Emilio CERASANI
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Emilio Cerasani

NELLA MARSICA, IN CAMMINO, CON LA CHIESA DI S. SABINA



La memoria ci soccorra a tracciar un succinto quadro storico sul cammino della chiesa in mezzo a noi.
Dal catalogo del vescovo della Diocesi dei Marsi del Di Pietro e da Mons. Alessandro Paoluzzi di T'agliacozzo. veniamo a conoscenza che S. Marco Galileo nell'anno 46 del Signore, si recò nella vicina Atina per l'evangelizzazione di quelle popolazioni ricadenti. in gran pane nella romana provincia di Valeria.
Dopo S. Marco Galileo. la cattedrale di Atina fu occupata dal vescovo Fulgenzio dal quale continuarono a dipendere i popoli marsi fino all'anno 235. Con l'elevazione alla cattedra pontificate di S. Ponziano i Marsi ebbero la loro diocesi indipendente da quella di Atina, a capo della quale fu inviato S. Rufino primo vescovo della chiesa di S. Sabina riconosciuta matrice di tutte le Chiese della Marsica, innalzata a sede vescovile.
Pur col mutare dei tempi a causa delle dominazioni straniere. Al reggitore della diocesi, rimase sempre il nome di "Vescovo dei Marsi". Queste notizie che diamo di prima mano richiedono ovviamente ulteriore approfondimento per il grande vuoto che si fece attorno. fino all'anno 553. data del Concilio Costantinopolitano II, in cui potè essere finalmente presente il Vescovo dei Marsi di nome Quinto al seguito di Papa Virgilio. Si sentiva spesso ricordar in quelle alte ricorrenze che la città Marsia, nel IV secolo, era ancora viva e presente a molto lodata dalle genti.
Seguirono giorni inquieti: erano i tempi ma giunse infine la luce.
R ifulse in ciel fulgida gemma in quest'alma terra che novella vita donò alla Chiesa Papa Bonifacio IV diede ai Marsi che beni immensi recò alle genti anelanti alla pace: ai martiri terse il pianto, alla Vergine il Pantheon accese primo tempio cristiano di Roma, segno illuminante di opera grande che dal cielo discende eternamente a risplendere fin dal Seicento!
Secoli cruciali non sono mai mancati e neppure lunghi anni di estrema tensione per invasioni. dominazioni e guerre sconvolgendo vaste popolazioni della terra. Ma lo scatenamento delle spietate orde dei saraceni raggelavano il sangue quando piombavano sugli inermi abitanti, come orridi falchi, seminando strage e terrore uccidendo indiscriminatamente, incendiando a distruggendo abitazioni chiese e conventi: inorridita fuggiva la gente...
Presso Pescina. nel 916. nella contrada di Apinianici (Apamea), sorgeva un fiorente monastero delle Clarisse, dipendente da S. Vincenzo al Volturno: la nemmeno le mura restarono dopo le devastazioni di quei feroci barbari.
I pochi scampati alla morte trovarono rifugio nei muniti castelli e nelle vicine rocche.
Sul costone dei Saraceni, a nord di Cocullo, di fronte a Goriano Sicoli, dai Marsi e Peligni stretti in una morsa a tenaglia, fu annientata quella "cieca rabbia". I pochi sfuggiti all'ecatombe, correndo, a gambe levate, sulle creste dei monti. si rifugiarono nel castello di S. Angiolo di Barreggio (Barrea), dove. senza scampo. vi morirono in preda alle fiamme.
Ma nell'intento di seguire gli storici avvenimenti cosi come avvennero, ricordiamo che ancor prima della Bolla di Stefano IX, del 1057, diretta a Pandolfo, vescovo dei Marsi in questa diocesi furono tenuti importanti plàciti che nell ordine riportiamo:
· anno 970: giudizio tenuto per recuperare alcuni beni di Forcona, siti in territorio marsicano in campo Caistri, ad ipsam civitatem marsicanam.
· anno 979: Altra azione giudiziaria di recupero "quo recuperatur quaedam " res de Marsi in territorio marsicano, infra ipsos muros de ipsa civitate marsicana.
· anno 981: una lite fu composta. in territorio marsicano - in ipso campo Cedici - per investire l'abate casauriense Adamo, di alcune terre situate in Amiterno Forcona, Marsi e Valva.
· anno 1028: ancora un giudizio. in territorio marsicano, "in locum qui nominatur intus, in ipso episcopio sanctae savinae, quae vocatur Milvia'".
Si evince da quanto precede che la città, nei secoli X-XI, ebbe un ruolo primario di tutto riguardo, a fu vero contro di attrazione spiritualedi tutte le popolazioni della Regione.
Nunzio Faraglia. storico sulmonese nel suo "Saggio di corografia abruzzese a medievale" aggiunge che la diocesi marsicana si estendeva dalle sorgenti del Sangro ad Ovindoli e Rovere, da Carrito a Carsoli.
Per tale prestigiosa posizione Pasquale II le attribui dominio e potesta anche sulle chiese di S. Paolo a Pescasseroli, di nostra Signora a Campomizzo di S. Maria a Ortucchio di S. Pietro a Venere a di altre pievi diffusamente elencate nella Bolla.
Con l'andar del tempo la cattedrale e lo stesso palazzo vescovile esposti alle invasioni alle ribalderie dei masnadieri allo straripamento delle acque del Fucino. ingrossate dai torrenti che vi affluivano deperirono a tal segno che fu impossibile per il vescovo risiedervi per cui Matteo Colli chiese ed ottenne da Gregorio XIII (1580) l'autorizzazione a trasferire la comunita religiosa di S. Sabina alla nuova cattedrale di S. Maria delle Grazie di Pescina, fino a quando non fosse stata ricostruita la città e la sua cattedrale "donec Civitas et illius cathedralis restauretur". In conseguenza del trasferimento alla sede di Pescina la città Marsia e la sua cattedrale decaddero sempre piu dal loro antico splendore, tanto che ne restano poche, ma venerabili tracce cosi profondamente radicate, da far l'animo tremar!
Chiusa la pagina della Santa dell Aventino in mezzo a noi. vennero meno tutte le cerimonie liturgiche che si celebravano in suo onore il 29 agosto circostanza che dava adito ad una ricca fiera in una cornice di intensa partecipazione di popolo festante.

Emilio Cerasani -DIO NON CI LASCIA MAI SOLI -tip La Moderna -Sulmona (aq)1988

 

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