Su Gaspard de la nuit Paul Verlaine Expo Toulouse-Lautrec Maurice Ravel Bibliografia

 

Dopo faticosi tentativi, nel 1842 Aloysius Betrand riesce a pubblicare "Gaspard de la Nuit" presso Victor Pavie, ma a causa di modifiche riscontrate del testo originale si considera come attendibile l'edizione del 1925, stabilita da Betrand Guèran sulla base del manoscritto originale venduto a suo tempo a Jules Calrètie da Elisabeth, sorella del poeta.

Questa singolare opera è composta da sei libri di Fantasie, brevi componimenti poetici, che Baudelaire definirà poemetti in prosa ritraenti momenti singoli di ispirazione, e da una raccolta di Scritti sparsi tratti dal portefeuille dell'autore, dello stesso stile delle Fantasie. Con "Fantasia" Bertrand si riferiva a brevi componimenti poetici tra loro disgiunti, ed ognuno brevemente introdotto da una citazione, tratta da canzoni popolari, opere di Hugo, e versi di provinciali signorotti dediti alla poesia.

Per l'epoca si trattava di un esperimento, un'invenzione, e solo più tardi con i simbolisti ed i decadentisti la scrittura prosaica, e ancor più quel suo modo colloquiale che s'inserisce nei versi abbandonando il lirismo, verrà perfezionata e classificata come stile nuovo, alternativo. Poeti come Baudelaire, Mallarmè e Rimbaud guarderanno a Bertrand non solo filologicamente, ma soprattutto dal punto di vista contenutistico: fu infatti tra i primi a lasciar sfumare l'immaginario romantico gotico-onirico nel suo lato patetico e destabilizzante.

Lionello Sozzi commenta: < Bertrand avvia un discorso che avrà fortuna tra i decadenti, che riprenderanno Laforgue, i simbolisti più tardi, i crepuscolari. (...) ...ma come non riconoscere nelle figure esagitate e tormentate di alcuni poemetti, gli archetipi di un maledettismo che scadrà, fra non molto, al livello di una moda facile e scontata? Così, gli accattoni che berciano in una gelida notte (Le gueux de nuit), il pellegrino che in disparte e in ginocchio vede, ai piedi dell'organo, in chiesa, scendere gli angeli (L'office su soir), il corpo dell'impiccato che penzola dalla forca sullo sfondo acceso di un tramonto (Le gibet), paiono i simboli della condizione del poeta, una condizione esistenziale penosa e macabra, angustiata dalla solitudine, intristita da privazioni e vessazioni, afflitta da un'irrimediabile insicurezza.>

Nelle emblematiche figure dei pù diversi personaggi, umani e non, santi e diavoli, vivi e morti, è proiettata la figura del poeta (che in ciò è risultato- forse senza intenzione - singolarmente autobiografico), alla quale si rivolge talvolta direttamente, togliendosi la maschera, talvolta invece lascia che sia il lettore ad intravederlo, nascosto in un rigido fantoccio, fragile giocattolo sospeso ai fili impietosi delle sue passioni.

Come sarà caratteristica di Verlaine, suo segreto erede poetico, Bertrand è travolgente, sconsolato, ma non sa privarsi di quella propensione all'umore, ammiccante, funzionale all'intrattenimento (solo il titolo della raccolta "Fetes Galantes" di Verlaine riconduce ad un ambiente sociale in cui è la poesia il pretesto per il ritrovo).

 

                        Ondine                   dal terzo libro delle Fantasie "Le fascinazioni della Notte" 

                        Le gibet                 dal taccuino degli scritti sparsi

                        Scarbo                   dal taccuino degli scritti sparsi