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L’impressionismo è il trionfo del colore.

Scoprirono che anche le ombre in natura non sono nere, ma colorate, benché meno luminose, benché velate, sono anch’esse formate dai colori.

Un altro punto fondamentale è la luce che è un elemento indispensabile alla visione, senza la luce non vi è colore, tutto ciò che è visibile è illuminato e la luce cambia di minuto in minuto, a seconda della stagione, a seconda del nostro punto di vista .

Gli impressionisti dedicarono perciò uno studio accurato alla luce, basandosi sulle nuove scoperte scientifiche, come per esempio il prisma ottico.

 

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Per far risaltare maggiormente i colori gli impressionisti evitano di mescolarli sulla tavolozza ma li stendono puri sulla tela, ( Fusione Ottica ) sovrapponendo le pennellate, frammentandoli in piccoli tocchi di misura variabile a seconda degli infiniti casi che si presentano ai loro occhi, a seconda del loro personale modo di vedere. Il discorso verrà proseguito dall’impressionismo scientifico che continuò questa teoria. La maggiore luminosità si otteneva stendendo, per esempio, pennellate di giallo accostate a pennellate di blu, nel caso si volesse ottenere il verde.
Per ottenere la massima luminosità, che è la caratteristica principale di questa pittura, creano accordi di colori con quelli complementari basandosi sulla legge del contrasto simultaneo, in modo che i colori si esaltassero a vicenda. ( per esempio il complementare del verde, colore composto da giallo+blu, è il rosso, cioè il terzo colore primario che manca alla sua composizione ).
Lo stesso tema può essere dipinto nella stessa ora del giorno da più pittori ed il risultato non sarà mai uguale; così come lo stesso soggetto non può essere uguale se dipinto in ore o stagioni diverse .
Abbiamo già parlato dell’avversione per l’arte accademica che è uno degli altri punti focali delle teorie impressioniste, unita alla tenace resistenza a tutti gli attacchi della critica ufficiale e dell’opinione pubblica, e possiamo anche collegarlo alla scelta dei soggetti, non più soggetti storici, scene religiose o mitologiche, ma la realtà vivente, scene e persone colte nella vita di tutti i giorni.

 

 

LA LUCE E IL COLORE

Considerato la grande importanza che luce e colore ebbero sul gruppo impressionista verranno un poco più approfondite nella ricerca .
La luce è indispensabile alla visione perché tutto ciò che noi vediamo è luce e colore, al buio non percepiamo la realtà . Da qui lo studio accurato che gli impressionisti dedicano alla luce ed al colore.
Sino ad allora i pittori avevano dipinto nel chiuso dei loro studi persino i paesaggi, gli impressionisti invece, favoriti anche dall’invenzione di nuovi colori che , benché esposti all’aria aperta non seccavano, si trasferirono all’aperto con la loro tavolozza ed i pennelli, riproducendo nei loro quadri le luci e la realtà che amavano.
Gli impressionisti stendevano sulla tela brevi pennellate di colore puro e osservavano come la luce dissolveva i contorni e rifletteva i colori quasi scomponendoli ; pensavano che le persone e gli oggetti dovessero essere dipinti immersi nell’atmosfera e nella luce naturale.
La scoperta che fecero col plein air fu quella di capire che la luce muta continuamente, di minuto in minuto, e che l’artista trasforma il soggetto in un evento da cogliere alla prima impressione direttamente sulla tela.
La ricerca sulla qualità della luce porta anche alla scelta dei colori puri o primari, accostati senza mediazioni di chiaroscuri: spariscono le mezzetinte, i toni di grigio, le ombreggiature tipiche del repertorio classico. I pittori accademici infatti definivano e modellavano le forme con estrema precisione e graduavano attentamente le sfumature di colore e chiaroscuro, ma gli impressionisti procedettero in modo opposto: stendevano sulla tela brevi pennellate di colore puro, sovrapponendo i colori primari ( giallo, roso magenta, blu ciano ) in modo che si mescolassero con la percezione visiva ad una certa distanza; ma non si limitavano a questo: ponevano in contrasto i colori complementari ( come per esempio verde-rosso, arancio-blu, giallo-viola ) per esaltare maggiormente la loro luminosità reciproca e la loro intensità.
Scoprirono anche, seguendo questo studio, che le ombre non sono nere ma solo di luminosità inferiore, e continuano ad essere composte da colori .

L’impressionismo quindi è il trionfo del colore .

Dopo il 1880 si assiste alla nascita di quello che può essere definito : Pointillisme, Impressionismo scientifico o neoimpressionismo .Si tratta di una corrente che sviluppò il discorso su luce e colore iniziato dagli impressionisti, ma che si basa su fondamenti scientifici nell’applicazione del metodo alla pittura.
Invece di virgole, trattini, strisce di diversa misura, si devono stendere sulla tela solamente puntini per rendere più precisa la fusione ottica che avviene direttamente sulla tela.

 

 

I PROTAGONISTI

Il gruppo che si era formato per aggregazione spontanea al Caffè Guerbois era composto da molti artisti che lavoravano a Parigi, spesso con grandi difficoltà economiche; non era un gruppo omogeneo ma un insieme di pittori che avevano interessi comuni, ma a volte anche pareri contrastanti .
E’ infatti innegabile che ognuno di essi abbia una sua personalità e interpreti in maniera diversa i principi comuni . Le divisioni interne sono infatti continue e le discussioni sono spesso aspre.
Uno degli argomenti più dibattuti era proprio l’en plein air: da un lato la maggioranza degli impressionisti sosteneva la necessità della pittura all’aperto , mentre altri preferivano dipingere in studio.
Il personaggio centrale del gruppo era Eduard Manet, cui si affiancavano con frequenza saltuaria o regolare Camille Pissarro, Claude Monet, Edgar Degas e non ultimo Auguste Renoir, per non citare che i nomi maggiori.
Del gruppo degli impressionisti fa parte anche una donna Berthe Morisot che non poteva certo in quell’ epoca frequentare le riunioni serali, ma condivise gli entusiasmi e gli insuccessi del gruppo, partecipando a tutte le mostre.

 

 

REAZIONI DELLA CRITICA ALLA SECONDA ESPOSIZIONE DEGLI IMPRESSIONISTI.

La rue Le Peletier è sfortunata… dopo l’incendio dell’Opéra, ecco che un nuovo disastro si abbatte sul quartiere. Si è appena aperta una mostra che si dice di pittura. Il passante inoffensivo, attirato dalle bandiere che decorano la facciata, entra, e ai suoi occhi atterriti si offre una spettacolo crudele: cinque o sei alienati, tra cui una donna, un gruppo di sventurati presi dalla follia dell’ambizione, vi si sono dati appuntamento per esporre le loro opere.
C’è gente che davanti a queste cose scoppia dal ridere; io mi sento stringere il cuore. Questi sedicenti artisti si definiscono gli intransigenti, gli impressionisti, prendono tele, colori e pennelli, buttano giù qualche tono a casaccio e firmano il risultato... Pauroso spettacolo della vanità umana che si perde fino alla demenza.

(A. Wolff, Articolo sulla mostra del 1876, in “Le Figaro”, 3 aprile 1876

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