antico.egitto | La piana di Giza | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Oggetto
di numerosi studi e scavi sono i cunicoli e le stanze all'interno delle
tre piramidi di Giza. A tutt'oggi lo spaccato è quello riportato
quì di seguito anche se sono in corso nuovi scavi che possono,
in qualunque momento, aggiornarne la mappa. Sono in molti a credere
che sinora siano stati rinvenuti solo una minima parte dei tesori sepolti
nella sabbia, nella Sfinge e nelle piramidi.
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Di
questa enorme costruzione, l'unica delle sette meraviglie rimaste ancora
in piedi, Erodoto racconta:
"Dicono che in Egitto, fino al regno di Rampsinito, ci fu buona amministrazione in tutto e grande prosperità, ma dopo di lui il regno di Cheope portò grande sventura. Questi infatti fece, innanzi tutto, chiudere tutti i templi ed impedì che si facessero sacrifici, poi ordinò che tutti gli Egiziani lavorassero per lui; ad alcuni fu indicato di trasportare pietre dalle cave fino al Nilo; passato il fiume su imbarcazioni, altri ebbero l’ordine di prendere le pietre e di portarle al monte. Lavorarono in continuazione centomila uomini, ognuno per tre mesi. Il popolo oppresso passò dieci anni a costruire la strada sulla quale trascinavano le pietre: è un’opera di poco inferiore alla piramide, a mio parere: è lunga cinque stadi, larga dieci orgie, alta, nel punto più elevato, otto orgie, fatta di pietre levigate e con figure scolpite; ci vollero dieci anni per essa. Per la piramide poi ci vollero venti anni: essa è quadrangolare, fatta di pietre levigate e ben connesse. Questa piramide venne costruita con dei ripiani; la fecero prima così, poi sollevarono le restanti pietre con macchine fatte di travi corte, portandole da terra nel primo ordine di ripiani; la pietra giunta qui veniva posta su un’altra macchina che si trovava sul primo ripiano e portata da qui al secondo, poi ancora a un’altra macchina; c’erano infatti tante macchine quanti eran gli ordini di ripiani; oppure, (voglio riferire ambedue le versioni che vengono dette), c’era una sola ed unica macchina di facile trasporto che veniva spostata sui vari ripiani, dopo che aveva scaricato la pietra. Così venne ultimata prima la parte più alta, poi il tratto seguente e infine la parte più bassa vicino a terra. Con lettere egiziane venne indicato sulla piramide quanto si usò, per i lavoratori, di rafani, aglio e cipolle; se ben ricordo, l’interprete che mi lesse l’iscrizione disse che vi si erano spesi milleseicento talenti d’argento. Se è così, quanto ancora si può supporre sia stato speso per i metalli necessari alla lavorazione, i viveri e le vesti degli operai? Giacché il tempo impiegato per la costruzione è quello che ho detto, e poi altro e non breve tempo, io credo, fu quello usato per tagliare e trasportare le pietre e per il canale sotterraneo. Cheope regnò cinquant’anni, a detta degli Egiziani, e alla sua morte ricevette il regno il fratello Chefren, che si comportò in tutto come l’altro: anch’egli costruì una piramide, che non arriva però alle dimensioni dell’altra: rimase quaranta piedi più in basso. Tutt’e due si elevano sullo stesso colle, alto al più un centinaio di piedi. Il regno di Chefren durò cinquantasei anni. Si contano così centosei anni durante i quali gli Egiziani subirono ogni male, e i templi, chiusi in tutto questo tempo, non furono riaperti; gli Egiziani non amano molto nominare questi re che essi hanno in odio." |
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Zaki
Hawass, direttore della piana di Giza e della necropoli di Saqqara, ha
scoperto a quaranta metri sotto la sabbia, a sinistra della Sfinge, a
destra della piramide di Cheope e proprio sotto quella di Chefren, quella
che potrebbe essere la tomba di Osiride.
La grotta ha un ingresso piattamente anonimo, è sprangata a chiunque, e il vento l’ha trasformata in un poco decoroso deposito di cartacce e buste di plastica. La discesa è avventurosa. Tre piani a vari dislivelli a cui si accede con altrettante e tutt’altro che tranquillizzanti scalette metalliche agganciate alla meno peggio. Nel secondo livello vi è un enorme sarcofago e alcuni reperti ossei che però non rivelano nulla di particolare visto che risalgono ad appena cinquecento anni prima di Cristo. L’ultimo salto è il più spaventoso, un pozzo scuro, illuminato da un paio di fioche torce. In fondo, nell’oscurità si apre un sensazionale sipario sulla mitologia: un’improbabile stanza piena d’acqua che può sembrare un pozzo artesiano, con al centro un isolotto circondato da pietre, nel buio si distingue l’inequivocabile sagoma di un sarcofago scavato nel granito. Dunque, ecco la sorpresa: una tomba a quaranta metri di profondità. Zaki Hawass afferma:"E’ la tomba di Osiride, il dio che sorvegliava i sotterranei della piana di Giza fatti di cunicoli e tunnel. L’acqua circonda ogni cosa, perché Osiride viveva nell’acqua". Osiride, dunque. Il dio delle tenebre, l’altra faccia di Ra, il dio del sole. Hawass non lo dice, ma lascia capire che forse c’è qualcosa di più. Lo stesso Hawass ammette:"Ci sono molti altri tunnel in questa zona che potrebbero spiegare parecchi misteri sulla Sfinge e sulle piramidi". Infatti, in quel pozzo a quaranta metri sottoterra c’è un cunicolo, un tunnel d'acqua di dieci metri. La mitologia dice che, quando i faraoni muoiono, assumono le sembianze di Osiride, come dire che nell’aldilà anche Cheope e Osiride erano la stessa cosa e, quindi, che la tomba dell’uno potrebbe essere la tomba dell’altro. Del resto proprio Erodoto racconta: "Ci vollero dunque dieci anni per costruire questa strada e le stanze sotterranee sull'altura dove s'innalzano le piramidi, stanze che Cheope fece costruire come propria tomba su un’isola, creata adducendo un canale del Nilo". |
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Oggetto
di numerose dicerie è la storia del naso della Sfinge che per
molti fu distrutto dai soldati di Napoleone, mentre negli ultimi tempi
sembra che l'autore di questo gesto sia stato un Mamelucco, un guerriero
che, visto il numero di persone che si recavano a pregare ai piedi della
Sfinge, decise di distruggerla riuscendo, però, a romperle solo
il naso. I Mamelucchi governarono l'Egitto intorno al 1800. Thutmosi IV, all'epoca in cui non era che un principe regale, soleva percorrere il deserto a occidente di Menfi in compagnia di un solo servitore, a caccia di leoni e di gazzelle. Un giorno che si era spinto sino la piramide di Cheope, si sdraiò per fare la siesta all'ombra della grande Sfinge, l'immagine colossale di Khepri, il Sole all'orizzonte. La Sfinge era sepolta quasi completamente dalla sabbia e solo la testa ne affiorava. Il dio gli rivolse la parola e gli promise il trono se avesse ripulito dalla sabbia il monumento. Thutmosi IV fece riemergere così la Sfinge dalle sabbie del tempo riportandola al suo antico splendore ed essa mantenne la sua parola innalzando al potere l' uomo che l'aveva liberata. Fu così che il faraone fece erigere una stele tra le zampe anteriori della sfinge sulla quale aveva fatto scrivere la sua storia per fare in modo che tutti potessero avere la prova che il faraone era il vero e unico rappresentante degli dei sulla terra ed era l' unico in grado di parlare con essi. La stele di Thutmosi IV viene anche chiamata la stele del sogno. |
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A
breve distanza del complesso delle piramidi è stato rinvenuto un
vero e proprio villaggio che si pensa fosse stato quello degli operai
che costruirono le piramidi.
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