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ROMAGNA PREROMANA

Chi c'era in Emilia-Romagna prima dei Celti

PAGINA INIZIALE RAPPORTI CON ALTRI POPOLI
   
CHI VIVEVA IN EMILIA-ROMAGNA PRIMA DEI CELTI I CELTI CONTRO ROMA
   
LA CELTIZZAZIONE DELLA VALLE PADANA LA PROGRESSIVA COLONIZZAZIONE ROMANA


Greci
Villanoviani
Etruschi
Spina
Ravenna e Phycocle
     
Il VI secolo
   
     
Il V secolo
   


Tra la fine del VII e l'inizio del VI secolo ebbe inizio un secondo movimento migratorio (dopo quello "villanoviano" del IX secolo) che interessò territori fino ad allora scarsamente popolati, come l'Emilia ad ovest del fiume Enza e la fascia lungo il Po. La nuova colonizzazione proveniva dalle città dell'Etruria interna, in particolare Orvieto e Chiusi, impegnate nella ricerca di nuovi mercati e di nuove terre da coltivare. L'acquisizione dei nuovi territori coincise con la diffusione di nuove tecniche per la messa a coltura dei terreni. Gli Etruschi realizzano un'imponente opera di bonifica mediante canalizzazione delle acque. Ne è un esempio il sistema di canalizzazioni regolari scoperto a Tabina di Magreta, nel modenese. Nel reggiano e nel modenese si evidenzia la suddivisione regolarizzata dei terreni coltivabili.
Per la prima volta nella storia, la Valle padana assiste a un intervento programmato dell'uomo che forza l'ambiente e le risorse naturali per consentire una produzione elevata ed eccedente da destinare all'esportazione.
Giuseppe Sassatelli: "Alle esigenze di carattere agricolo, quasi esclusive nelle precedenti fasi villanoviane, subentrano altre istanze che portano al rafforzamento o alla creazione di vie commerciali, sicure e con carattri di stabilità, in grado di garantire i contatti commerciali tra Etruria tirrenica, mondo greco e mondo transalpino facendo perno su alcuni capisaldi urbani sapientemente collocati in punti cruciali del territorio, con funzioni economiche diversificate, ma perfettamente integrate."
Contemporaneamente si verificano dei grossi mutamenti sul piano politico. La società si evolve e nascono nuovi ruoli istituzionali: a Rubiera (RE) è stata ritrovata la più antica attestazione (600 a.C.) di una carica simile al praetor romano, lo zilath. È una sorta di capo della burocrazia, "braccio destro" del "re" nel governo del territorio. Nuovi scavi e ricerche sembrano confermare che nel VI secolo a.C. gli Etruschi avevano grossi interessi commerciali nell'area del Ticino, con una via di collegamento con la Gallia.

Gli Etruschi introducono la coltivazione dei cereali, che ben presto diventa l'attività agricola principale; si riscontra per la prima volta l'introduzione dell'allevamento dei suini, che rimarrà un'attività di primaria importanza anche presso i Celti. Un altro segno della nuova colonizzazione è l'insediamento di Mantova, vera e propria testa di ponte etrusca a nord del Po. Scrive Manfredi: «Gli scavi recenti del Forcello di Bagnolo San Vito (vicino a Mantova) hanno rivelato un grande insediamento etrusco oltre il Po caratterizzato da una fiorente economia e legato sia alle aree del Delta interessate dal commercio ateniese, sia al retroterra padano e celtico d'oltralpe.» Mantova, che era cinta completamente dalle acque, come un'isola, prese il nome dal dio etrusco dei morti Mantus.
Fino a dove il Po era navigabile nell'antichità? Secondo Polibio si poteva arrivare alla confluenza col Tanaro; secondo Plinio si poteva arrivare addirittura a Torino. Anche molti dei suoi affluenti erano sicuramente navigabili: tra quelli di sinistra va ricordato il Mincio, attraverso il quale si arrivava a Mantova; e tra quelli di destra il Reno, che conduceva dritto a Velzna.
La Valle Padana, considerata un luogo dalle grandi possibilità economiche, con le sue terre molto fertili, il suo sistema fluviale e lagunare navigabile e con approdi strategici per la navigazione marina, diventava la base della potenza economica etrusca. Il possesso della parte più produttiva della Valle padana, unito a quello della Campania, faceva degli Etruschi la popolazione predominante in Italia.

Nello stesso periodo, sulle prime colline alle spalle di Velzna avvengono la fondazione di Casalecchio di Reno e, sulla strada principale da Velzna all'Etruria, di Marzabotto (di cui non si conosce ancora il nome originale etrusco), che diventerà un centro importante per la lavorazione dei metalli, grazie a tecniche di fusione e capacità formali di primissimo ordine. I metalli che i Greci comprano dagli Etruschi vengono fabbricati qui. Velzna raggiunge un definitivo assetto urbano e si dota per la prima volta di un'area sacra sul modello delle altre città italiche, cioè in posizione dominante rispetto all'abitato, pressappoco dove oggi sorge Villa Cassarini. La città, di gran lunga la più grande della Val Padana, si estendeva per circa 140 ettari. Le fonti la dipingono come princeps Etruriae, ossia come centro principale della regione, cui faceva capo l'organizzazione di tutto il territorio che va dagli Appennini al Po. Venne sviluppata un'agricoltura estensiva basata sul sistema del maggese, caratterizzato da una rotazione biennale delle colture con l'alternanza di un anno di cereali e uno di riposo, utilizzato per il libero pascolo e per i legumi (che hanno la proprietà di fissare l'azoto rifertilizzando il terreno).
In Romagna gli Etruschi potenziarono l'abitato di Verucchio, fino ad allora quasi interamente composto di capanne, che assunse l'aspetto di un vero centro "urbano", dall'impianto organizzato e dalle abitazioni con planimetria articolata e con fondamenta in ciottoli (Gentili 1988). Si ritiene che in questo periodo l'insediamento avesse raggiunto le dimensioni del sito medievale e moderno, compresa la rupe su cui sorge la Rocca Malatestiana. Verucchio fungeva ora da centro strategico e militare, specializzato negli scambi con le popolazioni italiche circostanti. Dall'Etruria interna, risalendo la valle tiberina e scendendo lungo quella del Marecchia, giungevano fino al riminese materiali di pregio fabbricati nel "distretto minerario" etrusco. Inoltre da Orvieto, che giocava un ruolo centrale nei contatti tra nord e sud dell'Appennino, si diffondevano alla fascia litoranea anche le ceramiche d'uso comune in argilla dipinta a semplici fasce, imitate in tutta l'area padana (Colonna 1987).
Transitavano in direzione contraria statuette e laminette votive in bronzo di fattura veneta, prodotte nelle zone di Padova e di Este, che si ritrovano sia a Ravenna che a Verucchio (Romualdi 1987). L'esistenza, in tutto l'alto adriatico, di una koiné culturale che coinvolgeva diversi popoli mediterranei, ebbe la sua più evidente manifestazione nel territorio romagnolo proprio nella diffusione dei bronzetti votivi. Anche se il popolamento delle genti etrusche fu esclusivamente commerciale e solo in pochi casi era fondato su famiglie stanziali, la presenza degli Etruschi fu permanente e duratura, pur mescolandosi inestricabilmente con quella greca prima e quella romana dopo.

Appare evidente che il ruolo dell'Etruria padana era soprattutto di trasmissione dei prodotti delle officine bronzistiche dell'Etruria propria verso la Grecia da un lato e verso le popolazioni del nord Europa, prima fra tutte quella dei Celti.

Il nuovo sistema di scambi sviluppato dagli Etruschi della Valle padana nel VI secolo era caratterizzato dalla completa integrazione dei centri partecipanti e dei loro rispettivi ruoli sul piano economico. Ne sono un esempio illuminante le vicende di Adria e Spina. Gli Etruschi utilizzarono la diplomazia per piazzare i prodotti dei due empori adriatici sui mercati dell'Europa occidentale: le vie commerciali che andavano dalla Pianura padana alla Gallia ed alla penisola iberica vennero rese sicure dalla stipulazione di alleanze con le popolazioni che le fiancheggiavano, così da rendere sicuro e tranquillo il transito dei mercanti. Una delle più note fu la cosiddetta "strada di Eracle", che da Spina si muoveva verso occidente per via fluviale e, attraversate le Alpi, giungeva in Gallia e in Spagna.

 

Spina

Il V secolo

 

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