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Modulo 3      L'identità in rete

Tra corpo e rappresentazione: la queer theory

Se un aspetto peculiare del concetto di identità risiede nel suo effetto performativo, che si sviluppa attraverso pratiche continue di rappresentazioni a prescindere dalla corrispondenza o meno dell’espressione online con il contesto offline, la “queer theory” può rappresentare a pieno titolo la  concretizzazione dello scarto tra il corpo, e quindi la materialità del proprio essere (il corpo inteso come carne ed ossa) e l’immagine che si ha e si dà di sè, e pertanto l’immateriale, l’astratto, il mutabile.

  La Queer Theory vede la sua nascita intorno ai primi anni Novanta e fa riferimento alla branca di teorie sull’omosessualità gay e lesbica e agli studi di genere. In effetti la teoria rappresenta una evoluzione degli studi che hanno visto come oggetto l’omosessualità, intesa come alterità, e le sue svariate forme di espressione tra cui il travestitismo, l’ermafroditismo, l’ambiguità di genere, e il cammino verso l’operazione di cambiamento di sesso.

L’obiettivo della teoria è quello di mettere in crisi il concetto di sessualità “naturale”, corrispondente nient’altro che al sesso di nascita, per approdare ad una sorta di rappresentazione della propria sessualità, quale nuovo indizio identitario: ognuno ha una propria essenza fissa, data dal proprio corpo, ma le identità corrispondenti ad ognuno sono nient’altro che una forma di performance attraverso al quale questa si esprime.

Tra i maggiori esponenti di questa teoria Judith Butler si distingue particolarmente grazie ad un suo studio centrato sul concetto di “potere”, o meglio ancora sull’economia della eterosessualità fallica quale atto fondativo dell’ordine simbolico patriarcale; ed è questo ordine, infine, che esercita il suo potere dominante attraverso il linguaggio. Lo studio della Butler prosegue con una ricerca centrata sul riconoscimento delle molteplici possibilità del soggetto nei differenti percorsi identitari e di emancipazione politica. I suoi lavori pongono al centro la questione dell’identità, del genere e della cultura mediante lo studio delle performance come unità fattuali, osservabili delle relazioni tra soggetti e tra soggetti e istituzioni.

Lungi dal cercare di privilegiare un’identità esclusa a scapito delle altre, il pensiero della Butler cerca di mettere in crisi il dentro e il fuori, per potere destabilizzare i caratteri eterosessuali, maschili, razziali delle identità legittime e rispondenti al suddetto ordine simbolico dominante.

In funzione all’identità di genere, la queer theory ha dato notevoli apporti per riuscire a descrivere il cyberspazio, dove il corpo reale non risulta visibile, e pertanto celato dietro un anonimato, grazie al quale i soggetti possono dare vita a delle identità multiple.

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Intro
Unità 1   
Unità 2 

La rete come spazio sociale performativo delle identità

Unità 3       
Bibliografia
Video