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STORIA

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LE TEORIE

LA LUCE E IL COLORE

La luce e il colore

I PROTAGONISTI

PIERRE AUGUSTE RENOIR
Uno spirito indomabile
Le prime battaglie
Un matrimonio felice

P. A. Renoir

Un grande coraggio
Il piacere di dipingere
La tecnica e i soggetti
I  nudi

P. A. Renoir 2° parte

DESCRIZIONE DELLE OPERE
Alla Grenouillere
La SignoraCharpentier
Colazione di Canottieri

Le Opere

FONTI

STORIA

Con il termine IMPRESSIONISMO si intende un movimento pittorico nato in Francia nella seconda metà dell’ Ottocento soprattutto dal rifiuto delle tradizioni pittoriche a soggetto classico e della pittura di studio .
Il 15 aprile 1874, a Parigi, si apriva una mostra organizzata da un gruppo di giovani pittori che si era formato per aggregazione spontanea e per unità di intenti. Le idee venivano animatamente discusse negli incontri che i pittori tenevano al Caffè Guerbois ,dove gli artisti si recavano dopo il tramonto del sole, quando era ormai impossibile dipingere all’aperto. Perciò inizialmente venne chiamato Gruppo di Batignolles dal nome del quartiere in cui si trovava il Caffè Guerbois.
Da vari anni questi artisti si battevano contro l’accademismo e per l’affermazione di una pittura che interpretasse la realtà in modo nuovo, totale e libero.
Questo gruppo di artisti decise di organizzare la mostra del 1874, nei locali del fotografo Nadar, dopo essere stati rifiutati dalla giuria del Salon , che era la mostra ufficiale francese, ligia agli insegnamenti accademici e che consacrava la fama degli artisti più importanti . Da quel momento l’impressionismo nacque ufficialmente, anche se esisteva già da vari anni, nella vita del gruppo, ed anche se la mostra ottenne un esito disastroso, tanto che l’incasso bastò appena a coprire le spese . Il personaggio centrale era Eduard Manet, a cui si affiancavano Camille Pissarro, Claude Monet, Edgar Degas, Auguste Renoir, per non citare che i nomi maggiori degli artisti che vi aderivano.
Il termine “ impressionismo “ fu utilizzato per la prima volta dal critico Louis Leroy , che scrisse un articolo su un celebre giornale satirico, lo Chiarivari , in cui si immaginava di accompagnare nella visita alla mostra un vecchio pittore di fama sicura, tentando invano di spiegargli che le macchie, le linguette, erano le “impressioni “dell’artista. Non soltanto usava questa parola “impressione” ma vi insisteva ironicamente in tutto l’articolo e se ne serviva in senso spregiativo.
Le impressioni sono superficiali, prive di meditazione, non definite, e i quadri sembravano abbozzi in attesa di essere ripresi e rifiniti. A rinforzare questa opinione era anche una tela di C. Monet intitolata “Impression, soleil levant “(Impressione, il levar del sole”).

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Da allora il termine venne adottato ufficialmente dai pittori che si riconoscevano in queste definizioni nonostante la derisione del pubblico.
La stampa ed il grande pubblico erano ostili alle innovazioni impressioniste soprattutto perché abituati da molto tempo allo stile accademico, ma col tempo tuttavia, l’impressionismo guadagnò gradualmente consensi, non solo tra gli uomini di cultura ( tra cui ricordiamo E. Zola e C. Baudelaire ) ma anche tra il pubblico .
L’impressionismo francese ebbe adesioni da parte di moltissimi artisti che svilupparono poi teorie autonome, come per esempio G. Seurat e P. Signac che elaborarono il Puntillismo o Impressionismo scientifico che si basava sulla scomposizione e sulla teoria dei colori ; oppure P. Cèzanne che anticipò le teorie del Cubismo e P.Gauguin e V. Van Gogh che anticiparono l’Espressionismo .

 

LE TEORIE

 

Il punto di partenza è la resa della realtà, poiché noi viviamo in mezzo alla realtà, poiché stabiliamo con essa un contatto quotidiano, attraverso il quale la conosciamo e la giudichiamo, ogni suo aspetto, e non uno in particolare, ha diritto di essere dipinto, anche il più banale .
Gli impressionisti rendono la realtà così come la vedono e non si limitano a rappresentare la realtà naturale, ma anche quella umana e cittadina .Di qui trae origine l’indifferenza al tema : qualunque sia il soggetto trattato, esso vive solo per la vita che gli dà l’artista.
La modernità degli impressionisti è nel modo diverso di trattare la realtà e di affrontare il problema del rapporto con la realtà. Essi si rendono conto che noi non percepiamo la realtà per frammenti isolati, definiti, immobilizzati , ma la sentiamo nella sua totalità e continuità. Nessun oggetto vive da solo, ma in un contesto generale che collegato ad un altro, non ha mai termine .
Lo spazio non è definibile, secondo le norme della prospettiva, perché anche se non siamo in grado di vederlo con esattezza lo possiamo percepire per esempio con la coda dell’occhio o ne intuiamo la presenza alle nostre spalle . Nella riproduzione pittorica perciò nulla può essere definito ma la realtà deve essere resa nella sua globalità, come noi la percepiamo .
Il nostro occhio vede oggettivamente ogni dettaglio sul quale si sofferma. Ma la ragione trascura il superfluo e coglie solo l’<<impressione >> generale, opera una sintesi e comprende la realtà nella sua sostanza. Di un grappolo d’uva, dice Manet, noi sentiamo l’essenza, costituita da un certo numero di acini, ma non sapremmo certo dire da quanti; e ne vediamo la forma attraverso il colore e le sue variazioni a seconda delle posizioni rispetto alla luce.
Per questi motivi gli impressionisti preferirono dipingere en plein air (all’aria aperta) per osservare meglio la realtà in un contatto diretto, per scoprire i mutamenti dei colori della natura con la luce del sole o nei giorni nebbiosi. Scelsero di dipingere all’aperto piuttosto che in studio perché erano più interessati agli effetti della luce che al disegno esatto ed alla descrizione dei dettagli.

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Camille Pissarro—Entrata al villaggio

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Claude Monet—Lo stagno delle ninfèe

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Edgar Degas—Fantini davanti alle tribune

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Edouard Manet—Il bar alle Folies-Bergère

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