Se il seicento aveva
rappresentato per l'Italia il secolo
della dominazione spagnola, il
Settecento può essere inteso come il
secolo della dominazione austriaca.
Infatti, in seguito alla pace di Utrecht
del 1713, buona parte della Lombardia
finì direttamente sotto il dominio
dell'Austria, ma questa era anche
imparentata con i Lorena di Toscana ed
era destinata a far valere la propria
influenza su tutta la penisola
(soprattutto nel secolo successivo).
Comunque in Italia
nel Settecento si stanziarono due rami
dei Borboni (regnanti in Francia ed in
Spagna) che assunsero rispettivamente il
Regno delle due Sicilie e il Ducato di
Parma, Piacenza e Guastalla.
I nuovi signori
italiani di origine straniera riuscirono
in gran parte a cancellare i guasti
economici e le ingiustizie sociali
provocati dal malgoverno spagnolo del
Seicento, grazie soprattutto allo
spirito dell' "assolutismo
illuminato" propagatosi presso non
pochi sovrani sotto la spinta delle idee
illuministiche. Ma se nel Settecento
l'Italia registrò un notevole progresso
nel campo economico e sociale, ciò fu
dovuto soprattutto all'impegno ed alla
volontà del ceto borghese, che seppe
approfittare del mutato atteggiamento
dei governi per far sentire il proprio
peso sia economico che culturale. Si
determinò così un graduale
indebolimento dei ceti tradizionalmente
privilegiati della nobiltà e del clero
e un progressivo miglioramento delle
condizioni del ''terzo stato". E si
determinò anche un rinnovamento nella
cultura ad opera dei nuovi
intellettuali, che in massima parte
provenivano dal ceto borghese. In campo
letterario la prima e più vistosa
reazione al "barocco" fu
rappresentata dall'Accademia
dell'Arcadia.