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Storia della Calabria
La Madonna di Polsi
Il pellegrinaggio alla Madonna di Polsi rappresenta
l'esperienza collettiva di un popolo unito in preghiera, una
manifestazione di fede che - nel custodire l'antico - si
evolve in sintonia con la nostra società. Il Cardinale
Giuseppe Caprio, nell'omelia del 2 settembre 1981 - data
d'incoronazione della Santa Vergine, ha affermato: "Maria è
colei che ha creduto al messaggio e alle parole del Signore
e le ha adempiute con fedeltà e amore filiale. Senza
lasciarsi spaventare dalle difficoltà, si è affrettata verso
la montagna per raggiungere la cugina e prestarle aiuto. E'
la serva del Signore, che adora il mistero che si è prodotto
in lei: il Creatore che si fa sua creatura, il Figlio di Dio
che si incarna in lei per diventare nostro fratello per
redimerci e arricchirci della sua divinità".
Polsi, amena località del Comune di S.Luca nel cuore
dell'Aspromonte, è la dimostrazione solenne di questa
missione che ogni calabrese - ed in particolare ogni
credente della Piana di Gioia Tauro - almeno una volta deve
sperimentare. Gli ineffabili frutti spirituali che ne
derivano sono sufficienti a preservarci dalle pericolose
tentazioni di ogni giorno.
Fin dal 1600 le carovane raggiunsero Polsi, attratti
dall'amore materno della Vergine Maria, ma sarà mons. Del
Tufo - vescovo di Gerace - a dare un nuovo impulso a questa
verifica di fede verso la metà del XVIII secolo. Su una
delle due colonne del suggestivo Santuario si legge: "Venit
curru ad ecclesiam die XIX augusti MDCCXXXVII". (Venne nella
chiesa con in carro il 19 agosto 1737).
E' anche merito di mons. Ildefonso Del Tufo l'aver ampliato
la chiesa e ordinato il magnifico altare maggiore , nonché
l'aver dato inizio nel 1740 alla costruzione del convento.
Lo stesso prelato si ritenne un miracolato della Madonna di
Polsi.
"Questo Santuario", ha scritto l'illustre latinista
taurianovese Francesco Sofìa Alessio (v. "Storia della
Calabria") nella prefazione del suo poemetto Feriae
montanae, "fu fondato al tempo di Ruggiero il Normanno,
dopo che un pastore vide un torello genuflesso dinanzi ad
una Croce greca, che si conserva ancora, e dopo
l'apparizione della Vergine, che volle un tempio nella Valle
di Polsi per richiamare intorno a sé i fedeli di Calabria e
di Sicilia.
Innumerevoli sono i miracoli operati dalla Vergine della
Montagna e le grazie concesse.
Nell'anno 1771, i Principi di Caraffa, ottenuta per
intercessione di Maria prole maschile, si recarono al
Santuario per ringraziare la Vergine, ma giunti presso
Bovalino il bambino morì. I Principi, composto il corpicino
in una bara, ripresero il viaggio con la ferma fede che la
Madonna lo avrebbe restituito in vita. Entrati nel Santuario
esposero sull'altare il cadaverino e cominciarono a recitare
le litanie, e quando si venne all'invocazione Sancta Maria
De Polsis il bambino aperse gli occhi e tornò in vita. La
bara si conserva ancora nel Santuario".
L'episodio è riportato in un noto canto popolare, da noi
raccolto a S. Martino di Taurianova e pubblicato nel volume
"Storia e Folklore Calabrese" (v. "L'autore"):
'Nc'era lu prìncipi (di Roccella)
chi figghioli non avìa
e pregava Maria cunsolu
mu 'nci manda 'nu bellu figghiolu.
- Se Maria mi manda 'u figghiolu
a li tri anni 'nci lu portu d'oru. -
Lu miraculu 'nci lu mmostrau,
lu picculinu 'nci lu mandau.
E finendu li tri anni
jidi si mìsaru 'n caminu:
quandu arrivaru a Bovalinu
lu picculinu 'nci morìu.
- Comu fazzu, me' summa Rigina,
mortu Vu portu pe' chista matina;
comu fazzu, Rigina sagrata,
mortu lu portu pe' chista jornata! -
Arrivati a la Chiesija santa
jidi lu mìsaru supra l'artaru,
la litanìa 'nci cuminciaru;
e finendu la litanìa
lu picculinu chiamava Maria.
- E pigghìati 'ssi filanzuni
mu pisamu lu me' figghiolu:
quantu pisa lu me' figghiolu
d'oru e d'argentu lu vògghiu lasciari! -
Corrado Alvaro, il più grande scrittore calabrese
contemporaneo - nato nel 1895 proprio a S. Luca (Reggio
Calabria), così scrive:
"Dirò d'una festa che è forse la più animata delle Calabrie.
Le feste fanno conoscere la natura degli uomini.
Nell'Aspromonte abbiamo un Santuario che si chiama di Polsi,
ma comunemente della Madonna della Montagna. E' un convento
basiliano del millecento, uno dei pochi che rimangono in
piedi nelle Calabrie. La Madonna è opera siciliana del
secolo XVI, scolpita nel tufo e colorata, con due occhi
bianchi e neri, fissi, che guardano da tutte le parti".
Non meno importante è un altro figlio di S. Luca, Stefano De
Fiores (v. "L'autore": Antologia), Missionario monfortano,
luminare della mariologia in Italia e nel mondo.
Padre Stefano è molto orgoglioso della sua Terra, che
s'identifica con la prodigiosa immagine di Maria SS. della
Montagna: "Dinanzi a questa statua si sprigiona il canto o
la preghiera spontanea dei fedeli: parlano a lei, o lasciano
che un pianto dirotto ricordi gli avvenimenti drammatici
della vita, o lavi con lacrime purificatrici i più tristi
trascorsi. A Polsi si evidenziano le note della pietà
mariana popolare: il senso di una presenza viva dotata di
potenza e bontà, l'attrattiva della bellezza, l'esigenza di
contatto immediato, il bisogno di far festa…". (Da: "Storia
e folklore calabrese" dell'autore).
E' proprio vero!
Il fedele che si reca per la prima volta a Polsi ci ritorna
volentieri, come traspare dal canto di cammino:
Vergini bella, japrìtindi li porti,
ca stannu arrivandu li devoti Vostri.
E nui venimu sonandu e cantandu,
Maria di la Muntagna cu' Vui m'arriccumandu.
Vergini bella, dàtindi la manu,
ca simu foresteri e venimu di luntanu.
M'arriccumandu la notti e lu jornu,
'na bona andata e 'nu bonu ritornu!
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