nonostante la lunghissima attività all'estero, a mantenere forti legami con la realtà di Rimini, dimostrando la capacità del nostro tessuto sociale e culturale di produrre e portare fuori dai confini provinciali conoscenze utili al progresso umano;
Per avere contribuito a dare nuova speranza di vita e guarigione alle persone che soffrono, sapendo essere stimolo per i medici di tutto il mondo.
BIOGRAFIA
Lodovico Balducci è professore di Medicina e medico presso l'Istituto di Medicina dell'Università South Florida di Tampa (Florida). Egli è inoltre Direttore del Programma Oncologico presso l'Istituto di Ricerca H. Lee Moffitt di Tampa. Il Dr. Balducci è uno dei pionieri nella ricerca dell'oncologia geriatrica.
Ha trascorso l'infanzia, l'adolescenza e la prima età adulta a Rimini, dove la famiglia si era trasferita dal piacentino nell'immediato dopoguerra. Anni felici e preziosi per la formazione di un rigoroso senso di responsabilità, arricchito da un grande patrimonio di umanità. Questo periodo è stato determinante nell'educazione alla vita di Lodovico che ebbe nel padre Carlo Alberto, prima insegnante e poi per lungo tempo preside al Liceo Classico "Giulio Cesare", non solo la basilare figura familiare ma anche un protagonista riconosciuto delle vicende culturali di Rimini per intere generazioni. In famiglia e nella città, che viveva la prorompente stagione dello sviluppo economico, Lodovico Balducci trascorse gli anni più importanti della formazione umana e scolastica prima di partire per Roma dove si iscrisse all'Università Cattolica presso la quale si laureò in Medicina e Chirurgia e dove conseguì una borsa di studio presso l'Ospedale "Gemelli".
Dopo aver svolto un tirocinio formativo presso il Misericordia General Hospital di Maritoba (Canada), ha completato la sua specializzazione vincendo una borsa di studio in Ematologia/Oncologia presso il Centro Medico Universitario Mississippi di Jackson.
Egli è attivo nella Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO) e presta servizio all'Unità Operativa Geriatrica. E' socio dell'Ordine Americano dei Medici e membro della Federazione Americana per la Ricerca Clinica, della Società Americana per le Malattie del Seno, della Società Internazionale di Ematologia Sperimentale.
Il Dr. Balducci partecipa al Gruppo di Oncologia Cooperativa Orientale; è un membro del Comitato Senologico di detto gruppo e attualmente presiede la Sottocommissione Geriatrica.
Fa parte del Consiglio Editoriale delle seguenti riviste: Journal of Experimental and Clinical Cancer Research (Rivista di Ricerca Oncologica Sperimentale e Clinica), Journal of the American Geriatrics Society and Cancer Control (Rivista della Società Americana di Geriatria e Controllo dei Tumori), Journal of the Moffitt Cancer Center (Rivista del Centro Oncologico Moffitt).
E' recensore, fra altri, de: Annals of Internal Medicine (Annali di Medicina Interna) e American Journal of Hematology (Rivista Americana di Ematologia). E' stato editore anziano di Oncologia Geriatrica Generale (Harwood Academic Publishers, 1998).
Recenti e imminenti pubblicazioni comprendono capitoli sui tumori e la senilità ne: Principles and Practice of Geriatric Surgery (Principi e Pratica nella Chirurgia Geriatrica), (Springer Verlag) e Cancer Treatment (Cura dei Tumori), (WB Saunders Co) e tre testi sul controllo dei tumori negli anziani in Geriatria Clinica. La ricerca del Dr. Balducci comprende inoltre la diagnosi e la cura degli anziani con tumore.
Luigi "Titta" Benzi
Avvocato
MOTIVAZIONE
Per avere mantenuto, saputo coltivare e diffondere l'attaccamento intelligente alle tradizioni e alle radici più vere della nostra terra;
Per avere condotto una esemplare attività di professionista, mai dimenticando le virtù dell'umiltà e dell'ironia;
Per essere stato, negli anni, uno dei più fedeli e discreti custodi della memoria di Federico Fellini.
BIOGRAFIA
Luigi Benzi è nato a Rimini l'8 marzo 1920. "Di sette mesi", precisa lui stesso in alcune brevi note autobiografiche.
Studente a Rimini presso le scuole elementari, il Ginnasio e il Liceo Classico, per 8 anni è compagno di banco di Federico Fellini e "amico suo anche tuttora" si premura spesso di ribadire. Anche se l'approccio tra i due non è di quelli entusiasmanti: all'età di due anni, in spiaggia, il piccolo Federico gli rompe un badile in testa. "Voglio credere che prese male le misure", ha raccontato Luigi a Sergio Zavoli in "Diario di un cronista". E mentre al giovane Federico, per eccesso di magrezza, gli affibbiano il soprannome "Ghandhi", al robusto Benzi gli va a pennello il soprannome di "Grosso" o "Titta".
Si laurea in Giurisprudenza a Bologna il 2 luglio 1942, è avvocato dal 1946 "per meriti di guerra". Da allora, e sono passati 56 anni, è stato impegnato come penalista in importanti processi in Romagna, nelle Marche e a Bologna "vincendo o perdendo le cause a seconda dell'illuminazione delle stelle".
E' stato Consigliere Comunale per il Partito Repubblicano e Segretario riminese dell'Edera nel 1946.
Nel fatidico 1968 è eletto Presidente del Casino Civico di Rimini; carica di cui si fregia con orgoglio anche oggi.
Per diversi mandati è stato membro e Vice Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Rimini.
In ordine sparso le altre cariche appuntate sul petto nel corso del tempo: Presidente dell'Aeroclub, del Cineforum e del Comitato "Più cuore per Rimini".
La sua firma è da annoverare anche tra gli autori letterari.
Si deve a lui il gustoso amarcord di un avvocato di provincia intitolato "Patachedi".
Il segreto della sua inesauribile energia? "La sveglia puntata alle 5 del mattino", risponde con prontezza.
Nelle sue chiose autobiografiche conclude: "Tuttora operante come avvocato per vincere la noia della Vecchiezza. Difetti a parte, volutamente ignorati".
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