ECOLOGIA
I funghi sono organismi viventi, la cui giusta collocazione trova spazio nel corso del XX secolo in un regno separato da quello vegetale e da quello animale: IL REGNO DEI FUNGHI. In origine, alcuni naturalisti-biologi, ascrissero i funghi, inizialmente al regno vegetale poi al regno animale prima che fosse raggiunta la collocazione attuale. I funghi, a differenza delle piante ( capaci di attuare la fotosintesi ) e degli animali ( digestione ), hanno bisogno di trovare gli elementi nutritivi già pronti in natura. A questo scopo possono costituire una associazione in forma micorrizica in cui cedono acqua in cambio di carboidrati (simbiosi mutualistica), in forma parassitaria dove privano lo stesso ospite degli elementi nutritivi a loro unico beneficio, in forma saprofitica dove si nutrono di sostanze organiche in decomposizione. In letteratura si riporta l'esempio di Armillaria Mellea s.l., fungo lignicolo che modifica gli enzimi per passare dalla forma parassitaria alla forma saprofitica: ne sarebbero testimonianza le stragi di gelsi operata da questa entità nel secolo scorso. Non sono del tutto noti attualmente i meccanismi che regolano la crescita e la stessa vita dell'organismo fungo, sappiamo che esso è il prodotto di un insieme di cellule (micelio), posto nel substrato del terreno o sotto la corteccia degli alberi, avente forma di filamenti piu o meno lunghi. Il micelio o pianta fungo, in particolari condizioni micro-climatiche, dà origine ad uno o piu corpi fruttiferi, detti sporofori o carpofori che, raggiunta la maturità, lasciano cadere sullo strato di crescita una miriade di piccolissime cellule, dette spore, aventi le dimensioni di pochi micron (millesimi di millimetro). Le spore, caratterizzate da segno diverso, danno origine nel substrato a miceli separati. Dalla fusione dei miceli separati (primari), si costituisce un unico filamento o pianta fungo (micelio secondario) che, non appena si stabiliscono le condizioni ideali di temperatura e umidità, è pronto per generare nuovi carpofori. Acqua e calore entro certi limiti, sono dunque indispensabili per il ciclo biologico del micelio ma è bene ricordare che da soli servono a ben poco, se la pianta fungo non si trova nella zona prativa o boschiva ideale. Infatti nei prati al limitare dei boschi, nelle radure boschive, nei boschi aperti e meno ricchi di piante arbustive, nella vallecole al riparo dal vento, generalmente nelle zone non molto esposte al sole, avremo una produzione considerevole di specie fungine.
L'ambiente in cui vive il fungo prende il nome di habitat. Esso in natura è molto diversificato per cui condiziona pesantemente il numero e le specie fungine che possono svilupparsi in quel determinato luogo. Non tutte le spore rilasciate cadono nei pressi del carpoforo che le ha generate, moltissime vengono trasportate dal vento a dagli stessi animali in luoghi diversi anche lontani, cosicché vengono a contatto con fattori ecologici e ambientali altrettanto diversificati. La prevalenza di terreni sabbiosi, piuttosto che calcarei o di terreni acidi, condiziona il tipo di pianta che caratterizza il bosco e, conseguentemente, la maggior parte delle specie fungine legate alle piante stesse. Circa ¼ delle specie fungine descritte sono micorriziche, cioè associate ad una pianta determinata. Per esempio, molto difficilmente possiamo sperare di trovare funghi del sangue (lactarius sez. dapetes) in bosco puro di latifoglia, sapendo che questi funghi sono legati alla conifera. In alcuni casi, entità appartenenti alla medesima sezione, sono legate alla conifera ed alla latifoglia. Esempio dei chiodini: Armillarea mellea s.l. associata per es. al gelso e acacia, Armillaria ostoyae associata invece all'abete rosso. Non sono pochi i casi, inoltre, dove lo stesso fungo che cresce in associazione alla conifera prenda un nome, in associazione alla latifoglia ne prenda un altro. Citiamo al riguardo Cortinarius hercynicus e Cortinarius violaceus. Le piante ad alto fusto e le piante arbustive in genere danno vita con il micelio fungino ad un legame mutualistico allo scopo di garantirsi la sopravvivenza. Generalmente alle varie specie di funghi corrispondono anche varie specie di piante. Nelle fasce pedemontane e nelle zone pianeggianti predominano gli alti e folti fusti del faggio che con la sua chioma crea vaste zone ombrose e umide favorenti lo sviluppo di gran parte di specie appartenenti al genere Russula (Olivacea , Aurea), Tricoloma (Terreum, Sciodes), Boletus (Aestivalis, Pinophilus), Hygrophorus penarius, ma anche Cantharellus cibarius, Ramaria pallida, Lactarius (Blennius, Pallidus).
Assieme al faggio annoveriamo altre latifoglie quali i lecci, da cui prendono il nome specie appartenenti al genere Leccinum, e ancora pioppi, che ci ricordano i piopparelli, betulle come partner ideale di Russula exalbicans, olmi e ontani che si uniscono a specie appartenenti al genere Clitocybe, Paxillus, Entoloma. Ad una quota leggermente maggiore assieme al faggio trovano collocazione l'abete rosso e l'abete bianco che, contornati da piante di mirtillo e felci, ospitano importanti specie appartenenti al genere Boletus (Edulis, Luridus), Amanita (Vaginata, Muscaria ), Russula paludosa. Salendo lungo i pendii, troviamo la presenza di pino a due aghi, legato a specie appartenenti al genere Suillus (Luteus, Granulatus), Tricoloma (Virgatum, Terreum), Boletus calopus.
Ultime piante ad alto fusto a coprire le fasce estreme, il pino a cinque aghi ed il larice, che, rispettivamente, contribuiscono alla sopravvivenza di specie appartenenti al genere Suillus (Placidus, Sibirricus), nel primo esempio, Lactarius porninsis ed alcuni Hygrophorus (Speciosus, Lucorum) nel secondo. Associato ad una ombrellifera, troviamo il fungo di Bellamonte ( TN ) Pleurotus Eryngii var. Ferulae; nel sud d'Italia, associato al cardo, (cardarello), Pleurotus Eryngii.