Capitolo 3 - Il bisnonno Cap. Emanuele "Mannu" Santagata

 

Emanuele Venceslao “Mannu” (1860-1941), Capitano di Lungo Corso “d’altri tempi”, è il personaggio principale di questa "Storia familiare".  

Il periodo storico in cui nacque è quello dell'Unità d'Italia (1860), della III Guerra d’Indipendenza che portò alla liberazione del Veneto (1866) e della presa di Roma (1870). 

Fu persona di grande esperienza e coraggio. Per amore della vela, sfidò tutti gli oceani con velieri, spesso “datati”, piuttosto che comandare più comodi, veloci e sicuri piroscafi. Appartenne, quindi, a quello che in letteratura è definito come il  "periodo eroico della vela".

 
 
Il Cap.Emanuele "Mannu" Santagata nel 1890
Come già visto, Emanuele nasce a Genova, nella Parrocchia di Nostra Signora delle Grazie, il 29 marzo 1860. 
Rimasto orfano di entrambi i genitori all’età di 4 anni (1864), dopo un probabile periodo passato con i nonni (materni o paterni), fu accolto nella famiglia di "Pippo" Poggi (figlio di Giuseppe e Teresa Santagata), custode impiegato del Tribunale del Commercio (nato nel 1826), e di Angela Gorziglia, camiciaia (nata nel 1841). La famiglia Poggi abitava a Genova in S.Maria di Castello. 
 

All'età di circa 13 anni, "Mannu" iniziò a navigare come mozzo, percorrendo tutte le tappe della  carriera marinara, fino a diventare Capitano di Lungo Corso. Per questo probabilmente non figura negli Stati delle Anime visti precedentemente. 

 

Dal 1888 (a 28 anni) al 1890 fu comandante del brigantino a palo “Erminia V.”, dell’armatore Bartolomeo Varè (o Varrè). 

 
Anche riguardo ai Varè ci vengono in aiuto gli "Stati delle Anime" della Parrocchia di S. Maria di Castello.
 
Nel 1874, al N° 2 di Salita S.Maria di Castello (la stessa via di Teresa Santagata ved. Poggi, ved. Sancristoforo, già  incontrata alla fine del capitolo precedente), vivevano David Sancristoforo, figlio trentunenne di Giovanni e di Teresa Santagata, la moglie Ildegonda Varè (o Varrè), di anni 24, e le serve. 

Due anni dopo (1876), con David ed Ilde, c’è anche il figlio Giovanni Giuseppe di anni 2. 

[Giovanni Giuseppe nacque in S. Maria di Castello il 2 settembre 1874 ed ebbe per padrini Giuseppe Poggi e (o invece di?) Giovanni Sancristoforo e come madrina Isabella Varè, madre di Ildegonda e moglie di Giuseppe Varè]. 
 
Non è quindi un caso che i velieri comandati da “Mannu” in gioventù si chiamassero Erminia V., e come vedremo, Isabella Varè  ed appartenessero all’armatore Bartolomeo Varè (o Varrè), probabile parente di Ildegonda e dei Sancristoforo. 
 
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    Tornando ai Poggi, si narra che Emanuele fosse innamorato di una delle figlie minori (non si sa quale) dei suoi tutori Pippo Poggi ed Angela Gorziglia.  “Mamma” Angela, però, impose l’usanza dell’epoca che prevedeva che le figlie si sposassero in ordine di età, dalla maggiore alla minore.   
 
Questa usanza condizionerà anche la vita anche di un'altra figlia di Giuseppe Poggi, Giuseppina Maria, che entrò nell'Ordine delle Domenicane con il nome di Suor Pia
 
"Mannu", “per riconoscenza verso i Poggi”, sposò quindi la figlia maggiore, Eugenia Poggi. 
La cerimonia avvenne il giorno 8 maggio 1890, nella chiesa parrocchiale di S. Maria di Castello. La moglie Maria Battistina Eugenia Emilia Poggi, nata il 24 giugno 1863, era la terza figlia (prima femmina) di “Pippo” e di Angela. 
Il matrimonio, valido per il Comune, fu però invalidato dalla Chiesa, per i seguenti motivi: “Hoc matrimonium invalidum propter detectiva consaguineitatis impedimentum a sponsis ignoratum. Renovatum fuit sub die 26 Junii 1890”. Scopriamo così che Emanuele ed Eugenia erano cugini e probabilmente non lo sapevano. 
 
I due “ignari” cugini di 3° e 4° grado, chiesero al parroco ed ottennero, quindi, la dispensa per risposarsi (il matrimonio non fu probabilmente ripetuto). L’atto valido, anch’esso in S. Maria di Castello, è datato 26 giugno 1890 e riporta la seguente nota: “Consanguineitatis in tertio et quarto grado lineae collateralis”. 
 
Si tramanda ancora che “Mamma” Angela si dimenticò, probabilmente, di spiegare alla figlia alcuni particolari del matrimonio. Al “dunque” la povera Eugenia si spaventò a tal punto da chiudersi a chiave nella camera più vicina. Lì passò la prima notte di nozze. La “storia” non ci dice quando quella porta si riaprì. 
 
Eugenia fu una donna molto religiosa, pia ed “ingenuamente“ buona e per questo, spesso, sembrò vivere in un altro mondo. I due seguenti aneddoti ben sintetizzano questo fatto: 
     Un giorno, era così assorta in preghiera davanti ad un altare laterale della sua chiesa parrocchiale (S. Carlo?), che non si accorse che il suo enorme cappello, moda dell’epoca, cominciava a prendere fuoco a causa delle candele che le stavano davanti .... fu avvertita dal parroco preoccupatissimo.... 
 
     Un giovane sconosciuto, avvicinandola, le disse: “Signora Santagata, come sta?.... devo sposarmi fra qualche giorno e vorrei comprare per la mia fidanzata un anello bello come il suo... me lo fa provare?". Lei, per farlo contento, se lo sfilò dal dito ed.... il giovane fuggì con il suo anello.
 
 
 
Angelo e Giulio
 
Emanuele
 
Giuseppe e la balia
 
In barba a tutte le statistiche, dal loro matrimonio nacquero, tra il 1891 ed 1904, sei figli maschi: 
1. Antonio Mario Giuseppe Angelo ("Nino"), nasce a Genova il 6 febbraio 1891 e fu battezzato in S. Maria di Castello (madrina: Maria Santagata di Antonio; padrino: Giuseppe Poggi). Sarà "Lanciere di Montebello". [la maggiorparte dei dati su Antonio sono stati forniti dalla nipote Betty Piana]; 
2. Angelo Giuseppe Battista Emanuele , nasce a Sturla (Ge) il 24 giugno 1893. Forte personalità e gran “simpaticone”, sarà navigatore, apprendista falegname, commerciante, poeta e scrittore. I suoi scritti sono stati una delle fonti principali di questa raccolta; 
3. Emanuele ("Manuelitto"), nonno materno dello scrivente, nasce in S. Maria dei Servi (?), a Genova, nel 1898, sarà bersagliere e commerciante; 
4. Giuseppe, nasce a Genova il 15 settembre 1900, sarà volontario al fronte; 
5. Giulio, nasce a Savona (?) nel 1902, morì ancora bambino; 
6. Davide, nasce a Savona il 14 novembre 1904, sarà marittimo e la "pecora nera" della famiglia.
 

Genova 1906 
 
Eugenia Poggi ed Emanuele "Mannu" Santagata  con i loro sei figli (da sinistra):  
Giuseppe, Giulio, Emanuele ("Manuelitto"), Antonio,  Davide (in braccio a papà) ed Angelo

 

     Dal 1892 al 1893, lavorando sempre per Bartolomeo Varè, Emanuele comandò il brigantino a palo  “Isabella Varè”
 
Nel 1894 fece il grande passo e divenne armatore (dati R.I.N.A.). Dal 1894 al 1904 fu, infatti, armatore dello splendido brigantino a palo  “Bersagliere”, citato anche in letteratura. Ebbe per co-armatori di minoranza A. Costa fu Em. fino al 1900 e G.B. Razeto (che sostituì Costa) negli anni 1901 e 1902. 
     Con Costa si alternò anche al comando del bastimento e nella  ricerca dei noli (soprattutto trasporto di legname). Comandò il Bersagliere dal 1894 al 1896 e negli anni 1901 e 1902. 
     Essendo una nave abilitata a tutti gli oceani, veleggiò sia in Atlantico, dall’Irlanda, agli Stati Uniti, all’Argentina, che, oltre il Capo di Buona Speranza, nell’Oceano Indiano. In letteratura il Bersagliere è segnalato anche nell’Oceano Pacifico, ma al comando di A. Costa (probabilmente anche Emanuele fece questa rotta). 
 
    Si tramanda che nei viaggi più brevi Emanuele portasse spesso con sé la moglie ed i figli. Ai figli appena nati riservava una sorta di "battesimo del mare". 
La moglie lo seguì con coraggio, per un certo periodo, anche nei viaggi lunghi. Una tremenda tempesta, che li sorprese nel Golfo del Leone (Francia) causando anche un incidente ad un marinaio, le fece, però, cambiare idea. In questi lunghi periodi di lontananza i bambini furono affidati ad un collegio (di Mondovì?). 
 
     Il Bersagliere scompare dal registro velieri del R.I.N.A. nel 1903, ma figura ancora proprietà di E. Santagata nei registri armatori del 1903 e 1904. 
La letteratura riporta l’affondamento della nave in Mozambico, il 25 novembre 1902. 
 
 
Notizie più recenti (2004) ed inedite mi sono state fornite dal Com. Flavio Serafini del Museo Navale del Ponente Ligure di Imperia, appena prima della pubblicazione del suo libro "Uomini e Bastimenti di Capo Horn"  [grazie alle nostre ricerche, in questo volume, l'Autore dedica al Com. Emanuele Santagata le prime due pagine del capitolo "Ultimi Capitani in Vela",  più alcune foto inedite (anche per noi) contenute nella ricca raccolta degli equipaggi dei velieri].  Dal libretto di bordo di un marinaio di Imperia, che per nostra fortuna era imbarcato sul Bersagliere, si ricava che :  "Il Cap. Emanuele Santagata imbarca a Savona il 13 luglio 1900 sul Nova Scotia "Bersagliere". Ne sbarca, sempre a Savona il 28 gennaio 1902. In quell'anno il bastimento passa agli ordini del Cap.Bozzo". 
 
Questo messaggio ci toglie un dubbio della nostra ricerca e conferma le ipotesi da noi fatte circa il nome della nave legata al seguente episodio tramandato in famiglia: Emanuele vendette, con un suo co-armatore, una nave a Savona (in quanto vecchia e non riconvertibile a vapore), in cambio di un appartamento e di una latteria.  
Alcuni parenti ricordano il fatto dell'acquisto di una latteria di Savona, ma non lo associano alla vendita di una nave. Essendo uomo di mare, la latteria fallì dopo poco tempo. 
 
A Savona, dove abitò per qualche tempo,  nacque il figlio Davide (1904) e probabilmente anche Giulio (1902). 
Giulio morì, ancora piccolo, intorno al 1914, probabilmente per malattia. Come per il fratello Giuseppe, i dati su di lui sono molto scarsi. Giulio è così ricordato dal fratello Angelo, tra i familiari sepolti a Genova-Staglieno, nella sua “Lettera dal campo” del 2 novembre 1915: ‘Per le anime sante ..... del nostro piccolo Giulio, del quale ci resta in fondo al cuore un dolce profumo lasciato dal suo breve passaggio di angelo tra di noi, ....’ 
 
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Venduto il Bersagliere e fallita la latteria, Emanuele ritornò "sotto padrone". Dal 1908 al 1913 fu comandante della nave  Adda (di proprietà Gualino legname e cementi, Henry Piaggio manager, con sede in Via San Lorenzo 4/5).  
Di questa nave e di questo periodo esistono, finalmente, documenti fotografici e memorie degli anni 1908-1909.
 
Con la Adda, Emanuele trasportò legname tra il Golfo del Messico e l'Europa. Di questo periodo è la foto del 1908 (riportata in Copertina), regalatagli, con ammirazione, quando entrò tra le secche all'imboccatura del porto di La Habana (Cuba), a vele spiegate e senza l'ausilio dei pilota (impresa mai compiuta in precedenza). 
 
In quel viaggio il padre portò con sè anche il figlio quindicenne Angelo, perchè non aveva molta voglia di studiare. Lo richiamò dalle vacanze estive a Brasile (paese nell'entroterra di Genova) nel luglio 1908 e lo imbarcò a Marsiglia come mozzo sulla "sua" “Adda”, diretta negli Stati Uniti.  
Qui, per "farsi le ossa", il genitore lo “lasciò” per circa cinque anni a lavorare in una segheria nei pressi di Moss-Point (Stato del Mississippi), che riforniva le navi dei Gualino-Piaggio. 

In America scrisse il suo Diario del 1909, dedicato alla madre Eugenia, nel quale fornisce molte informazioni sulla famiglia Santagata all’inizio del secolo. Purtroppo è l’unico documento di questo tipo esistente in famiglia (vedi Appendice 4).

 

Al suo ritorno in Italia, Angelo scrisse anche un quaderno di poesie, datate settembre-novembre 1912. Temprato da questa esperienza, divenne il  “carattere forte” della famiglia.  
 
 
La Habana (Cuba) 1908  particolare della nave Adda.
     
 [Diario e poesie sono oggetto di un libro, in corso di stesura, da parte della cugina Oriana Santagata, nipote di Angelo e figlia di Salvatore]. Cenni al Diario verranno fatti nell'Appendice 4 e nell'Appendice 3 (sezione veliero Adda). 
 
 
 
 
Moss-Point 
(U.S.A. - Stato del Mississippi) 
Dicembre 1908 
 
Il Cap. Emanuele Santagata 
con il figlio Angelo, 
a bordo della nave “Adda”,  
ai “tempi” del diario.
 
 
La Adda scompare dai registri R.I.N.A. nel 1913 e divenne probabilmente pontone carbonifero in Spagna, ma non tutti gli Autori sono concordi con questo fatto.

Nello stesso anno 1913, alle prime avvisaglie di guerra, "Mannu" emigrò in Sud America, prendendo cittadinanza peruviana e tenendo solo contatti epistolari con la famiglia rimasta a Genova. 

 
In Perù rimase per circa sette anni e, dopo aver preso la cittadinanza e la patente navale peruviana, comandò navi mercantili locali  [una foto, della quale proponiamo qui un ingrandimento, datata 26 novembre 1918, lo ritrae su una di queste nel porto di Callao, vicino a Lima]. 
Al Callao viveva, in quel periodo, una parte della famiglia Allegretti, parenti di “Pino” e “Nitto” Poggi, fratelli minori della consorte Eugenia. 
 
Tra le rotte di questo periodo si ricordano in famiglia quelle dal Sud America al Canada, attraverso il canale di Panama (aperto nel 1915), con carichi di bestiame, e quelle locali legate al trasporto di generi alimentari e merci varie. 
 
In Perù acquistò probabilmente altre navi, delle quali non esiste, però, documentazione, tranne la foto suddetta. 

 

Callao- Lima (Perù) , 26 novembre 1918. 

Il Cap. Emanuele Santagata  (primo a sinistra

nella foto)  a bordo di una delle sue navi.