Su Gaspard de la nuit Paul Verlaine Expo Toulouse-Lautrec Maurice Ravel Bibliografia

 

Maurice Ravel nasce il 7 marzo 1875 a Ciboure, presso Saint-Jean-de-Luz (nei Bassi Pirenei). Studia composizione al Conservatorio di Parigi nella classe del famoso e stimato Gabriel Fauré, ma il suo impegno e la sua creatività non risultano sufficienti a rendere merito al suo genio. Partecipa diverse volte al prestigioso Prix de Rome senza mai aggiudicarsi il primo premio assoluto, anche quando nell'ambiente musicale era già conosciuto (famoso è lo scandalo suscitato dalla sua sconfitta, o forse meglio non vittoria, al concorso del 1905).

La sua formazione avviene in un ambiente di grandi mutamenti nel campo artistico: in contrasto con il clima ottimista e progressista della Belle èpoque, Ravel fu uno dei protagonisti della crisi dei valori che costrinse gli artisti, negli anni tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, a gettarsi in una profonda ricerca all'interno dell'io, per scovare un senso a cominciare dal linguaggio stesso.

Il sistema tonale, fondamentale struttura architettonica per tutti i secoli precedenti della musica classica, da Monteverdi a Wagner, entra in crisi, grazie soprattutto al generoso apporto di dissonanze derivate dai vari stili popolari che, agli albori del Nazionalismo, portarono numerose nuove sonorità all'interno del repertorio classico: come fecero in poesia simbolisti e decadentisti, i musicisti si cimentarono in una riedificazione del tessuto melodico e armonico con la differenza che la musica non doveva più essere il mezzo necessario per l'espressione, ma divenne il contenuto dell'espressione stessa. Come diceva Wilde in Inghilterra, "Art for art's sake", e come poc'anzi aveva sostenuto Wagner con il concetto di "musica totale" (Gesamtkunstwerk), l'arte, ed in particolar modo la musica, spingeva per costituirsi come valore autonomo, indipendente, ed era giunto il momento per ogni tecnica di riappropriarsi di ciò che la rendeva simile, ed al contempo differente, dalle altre: così la poesia rivendicò la musicalità che le spettava, affinchè la parola stessa divenisse verso ("De la musique avant toute chose", Verlaine, "Ars poetica"), così la pittura cedeva alla musica la sua caratteristica descrittività dell'istante. L'immaginario di questa "comunione artistica" si basava fondamentalmente sull'onirico, sull'irreale e irrazionale, unendo il gusto gotico per l'orrore e per lo spaventoso a influenze orientali, esotiche, la spiritualità ascetica e il mito greco tanto caro ai romantici.

Ravel, e prima ancora il suo indispensabile maestro Debussy, furono tra i grandi creatori della cosiddetta "musica a programma", una musica evocativa che liberava il suono dalla rigida formalità a cui era stato costretto, trasformandolo nel grande pennello che, attimo per attimo, definisce con un nuovo tocco un'immagine, permettendo alla fantasia di emanciparsi.

La critica moderna attribuisce diversi meriti a questo grande artista: oltre ad essere stato un grande pianista (e la sua scrittura lo denota), fu un maestro dell'orchestrazione, rinnovando il ruolo e l'effetto di ogni strumento (importante è l'orchestrazione raveliana dei "Quadri di un'esposizione" di Musorgskij), ed un cosciente ed esperto assimilatore: da tutti gli stili che esplorò riuscì a ricavare qualcosa che arricchisse il suo stile e lo rendesse sempre più originale, e non mancano anche riguardosi rimandi allo stile classico ("Le tombeau de Couperin").

Nel 1908 compose "Gaspard de la Nuit", tre pezzi per pianoforte ispirati all'opera omonima di Aloysius Bertrand. Ondine apre le danze, un brano vivace e brioso, ricco di cromatismi ed arpeggi, articolato in una tonalità complicata (Do diesis maggiore = sette diesis). Il brano descrive la creatura marina che canta mentre tutto intorno scorrono tanti piccoli ruscelli. Segue Le gibet, scena degli impiccati che dondolano al tramonto, mentre il vento scuote le membra inerti: sonorità più cupe, momenti di lenti accordi gravi alternati a passaggi più turbolenti e incisivi, per simulare l'ondeggiare dei corpi e l'andare e venire del vento. Conclude questa moderna sonata il brano più spigliato e pianisticamente ardito che Ravel abbia osato scrivere: Scarbo. Era infatti sua precisa intenzione comporre un brano che potesse essere considerato tra i più difficili mai visti per la tastiera, e colse l'occasione nella descrizione dello gnomo maligno che, inquieto, disturba il sonno di chi dorme per poi dissolversi, a beffa compiuta.