Chi c'era in Emilia-Romagna prima dei Celti
PAGINA INIZIALE | RAPPORTI CON ALTRI POPOLI |
CHI VIVEVA IN EMILIA-ROMAGNA PRIMA DEI CELTI | I CELTI CONTRO ROMA |
LA CELTIZZAZIONE DELLA VALLE PADANA | LA PROGRESSIVA COLONIZZAZIONE ROMANA |
Il V secolo
|
Il V secolo rappresenta il momento di massima espansione della civiltà etrusca in territorio padano: Velzna diventa la più importante città di tutta l'area a nord dell'Appennino, forse rivestendo anche il ruolo politico di capoluogo. Luigi Malnati ritiene che Velzna potesse avere un ordinamento repubblicano, secondo un modello già in uso a Roma (dal 509) e a Tarquinia. Spina, dal canto suo, si conferma come uno dei più importanti empori commerciali del Mediterraneo. Il grado di ricchezza raggiunto dagli spineti nel corso del secolo è, a giudicare dai corredi funerari, considerevole. Si è discusso di una presunta dipendenza di Spina dalle autorità di Velzna, ma l'ipotesi è da rigettare, le due città si governavano da sole: piuttosto c'è da supporre che fossero fortemente integrate sul piano economico. Tra l'altro, considerando l'altissimo numero di tombe rinvenute, Spina doveva essere più estesa di Velzna. A Velzna sono state rinvenute 3500 tombe e l'abitato aveva una superficie di circa 300 ettari. A Spina le tombe rinvenute sono 4000 e l'abitato è stata scavato solo in una piccola parte.
I successi ottenuti nell'agricoltura costituirono le basi della ricchezza dell'Etruria padana, che poté svilupparsi autonomamente e sostenere una civiltà di tipo urbano aperta agli scambi con il mondo greco.
Ciò che colpisce di più è l'improvvisa ed eccezionale apertura di Velzna ai commerci con i Greci attestati sulla costa adriatica, dopo un lungo periodo di relativa "autosufficienza". Questa situazione legò la città dell'entroterra in modo molto stretto a Spina: è probabile che in questa fase si siano affermati anche a Velzna, com'era già successo nell'emporio adriatico, dei gruppi stabilmente legati all'attività commerciale. La città fungeva in questo periodo da importante luogo di intermediazione tra i mercanti di origine ellenica ed il mondo etrusco al di là dell'Appennino.
Tutti i settori dell'economia, da quella primaria alle attività artigianali, all'interscambio commerciale, raggiungono in questo periodo un apice che non sarà più toccato nell'Italia settentrionale fino alla tarda repubblica romana. In tutta l'Etruria padana si diffonde il modello di organizzazione del territorio fondato su una rete di fattorie distribuite capillarmente nella pianura.
Per quanto riguarda il settore primario, la coltivazione più abbondante era quella cerealicola, seguita dal frumento e dall'orzo, a cui si alternavano colture di leguminose. Venne introdotta in questo periodo la vite con la potatura lunga e sostenuta da alberi. Mentre in Grecia e nelle colonie greche d'Italia (Magna Grecia) si usava il ceppo basso, nell’Italia centro-settentrionale predomina la potatura con tralcio maritato a un albero. Il vitigno cresceva appoggiandosi ad un "tutore vivo"; il sostegno mutava secondo le morfologie del terreno: in collina si utilizzavano i tozzi aceri campestri, mentre in pianura si preferivano gli svettanti pioppi, per neutralizzare l'umidità del terreno. L'usanza della potatura lunga e del sostegno vivo sarà ripresa e proseguita dalle popolazioni galliche qui insediatesi in epoca successiva. Tanto che i romani daranno il nome di «arbustum gallicum» alla forma di allevamento della vite maritata all'albero. Gli Etruschi non erano esportatori soltanto di vino, ma anche di vitigni e si possono considerare l’anello di congiunzione fra viticoltura mediterranea e viticoltura cisalpina.
Le vie di comunicazione più importanti nella Valle
padana erano tre, due di terra e una di mare:
- (di terra) La via pedemontana che collegava Velzna al porto di Rimini, strada
sterrata che anticipa la Via Emilia. L'area riminese (enclave circondata dalla
sempre più massiccia presenza italica) continuava ad avere un'importanza
strategica per gli Etruschi;
- (di mare) I centri di Verucchio e Rimini occupavano una posizione vitale lungo
la via d'acqua che, dal basso adriatico, giungeva al porto di Spina.
- (di terra) Un altro asse viario importante partiva da Mutna (Modena)
e collegava la Cispadana al Veneto.
Per quanto riguarda l'odierna Romagna, si può menzionare anche un tracciato
che seguiva la linea di costa tra Ravenna e Rimini, di cui sono state trovate
alcune tracce nel XIX secolo. Lombardini (1869) parla di "dosso litoraneo
etrusco" nel riferirsi a un percorso battuto con sabbia e ghiaia, sopraelevato
rispetto al piano di campagna (o, per meglio dire, alle circostanti aree lagunari
vallive).
Il ruolo della regione padana come tramite nei confronti dell'Europa
centrale venne certamente potenziato dalla presenza attica sulla costa adriatica.
La penetrazione commerciale ateniese ebbe, per contro, una ricaduta economica
positiva su tutta la regione, anche se probabilmente la bilancia commerciale
tra Val Padana e Greci rimase sempre in favore di questi ultimi.
Il volume degli scambi col mondo greco non portò comunque all'introduzione
di un'economia monetaria. Nell'Etruria padana, infatti, gli
scambi continuarono ad essere effettuati con frammenti di bronzo aventi funzione
di moneta, che venivano scambiati a peso. Tale "moneta" è stata spesso rinvenuta nei corredi tombali come obolo messo nella mano
del defunto, in funzione di merce di scambio per il passaggio nel mondo al di là.
I contatti tra la civiltà etrusco-padana, giunta all'apice della propria fioritura economica, e il mondo celtico diventavano sempre più stretti. Fin dal VI secolo i Celti erano presenti nella Valle Padana e sicuramente avevano intessuto una fitta trama di rapporti commerciali con gli Etruschi. Inoltre i mercanti etruschi esportavano al di là delle Alpi bronzi lavorati, ceramica attica, vino e olio in cambio di minerali e ambra. La fama, che giunge fino ai popoli transalpini, delle grandi ricchezze disponibili nell'Etruria padana sarà certamente una delle cause della più grossa migrazione di popolazioni celtiche in Italia, quella del IV secolo.