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Storia della Calabria
Calabria, croce e delizia
Ricordo la tristezza provata il 14 aprile 1965
nell'apprendere la tragica fine di Franco Costabile, grande
innamorato della nostra Regione:
Un arancio
il tuo cuore,
succo d'aurora.
Calabria,
rosa nel bicchiere.
Si era spenta per sempre un'autentica voce dei nostri tempi,
che scorgeva nell'emigrazione un motivo di emarginazione:
Ce ne andiamo
con dieci centimetri
di terra secca sotto le scarpe
con mani dure con rabbia con niente.
Vani sono risultati i suoi tentativi di fuggire dalla
realtà, poiché anche la speranza di un riscatto si rivela
ancora lontana:
Un giorno
anche tu lascerai
queste case,
dirai addio
Calabria infame.
Se la natura è stata generosa con la Terra, di tutt'altro
avviso si è dimostrato l'uomo. In un brano famoso così
Leonida Répaci descrive la nostra situazione al momento
della Creazione Universale: "Quando fu il giorno della
Calabria, Dio si trovò in pugno 15 mila Kmq. di argilla
verde con riflessi viola. Pensò che con quella creta si
potesse modellare un paese per due milioni di abitanti al
massimo. Era teso in un vigore creativo, il Signore, e
promise a se stesso di fare un capolavoro.
Si mise all'opera, e la Calabria uscì dalle sue mani più
bella della California e delle Hawaii, più bella della Costa
Azzurra e degli arcipelaghi giapponesi.
Diede alla Sila il pino, all'Aspromonte l'ulivo, a Reggio il
bergamotto,…a Palmi il fico,…a Gioia l'olio,…a Rosarno
l'arancio,…alle montagne il canto del pastore errante da uno
stazzo all'altro,…alle spiagge la solitudine, all'onda il
riflesso del sole… Assegnò Pitagora a Crotone,… Ibico a
Reggio,…Gioacchino da Fiore a Celico, Fra Barlaam a
Seminara. San Francesco a Paola,…Gemelli Careri a
Taurianova, Manfroce a Palmi, Cilea pure a Palmi, Alvaro a
San Luca, Calogero a Melicuccà…
Poi distribuì i mesi e le stagioni alla Calabria. Per
l'inverno concesse il sole, per la primavera il sole, per
l'estate il sole, per l'autunno il sole…
Operate tutte queste cose nel presente e nel futuro il
Signore fu preso da una dolce sonnolenza in cui entrava la
compiacenza del Creatore verso il capolavoro raggiunto. Del
breve sonno divino approfittò il Diavolo per assegnare alla
Calabria le calamità, le dominazioni, il terremoto, la
malaria, il latifondo, il feudalesimo, le fiumare, le
alluvioni, la peronospera, la siccità, la mosca olearia,
l'analfabetismo, il punto d'onore, la gelosia, l'Onorata
Società, la vendetta la vendetta, l'omertà, la falsa
testimonianza, la miseria, l'emigrazione.
Dopo le calamità, le necessità: la casa, la scuola, la
strada, l'acqua, la luce, l'ospedale, il cimitero. Ad esse
aggiunse il bisogno della giustizia, il bisogno della
libertà, il bisogno della grandezza, il bisogno del nuovo,
il bisogno del meglio".
A questo punto toccò al diavolo prendere sonno ed il Signore
svegliandosi incominciò a riportare l'ordine. Purtroppo, i
mali scatenati dovranno seguire la loro parabola ma non
potranno più impedire alla Calabria di essere come Dio l'ha
voluta.
Per secoli si è parlato dei Calabresi come di mostri e di
gente selvaggia e sanguinaria. Stendhal, pur non avendo mai
visitato la nostra Terra, ha fatto intendere d'aver compiuto
nel 1817 un viaggio in Calabria e di aver trovato uomini
brutti in modo straordinario. "Ci siamo fatti accompagnare
da tre contadini armati durante la nostra visita alle rovine
di Locri. Mai briganti ebbero facce così spaventose…", ha
affermato lo scrittore francese senza neanche accennare ai
resti archeologici del centro ionico. Non diversamente si è
dimostrato Cesare Lombroso, noto per aver spiegato la
degenerazione morale del delinquente come effetto di
anomalie fisiche.
Il celebre criminologo, ritenendoci individui inferiori, ha
sostenuto la teoria di una certa borghesia che spiegava
l'arretratezza del Sud come un fattore di razza.
Il discorso non è facile, ma è indispensabile per
comprendere il nostro intimo dolore ed il perché del mancato
decollo.
Ognuno di noi deve prendere coscienza della propria storia
ed apprezzare l'opera di tanti valorosi concittadini che si
sono sacrificati per la conquista del posto che ci compete
nel mondo.
Facendo nostra l'esortazione di Armando Scaglione nella
prefazione al libro "Calabria" - (Banca Nazionale del Lavoro
- 1962), ribadiamo che è urgente più che mai far conoscere a
fondo la Calabria, "così com'è nella realtà e come questa
realtà si è formata via via sin dai tempi più lontani e
attraverso vicende per lo più dolorose, che negli ultimi
secoli non hanno neppure fatto storia, pur incidendo sulla
natura e sulla sorte del popolo calabrese. Perché questo è
stato il grande dramma della Calabria: l'essere stata
isolata, avulsa per lunghi secoli di stasi dalla vita
dell'Europa, l'essere stata tagliata fuori dalle correnti di
pensiero, dalle lotte, dalle guerre, dai commerci, dalle
scoperte che trasformavano l'Europa".
Non ci resta, pertanto, che renderci disponibili a fornire
il nostro modesto contributo.
Sullo stesso argomento è stato pubblicato un servizio su
"ARIANOVA Metropolipiana" - Taurianova (RC) - Anno VII n. 40
- Settembre/Novembre 2002).
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