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Modulo 3      L'identità in rete

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La rete come spazio sociale performativo delle identità

Una parte dell’attuale fase di riflessione su internet ed identità è caratterizzata da una presa di distanza dalle ipotesi di decostruzione del sé tipiche del postmodernismo radicale.

Emerge, nelle considerazioni di ricerca, una comune e rinnovata attenzione per le pratiche di fruizione legate a tecnologie, attenzione che deriva soprattutto dal riconoscimento del fatto che internet è diventata parte della vita quotidiana dell’attore sociale. Questo aiuta a designare la rete come spazio sociale. Attualmente quindi, il punto nevralgico della ricerca è costituito dalle pratiche di appropriazione. Tale impostazione considera le pratiche fruitive della rete dipendenti dalle appartenenze e dalle identità dei soggetti (sociali e sociobiologiche, quali livello socioculturale, etnia, età e gender). In questo modo si ottiene un cambiamento degli oggetti di analisi infatti, gli ambienti multiutente di interazione, squalificati dal punto di vista della rappresentatività sociologica vengono sostituiti come tecnologie di uso domestico e quotidiano. Ciò porta da un lato al recupero del web come oggetto di ricerca ma, d’altra parte, comporta il riproporsi del rischio già rilevato a proposito degli approcci sociolinguistici all’identità in rete tipici degli anni novanta.

Molti studiosi sottolineano come la rappresentazione della propria identità dipende in realtà da scelte eseguite nell’ambito di set precostituiti di identità o di modalità di costruzione di tali identità. Così, l’intero orizzonte del web risulterebbe presentarsi come il piano di iscrizione di una serie di politiche e ideologie di rappresentazione dell’identità, che trascendono ogni possibilità decostruttiva dell’utente e limitano le sue possibilità alla semplice scelta/rifiuto dell’esperienza fruitiva. Il che porterebbe addirittura a pensare che nel web sia iscrivibile una identità di default.

Questo tema è uno dei pilastri della teoria di Lisa Nakamura, tra le voci del cosiddetto approccio performativo, che concentra la sua analisi sulla riproposizione, online, delle disparità legate alla razza che si verificano offline e, a tal proposito, elabora il concetto di cybertipo.

Legato a questo tema c'è anche il filone della messa in scena/decostruzione dell'identità di gender come riscontrabile nei lavori di Michelle Rodino e in quelli dei ricercatori legati alla queer theory

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