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Storia della Calabria
Fortunato Seminara
Per comprendere un personaggio occorre studiare - in primo
luogo - le sue origini e l'ambiente che lo vide crescere.
A presentarci il paese natio di Fortunato Seminara, oggi una
piccola e attiva oasi della "Piana" sotto l'aspetto
amministrativo e sociale, sarà lo scrittore conterraneo
Antonio Piromalli: "Questa nostra è la storia di un feudo di
campagna isolato su un dosso di collina, in territorio già
magnogreco e bizantino, uno spaccato italiano di storia di
dominatori e dominati: gloria di vendite, profitti e
usurpazioni appartengono ai Caracciolo, Ruffo, Paravagna e
Avati… Ma non esiste una storia soltanto negativa e nel
corso delle indagini abbiamo visto che dalla popolazione
sfruttata si sono sprigionati, oltre la dura fatica
quotidiana dei rurali e contadini, scintille di umanità in
laici e religiosi, patrioti e antifascisti, scrittori di
opposizione i quali hanno contribuito a modificare l'antico
assetto sociale feudale perdurato fino a pochi anni or
sono". (Dalla prefazione a "Maropati" - Ed. Brenner - CS -
1978).
Non una scintilla, ma una grande fiammata si è sprigionata
dallo scrittore Fortunato Seminara - nato a Maropati (Reggio
Cal.) il 12 agosto 1903 da Michele e da Pasqualina Nasso,
agricoltori benestanti.
Dopo aver completato le scuole elementari al suo paese,
seguì gli studi superiori in diverse località: nel Seminario
di Mileto, a Palmi, a Reggio Calabria, a Napoli per
concluderli con successo a Pisa. Nella città toscana
sostenne e superò da privatista gli esami di licenza
liceale.
Per diciotto mesi, quindi, prestò il servizio militare di
leva a Siena ed a Roma.
Si iscrisse e frequentò il primo anno alla facoltà di
giurisprudenza dell'università della capitale. Trasferitosi
- in seguito - a Napoli conobbe quella che sarebbe stata
presto la propria moglie, prima di laurearsi nel 1927. Dal
legame matrimoniale, che si rivelò di breve durata, nacquero
due figli.
Nel 1930, prima di passare in Francia, emigrò in Svizzera
dove esercitò l'attività giornalistica aderendo al Partito
Socialista e scrivendo contro il fascismo.
Due anni dopo, tornato a Maropati, si isolava nella sua
campagna di Pescano per evitare rappresaglie politiche e
dedicarsi agli studi letterari.
Richiamato alle armi nel secondo conflitto mondiale, si
congedò nel dicembre 1942.
Alla caduta della dittatura tentò di avvicinarsi alla vita
politica, ma presto se ne allontanò. E' rimasto
significativo l'episodio verificatosi mentre copriva la
carica di Sindaco a Galatro. Per aver denunciato di illecito
un Maresciallo dei Carabinieri fu prima arrestato e poi
fatto liberare a furore di popolo. La sua nomina del luglio
1944 a primo cittadino - in sostituzione dell'allora podestà
- era stata effettuata dal Comitato di Liberazione
provinciale di Reggio Calabria.
Sempre nella tenuta di Pescano scrisse i suoi romanzi e
quando, nella notte di Natale del 1975 la sua casetta che
custodiva un prezioso materiale affettivo e culturale venne
incendiata da vili criminali, grande fu il suo rammarico.
Pure la salute cagionevole di Seminara subì conseguenze ed
il 1° maggio 1984 lo scrittore si spense a Grosseto presso
il figlio Oliviero.
Le sue spoglie riposano nel cimitero dell'amato paese di
Calabria.
Ne "Le Baracche", che rappresenta un rione di Maropati, il
primo romanzo - scritto nel 1934 e pubblicato nel 1942
perché avversato dal fascismo, vi è tutta l'amara realtà del
Sud. "C'è un tono corale carico di fatalità e di
ineluttabilità", come sostiene Antonio Piromalli,
"l'atmosfera lirica dei 'vinti' della vita, il sentimento
della vita come scacco delle illusioni e della bontà nei
confronti della realtà fatta di miseria, ignoranza, invidia,
arretratezza spirituale e materiale, istintività
irrazionale".
Dieci anni più tardi, ne "La Masseria" - si assiste ad un
momento consapevole della lotta dei contadini contro
l'ingiustizia. Lo stesso Seminara, come ribadisce Piromalli,
in altre pagine ha spiegato il proprio legame con il mondo
dei contadini e "con la loro vita penosa e i loro dolori":
"Ho dato una voce alla secolare e oscura sofferenza delle
masse contadine che sono la cosa più seria, positiva e reale
nella disgregata società meridionale…Un frammento di
villaggio calabrese ha una carica atomica. E' una
temperatura a cui pochi resistono. Se lacrime e sangue si
trovano nelle mie opere, è perché costa lacrime e sangue
vivere qui".
La trilogia del 1963 - che raccoglie le opere pubblicate in
precedenza: "Il vento nell'oliveto", "Disgrazia in casa
Amato" e "Il diario di Laura" - rispecchia tutto l'ambiente
veristico calabrese.
Nella lotta contro il vecchio mondo baronale del primo
romanzo, i contadini stretti attorno alla bandiera rossa non
bussano più alla porta del padrone.
Diversi sono i soggetti sociali che si presentano in
"Disgrazia in casa Amato", dove il maestro sfregiato -
anziché vendicarsi - denuncia il violento capraio ai
carabinieri.
Nel terzo romanzo, Laura si narra da sé. Quando la donna non
può più unirsi al suo forestiero, si toglie la vita. E' la
sconfitta anche della Calabria. Passerà - infatti - ancora
del tempo prima che il gentil sesso possa vantare pari
dignità dell'uomo.
Grazie alla Fondazione "F. Seminara", istituita dal Comune
di Maropati dopo la scomparsa dello scrittore, la grande
eredità artistica e culturale da lui lasciata non andrà
perduta. Ha affermato Pantaleone Sergi nel supplemento "La
Repubblica" del 16 dicembre 1997: "Era irascibile Fortunato
Seminara negli ultimi anni: Le sue opere non trovavano
editori. Il romanzo d'impegno sociale, gli dicevano, non va
più. Ne soffriva, inveiva, era sempre più ombroso. Ma
continuava a scrivere. Morì povero, lasciò carte, inediti e
diritti al proprio paese. Ora, a 13 anni dalla morte, torna
a parlare ai suoi lettori. Grazie alla Fondazione che porta
il suo nome, l'editore Pellegrini di Cosenza pubblica il
romanzo inedito 'L'Arca'".
Al romanzo hanno fatto seguito le altre opere postume nonché
quelle edite introvabili. Interessanti iniziative si sono
verificate anche all'Estero, in Francia.
Ma non è tutto: siamo certi che la Fondazione promuoverà la
pubblicazione di ogni altro materiale utile e continuerà a
fare conoscere al mondo l'uomo e lo scrittore che più di
ogni altro ha difeso e amato la classe operaia e la nostra
Terra.
Ha scritto Seminara: "Sentire decantare le bellezze naturali
della Calabria fino a qualche anno addietro, oltre che
cagionarci un senso di fastidio, ci faceva uno strano
effetto: eravamo nella condizione di chi, avendo bisogno di
far valere una sua buona qualità, mettiamo l'ingegno, non
trova alcuno disposto ad apprezzarla e invece da molti ne
vengono apprezzate altre, mettiamo la bellezza fisica e la
gentilezza, di cui lui quasi non si accorge e che ad ogni
modo non gli servono. Aveva per noi, quasi sapore di beffa e
ci amareggiava. Avevamo bisogno di strade, di ospedali, di
scuole, di ferrovie, di porti, d'industrie e di tante altre
cose indispensabili al progresso delle nostra regione e al
benessere del nostro popolo; le reclamavamo da quasi un
secolo senza riuscire a farci ascoltare".
E concludeva: "Poi è accaduto un fatto nuovo: nelle regioni
pletoriche d'industrie e fornite di strade, di ferrovie, di
porti e di tutto il resto, nelle città popolose e ricche,
che noi invidiavamo come privilegiate, si è levato il grido
affannoso dell'aria fumosa e carica di sostanze nocive,
delle acque inquinate, del cemento che avanzava compatto
come una frana, della distruzione della natura…Allora noi
che abbiamo aria tersa e pura, acque pulite e molto verde e
una natura intatta, ci siamo accorti di possedere dei beni
inestimabili e di doverci considerare, proprio noi,
privilegiati. Un privilegio amaro, perché tali beni sono
inutili, se il loro possesso rimane sterile e infruttuoso.
La popolazione della regione non vive di aria limpida, di
acqua pura e di verde: le delizie del regno della natura
sono favole dell'idillio pastorale, o invenzione di qualche
stravagante religione orientale".
Sono parole e sentimenti che hanno lasciato il segno e che
tutti condividiamo perché rispecchiano ancora una triste
realtà!
(Da "Calabria pianeta sconosciuto" - Effesette - CS - 1991).
(Un servizio di Domenico Caruso dal titolo "Fortunato
Seminara, un mito" è stato pubblicato sul mensile "LA PIANA"
- Palmi - Anno II n. 4 - Aprile 2003).
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