Storia e Folklore Calabrese
di Domenico Caruso



Indice

Folklore calabrese

Poesia dialettale

S.Martino: un paese e un Santo

Fatti straordinari in Calabria

Ricordi di scuola

L'autore

Lettere e contributi

La nostra Piana

Da libri, giornali e riviste

Storia della Calabria

Il Beato Padre Catanoso

Don Giulio Celano

Francesco Sofìa Alessio

La bella Lucrezia

Donna Vincenza Femìa

In ricordo di Gerhard Rohlfs

Storie, aneddoti e curiosità

Toscana chiama Calabria

La Madonna di Polsi

Assalto alle terre e questione meridionale

Il SS. Crocifisso di Terranova

Maria SS. della Montagna

Calabria, croce e delizia

Leonida Repaci

Vincenzo De Cristo

Fortunato Seminara

Papa Wojtyla e la Calabria

Raffaele Sammarco

Stefano De Fiores

Storia della Calabria

Fortunato Seminara

Per comprendere un personaggio occorre studiare - in primo luogo - le sue origini e l'ambiente che lo vide crescere.
A presentarci il paese natio di Fortunato Seminara, oggi una piccola e attiva oasi della "Piana" sotto l'aspetto amministrativo e sociale, sarà lo scrittore conterraneo Antonio Piromalli: "Questa nostra è la storia di un feudo di campagna isolato su un dosso di collina, in territorio già magnogreco e bizantino, uno spaccato italiano di storia di dominatori e dominati: gloria di vendite, profitti e usurpazioni appartengono ai Caracciolo, Ruffo, Paravagna e Avati… Ma non esiste una storia soltanto negativa e nel corso delle indagini abbiamo visto che dalla popolazione sfruttata si sono sprigionati, oltre la dura fatica quotidiana dei rurali e contadini, scintille di umanità in laici e religiosi, patrioti e antifascisti, scrittori di opposizione i quali hanno contribuito a modificare l'antico assetto sociale feudale perdurato fino a pochi anni or sono". (Dalla prefazione a "Maropati" - Ed. Brenner - CS - 1978).
Non una scintilla, ma una grande fiammata si è sprigionata dallo scrittore Fortunato Seminara - nato a Maropati (Reggio Cal.) il 12 agosto 1903 da Michele e da Pasqualina Nasso, agricoltori benestanti.
Dopo aver completato le scuole elementari al suo paese, seguì gli studi superiori in diverse località: nel Seminario di Mileto, a Palmi, a Reggio Calabria, a Napoli per concluderli con successo a Pisa. Nella città toscana sostenne e superò da privatista gli esami di licenza liceale.
Per diciotto mesi, quindi, prestò il servizio militare di leva a Siena ed a Roma.
Si iscrisse e frequentò il primo anno alla facoltà di giurisprudenza dell'università della capitale. Trasferitosi - in seguito - a Napoli conobbe quella che sarebbe stata presto la propria moglie, prima di laurearsi nel 1927. Dal legame matrimoniale, che si rivelò di breve durata, nacquero due figli.
Nel 1930, prima di passare in Francia, emigrò in Svizzera dove esercitò l'attività giornalistica aderendo al Partito Socialista e scrivendo contro il fascismo.
Due anni dopo, tornato a Maropati, si isolava nella sua campagna di Pescano per evitare rappresaglie politiche e dedicarsi agli studi letterari.
Richiamato alle armi nel secondo conflitto mondiale, si congedò nel dicembre 1942.
Alla caduta della dittatura tentò di avvicinarsi alla vita politica, ma presto se ne allontanò. E' rimasto significativo l'episodio verificatosi mentre copriva la carica di Sindaco a Galatro. Per aver denunciato di illecito un Maresciallo dei Carabinieri fu prima arrestato e poi fatto liberare a furore di popolo. La sua nomina del luglio 1944 a primo cittadino - in sostituzione dell'allora podestà - era stata effettuata dal Comitato di Liberazione provinciale di Reggio Calabria.
Sempre nella tenuta di Pescano scrisse i suoi romanzi e quando, nella notte di Natale del 1975 la sua casetta che custodiva un prezioso materiale affettivo e culturale venne incendiata da vili criminali, grande fu il suo rammarico.
Pure la salute cagionevole di Seminara subì conseguenze ed il 1° maggio 1984 lo scrittore si spense a Grosseto presso il figlio Oliviero.
Le sue spoglie riposano nel cimitero dell'amato paese di Calabria.
Ne "Le Baracche", che rappresenta un rione di Maropati, il primo romanzo - scritto nel 1934 e pubblicato nel 1942 perché avversato dal fascismo, vi è tutta l'amara realtà del Sud. "C'è un tono corale carico di fatalità e di ineluttabilità", come sostiene Antonio Piromalli, "l'atmosfera lirica dei 'vinti' della vita, il sentimento della vita come scacco delle illusioni e della bontà nei confronti della realtà fatta di miseria, ignoranza, invidia, arretratezza spirituale e materiale, istintività irrazionale".
Dieci anni più tardi, ne "La Masseria" - si assiste ad un momento consapevole della lotta dei contadini contro l'ingiustizia. Lo stesso Seminara, come ribadisce Piromalli, in altre pagine ha spiegato il proprio legame con il mondo dei contadini e "con la loro vita penosa e i loro dolori": "Ho dato una voce alla secolare e oscura sofferenza delle masse contadine che sono la cosa più seria, positiva e reale nella disgregata società meridionale…Un frammento di villaggio calabrese ha una carica atomica. E' una temperatura a cui pochi resistono. Se lacrime e sangue si trovano nelle mie opere, è perché costa lacrime e sangue vivere qui".
La trilogia del 1963 - che raccoglie le opere pubblicate in precedenza: "Il vento nell'oliveto", "Disgrazia in casa Amato" e "Il diario di Laura" - rispecchia tutto l'ambiente veristico calabrese.
Nella lotta contro il vecchio mondo baronale del primo romanzo, i contadini stretti attorno alla bandiera rossa non bussano più alla porta del padrone.
Diversi sono i soggetti sociali che si presentano in "Disgrazia in casa Amato", dove il maestro sfregiato - anziché vendicarsi - denuncia il violento capraio ai carabinieri.
Nel terzo romanzo, Laura si narra da sé. Quando la donna non può più unirsi al suo forestiero, si toglie la vita. E' la sconfitta anche della Calabria. Passerà - infatti - ancora del tempo prima che il gentil sesso possa vantare pari dignità dell'uomo.
Grazie alla Fondazione "F. Seminara", istituita dal Comune di Maropati dopo la scomparsa dello scrittore, la grande eredità artistica e culturale da lui lasciata non andrà perduta. Ha affermato Pantaleone Sergi nel supplemento "La Repubblica" del 16 dicembre 1997: "Era irascibile Fortunato Seminara negli ultimi anni: Le sue opere non trovavano editori. Il romanzo d'impegno sociale, gli dicevano, non va più. Ne soffriva, inveiva, era sempre più ombroso. Ma continuava a scrivere. Morì povero, lasciò carte, inediti e diritti al proprio paese. Ora, a 13 anni dalla morte, torna a parlare ai suoi lettori. Grazie alla Fondazione che porta il suo nome, l'editore Pellegrini di Cosenza pubblica il romanzo inedito 'L'Arca'".
Al romanzo hanno fatto seguito le altre opere postume nonché quelle edite introvabili. Interessanti iniziative si sono verificate anche all'Estero, in Francia.
Ma non è tutto: siamo certi che la Fondazione promuoverà la pubblicazione di ogni altro materiale utile e continuerà a fare conoscere al mondo l'uomo e lo scrittore che più di ogni altro ha difeso e amato la classe operaia e la nostra Terra.
Ha scritto Seminara: "Sentire decantare le bellezze naturali della Calabria fino a qualche anno addietro, oltre che cagionarci un senso di fastidio, ci faceva uno strano effetto: eravamo nella condizione di chi, avendo bisogno di far valere una sua buona qualità, mettiamo l'ingegno, non trova alcuno disposto ad apprezzarla e invece da molti ne vengono apprezzate altre, mettiamo la bellezza fisica e la gentilezza, di cui lui quasi non si accorge e che ad ogni modo non gli servono. Aveva per noi, quasi sapore di beffa e ci amareggiava. Avevamo bisogno di strade, di ospedali, di scuole, di ferrovie, di porti, d'industrie e di tante altre cose indispensabili al progresso delle nostra regione e al benessere del nostro popolo; le reclamavamo da quasi un secolo senza riuscire a farci ascoltare".
E concludeva: "Poi è accaduto un fatto nuovo: nelle regioni pletoriche d'industrie e fornite di strade, di ferrovie, di porti e di tutto il resto, nelle città popolose e ricche, che noi invidiavamo come privilegiate, si è levato il grido affannoso dell'aria fumosa e carica di sostanze nocive, delle acque inquinate, del cemento che avanzava compatto come una frana, della distruzione della natura…Allora noi che abbiamo aria tersa e pura, acque pulite e molto verde e una natura intatta, ci siamo accorti di possedere dei beni inestimabili e di doverci considerare, proprio noi, privilegiati. Un privilegio amaro, perché tali beni sono inutili, se il loro possesso rimane sterile e infruttuoso. La popolazione della regione non vive di aria limpida, di acqua pura e di verde: le delizie del regno della natura sono favole dell'idillio pastorale, o invenzione di qualche stravagante religione orientale".
Sono parole e sentimenti che hanno lasciato il segno e che tutti condividiamo perché rispecchiano ancora una triste realtà!
(Da "Calabria pianeta sconosciuto" - Effesette - CS - 1991).

(Un servizio di Domenico Caruso dal titolo "Fortunato Seminara, un mito" è stato pubblicato sul mensile "LA PIANA" - Palmi - Anno II n. 4 - Aprile 2003).


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