NOTE SUL MOBILE SUIT
testi di Zivago
Come già accennato, i Mobile Suits
(MS) sono robots antropomorfi controllati da un pilota umano. I
primi modelli sono stati sviluppati dagli ingegneri della Jion
Industries Co. per scopi militari, e solo in seguito sono
stati adattati anche ad usi civili (Mobile Workers). In
media la loro altezza varia dai 15 ai 22 m, per un peso
approssimativo di 50 t che, però, varia sensibilmente a seconda
dell’ambiente in cui devono operare: gli elementi utilizzati
per la struttura portante e l’armatura, infatti, sono
diversi a seconda della forza di gravità prevista (ad es. fibre
di carbonio sulla Terra, leghe di titanio nello
spazio). Peraltro, l’invenzione del gandarium gamma,
una lega di titanio eccezionalmente leggera e resistente, ha
successivamente consentito l’omologazione della produzione
senza più diversificazione per fattore di gravità. Differente
dal MS è il Mobile Armor (MA), che si caratterizza per
la sua forma non antropomorfa. Il MA è in sostanza una nave da
guerra spaziale dalle dimensioni ridotte, e perciò estremamente
rapido e manovrabile, con un equipaggio limitato (raramente più
di un pilota) ed una
spaventosa potenza di fuoco.
I mobile suits sono integralmente controllati da una rete neurale di computers estremamente potente che gestisce il software propriocettivo, programmi di emulazione dello spazio-tempo in grado di elaborare in pochi picosecondi tutti i dati relativi alla posizione del MS, calcolando le spinte necessarie a consentirne il moto e l’equilibrio quando non opera a gravità zero (Electronic Motion and Balancing System ovvero Active Mass Balance Auto-Control). Grazie a questo sistema il MS è abbastanza semplice da guidare: il pilota deve solo dirigerlo, controllarne la velocità, puntare e sparare, come in una qualsiasi altra macchina militare. Il visore della cabina di pilotaggio, situata nella parte centrale del corpo se il MS è modulare, tanto nel caso di ordinari pannelli piatti quanto in quello di monitors panoramici a 360 gradi, mostra l’esterno come se il pilota fosse nella testa del robot, grazie ad un collegamento con i sensori ottici montati dietro i pannelli oculari.
Un
particolare sistema di guida è
rappresentato dal PCS (Psychic
Communication System) che, senza i tradizionali comandi
elettronici e/o meccanici, converte direttamente le onde
cerebrali del pilota in istruzioni per i computers di bordo.
Tuttavia, il sistema può essere controllato soltanto da
individui newtype, in possesso di capacità psichiche
superiori. I sistemi ad impulsi telepatici sono gli unici in
grado di consentire il controllo remoto senza subire gli effetti
delle particelle Minovski (vedi sotto), ed è per questo
che gli Psycho MS sono dotati spesso di armi controllate
a distanza (droni). Anche il MA può essere dotato di
PCS per l’utilizzo di armi remote e, se equipaggiato con un
generatore di particelle Minovski, può operare anche in
ambienti gravitazionali.
Alcuni
modelli di MS, per lo più federali, sono dotati di sistemi
operativi autoapprendenti. Il primo
esperimento fu l’ALCS
(Auto-Learning Computer System), montato sul
modello sperimentale RX-78/2 Gundam, in grado di
memorizzare azioni e manovre, e di riprodurle automaticamente in
presenza delle stesse condizioni di combattimento. Tuttavia, il
successo di questo sistema fu in gran parte dovuto alle capacità
del suo pilota, Amuro Rei, piuttosto che alla sua
funzionalità: infatti, esso era scarsamente selettivo, e spesso
si rese necessario escluderlo perchè non venissero ripetuti
precedenti errori. Un’evoluzione dell’ALCS è il
sistema ALICE (Auto-Learning Intelligence Core
Equipment) montato sul MSA-0011 Superior Gundam, ma
anche qui i risultati non ne incoraggiarono la produzione di
massa. ALICE, infatti, era talmente selettivo da arrivare a
simulare una coscienza, con rischi imprevedibili per il pilota.
Per quanto
riguarda i sistemi di
alimentazione e propulsione, la principale
risorsa dei MS e dei MA è costituita dall’energia atomica
prodotta dai loro microreattori a fusione. Gli elementi
utilizzati sono l’elio 3 ed il deuterio,
rispettivamente un isotopo leggero dell’elio ed un isotopo
pesante dell’idrogeno. Nel processo un neutrone si
trasferisce dal nucleo del deuterio a quello dell’elio 3,
dando luogo ad atomi di elio ed idrogeno regolari. Il vantaggio
di questa originale fusione sta nell’alta energia prodotta e
nella ridotta dispersione di neutroni, che comporta la
possibilità di schermature leggere; tuttavia l’elio
3 è un isotopo molto raro di un elemento altrettanto scarso.
Quantità significative ne sono tuttavia presenti nel suolo
lunare, mentre esso abbonda nell’atmosfera di Giove: ecco
perchè nell’era spaziale sono di fondamentale importanza le
missioni della Jupiter Energy Fleet (Jupitoris, Thousand
Jupiter), una flotta commerciale di trasporto spaziale che fa la spola tra
la Terra, le Sides e Giove. I sistemi di propulsione
impiegano normalmente razzi a propellente liquido
(idrogeno-ossigeno), il cui calore viene sfruttato per favorire
il processo di fusione termonucleare.
L’armamento del MS varia a seconda delle versioni. Di base, tutti i MS di Jion hanno montato fin dall’inizio un generatore di particelle Minovski, che i MS federali avranno solo a partire dall’81 U.C., con i primi modelli realizzati dalla Anaheim Electronics, e che costituirà una caratteristica costante di tutta la produzione successiva. Altra dotazione di base è costituita da una coppia di cannoni Vulcan da 60 mm e da almeno un’arma portatile (bazooka, fucile a particelle, sciabola a raggi, ecc.). Normalmente l’armamento dei MA è più potente di quello dei MS, ma certamente meno versatile.
Le
particelle Minovski sono elementi subnucleari di vita
brevissima e dalle proprietà uniche. La loro produzione è un
effetto collaterale del processo di fusione nucleare
dell’elio 3 e del deuterio, scoperto dal fisico nucleare Yuri
Torenov Minovski, da cui prendono il nome. Prodotte in
grandi quantità queste particelle bloccano le radiazioni
elettromagnetiche a bassa frequenza,
come le onde radio, cosicché la loro diffusione nel campo di
battaglia impedisce l’uso di radar e radio, e riduce
l’efficacia dei sensori all’infra-rosso. Se caricate
elettricamente, poi, le particelle Minovski formano un
reticolo (una sorta di griglia tridimensionale) chiamato
(i)-field in grado di deviare o confinare le particelle cariche molto
meglio di un campo magnetico. Applicazioni pratiche di (i)-field
si hanno nei microreattori dei MS per isolare il plasma
surriscaldato; nel sistema di volo Minovski, in cui un
(i)-field esterno dà portanza e contrasta la gravità (utilizzato, ad esempio, nei mobile suit del progetto Victory); oppure
nelle barriere di protezione dei MS e dei MA (come nel caso dello “scudo” dell’F91). Infine, le
particelle Minovski raggruppate in un (i)-field, se
compresse decadono in mega-particelle ad alta energia. Queste
ultime possono essere raccolte, concentrate e sparate, come
avviene, infatti, nelle convenzionali armi a fasci di particelle,
costituenti l’armamento tipico di MS, MA e navi da guerra
dell’era spaziale.
La classificazione, la
nomenclatura e la numerazione dei mobile suit ed armor varia caso per caso, a seconda dello
schieramento cui appartiene e di chi lo ha costruito. Generalmente il codice
identificativo di un mobile suit è alfanumerico e consta di un prefisso di due
o tre lettere, seguito da un numero. Questo quasi sempre indica l’ordine di
sviluppo del modello, ossia 01 per il primo della serie, 02 per il secondo, e
così via. Dopo il numero si notano, spesso, lettere aggiuntive, che indicano
per lo più varianti o versioni, ed il loro significato varia caso per caso.
Spesso indicano solo una ulteriore serie di progressivi miglioramenti: lo
sviluppo dello Zack II, ad esempio, è passato attraverso le versioni
MS-06A, MS-06B,
MS-06C prima di arrivare alla versione definitiva MS-06F. A
volte, d’altra parte, le lettere dopo il numero forniscono informazioni
generali sulle caratteristiche del modello (“D” per desert, “C”
per cannon, “M” per marine, “G” per ground, ecc.).
Ancora è possibile che al posto di lettere aggiuntive si trovino numeri
aggiuntivi, sempre per indicare la versione del modello (è il caso dell’RX-78
federale, il cui modello più noto è l’RX-78/2).
Di norma nei codici dei
mobile suit della Federazione il prefisso letterale presenta la R seguita da una o
due altre lettere: RX per i prototipi, RGC per i Guncannon di serie, RGM
per i Gundam di serie, RGZ per gli Zeta
Gundam seriali, RMS per i
mobile suit in genere. Il gruppo numerico, invece, indica generalmente l’anno
di produzione U.C., ed allora ecco che l’RX-78 è un prototipo prodotto nel 78
U.C., l’RGM-79 è il modello Gundam di serie introdotto nel 79, e così
via. A partire dall’85 U.C., invece, con il moltiplicarsi dei siti di
produzione il codice numerico viene ad indicare con le prime due cifre la fabbrica di
produzione, mentre la terza cifra indica l’ordine di sviluppo (non mancano, tuttavia, i ritorni al vecchio sistema, come nel caso dell’RX-93). Questi i codici
di fabbrica: 10, Von Braun City; 11, Luna 2; 12, Konpei Island;
13, Porte di Sedan; 14, Pezun; 15, Nuova Guinea; 16, Kilimanjaro;
17, Gryps (Side 7); 18 e 19, Jaburo. Per fare un esempio,
dunque, l’RX-178 (il cd. Gundam Mark II) è l’ottavo prototipo
prodotto negli stabilimenti di Gryps. Peraltro, le
manifatture sperimentali della Newtype Labs Network hanno un identificativo diverso, e
cioè una lettera seguita dall’identificativo dei prototipi RX e dal numero di sviluppo: i prefissi letterali
più importanti sono quelli dei Murasame newtype labs (MRX), dei Pezun newtype labs
(ORX), e dei New York newtype labs (NRX). L’ORX-005 Gaplant,
quindi, è il quinto prototipo sviluppato a Pezun. Infine, vanno
segnalati i mobile suit progettati direttamente da Paptimus Scirocco per
i Titani, contrassegnati dal prefisso letterale PMX, e dal numero
progressivo.
Un
discorso ancora a parte vale per i mobile suit prodotti dalla Anaheim
Electronics per l’AEUG: mentre, infatti, i modelli da questa
prodotti per l’UNT-Spacy seguono i criteri già illustrati, quelli preparati per l’AEUG
seguono una classificazione propria della Compagnia, dove al prefisso letterale
identificativo del progetto segue il numero di sviluppo. Abbiamo, quindi, MSA
per l’Anaheim projecting, MSK per il Kalaba projecting, MSN per
il Mamoru Nagano projecting (autocitazione di Mamoru Nagano, uno dei mecha designers della serie), MSZ per lo Zeta projecting.
Per quanto riguarda i modelli Anaheim, resta solo da dire che un criterio
a parte è stato seguito per la classificazione dei mobile suit prodotti
nell’ambito del Gundam Project commissionato dalla Federazione nell’81
U.C. In questo caso, infatti, i tre tipi speciali di Gundam furono
individuati volutamente con il codice storico RX-78, seguito dalla sigla
del progetto, GP, e dal numero di sviluppo. L’RX-78 GP02A, peraltro,
presentava la lettera A in quanto avrebbe dovuto avere una successiva versione
implementata che, però, non vide mai la luce: la sottrazione del modello A
da parte delle truppe di Delars, infatti, impedì alla Anaheim la
possibilità di procedere con il programma di sviluppo. 
Il sistema di classificazione dei mobile suit del Principato di Jion è sicuramente più semplice di quello federale: al prefisso letterale, infatti, segue semplicemente il numero d’ordine. I codici letterali sono, in particolare, MS ed MA (mobile suit ed armor), MSM e MAM (mobile suit o armor anfibio), MSN o MAN (mobile suit o armor con PCS), mentre i prototipi sono contrassegnati con la lettera Y davanti al codice letterale standard. I codici adoperati successivamente dalle forze di Axis e poi Neo Jion, sono ulteriormente semplificati: i mobile suit sono contrassegnati con il prefisso AMX, mentre i mobile armor con il prefisso AMA, ed entrambi sono seguiti dal numero progressivo, la cui prima cifra è 0 o 1, a seconda del centro di produzione di provenienza (0 per Core 3 e 1 per Axis), oltre ad un’eventuale lettera relativa alla versione. Tuttavia questo schema di massima trova varie singolarità, come nel caso dei modelli sperimentali NZ-000 Quin Mantha o NZ-333 Alpha Aziel, progettati dal Ne.T. Zeit, il consorzio di ricerca newtype finanziato da Char Jion.
Gli identificativi della Bugh
Aerodynamics Company, invece, utilizzano semplicemente il codice XM per i mobile suit ed
XMA per i mobile armor, seguiti dal numero progressivo di sviluppo.
Per quanto riguarda i modelli prodotti dallo SNRI, il codice alfanumerico di identificazione consiste nella lettera F del Formula Project, seguita da un numero la cui prima cifra indica il tipo di mobile suit (7 per le unità di supporto a lungo raggio, 8 per le unità generiche e 9 per i modelli da combattimento avanzati) e la seconda il numero progressivo di sviluppo: F90, quindi, individua il primo mobile suit da combattimento del progetto Formula.
Uno degli schemi di classificazione più complessi è senz’altro quello utilizzato dalla Lega Militare per i mobile suit autoprodotti. Il relativo codice alfanumerico si compone della sigla LM seguita da tre cifre, che indicano, rispettivamente, il numero dei moduli in cui il modello si scompone, il numero dei reattori ed il numero dei motori di spinta; segue, poi, l’identificativo del progetto (ad esempio V0, V1 e V2 per i successivi progetti Victory, E0 per il progetto Earth), ed infine il numero progressivo di sviluppo del modello. Il codice LM-314V21 Victory 2 Gundam, quindi, indica il primo modello del secondo progetto Victory, separabile in tre moduli, e dotato di un reattore e quattro motori di spinta. Il Gunblaster, invece, contrassegnato dal codice LM-111E03, è il terzo mobile suit del progetto Earth, monoblocco, monoreattore e monomotore.
I codici dell’Impero di Zanscar sono più semplici. Alle lettere ZM, o ZMT se si tratta di un modello sperimentale, seguono le lettere S, A o D, a seconda se si tratta di un mobile suit, di un mobile armor o di un mezzo trasformabile. Alle lettere segue il numero d’ordine, ed infine la lettera S, G o M, per indicare la versione spaziale, terrestre o marina.

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