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Nella
lunga tradizione poetica da Omero a Goethe, ad Oscar Wilde ed altri le Sirene
hanno avuto una connotazione simbolica molto forte rappresentando la ricerca
dell’oblìo, della gioia della morte.
Esse inizialmente erano rappresentate come “mostri” con sembianze miste metà
uccello e metà donne, subirono però una “trasformazione” in epoca medievale,
infatti nell’iconografia assunsero l’aspetto di un' avvenente donna dai lunghi
capelli biondi con la coda di pesce. Le sirene nella letteratura d’avventura con
valenza formativa come l’Odissea, avevano una voce melodiosa ed incantatrice,
pericolose per i naviganti che spesso naufragavano ammaliati dai loro canti
voluttuosi. Sirentum era una fanciulla nata dall’unione di
Mirone e Leucosia, due contadini che abitavano nella zona collinare,
Casarlano. Ella doveva la sua nascita ad un voto fatto dai suoi
genitori nel tempio delle Sirene
situato a Massa Lubrense. I suo
capelli biondi come l’oro, il suo carattere dolce, la sua voglia di vivere, la
spensieratezza dei giochi ne facevano una creatura unica. Pare che sulla
spiaggia di Marina Grande un giorno ebbe anche un incontro con la
sirena Partenope che lodò la sua bellezza e le pronosticò un futuro da
regina. Infatti, fatale fu l’incontro che Syrentum ebbe con un principe della
famiglia Durazzo… in breve tempo si sposarono. I due giovani condussero una vita
da viaggiatori ma nei momenti in cui vissero a Sorrento erano molto ospitali con
tutti dispensando vini, dolci al miele, mandorle, fichi senza alcuna remora. Un
brutto giorno del 1558 sbarcarono i saraceni che oltre a razziare le ricchezze
della popolazione, fecero anche dei prigionieri, tra questi ci fu la bella
Sirentum. Solo dopo alcuni anni Sirentum potè tornare al suo
paese grazie agli abitanti, anche i più poveri, che donarono spontaneamente ciò
che possedevano pur di riavere tra loro Sirentum.
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