Capitolo 4 - La Prima Guerra Mondiale 

 

    Mentre papà ”Mannu” veleggiava su e giù per le Americhe, i suoi figli furono chiamati alle armi o si offrirono volontari per difendere la Patria, nella Prima Guerra Mondiale. Appartennero a quella sfortunata generazione costretta a subire due Guerre Mondiali. 

 

Antonio ("Nino"), classe 1891, il primogenito di “Mannu” fu uomo di grande fede, sensibilità ed onestà. 

     Di professione spedizioniere (come il nonno paterno, dal quale prese anche il nome), affinché i fratelli minori evitassero il servizio di leva, rinnovò annualmente la ferma militare.  

La guerra, purtroppo, rese vani i suoi propositi e lo costrinse a 7 anni di uniforme. Dopo la visita di leva, avvenuta il 12 giugno 1911, fu chiamato alle armi il 20 ottobre dello stesso anno, con la qualifica di soldato di 1a categoria del Regio Esercito Italiano. 

Il 3 novembre fu assegnato al 2° squadrone dei gloriosi “Lancieri di Montebello”, di stanza a Ventimiglia. 

     Così lo descrive il suo “Libretto Personale”: Capelli lisci e castani, occhi castani, fronte alta, naso greco, bocca regolare, mento ovale, statura 1.64m, torace 69cm, peso 50kg, cicatrice alla fronte. Numero di matricola 49525. 

Il 15 febbraio 1913 fu promosso Caporale.

 

Antonio Santagata

 
    Con decorrenza 20 ottobre 1913 fu ammesso al riassoldamento di un anno. Per il regolamento di riammissione, venne destinato al “Deposito cavalli stalloni”, il bene più prezioso dei Lancieri. 
“Il soldato, cui è affidato un cavallo, ne è responsabile, deve curarlo, amarlo, ammaestrarlo e renderselo confidente; ciò che si ottiene colla pazienza e colla dolcezza [...]. Colui che sciupa il cavallo per incuria occorre in gravi punizioni; colui che lo sciupa scientemente o lo danneggia per brutalità, cade sotto la giurisdizione penale,,. 
     Per effetto del R.° D.to del 2 agosto 1914 fu trattenuto alle armi a partire dal 20 ottobre del 1914. Ottenne il congedo illimitato il 2 dicembre dello stesso anno. 
Richiamato il 25 maggio del 1915, fu assegnato al 3° Squadrone (OP). Venne promosso Caporale Maggiore il 20 ottobre 1915. 
    Durante la Prima Guerra Mondiale i “Lancieri” combatterono in prima linea nei seguenti periodi di campagna effettiva: 25 maggio 1915 - 3 novembre 1916 e 1 dicembre 1916 - 31 gennaio 1919 [dati comunicati alla nipote Betty Piana dalla caserma di Milano
Il ‘Libretto Personale’ non accenna a dove Antonio combatté, ma fornisce ancora qualche notizia a guerra finita: 
Richiamato per mobilitazione nel 1918, riceve tra l’8 febbraio ed il 21 aprile, presso il Rep.° Aut.° Militari Operai 246° Battaglione M.T., i seguenti capi di vestiario: asciugatoi, giubba di tela, 1 paio di pantaloni di panno ed 1 di tela, 1 camicia, 1 paio di scarpe nuove ed 1 paio di scarpe di classe
 
    A Ventimiglia, durante il periodo fin qui descritto, conobbe Elisabetta Rej (“Isabella”) vedova Tornaghi, nata a in quella città, il 19 novembre del 1884, da Rej Giuseppe e Muratore Emilia. Isabella ed Antonio si sposarono il 29 agosto del 1918, nella chiesa di Sant’Agostino in Ventimiglia. 
     A far parte di questa nuova famiglia entrò anche ‘Lina’ (Natalina), nata il 7 giugno del 1909, dal primo matrimonio di Isabella con Fedele Tornaghi.  
[Il primo matrimonio di Isabella con Fedele Tornaghi fu celebrato nella chiesa di Sant’Agostino, in Ventimiglia, il 21 maggio del 1908. Fedele era proprietario del famoso Albergo Tornaghi, tuttora esistente]. 
Lina, che a quei tempi aveva 9 anni, fu sempre considerata ed amata da Antonio come una sua vera figlia e per questo, in questa “Storia”, viene ricordata come parte integrante della vita e della famiglia di Antonio. 
Durante il periodo della “Spagnola” (1918-1919), per circa un anno, Antonio, Isabella e Lina, si trasferirono a Milano, in via Francesco Nullo. Ritornarono, quindi, a Genova, dove Antonio era proprietario di una ”Casa di spedizioni", in porto. 
 
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Angelo Santagata nel 1915-18
 
Il fratello Angelo, durante la Prima Guerra Mondiale, grazie alla sua conoscenza della lingua inglese, fu “dirottato” dalla prima linea alla fureria. Questo fatto gli salvò la vita, in quanto il reparto al quale era stato inizialmente destinato fu completamente sterminato dal nemico. 
 
In questo periodo scrisse la sua “Lettera dal Campo” (Caporetto, 2 Novembre 1915), che riscosse l’ammirazione dei superiori e fu probabilmente pubblicata su qualche quotidiano. 
In quegli anni, frequentò il “Corso allievi ufficiali” fino a conseguire il patentino di “Capitano di lungo corso”, che, però, non sfruttò mai.
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Emanuele (1898), detto “Manuelitto” (per distinguerlo dal padre), mio nonno materno, nasce il 1 dicembre 1898. Si rammaricò sempre di non essere stato, per un solo mese, un “Ragazzo del ‘99”. Fu un eterno ragazzino, allegro, buono e (fin troppo) onesto.  
Dopo gli studi (intorno al 1914), lavorò per un paio di anni, come “ragazzo di bottega”, nel negozio di articoli sanitari degli Allegretti, in Salita S.Caterina. Luigina Allegretti era la moglie di Giuseppe Poggi (classe 1879), fratello minore della madre Eugenia.
 
Un aneddoto di questo periodo “racconta” che un signore entrò in negozio con un termometro con il mercurio frammentato. Emanuele, con un panno, riscaldò il mercurio riunendolo. Il cliente soddisfatto uscì dal negozio dopo averlo ringraziato per la sua gentilezza. Il ‘padrone’, uscito dal retrobottega, lo rimproverò, dicendo che avrebbe dovuto trattenere lo strumento per qualche giorno, in modo da guadagnare qualcosa sull’aggiustatura. Questo episodio ben descrive la grande onestà che Emanuele conservò tutta la vita.  
   Intorno al 1917,  fu arruolato tra i bersaglieri e mandato a combattere, per breve tempo, sull’altopiano di Asiago. Di questo periodo, oltre ai ricordi, gli rimarrà sempre il classico “passo di corsa” di questo corpo militare e l’abitudine di lavarsi con l’acqua gelata, "come quando era al fronte". Troppo buono per farlo, non fu costretto ad uccidere mai nessuno, e di questo fato fu contento per il resto della sua vita. 
Dopo aver contratto la malaria, Emanuele fu trasferito a Genova, in Sanità, all’Ospedale militare della Chiappella, dove rimarrà fino alla fine della guerra.
 
Emanuele "Manuelitto" 
durante la Prima Guerra
 
 
Emanuele, Giuseppe e Davide Santagata con mamma Eugenia Poggi
Giuseppe (1900), a 18 anni, con grande sconforto della madre,  partì volontario per il fronte. Qui contrasse una malattia che lo portò alla morte il 18 Aprile 1921,  all’età di 20 anni.  
In tutto il periodo della malattia, passato nell’ospedale militare di Pontedecimo, fu assistito amorevolmente dalla madre Eugenia, che partiva tutti i giorni da casa con un cesto di viveri per lui. 
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Scampò il fronte invece Davide (nato Savona il 14 novembre 1904) l’ultimogenito, in quanto troppo piccolo per essere arruolato.