CRITICA LETTERARIA: DANTE

 

Luigi De Bellis

 
 
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Introduzione alla poesia della "Commedia"

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La cultura del tempo di Dante
di N. SAPEGNO



Il Sapegno presenta il quadro della cultura dello scorcio del Duecento, mettendo in particolare rilievo come, accanto al persistere ancora vigoroso delle grandi costruzioni filosofiche e teologiche e delle strutture politiche e sociali proprie del sistema feudale, si avvertano i segni di profondi rivolgimenti e crisi. Dante riassume in sé, soffrendole a fondo, queste contraddizioni e le traduce nella complessità drammatica del suo mondo poetico, sottoposto, tuttavia, a una salda visione unitaria.

Quanto al modo della genesi della Commedia, il discorso tende a farsi anche più complesso e arduo; se è vero che, ad intendere appieno il significato di un'opera, la quale è non solo il maggior poema della nostra letteratura, ma per così dire il compendio e il supremo fastigio di tutta la civiltà europea medievale, l'indagine dovrà essere estesa, ben al di là delle scarne notizie biografiche, e oltre la stessa personalità individuale dello scrittore, nel senso della ricostruzione totale di un patrimonio unitario e secolare di dottrine filosofiche e teologiche, giuridiche e politiche, di esperienze letterarie e di canoni rettorici, di tradizioni storiche e di cronaca vissuta, nell'ambito di un orizzonte che supera di molto i limiti di una particolare comunità nazionale e linguistica e tende a spaziare fino agli estremi confini della cristianità. E parrà ovvio anzitutto osservare che l'opera nasce in un momento di suprema fermentazione e di miracoloso quanto instabile equilibrio, sulla soglia di una crisi, che sta per investire e che ben presto travolgerà l'assetto dell'Europa cristiana, scardinando le sue basi ideali e distruggendo ad uno ad uno gli schemi della sua organizzazione politica. Nel corso del secolo XIII l'erudizione storica e scientifica del Medioevo e l'immenso lavorio della speculazione scolastica hanno trovato ormai il loro assetto definitivo e relativamente immobile in un complesso vistoso di repertori, di enciclopedie e di summae, che rappresenta una delle più grandiose ed organiche sistemazioni del sapere umano che mai siano state ideate da Aristotele in poi, ma già ai margini di questo sistema e dal seno medesimo di esso, sorge tutta una problematica nuova, irrequieta e frammentaria, che pur rispettando le linee fondamentali della costruzione e i criteri metodologici della ricerca, anzi esasperandone talora l'estremo indirizzo razionalistico, tende, sebbene inconsapevolmente, a corrodere l'armonia della struttura e a spostare pericolosamente il piano dell'indagine. La filosofia, senza rinnegare apertamente il presupposto teologico, già comincia ad affermare timidamente la propria autonomia ed accoglie in sempre più larga misura elementi mondani ed ereticali. La concezione provvidenziale, agostiniana, della storia non riesce più ad aderire interamente alla varietà e molteplicità del reale, mentre la storiografia spicciola fa sempre più largo campo alle faccende, alle passioni, ai contrasti della vita d'ogni giorno. Le dottrine politiche non rinunziano allo schema delle due autorità universali e dibattono il problema dei rapporti fra la Chiesa e l'Impero, che anzi proprio in quegli anni attinge da una parte e dall'altra alle sue formulazioni più rigorose e sistematiche; ma intanto quello schema si vien facendo più duttile, più ricco di contenuto particolare e concreto; mentre, accanto alle istituzioni universali già in fase di rapida decadenza, sorgono e prosperano le nuove formazioni statali, si consolidano le monarchie nazionali, i comuni lacerati da aspre lotte interne evolvono a poco a poco verso le signorie; e intanto, nell'attrito della dolorosa esperienza quotidiana, si fa strada nelle coscienze il contrasto fra quegli ideali immobili di giustizia e di ordine e la realtà corrotta, iniqua, caotica e turbolenta dei contrasti di interesse e di predominio. Nell'assetto sociale sono ancor vive, e dureranno a lungo, le rigide strutture economiche e giuridiche del sistema feudale, con i congiunti ideali di vita cortese e cavalleresca e i severi rapporti di distinzione e subordinazione tra i diversi ceti, nonché fra i due grandi ordini del clero e del laicato; ma in quel quadro già s'avvertono incrinature e contraddizioni profonde, già si delineano i segni. di una realtà nuova, con la rapida ascesa degli elementi cittadini e borghesi, mentre il concetto della nobiltà di sangue si evolve in quello, assai più mobile e aperto, della gentilezza e virtù individuale, e prendono rilievo, diventando consapevoli della loro forza, i valori effettivi che, nel seno delle singole comunità, operano, al di fuori e spesso in contrasto con le gerarchie teoricamente riconosciute, l'incessante e sempre più intenso modificarsi dei rapporti di egemonia: intelligenza, astuzia, intraprendenza, potenza di súbiti e vasti guadagni. Prevalgono tuttora nella letteratura l'esigenza dottrinale e il fine moralistico, con una netta distinzione e quasi contrapposizione degli elementi contenutistici e formali, della materia sapienziale e della disciplina tecnica e rettorica, che a quella materia si adatta dall'esterno con un processo di adeguazione illustrativa, decorativa od ornamentale, regolato da precisi schemi intellettualistici; ma in quegli schemi si avverte ora il lievito di una sensibilità nuova, più mossa ed articolata, subentra una molteplicità di atteggiamenti e di reazioni individuali; sullo sfondo anonimo e immobile delle idee, dei sentimenti e dei moduli espressivi affiorano singole situazioni drammatiche e liriche, si ergono le prime figure nettamente caratterizzate dei poeti nuovi, e mentre sorge un gusto più accorto, una nuova maniera più intensa di leggere ed assimilare gli esempi della poesia classica, già si elabora per i diversi usi quotidiani una sempre più ricca e varia letteratura di confessione e di intrattenimento, con una crescente autonomia di intendimenti e di funzioni più propriamente estetici, non più asserviti a uno scopo strettamente pedagogico, anzi assai spesso dettati da un impulso schiettamente affettivo o da un proposito vagamente edonistico. E intanto, accanto e quasi in contrasto con la lingua dotta e universale della cultura scolastica, che tende a fissarsi in immobili schemi lessicali e grammaticali, s'accampa lo strumento nuovo degli idiomi volgari e prende a poco a poco coscienza della sua dignità e della sua potenza espressiva. Dante partecipa, anzi é tra i rappresentanti e gli artefici più notevoli, di questo momento della civiltà che conclude il Medioevo e prepara il Rinascimento: in lui l'ascetismo religioso e la sapienza teologica vivono accanto alla curiosità degli umani contrasti e degli aspetti naturali; l'anelito del trascendente non distrugge né soffoca l'ansiosa considerazione degli eventi politici; il lungo studio dei filosofi scolastici non contrasta con il grande amore della letteratura e della lingua nuova e insieme con l'appassionata ricerca e imitazione dei poeti classici; il proposito didattico e la concezione allegorica della poesia si alleano con una fede ferma e apertamente dichiarata dell'arte, non pur come mezzo e disciplina rettorica, sì anche in quanto valore autonomo di bellezza. In maniera più esatta si potrà affermare che nella personalità dell'Alighieri confluisce, e per così dire si esemplifica, con una consapevolezza quale in nessun altro si ritrova altrettanto chiara vigorosa e drammatica, la crisi degli istituti e delle forme della civiltà medievale; mentre la sua opera rappresenta l'estremo e supremo sforzo per superare quella crisi e restaurare l'equilibrio ormai compromesso. La salda quadratura mentale ed etica e la conseguente esigenza di una concezione armonica e coerente, di una robusta sistemazione teorica dei dati dell'esperienza, anziché indurlo, come avverrà nei suoi immediati successori, ad acquetarsi nell'avvenuta frantumazione e dissoluzione di quegli schemi intellettualistici, porta piuttosto il poeta a riaffermarne con appassionata fede l'insostituibile e perenne validità; Senza respingere e rinnegare nessuno degli elementi vivi, che affiorano nella nuova realtà intellettuale e morale, sociale e politica, del suo tempo, rivolge il suo intento à ricomporli e reinserirli nella complessa unità del sistema; investe quella realtà con tutte le armi del ragionamento e dell'eloquenza, dell'invettiva, della predicazione e della satira, con una fiducia continuamente insidiata, ma che ogni volta risorge più fiera e battagliera, nella possibilità e necessità di una sintesi intellettuale, che si proponga come strumento infallibile di giudizio e guida sicura dell'umano operare. In questo contrasto, non sopito, ma dominato da una volontà di certezza, è il momento drammatico sempre presente nella poesia di Dante: la ragione del suo dilatarsi e spaziare in una gamma infinita di sentimenti terrestri, e insieme della rigorosa struttura che si sovrappone a quella materia informe e multiforme e la riassorbe e l'inquadra nell'ordinato flusso di una concezione unitaria, dove tutte le contraddizioni e le lacerazioni si risolvono, si giustificano e si chiariscono. Si che anche l'arte, pur sentita come non mai nel suo valore specifico e nella sua potenzialità inesauribile, non si rassegna a rinchiudersi nei cancelli di un raffinato lirismo o a sviarsi nei labirinti di una dilettosa fantasia; non rinnega, anzi accentua, la sua qualità strettamente funzionale e il suo compito in largo senso educativo; fino a proporsi, nella fase estrema della cultura scolastica, quando gli schemi elaborati dai pensatori sembrano ormai incapaci nella loro astrattezza ad aderire alla molteplicità e all'irrequietezza dell'esperienza viva, come un nuovo strumento più agile ed appropriato di esposizione di quella realtà concettuale, con una capacità, a paragone dei trattati e delle summae, di gran lunga piú vasta di persuasione, di esortazione e di stimolo, più direttamente efficace ed estesa senza limiti nello spazio e nel tempo.

2001 © Luigi De Bellis - letteratura@tin.it  - Collaborazione tecnica Iolanda Baccarini - iolda@virgilio.it