Gabriele D'Annunzio
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dal romanzo: il piacere L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole
di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi
primaverile, nel cel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche
di Maggio. Su la piazza Barberini, su
la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e
dalle due piazze il romorio confuso e continuo, […] L'aveva incontrata la mattina innanzi per la via de' Condotti, mentre ella guardava nelle vetrine. Era tornata a Roma da pochissimi giorni, dopo una lunga assenza oscura. L'incontro improvviso aveva dato ad ambedue una commozione viva; ma la pubblicità della strada li aveva costretti ad un riserbo cortese, cerimonioso, quasi freddo. Egli le aveva detto, con un'aria grave, un po' triste, guardandola negli occhi: - Ho tante cose da raccontarvi, Elena. Venite da me, domani? Nulla è mutato nel buen retiro. - Ella aveva risposto, semplicemente: - Bene; verrò. Aspettatemi alle quattro, circa. Ho anch'io qualche cosa da dirvi. Ora lasciatemi. Ella aveva accettato sùbito l'invito, senza esitazione alcuna, senza metter patti, senza mostrar di dare importanza alla cosa. Una tal prontezza aveva da prima suscitato in Andrea non so qual preoccupazione vaga. Sarebbe ella venuta come un'amica o come un'amante? Sarebbe venuta a riallacciare l'amore o a rompere ogni speranza? In quei due anni che era mai accaduto nell'animo di lei? Andrea non sapeva; ma gli durava ancóra la sensazione avuta dallo sguardo di lei, nella strada, quando egli erasi inchinato a salutarla. Era pur sempre il medesimo sguardo, così dolce, così profondo, così lusinghevole, tra i lunghissimi cigli. Mancavano due o tre minuti all'ora. L'ansia dell'aspettante crebbe a tal punto ch'egli credeva di soffocare. Andò alla finestra, di nuovo, e guardò verso le scale della Trinità. Elena, un tempo, saliva per quelle scale ai convegni. Mettendo il piede sull'ultimo gradino, si soffermava un istante; poi traversava rapida quel tratto di piazza ch'è d'innanzi alla casa dei Casteldelfino. Si udiva il suo passo un poco ondeggiante risonare sul lastrico, se la piazza era silenziosa. L'orologio batté le quattro. Giungeva dalla piazza di Spagna e dal Pincio il romore delle vetture. Molta gente camminava sotto gli alberi, d'innanzi alla Villa Medici. Due donne stavano sul sedile di pietra, sotto la chiesa, a guardia di alcuni bimbi che correvano intorno l'obelisco. L'obelisco era tutto roseo, investito dal sole declinante; e segnava un'ombra lunga, obliqua, un po' turchina. L'aria diveniva rigida, come più s'appressava il tramonto. La città, in fondo, si tingeva d'oro, contro un cielo pallidissimo sul quale già i cipressi del Monte Mario si disegnavano neri. Andrea trasalì. Vide un'ombra apparire in cima alla piccola scala che costeggia la casa dei Casteldelfino e discende su la piazzetta Mignanelli. Non era Elena; ma una signora che voltò per la via Gregoriana, camminando adagio. "S'ella non venisse?" dubitò, ritraendosi dalla finestra.
Nacque a Pescara il 12 marzo 1863. Nel
1881, iscrittosi alla Facoltà di Lettere, si trasferì a Roma, dove condusse
una vita mondana, ricca di amori e interessi culturali. È quello che, nelle sue
biografie, viene definito "il periodo romano". In breve tempo,
collaborando a diversi periodici, il giovane D'Annunzio divenne figura di primo
piano della vita culturale romana. È di questo periodo (1889) la pubblicazione
de Il piacere, romanzo chiave per l’estetismo italiano. La ricerca della
preziosità e la raffinatezza delle scelte linguistiche rispondono a scelte
culturali estetizzanti barocche. Lo stesso protagonista del romanzo, il conte
Sperelli, è cultore di un bello tutto aristocratico e barocco.
In un’altra pagina del romanzo, di lui scrive l’autore: «Roma era il suo
grande amore: non la Roma dei Cesari ma la
Roma dei Papi; non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fòri,
ma la Roma delle Ville, delle Fontane, delle Chiese. Egli avrebbe dato tutto il Colosseo
per la Villa Medici, il Campo Vaccino per la Piazza di Spagna, l'Arco di Tito bibliografia essenziale Canto Novo, 1882 Poema Paradisiaco, 1893 Il piacere, 1891 L’innocente, 1892 Trionfo della morte, 1894 La figlia di Jorio, 1904 Laudi del cielo del mare della terra degli eroi, 1903-1912 Le faville del maglio, 1924-1928 Notturno, 1916
scrivere: produzione creativa su traccia 1) Nel brano che hai letto c’è un piccolo dialogo fra Sperelli e Elena. «Ho tante cose da raccontarvi, Elena. Venite da me, domani? Nulla è mutato nel buen retiro. - Ella aveva risposto, semplicemente: - Bene; verrò. Aspettatemi alle quattro, circa. Ho anch'io qualche cosa da dirvi. Ora lasciatemi. Ella aveva accettato sùbito l'invito…» Immagina ora quale tipo di dialogo potrebbe svolgersi fra i due all’arrivo di Elena. Per farlo, nota l’uso del voi e l’atmosfera imbarazzata, che produce battute brevi. Il dialogo potrebbe cominciare così:
2) Scegli luogo, tempo, personaggi e racconta la storia di un altro incontro. Se vuoi fare le attività di questa pagina, puoi scaricarle sul tuo computer cliccando qui: Gabriele D'Annunzio
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