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La diagnosi ortodontica si pone attraverso la valutazione dei tre sistemi che concorrono
allo sviluppo e al mantenimento di una dentatura estetica e funzionale:
il sistema dentale
il sistema
scheletrico
il sistema neuromuscolare.
Sistema dentale
Se diagnosticare vuol dire "identificare l'anomalia", riconoscere ciò che è anomalo
in un determinato sistema biologico presuppone la conoscenza di cosa sia la normalità
biologica per quel dato sistema, cioè cosa sia per lui naturale, tenendo ben distinto il
concetto di "naturale", vera essenza della salute, da quello di "normalità statistica".
Si può affermare, genericamente, che il sistema dentale è normale quando presenta
un'estetica e una funzione accettabili. Esistono però innumerevoli variazioni
"normali", o meglio naturali del sistema dentale che mantengono, nell'insieme, una buona estetica
ed una corretta funzione. E' solo per questo, per il fatto che la normalità biologica
è contrassegnata dalla estrema variazione, come d'altronde tutto ciò che appartiene alla natura,
che ci avvaliamo - per poter
diagnosticare le anomalie del sistema dentale - di un modello più astratto,
il modello ideale, la cui definizione formale è stata stabilita in
maniera più rigida e dettagliata. Si procede comparando il sistema
dentale del paziente con il modello ideale e nel caso di differenze
si stabilisce se queste sono pregiudizievoli all'estetica o alla funzione. In caso di risposta
affermativa, se cioè la deviazione personale del
paziente dal modello ideale dovesse pregiudicare il suo senso di sicurezza o
la salute del sistema masticatorio, in questo caso, e solo in questo caso, diventa un'anomalia
da trattare.
L'ideale dentale
è perciò un semplice ausilio mentale, un insieme sintetico di
parametri formali che ci guida nell'esame diagnostico di una dentatura e nel caso di riscontrata
anomalia da trattare ci permette di aver già delineato in mente l'obiettivo
da conseguire.
Sistema scheletrico
Le anomalie del sistema dentale possono dipendere da alterazioni
del sistema scheletrico per la cui valutazione ci rifacciamo, oltre che all'esame clinico,
alla norma cefalometrica, definita anch'essa per mezzo di tecniche statistiche.
La norma statistica corrisponde alla media statistica (somma dei valori rilevati diviso il
numero dei soggetti che compongono campione analizzato) dei valori riscontrati nel campione
analizzato,
più una deviazione standard, cioè al 68% del campione misurato. Quindi, ad esempio,
nel caso dello studio dell'angolo ANB per la diagnosi di malocclusione scheletrica
di 1^ 2^ e 3^ classe, dire che l'angolo ANB normale è di 2°±2°, significa solamente
che la media statistica dei valori del campione misurato, il 50% dei soggetti, aveva
2°di ANB e che la
norma statistica, cioè il 68% del campione, presentava una variazione di
2°±2° rispetto alla media, e che dunque la misura "normale" dell'angolo ANB poteva
considerarsi nella variazione tra 0 e +4°.
Ma anche quì è ben diverso ciò che è naturale dalla "norma statistica", per comprenderlo c'è da fare un importante
considerazione sul campione analizzato.
Gli individui selezionati per la definizione di tale norma cefalometrica, tutti,
non solamente il 68% di essi, presentavano un'occlusione normale
oltre che buona estetica facciale e del sorriso. Nella fattispecie si trattava di giovani
modelli.
La gamma di variazione dell'angolo ANB trovata in tutti i soggetti era tra -1 e +5,
quindi più ampia
di quella utilizzata come norma cefalometrica, che è tra 0 e +4.
La
conoscenza dei criteri di selezione del campione analizzato per la definizione
della norma statistica dell'angolo ANB ci permette di stabilire che se in
un paziente rileviamo un angolo ANB minore di 0 o maggiore di di +4°
possiammo considerare tale misura solo come deviazioni dalla norma
statistica, ma assolutamente normale dal punto di vista dei presupposti scheletrici
per un'occlusione estetica e funzionale di prima classe.
In conclusione si può affermare
che la valutazione del
sistema scheletrico non
può prescindere da quella del sistema dentale, ne è semplicemente un
completamento.
Sistema neuromuscolare
Il terzo sistema da prendere in considerazione nella valutazione diagnostica è
il sistema neuromuscolare, cioè, per quanto ci riguarda, le funzioni della muscolatura periorale,
dato che molte
malocclusioni dipendono o comunque sono accompagnate da alterazioni dei suoi modelli funzionali normali.
Atteggiamenti succhianti
e a bocca aperta cambiano le normali attività pressorie intra ed extraorali, influendo
sulla morfologia del sistema dentale e sullo scheletro
dei mascellari in formazione. Tali atteggiamenti sottendono spesso
alterazioni della dinamica deglutitoria e respiratoria.
Una lingua che si interpone tra le arcate anteriormente alla ricerca del contatto labiale
labiale, come accade nella normale dinamica deglutitoria neonatale,
può impedire agli incisivi anteriori di erompere e di stabilire normali sovramorso
e sovragetto. Una respirazione che si effettua per via orale anziché nasale può
influire nello sviluppo di anomalie dento-scheletriche a causa, tra l'altro, del posizionamento
basso della lingua che cessa di esercitare la sua azione di stimolo sulla
crescita espansiva della mascella superiore.
Uno studio americano su 2.000 bambini in età prescolare ha però riscontrato che
il 54% dei soggetti senza malocclusioni aveva comunque un'abitudine viziata.
Si deve da ciò dedurre che la malfunzione periorale non determina costantemente
un danno ma agisce come fenomeno adattativo o deformante solo quando c'è una
predisposizione verso un modello anormale di crescita sagittale, verticale o
trasversa.
In conclusione.
Quando in sede diagnostica rileviamo anomalie dentali,
dobbiamo valutare se l'alterazione riguarda solamente il sistema dentale
oppure se è prodotta od aggravata da anomalie scheletriche o della funzione
oro-facciale. Solo in tal modo la nostra terapia potrà essere efficace,
mettendoci al riparo da indesiderate recidive o correzioni inadeguate.
Articolo a cura del dott. Umberto Molini |
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