Gli antichi marsi, valorosi e intrepidi guerrieri che destarono la profonda
ammirazione di Roma durante la Guerra sociale o "Marsicana",
furono parimenti dotati di magici poteri e riguardati come famosi medici
che i malati curavano con erbe medicinali dei monti attorno.
Secondo una leggenda, il loro antenato era Marsia, seguace di Cibele,
dea della libertà, una discendenza questa, adatta alla razza che
oppose una fiera resistenza alla superba Roma, dominatrice del mondo.
Secondo una versione, motto ricorrente. I Marsi discendevano da Marsus,
figlio di Circe, sorella di Angizia che esercitava i suoi magici poteri
nel bosco di Pinna (Luco), nel lago Fucino, ove rifulgeva la famosa scuola
per I'apprendimento degli incantesimi.
Mazzella. antico scrittore (Partenopea) dice: "Giulio Capitolino,
racconta che Fimperatore Eliocabalo fece raccogliere grandi quantità
di serpenti dagli incantatori marsi e ordinò che fossero lanciati,
all'improvviso, nel Circo, mentre la popolazione vi era riunita per assistere
agli incontri ginnici. Molti essendo stati morsicati, fuggirono terrorizzati".
E non si pensi che tale vicenda sia semplice leggenda perchè il
profeta Davide riporta l'esempio della vipera, che per sfuggire all'incantesimo,
si tappo le orecchie.
S. Agostino, a tal proposito, dice che quell'episodio si riferiva a Marso
che usava la sua malia per scovare le vipere dai bui anfratti per farle
uscire alla luce.
Il serpente che ama l'oscurita, per sfuggire all'incantesimo dal quale
sapeva che sarebbe stato vinto, poggio un orecchio sulla terra e copri
l'altro con la coda per evitare l'incanto.
Muzio Febonio, storico dei marsi, scrive: nelle zone attorno a Pinna (Luco
dei Marsi), c'è una tale abbondanza di serpi che dai monti scendono
al Lago (Fucino), ove si possono vedere attorcigliate alle pietre come
viticci alle viti, oppure sulle sporgenze rocciose sovrastanti il lago,
crogiolarsi al sole. Da questa misteriosa montagna viene scavata quella
che è volgarmente chiamata "terra sigillata" che ha il
potere prodigioso di costituire un antidoto contro il veleno e per tenere
lontano dalle case e dai campi le serpi, i topi e gli insetti.
Lo stesso autore aggiunge che Don Paolo Ciarallo. Arciprete di Bisignano
(Bisegna), appartenente all'antica famiglia dei marsi, aveva come tutto
il suo casato, il potere di catturare i serpenti e di curare i loro morsi
con la semplice saliva. Gli esponenti di tale famiglia avevano sulla spalla
l'effigie di un serpente.
Questo potere dei marsi e ben documentato: "Fino a poco tempo fa
- continua il Febonio - si potevano incontrare, in ogni luogo del Regno
Napoletano, incantatori provenienti dalla Marsica. Essi portavano delle
scatole piene di serpenti con i quali giocavano e si offrivano anche di
rendere gli spettatori immuni dai morsi dei rettili facendo un graffio
sulla mano di questi ultimi. con il dente di una vipera. privata del suo
veleno. Poi, applicavano sul morso una pietra misteriosa e si accomiatavano.
regalando agli "ingermati" una immagine di S. Domenico ".
Alla festa di S. Domenico a Cocullo a Villalago e altrove, l'arte di incantare
i serpenti costituisce l'aspetto più importante di tutto il cerimoniale.
Il mantello, simbolo del potere dei primitivi incantantori, è stato
ereditato dal Santo eremita che viveva nelle rocciose caverne, amico delle
creature selvagge che abitavano le montagne. In seguito parte di tale
mantello è ricaduto sulle spalle di molti fanatici della religione
e questo spiega come in ogni collina, in ogni valle si trovino addossati
gli uni agli altri, eremi, cappelle e conventi.
Quel logoro mantello che trasalir il cuore faceva
era pur bello, anche se nascondeva la dolce pena dell'eremita poverello!
Emilio Cerasani -DI0 NON CI LASCIA MAI SOLI - tip La Moderna Sulmona (AQ)
1988
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