PLASTICO
vs FIGURATIVO 1/2 La semiotica figurativa La semiotica si interessa al visivo da due punti di vista: quello figurativo e quello plastico. La semiotica figurativa studia il modo in cui riusciamo a interpretare determinate configurazioni visive (insiemi di linee e colori) come segni di oggetti del mondo reale. Per esempio, guardando la figura 1 vediamo una serie di macchie di colore e riconosciamo l’immagine di una testa umana.
La risposta alle domande della semiotica figurativa non è così ovvia come si potrebbe pensare in un primo momento (“riconosco l’immagine di un cane o di una testa perché sono simili ad una vero cane o a una vera testa”). L’effetto, infatti, dipende più dalle nostre abitudini e dalle nostre conoscenze culturali, che da una vera somiglianza fra immagini e cose. Se prendiamo l’esempio di figura 1 ci accorgiamo subito che, in effetti, fra l’immagine e la cosa rappresentata non c’è nessuna caratteristica in comune: la testa umana è un oggetto tridimensionale, l’immagine invece è costituita da una superficie bidimensionale; la testa ha una serie di caratteristiche (tattili, olfattive, ecc.) che ovviamente il dipinto non può avere; e così via. Ovviamente la semiotica figurativa non si preoccupa solamente del problema del riconoscimento delle immagini e del loro rapporto con la realtà. Un’immagine (un dipinto, ad esempio) può essere anche più complessa di un testo narrativo. La semiotica figurativa, quindi, studierà anche le strutture narrative presenti all’interno del testo visivo che sta analizzando. Se ritorniamo all’esempio di figura 1 e allarghiamo il nostro campo visivo (figura 2), ci accorgiamo che l’immagine non rappresentava solamente una testa isolata, ma un gruppo di tredici persone (fra le quali una ha una posizione centrale) intorno ad un tavolo. Possiamo allora condurre un’analisi degli sguardi, degli abiti, dell’ambiente.
Possiamo poi compiere un’ulteriore salto di complessità: dai soggetti riconosciuti e da alcune loro caratteristiche possiamo ricollegare questa immagine ad un passo di un testo molto celebre nella nostra cultura (la Bibbia) e assegnare alla scena un significato ancora più preciso (“Ultima cena”). Di quest’ultimo tipo di analisi si interessano in particolar modo l’iconografia e l’iconologia, il cui esponente principale è stato Erwin Panofsky. 1|2 |
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