I vescovi che governarono
nell'antica cattedrale di S. Sabina fino al 1580
Abbiamo accennato all'inizio di questo
lavoro che S. Sabina subì il martirio nel 122 d.C.; sappiamo pure
che nel 46 dell'era cristiana è segnalata la presenza del vescovo
S. Marco Galileo a predicare la nuova fede tra i Marsi, ma chiaramente
non può farsi risalire a quegli anni la fondazione di tale chiesa
poichè la religione cattolica era ancora agli albori e S. Sabina
non era ancora nata.
Nè si ha contezza di altri vescovi ad eccezione di S. Rufino e
Cesidio, venuti tra noi per la predicazione del Vangelo.
Dunque, nei primi secoli della chiesa, i Marsi non poterono avere propri
vescovi per timore delle persecuzioni che cessarono come è noto
nel 313 d.C. con l'editto di Milano con il quale, come si sa, l'Imperatore
Costantino concesse ai cristiani di professare liberamente il loro culto.
Escluso S. Marco Galileo per le relazioni dianzi menzionate, troviamo
S. Rufino, vescovo di Marsia, che fu martirizzato intorno al 237 d.C..
Poi c'è una vacanza di oltre due secoli e mezzo, fino ad arrivare
ai Sinodi romani tenuti negli anni: 499, 501, 502, sotto il pontificato
di papa Simmaco (498 514), ai quali parteciparono pure e ne sottoscrissero
gli Atti alcuni vescovi abruzzesi tra i quali ricordiamo Palladius episcopus
Sulmontinus, Valentinus episcopus Ecclesiae Amiterninae, Valerius (o Vaticanus?),
episcopus Ecclesiae Calenae o dell'oppidum ceneliensis (Celano) dove intorno
alla fine del secolo V, se non già prima, non è improbabile
che là trasferisse, momentaneamente, la sua residenza da Marruvio
il vescovo dei Marsi. (cfr. La Cattedrale Basilica di Valva, Biblioteca
Diocesana di Sulmona.)
ELENCO
DEI VESCOVI SUCCEDUTISI IN MARSIA
Dopo il vescovo Quinto, già accennato,
troviamo:
2) Luminoso che intervenne al Concilio lateranense del 649 e dopo un vuoto
di quasi due secoli abbiamo:
3) Leodrisio (LidueritoJ che fu al Concilio del Papa Leone IV verso la
metà del IX secolo. Questo vescovo sottoscrisse il Sinodo Romano
tenuto da Leone IV e quello tenuto nell'861 da Nicola I;
4) Rotario (962) testimone nel 968 ad un giudicato dell'imperatore Ottone
1 in favore della chiesa di Santa Maria di Apinianici presso Pescina.
Fu perseguitato dai Conti dei Marsi perchè seguiva le parti del
Pontefice legittimo, ma, morto l'antipapa, ebbe in dono da Ottone I la
città di Marsia;
5) Alberico (970) figlio di Berardo III, conte dei Marsi; non lasciò
di sè buona memoria;
6) Quinigi (Quinisio) (994) menò i suoi giorni in continue amarezze
e terminò la vita tragicamente;
7) Attio (Attone) vescovo di Chieti, venne in questa sede nel 1056;
8) Pandolfo (1057) successore di Attio, dopo solo un anno;
9) Andrea (1089) governò fino al 1096;
10) Sigenolfo Vescovo intruso dei Marsi nell'anno 1097;
11) S. Berardo nel 1110 abbiamo S. Berardo dei Conti dei Marsi, eletto
vescovo dal Pontefice Pasquale 11.
Per le sue virtù egli meritò di essere decorato della sacra
porpora del titolo di S. Angelo di Peschiera, e poi di S. Grisogono.
Un'ampia bolla del papa, la quale incomincia; "Sicut iniusta..."
gli confermò nel 1115 i confini, i possedimenti, i diritti della
sua diocesi, numerando, ad una ad una, tutte le chiese che gli furono
sottoposte.
In questo tempo i canonici di S. Sabina ebbero a sostenere gravi litigi
contro i canonici di S. Giambattista di Celano, i quali vantavano diritti
poco meno che episcopali: ma il papa Eugenio III sentenziò energicamente
a favore di quelli della cattedrale.
Sino al 1130 si ha memoria del Vescovo Berardo, ma dopo di lui, in conseguenza
di quei litigi, non se ne trova il successore prima del 1147. Gli atti
della vita di lui si leggono presso l'Ughelli che noi brevemente riassuminiamo:
"S. Berardo, vescovo dei Marsi della cattedrale di S. Sabina, nacque
a Colli di Montebove, castello marsicano, vicino a Carsoli, da Berardo
111 e da Teodosia dei Conti dei Marsi nell'anno 1079. Fu educato cristianamente
dai suoi genitori e affidato per la successiva educazione al capitolo
di S. Sabina nella città Marsia, sotto la direzione del vescovo
Pandolfo che lo aveva anche come commensale. In seguito, dietro consiglio
del citato vescovo, fu condotto dal genitore nel monastero di Montecassino,
dove sotto la scuola di quei monaci, distinti per santità e dottrina,
conseguì una preparazione in tutte le scienze ecclesiastiche tanto
che, nelle questioni più difficili e controverse, sempre si ricorreva
al suo profondo e retto giudizio.
Il Papa Pasquale II, venuto a conoscenza che oltre al corredo di tante
virtù, S. Berardo possedeva un carattere spiccatamente caritatevole
verso il prossimo, lo consacrò vescovo, affindandogli la diocesi
marsicana, dove nonostante la sua innata umiltà, intraprese con
coraggio l'opera di risanamento con l'estirpare la simonia (peccato di
chi concede per lucro beni spirituali), ripristinando la disciplina del
clero, fuorviato dall'arbitrio dei potenti vassalli.
Nell'attuare queste riforme, andò spesso incontro alla resistenza
dei baroni e dei tirannelli, sopportando insidie e ingiurie di ogni tipo
per cui era costretto a sottrarsi alla morte, ora a seguito di organizzate
sassaiole, ora evitando cibi avvelenati preparati a bella posta da mano
sacrilega. Ciò nonostante il suo animo altamente caritatevole verso
il prossimo e verso i suoi nemici, fece sì che i suoi persecutori,
pentiti di ogni errore commesso, implorassero piangendo il perdono per
tutte le loro colpe.
Per questo ed altri meriti fu premiato da Dio con singolari prodigi avvenuti
mentre era ancora in vita.
Nel suo episcopio era sempre imbandita la mensa per i poveri come pure
solleciti erano i soccorsi che inviava ai più bisognosi.
La sua vita fu un luminoso esempio di pazienza, di bontà e di amore
nella più dolce umiltà.
I1 giorno 29 agosto 1130, consacrato alla martire S. Sabina, S. Berardo
celebrò nella sua cattedrale l'ultima messa pontificale, alla presenza
del capitolo e di quasi tutti i parroci della diocesi. Nell'omelia che
pronunciò descrisse la caducità della vita, predisse la
sua morte, ripetendo più volte che da quell'altare non avrebbe
più offerto il sacrificio incruento dacchè gli altri pochi
giorni che gli accordava il Signore, doveva spenderli, visitando la diocesi,
per portare a compimento l'altissima sua missione. Dopo aver sistemato
le cose che gli erano rimaste incompiute, intraprese per l'ultima volta
la visita alla diocesi; il giorno otto del mese di settembre giunse a
Celano, dove fu assalito dai violenti dolori dell'epatite dai quali era
spesso tormentato. Rimase lì per molti giorni nei quali continuò
a dare ordini per il bene di quella chiesa di S. Giovanni e delle altre
chiese di Celano e dei suoi sudditi. Sentendosi sul punto di morire, nonostante
i medici facessero il possibile per ritardare la sua partenza, data la
gravità del suo stato di salute, rientrò nella propria sede,
dopo aver ringraziato i celanesi per tutte le premure che gli avevano
usato.
Cinque giorni prima della sua morte, che predisse a tutti i fratelli che
si erano riuniti attorno a lui, rivolse il seguente commovente discorso
quale ultimo suo testamento:
"Fratelli che sempre siete stati la mia gloria, la mia lode, il mio
onore, la mia corona, l'anima, la vittoria e la salute mia, voi che conoscete
benissimo essere per me già prossima quell'ora estrema nella quale
debbo presentarmi a rendere conto dell'operato in vita dinanzi all'Altissimo,
voi che ricordate quanto io ab bia fatto con i vostri saggi consigli per
questa chiesa dei Marsi, voi che siete certi avere io consumato per alimentare
i poverelli, l'oro e l'argento nonchè le sostanze lasciatemi dagli
avi per patrimonio o datemi dalla chiesa per sostenimento, mi sono serviti
per alleviare la mendica povertà e per donare pregevoli opere che
innalzano ai fastigi questa fabbrica ed aver conservato per me il solo
cumulo delle virtù che devono accompagnarmi nel cielo". Dopo
aver dato questi ed altri luminosi esempi di pazienza e di virtù,
morì il mattino di lunedì del 3 novembre all'età
di 51 anni.
Nella cattedrale di S. Sabina furono celebrati con pompa solenne i suoi
funerali alla presenza di una folla immensa accorsa a piangere amaramente
la perdita del loro pastore. Quindi, essendosi per sua intercessione guariti
alcuni ossessi e risanati altri infermi, fu sepolto nel luogo preparato
nella navata di destra di quella chiesa. Nei giorni seguenti fu così
intenso il concorso dei fedeli che il prevosto Stefano fu costretto a
tenere aperta la cattedrale dalla mattina alla sera per evitare la ressa
all'ingresso del sacro tempio. In quei giorni avvenne che una donna cieca
di Lecce riacquistò la vista.
I Benedettini che allora abitavano poco lontano, nel monastero dedicato
a S. Benedetto e a S. Anastasio, incominciarono a venerare S. Berardo
con solenni e devote processioni e si videro innumerevoli prodigi operati
dalla mano onnipotente che volle così manifestare il posto sublime
che occupava nel cielo S. Berardo.
G. Signino, già ricordato nel corso di questo lavoro, testimone
oculare nel collegio di S. Sabina, cita il nome e il paese d'origine dei
moltissimi miracolati dal santo, ora venerato patrono di Pescina, dove
tutta la Marsica si reca, con viva devozione, ai solenni festeggiamenti,
in suo onore, il primo e il due maggio di ogni anno.
Dopo la sua morte, nell'arco di 17 anni, non si conosce altro vescovo
per i litigi insorti in ordine alla consacrazione degli "Olii Santi"
fra i canonici di S. Sabina ed il clero di Celano. Perciò solo
a partire dal 1147 possiamo annoverare il vescovo dei Marsi:
12) Benedetto (1147) che certamente fu pazientissimo nel condurre la delicata
e difficile vertenza tra le due chiese contendenti in quegli anni caldi;
13) Fra Berardo fu vescovo dei Marsi nell'anno 1155;
14) Zaccaria, vescovo dei Marsi, nell'anno 1179,che fu presente al Concilio
Lateranense III,. celebrato da Alessandro III, con l'intervento di 300
vescovi e sottoscrisse l'atto conciliare con questa formula:
"ZACCARIA MARSUS"
15) Eliano vescovo dei Marsi nel 1188, fu ignorato sia dall'Ughelli che
dagli storici marsicani Febonio e Corsignani. Si ricorda come strenuo
difensore dei diritti della chiesa dei Marsi contro il monastero di Montecassino
per alcune insussistenti pretese. Sotto di lui furono definiti, con Bolla
di Clemente III, i confini della diocesi dei Marsi;
16) Ingeamo vescovo dei Marsi nel 1198;
17) Tommaso vescovo dei Marsi nel 1209;
18) Anselmo vescovo dei Marsi nel 1210; scrisse su una ruota le profezie
dei Pontefici da Bonifacio IX fino a Pio III; esse furono stampate a Venezia
nel 1600, e, sottoscritte con la formula: "Anselmo Marsicano";
19) Berardo: vescovo dei Marsi nell'anno 1221. Sotto questo vescovo e
precisamente nel 1223, la città di Marsia fu saccheggiata dal conte
Tommaso, che dopo aver messo in fuga ed imprigionati i soldati imperiali,
incominciò a rifornirsi dei viveri necessari per sostenere l'assedio
che inevitabilmente avrebbe dovuto soffrire nel suo castello di Celano;
20) Giovanni: vescovo dei Marsi nel 1230;
21) Odorisio: vescovo dei Marsi nel 1236, indicato con la lettera N da
Ughelli e dai due storici marsicani. Nacque a Sulmona dove fu canonico
di S. Panfilo, rettore del beneficio di S. Maria delle Frascherie, Frascati
(presso Introdacqua);
22) Cesario o Cesare: vescovo dei Marsi nel 1254. Si sa soltanto che questo
vescovo morì in Roma nell'anno stesso della sua consacrazione;
23) Nicola o Nicolò: vescovo dei Marsi nell'anno stesso (1254)
in cui il vescovo Cesario morì. Nacque a Celano, dove fece edificare
la chiesa di S. Francesco nella parte nuova della città. Fu presente
alla consacrazione della chiesa dei conventuali di Castelvecchio.
Dopo la morte del vescovo Nicola, i canonici di S. Sabina, elessero Jacopo,
canonico della cattedrale, senza preventiva autorizzazione di quelli di
Celano, i quali ritenevano che uguale diritto di cattedralità dovesse
spettare anche alla loro chiesa, in quanto il prelato che aveva costituito
motivo della controversia, era stato eletto prevosto di quella Collegiata.
Corsero dieci anni di litigi prima che lacopo potesse ottenere la conferma
pontificia che gli fu concessa, dopo maturo esame, dal papa Onorio IV
con la dichiarazione, però, che in avvenire, non fosse pregiudicato
il legittimo titolo del capitolo di Celano, al quale veniva implicitamente
riconosciuto il diritto di farne parte. Ma nemmeno dopo questa bonaria
composizione della vicenda, cessarono i contrasti tra i canonici della
cattedrale di S. Sabina e quelli di Celano.
"In seguito a tale stato di cose, Marsia attraversò un periodo
di rilancio per cui tornarono gli abitanti sparsi un pò dovunque
e con essi ripresero i lavori di nuove costruzioni: fiorirono palazzi
e furono eretti baluardi verso Venere, mentre la cattedrale di S. Sabina
si apprestava ad accogliere il papa Onorio IV, quale suggello della ritrovata
pace";
24) Stefano o Silvestro: vescovo dei Marsi nell'anno 1275;
25) lacopo da Venere: vescovo dei Marsi nel 1286. Accettò col suo
capitolo la donazione delle acque del fiume Giovenco. Ottenne al suo vescovado
il monastero che i Benedettini avevano nel comune di Cese del quale paese
assunse anche il titolo di Abate;
26) Fra Iacopo Biscimensis ex Puccia, domenicano, vescovo nell'anno 1295:
si segnalò anche come promotore di opere pubbliche, facendo ricostruire
il canale che portava le acque del Giovenco, per azionare i mulini della
chiesa, per la qual cosa concluse la transazione con Ugone del Balzo,
ottenendone il regio consenso;
27) Pietro Ferri, vescovo dei Marsi nell'anno 1327;
28) Tommaso Valignani, vescovo dei Marsi nell'anno 1336;
29) Tommaso, vescovo dei Marsi nell'anno 1348;
30) Bartolomeo, vescovo dei Marsi nell'anno 1349;
31) Tommaso Pucci, vescovo dei Marsi nell'anno 1353; 32) Giacomo De Mutis
(Militibus?), vescovo dei Marsi nell'anno 1363;
33) Berardo, vescovo dei Marsi nell'anno 1365; ottenne da Gregorio XI
la lettera per la restituzione dei diritti usurpati alla chiesa dei Marsi;
34) Pietro Albertini, vescovo dei Marsi nell'anno 1380;
35) Giacomo Romano, vescovo dei Marsi nell'anno 1384;
36) Gentile di Aielli, vescovo dei Marsi nell'anno 1387;
37) Filippo, vescovo dei Marsi nell'anno 1398;
38) Salvato Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1418;
39) Tommaso Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1420;
40) Saba Dei Cartoni, vescovo dei Marsi nell'anno 1430;
41) Angelo Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1446;
42) Francesco Maccasani, vescovo dei Marsi nell'anno 1470; prese possesso
della Cattedrale di S. Sabina nella distrutta città Marsia. Morì
a Pescina, dopo lunga malattia, nel 1471;
43) Ludovico Sienese, vescovo dei Marsi nell'anno 1472;
44) Gabriele Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1481;
45) Giacomo Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1511; mentre
questo vescovo governava la chiesa dei Marsi, fu rinvenuta, fra le macerie,
la statua antichissima della Madonna della Vittoria, alla quale fu edificato
sulla rocca di Scurcola un tempio che poi fu ingrandito e rinnovato dai
devoti abitanti di quel paese;
46) Dionigi Maccasani di Pereto, vescovo dei Marsi nell'anno 1520;
47) Marcello Crescenti, vescovo dei Marsi nell'anno 1533; romano di origine,
fu insignito, nove anni dopo, della porpora cardinalizia;
48) Michele Franzino, vescovo dei Marsi nell'anno 1546;
49) Nicola De Virgiliis, vescovo dei Marsi nell'anno 1548;
50) Giambattista Milanesi, vescovo dei Marsi nell'anno 1562;
fiorentino, fu tra i padri del Concilio di Trento, fondò il Seminario
diocesano, indisse il primo Sinodo diocesano;
51) Matteo Colli (1536/1596), vescovo dei Marsi nell'anno 1579.
Napoletano, ultimo vescovo della Cattedrale di S. Sabina perchè
l'anno seguente e cioè nel 1580, per motivi che abbiamo esposto
in altra parte di questo lavoro, trasferì la Cattedrale e la residenza
diocesana a Pescina, dove aveva intrapreso la costruzione della nuova
Cattedrale i cui lavori, però, furono condotti a perfezionamento
negli anni immediatamente successivi. Progettò il campanile del1'Annunziata
di Sulmona, essendo anche laureato in ingegneria.
Morì a Roma nel 1596, dove ebbe sepoltura nella Chiesa di S. Lorenzo
in Lucina con onorevole epigrafe. Risulta pure tumulato in Pescina nella
Chiesa di S. Maria delle Grazie, come si osserva da una lapide a ricordo,
nell'interno della chiesa medesima, ma le sue spoglie mortali, in verità,
non vi furono mai traslate.
(Notizie dateci dal Prof. Arch. A.
Pecilli 1897/1980 Ispettore onorario ai monumenti e collaboratore della
Deputazione Abruzzese di Storia Patria).
Emilio Cerasani "Marruvium e S.Sabina memorie
storiche di due civiltà"
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