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Storia della Calabria
Don Giulio Celano
Fra i religiosi che hanno influito allo sviluppo spirituale della nostra
laboriosa gente, emerge la nobile figura di don Giulio Celano, nato a Polìstena
(R.C.) nel 1874 e deceduto a S. Martino (R.C.) - nella dorata luce meridiana del
28 settembre 1945.
Eravamo ragazzini, ma ben rammentiamo che l'intera cittadinanza - visibilmente
commossa - tributò l'estremo omaggio al parroco settantenne che aveva profuso le
migliori energie e aveva condotto una vita di sacrifici per la salute anche
fisica dei suoi fedeli. Malati ed anziani, infatti, ricevevano costantemente
l'aiuto e il conforto di don Giulio, il quale avendo studiato medicina - e
rinunciato a tale scienza dopo l'autopsia di un cadavere - rappresentava un vero
primo soccorso nel tempo in cui il paese era privo di dottori. Molti infermi
hanno riacquistato la salute grazie alle cure prestate dal generoso sacerdote.
Questi, senza pretendere alcun compenso, istruiva pure gli analfabeti e chi
manifestava sete di sapere. Pure la cultura del genitore dello scrivente ha
risentito del buon esempio di don Giulio, il quale con pazienza ed affabilità
riceveva ogni sera i parrocchiani, mai stanco di rispondere alle loro domande e
sempre sollecito a risolvere le necessità di ciascuno. Ciò nonostante, il
reverendo trascorse l'ultimo periodo della sua esistenza nell'accogliente dimora
fra pochi amici e familiari. Nel doloroso alternarsi tra la vita e la morte,
vani riuscirono i tentativi dei medici di strapparlo al male che lo aveva
colpito.
Soltanto alla triste dipartita persino i cuori più incalliti avevano compreso
che il vuoto lasciato da don Giulio difficilmente sarebbe stato colmato. Le
lacrime più sincere furono, senz'altro, quelle dei più giovani - i quali nelle
scuole elementari e alla catechesi avevano apprezzato l'amore e l'abnegazione
del parroco che ad ogni incontro ripeteva il gesto di Cristo verso i fanciulli
esaltato dal Vangelo. Per i piccoli don Giulio Celano faceva rivivere in serena
letizia le tradizioni più significative degli avi, come il Carnevale e la
preparazione alla Pasqua. Durante la prima ricorrenza egli vestiva a proprie
spese con maschere ed abiti sgargianti, confezionati magari con carta colorata,
i chierichetti e gli scolari più meritevoli per poi mandarli a lanciare confetti
e coriandoli nelle case delle sartine e in quelle di tanti nostri popolani.
Nell'imminenza della Settimana Santa, invece, faceva costruire ai più giovani
dei rumorosi strumenti di canna o di legno ("carìci" e "tocche")
per invitare i
fedeli alle cerimonie sacre nei giorni in cui le campane rimanevano "legate".
I riti e le prediche di don Giulio erano così avvincenti e la voce baritonale
così suadente da richiamare alla fede i più accaniti peccatori. Per le "tenebre"
del Mercoledì santo permetteva ad un operaio di battere in chiesa con una
piccola scure sulla base di legno dell'altare di S. Lucia, che - dopo la Pasqua
- faceva puntualmente riparare da un falegname.
Anche durante gli altri periodi dell'anno i fanciulli ricevevano incarichi per
la loro crescita spirituale. Così, durante il mese di maggio trenta chierichetti
si preparavano per la predica serale da tenere a turno in chiesa.
L'omelia dei giorni festivi era riservata al rev. prof. Arcangelo Sorbara da
Cittanova, noto per il suo "humour".
I contadini, che costituivano la maggioranza del paese, facevano benedire da don
Giulio persino le coltivazioni nei campi e gli animali domestici. In segno di
riconoscenza, poi, nessuno mancava all'appuntamento domenicale in chiesa,
gremita fin sul piazzale antistante dalle prime ore del mattino.
Don Giulio, allo scopo d'incrementare la fede nella parrocchia, aveva istituito
la Confraternita di Maria SS. Immacolata, con regolare statuto, come pure
l'Associazione femminile del Sacro Cuore. Manteneva - inoltre - due sagrestani
per fare giungere a tutti gli squilli gravi e argentini delle nostre campane e
invitava i più facondi predicatori per le principali solennità dell'anno.
La Domenica delle Palme del 1927 ha fornito la Chiesa di un armonium. La stessa
unica Chiesa del paese, quella di Maria SS. della Colomba, edificata nel
1896 dal rev. don Francesco Albanese nella parte grezza di muratura e tetto, è stata
nel 1906 restaurata da don Giulio Celano.
Completata di soffitto, di pavimenti, del palco di legno per la musica, di
decorazioni e stucchi lucidi, per un importo di £. 6.542,75, ancora oggi (a prescindere
dal recente restauro) è all'ammirazione di tutti. Altro merito è stata l'istituzione
della Schola Cantorum per solennizzare la S. Messa.
A motivo della straordinaria bontà, dello spirito di sacrificio e della
dedizione alla Chiesa, abbiamo voluto intitolare al nome di don Giulio la via
che porta alla sua villetta - sempre aperta al servizio degli umili e degli indigenti.
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