Scarbo
Guardò sotto il letto, nel camino, nel baule: nessuno.
Non riuscì a capire da dove s’era intrufolato, da dove se l’era svignata.
Hoffmann, Nachstücke
Oh quanto l’ho sentito e visto Scarbo, a mezzanotte, quando la luna brilla nel cielo – scudo d’argento su un drappo azzurro trapunto d’api d’oro!
Quante volte ne ho sentito gorgogliare il riso nell’ombra dell’alcova, stridere le unghie sulle cortine di seta del letto!
Quante volte l’ho visto calarsi dal soffitto, piroettare su un piede e rotolare nella stanza come un fuso staccatosi dalla conocchia di una strega!
- Eclissato? – mi chiedevo. Il nano ingigantiva tra me e la luna come il campanile di una cattedrale
gotica, un sonaglio d’oro vibrante sul berretto a punta.
Ma ben presto il suo corpo s’inazzurrava, diafano come cera di una candela, il viso impallidiva – cera di lucignolo: e d’improvviso si spegneva.