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Cari amici,
a rigor di logica e secondo la traccia storica che ci siamo prefissi di seguire, dovremmo a questo punto affrontare la monografia di quell'individuo, autentico genio e sregolatezza del jazz, dal nome di Jellyroll Morton. Purtroppo in questo periodo, pressanti impegni mi impediscono di trattare il personaggio con l'attenzione e il rispetto che merita, in particolare ricordando le numerose controversie sorte in ogni tempo attorno a questo discusso musicista. Capirete le difficoltà che possono sorgere dovendo illustrare la vita di chi si definiva "inventore del jazz" e datava la sua "invenzione " nel 1902.
Secondo la cronologia, il secondo in ordine di tempo, doveva essere un signore dal nome di Louis Armstrong. Altrettanto difficile, forse peggio. E poi Fletcher Henderson e tutto il jazz orchestrale.
E per ultimo, ma non ultimo, Bix Beiderbecke.

Esamineremo proprio questi, stravolgendo ogni ordine, per la semplice ragione che possedevo già una sua monografia scritta qualche anno fa, e che mi sembra dica qualcosa d'insolito anche se, come le altre, è stringata. Forse la mia è solo presunzione, ma essendo Beiderbecke un jazzista a cui per ragioni mie sono molto legato e il cui stile mi ha colpito sin dalla prima volta che l'ho ascoltato, credo di averla curata con più passione delle altre, pur nella sua sinteticità.
Tra l'altro negli anni in cui ho suonato nei complessi, ho sempre tentato di ispirarmi al suo linguaggio e al suo fraseggio ovviamente non riuscendoci, anche perchè a dispetto di una apparente semplicità, in realtà è complesso fatto di dettagli e sfumature con una sonorità asciutta e melanconica, difficile da riprodurre. La sua musica, apparentemente allegra, è venata da una sottile malinconia, quasi un presagio di una vita troppo breve ed incompiuta, non completamente realizzata.
E' un musicista rivoluzionario per il suo tempo, che ha aperto una nuova frontiera nell'espressione del jazz.

BIX BEIDERBECKE

Leon Bismarck Beiderbecke, detto Bix, nacque a Davenport nello Iowa, il 10-03-1903 da una famiglia di benestanti commercianti di legname. Si appassionò precocemente alla musica e suonò da autodidatta il pianoforte. Sempre da autodidatta, intorno ai 15 anni, iniziò lo studio della tromba, dopo essere stato letteralmente sconvolto dall'ascolto di un disco dell'ODJB.
Fu a questo punto che decise di dedicarsi seriamente alla musica e entrato in college, si inserì quasi subito in un complesso formato da studenti e appassionati. Presto però abbandonò il college abbracciando la carriera di musicista professionista e ottenendo nel 1923 il suo primo ingaggio professionale con un complesso chiamato "Wolwerines": i primi bianchi che suonavano jazz pur non essendo nati a New Orleans.
In quegli anni Beiderbecke e i suoi compagni entrarono in contatto con Hoagy Carmichael che rimase fortemente impressionato dallo stile di Bix, tanto che disse di lui, dopo averlo ascoltato: "Le note non erano soffiate erano colpite, come un martello colpisce una campana, ed il suo tono aveva una ricchezza che può venire soltanto dal cuore. Mi alzai di scatto dal sedile del piano e caddi sfinito su un divano. Mi aveva completamente rovinato".
La prima incisione dei "Wolverinws" fu " Jazz Me Blues" del 1924. Dello stesso periodo sono incisioni di particolare interesse: "Riverboat Shuffle" di Hoagy Carmichael e "Royal Garden Blues". Il primo è un tema di blues in 32 battute che offre per questo la possibilità di eseguire 4 Breaks; il secondo è reso particolare dal bellissimo attacco dell'assolo di Bix.
Poichè sarebbe troppo lungo seguire tutte le tappe dell'evoluzione artistica di Bix, cosa che esulerebbe dagli scopi di questo scritto, ci siamo ripromessi di toccare solo i momenti salienti, tralasciando i dettagli che possono essere rinvenuti in qualsiasi biografia, ricordando invece solo il periodo trascorso nell'orchestra di Jean Goldkette e le incisioni col famoso trombonista Tommy Dorsey e il violinista Joe Venuti.
Tappa fondamentale dello sviluppo artistico di Bix fu l'incontro con il sassofonista Frankie Trumbauer, con il quale suonò sia in un complesso che portava il suo nome, che nell'orchestra di Jean Goldkette, ancora una volta, dopo lo scioglimento del gruppo. E' il periodo delle sue più belle incisioni, che comprendono brani di notevolissimo valore come:"Trumbology" (4 febbraio 1927), nella quale Trumbauer ci mostra la sua rilevante tecnica e della stessa data, "Singin' the blues", un commovente, intenso capolavoro di immensa pregnanza artistica.
Tra il 1927 e il 1928 entrò a far parte dell'orchestra di Paul Witeman, mentre continuò ad incidere dischi con Trumbauer e con i suoi vecchi compagni. Sono di questi anni gli indiscussi capolavori: "I'm coming Virginia", "Way Down Yonder in New Orleans", "Thou Swell", "Goose Pimples".
La fragilità di carattere fu una delle cause che lo portarono all'alcoolismo. Bevute sempre più smodate minarono il suo fisico e indebolirono ulteriormente la sua volontà. Con il fisico distrutto dall' alcool fu facile preda di una polmonite che lo portò prematuramente alla tomba a soli 28 anni, il 6 Agosto 1931.
Bix Beiderbecke, artista dalla sensibilità acutissima, unita ad una gentile ma viva e drammatica malinconia, non fu un virtuoso del suo strumento (per molti anni suonò la cornetta, simile alla tromba ma dal suono più scuro e per certi versi malinconico) nel senso tradizionale del termine; non eccelse in sopracuti o in note tenute come molti suoi contemporanei. Però attenzione a non sottovalutarlo: benchè autodidatta e privo di studi accademici tradizionali, sviluppò una tecnica molto particolare e personale che gli permise sempre di esprimere senza difficoltà la sua raffinata poetica musicale. Un timbro chiaro e pulito senza essere squillante, un perfetto e veloce legato-staccato, ottenuto con l'uso preciso e leggero della lingua, l'assenza di note soffiate, gli diedero quella dizione inconfondibile e la capacità di esprimere compiutamente il pathos di cui era impregnata la sua musica e che derivava direttamente dal suo animo.
Avendo iniziato lo studio della musica con il pianoforte, gli rimase una particolare predilezione per la tonalità di Do Maggiore e spesso anche con la cornetta usava questa tonalità, trasportando la partitura dall'originario Si bemolle nel quale viene scritta sovente la musica per ottoni. Crediamo che quasta sia la ragione per cui il sassofonista Frankie Trumbauer, suo compagno in molte incisioni, suonasse un raro sax in do, anzichè il normale sax in si bemolle.Ciò contribuiva a dare alla sua musica quel particolare colore che la contrddistingue.
Tra l'altro bisogna dire che Bix non era certo privo di buona cultura: un giorno sbalordì Eddie Condon dimostrando di conoscere Proust.
Sembra incredibile come la critica non abbia mai rilevato il fatto che Bix abbia suonato in genere tempi medi e veloci: non conosciamo nessun tempo lento o ballads eseguite da lui; malgrado ciò il suo lirismo e la sua capacità espressiva non furono mai condizionati dalle eventuali difficoltà tecniche che i tempi veloci aggiungevano. Anzi, si ritiene che sia stato uno dei pochissimi musicisti in grado di esprimersi con intensità e facilità d'improvvisazione prescindendo dalla velocità d'esecuzione.
I brani "Singin' the blues" e " I'm Coming Virginia", sono probabilmente i suoi due brani più belli. Sono eseguiti entrambi in tempi medi e gli assoli di Bix e , in "Singin' The Blues" anche di Trumbauer, costruiti con logica rigorosa e con accorato e melanconico lirismo,confermano la genialità di questi due musicisti certamente in anticipo sui tempi. Possono essere considerati infatti i precursori di stili jazzistici che si sarebbero affermati parecchi anni dopo; in realtà non è difficile trovare una linea ideale che unisce Bix a Jimmy Mc Partland, Bunny Berigan, Rex Stewart, Yank Lawson, Bobby Hackett e successivamente a Buck Clayton fino a Clifford Brown (almeno quello di un certo periodo), Chet Baker, Miles Davis e Freddie Hubbard. Analogamente per Trumbauer troviamo che si ispira al suo stile Lester Young e alla fine anche Lee Konitz.
Dopo queste considerazioni è evidente che riteniamo Bix un musicista di stile Cool, sebbene con trent'anni d'anticipo sulla musica che sarebbe stata suonata in seguito.
Riguardo alla sua tecnica strumentale, parecchi critici blasonati esprimono dubbi sulle sue reali capacità, dando per scontato che il modello cui ispirarsi in quegli anni doveva essere necessariamente quello del negro Americano, la cui cultura musicale tradizionale era fondata sul blues. pertanto il pathos veniva espresso mediante l'urlo con lo strumento, l'impennata bruciante e improvvisa, la nota alta tenuta, il sovracuto. L'espressione di Bix invece è conseguita con la discrezione e l'allusione accompagnate da un'emotività pacata che non concede nulla al sentimentalismo, sicuramente più vicina al pianismo del Ragtime, angoloso ed essenziale, che non alla poetica del blues.Il suo stile ricco di attacchi ritardati e di sincopi, è quello di un decadente, perchè tale era sicuramente.
Crediamo piuttosto che la sua preparazione tecnica sia stata forse insufficiente per esprimere compiutamente ciò che avvertiva dentro di se e dargli la possibilità di suonare la sua musica in anticipo sui tempi, ma più che adeguata al periodo in cui visse. D'altra parte la sua breve vita non ci permette nemmeno di immaginare cosa avrebbe potuto fare e quali vette avrebbe potuto scalare se avesse potuto esplorare fino in fondo le possibilità dategli dalla sua fervida fantasia.
Perfezionista, sempre alla ricerca di nuove forme e quasi sempre insoddisfatto dei risultati raggiunti, tanto che, nella qualità delle sue esecuzioni, si registra un costante progresso anche tecnico. Paragonando la sua tecnica e le sue capacità espressive delle incisioni con i "Wolverines" alle sue ultime con Trumbauer o con Whiteman,si nota una evoluzione impensabile in così pochi anni.
La sua notevole cultura lo avvicinò alla musica dotta Europea, in particolar modo all'impressionismo, di cui assorbì l'atmosfera sognante e decadente e certe soluzioni armoniche che caratterizzano la sua musica. Ciò è più evidente nelle sue quattro composizioni pianistiche e in particolar modo in "In A Mist", per pianoforte solo, tentativo di vaga ispirazione debussiana, forse non completamente riuscito.
Concordiamo con Polillo quando afferma: " All'autore difettavano i presupposti psichici indispensabili dell'impressionista; una generica attrazione non bastava. E quindi la sua musica anzichè essere " iridescente, sottilissima, irrazionale, ed instabile " è "logica, monocorde, e scarna".
Il vero risultato è che gli echi e le reminiscenze debussiane sono fusi in una solida unità ritmica (ancora una volta ereditata dal Ragtime) che fa di quell'assolo un pezzo jazzistico originale e in sorprendente anticipo sulle tendenze evolutive del jazz."
In effetti se "In A Mist" fosse stato scritto vent'anni dopo, nulla lo avrebbe fatto apparire fuori tempo.
In poche parole affermiamo che Bix è stato un artista vero, di tale statura che, se fosse vissuto più a lungo, forse noi ora non potremmo affermare che Louis Armstrong sia stato il più grande solista di tromba del jazz tradizionale.

Jellyroll

P.S.  Ecco un jazzista del quale non vi consiglierò un disco in particolare perchè  quelli che potrete trovare in commercio sono tutti belli.
Sia le prime incisioni con i "Wolverines" che hanno il solo difetto della cattiva acustica data dall'epoca della registrazione, che quelle successive con Trumbauer, sono bellissime così pure quelle con Whiteman.

Come volumi, se siete fortunati, vi consiglio di cercare due vecchi libri . Una bellissima monografia di Burnett James intitolata "Bix Beiderbecke" edita da Ricordi  che però, ha 30 anni oppure il bel libro di Fayenz "I grandi del Jazz" anch'esso non nuovissimo. Quest'ultimo volume contiene le biografie di molti nomi importanti per il jazz.

A presto, buon ascolto e buona lettura.

 

Su gentile concessione di Jellyroll
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