mostrina compagnie autonome Mitraglieri

LA BATTAGLIA D'ARRESTO DI GIUGNO (E IL PIAVE MORMORAVA)

La baia di Buccari, il Montello, il 18° Bersaglieri, Hemingway e il raid su Vienna

Durante il mese di Novembre del '17 gli Austriaci tentano un nuovo sfondamento sugli altipiani di Asiago sempre per prendere alle spalle quel fronte che si snoda nel punto critico dal Brenta al Grappa, al Piave (curva del Montello strenuamente difesa). Il 4 dicembre 1917 su Gallio, sul Sisemol e Tonderecar si scatena l'inferno. In linea vi sono il 6° e 12° Bersaglieri ma accorrono anche i sopravvissuti della IV brigata (14-20°). Un testimone dirà che non si sapeva dove calcare il terreno. Cadono l'Aspirante Pallotti Giacomo (6°), il Serg. Rossi Francesco (6), il Ten. Maifreni Guido (12), il Ten. Mancini Giuseppe (12), il Ten. Pantanali Emilio (14). Sull'altopiano d'Asiago intanto tre brigate Livorno (33-34° Rgt.), Verona (85-86°), Toscana (77-78°) non erano bastate per contenere gli Austriaci sui Tre Monti (Valbella, Col Rosso, Col d'Echele). Sulla nuova linea di difesa, Cima Eckar, Busa del Termine e Melago arrivano la vigilia di Natale la Brigata Sassari il 5° e 9° bersaglieri e il XXIV reparto d'assalto (med. bronzo). Per due giorni si tenta di recuperare terreno ma l'unico colle ripreso è il Melago ad opera dei Bersaglieri. Il 30 dicembre 1917 il Monte Tomba, cima minore del Grappa, veniva strappato dai Cacciatori Francesi ai Tedeschi di nuovo di fronte come in Francia. L'offensiva tedesca di Caporetto poteva dirsi finalmente bloccata ?. Di 65 divisioni italiane ante Caporetto, ne restavano 33, ma il fronte era più corto e gestibile. I campi di rieducazione dell'Emilia erano pieni di quei soldati che gettate le armi si erano ritirati oltre il Piave (vedi capitolo Prigionieri di noi stessi nel 1917). Il fronte orientale ora correva dal Pasubio, agli altipiani di Asiago al Grappa, che fungeva da Perno col Montello, e da qui al mare verso sud lungo il Piave. Il rischio che da Asiago (o dallo stesso Pasubio il nemico) dilagasse nella pianura restava però per ora concreto. Occorreva porvi rimedio e in capo ad un mese venne attuato un nuovo piano strategico per l'alleggerimento della pressione. Il compito della riconquista venne affidato alla Brigate Sassari (151-152°), IV brigata bersaglieri (14° e 20°) + 5° bersaglieri (33a divisione) più tre reparti d'assalto (I,II,IV) e uno del genio (VII), mentre la 52a divisione (Casale, Pavia) avrebbe compiuto azione diversiva.Bersaglieri in un paese del Veneto distrutto Le linee nemiche vennero studiate dall'alto con la fotografia aerea e i quadri vennero istruiti con una serie di stages o briefing. A questo si aggiunse un comando unico di artiglieria (62 batterie) di cui 7 anglo-francesi. La notte del 28 gennaio 1918 le batterie italiane scaricarono in Val Frenzela, probabile zona di ammassamento austriaca, 11.000 chili di fosgene. http://www.sassodiasiago.it/adunataasiago/battaglia_tre_monti.htm

All'alba aveva inizio l'assalto che si infranse contro la munita difesa austriaca. A sera il 5° bersaglieri aveva perso 678 uomini. Le brigate Liguria e Bisagno che dovevano costituire la riserva vennero a loro volta coinvolte negli scontri così come 7 battaglioni alpini autonomi. Altre brigate (Ancona, Bergamo e XVI reparto d'assalto) vennero inviate in zona d'operazione. Il 29 gennaio l'attacco si ripetè col 5°,14° e 20° bersaglieri e i reparti d'assalto. Il Valbella venne preso e perso più volte, ma alla fine ritornava in mani italiane. Oltre 5.000 i morti e i feriti, più del doppio stimati sono quelli austriaci. Un alto numero di caduti si conta fra i reparti d'assalto (1062) a cui era peraltro concesso di ritirarsi dal campo di battaglia al termine dell'azione (I fanti ne rimarcavano il privilegio, dicendo che si allontanavano con le tasche piene di bottino di guerra).  Sugli altopiani non c'erano quindi possibilità di sbocco: era ora di provare in pianura. Sul mare e ai bordi della laguna, che fino ad ora non abbiamo citato, si andava concretizzando una guerra di "corsa" ad opera di piccoli reparti anfibi con mezzi speciali. Il 10 dicembre del 1917 Luigi Rizzo affondava la corazzata Wien a Muggia e l'11febbraio 1918 veniva violata la baia di Buccari (operazioni navali grande guerra) senza alcun risultato tangibile se non propagandistico. La situazione politica interna a Vienna stava deteriorandosi, non restava molto tempo per vincere la guerra. I prigionieri liberati dalla Russia (dopo la pace) erano ormai diventati dei sobillatori bolscevici e non utilizzabili in trincea. Sul Piave e sui rilievi si affrontavano 48 divisioni Austriache e 45 italiane. Mitraglieri tendono agguatoIl 13 giugno sul Tonale (operazione Valanga) ci fù il primo assaggio dell'offensiva, chiamata battaglia del solstizio, che si concluse con un nulla di fatto per la resistenza italiana. Il 15 giugno 1918 l'artiglieria austriaca aprì il fuoco sul resto del fronte, ma a differenza di Caporetto, ci fu la risposta italiana. Il Grappa veniva difeso a denti stretti mentre il Piave in piena non favoriva il loro assalto. In tre punti erano riusciti comunque a passare; al Montello nell'ansa del Piave, al centro in direzione Treviso e a Sud fra il Piave vecchio e quello Nuovo (il Piave vecchio era il vecchio corso, più ad occidente, che sfociava nella laguna veneta e che la Serenissima aveva deviato a suo tempo per non impantanare Venezia). Gli austriaci combattevano ai limiti della terra ferma a Cavazuccherina (Jesolo) e Caposile. Il 16 e 17 le due teste di ponte austriache di Musile e Fagarè erano unite.La mattina del 19 col Piave che si era ingrossato ulteriormente, isolando dai rifornimenti le teste di ponte, partì il contrattacco italiano e gli Austriaci ripassarono, quasi ovunque, anche a nuoto, il fiume. Bersaglieri del 18°, reggimento marinai, granatieri evitano che vengano aggirati i pontoni d'artiglieria della Laguna.

Bollettino Ufficiale del Q. G . del 17 giugno 1918
Sull’altopiano d’Asiago e sul Grappa il nemico, che nella giornata del 15 ha subito perdite ingenti, si è limitato ieri ad ostacolare con forte reazione di fuoco la spinta controffensiva delle truppe nostre ed alleate, che tuttavia in più tratti hanno potuto conseguire parziali successi e rettifiche di linea. Lungo il Piave, invece, la battaglia è continuata con estrema violenza. L’avversario senza guardare a perdite ha proseguito la sua poderosa pressione per estendere l’occupazione sul Montello ed aprirsi le vie alla pianura. Le nostre truppe hanno impegnato fortemente il nemico sulla linea Ciano-Cresta del Montello-Sant’Andrea: tengono fieramente le loro posizioni sul fiume da Sant’Andrea a Fossalta e contrastano efficacemente l’avanzata all’avversario nella zona di fronte alle anse di San Donà.
Sera – Sul fronte montano e sul Montello il nemico non ha nella giornata rinnovati attacchi di fanteria. Nostre puntate di truppe sono felicemente riuscite. Si occuparono alcune posizioni catturando mitragliatrici e qualche centinaio di prigionieri. Importanti azioni si sono sviluppate a sud del Montello e lungo il Piave nella zona tra Zenson e Fossalta, ma l’avversario fu ovunque arrestato dai nostri contrattacchi e lasciò nelle nostre mani parecchie centinaia di prigionieri. Tentativi di passaggio del fiume tra Maserada e Candelù vennero sanguinosamente respinti. Sul basso Piave altre azioni controffensive, in corso di svolgimento, ci hanno assicurato vantaggi. Diaz

 

Dal 2 all'8 luglio infuria la lotta nel delta. La sponda del Piave nuovo, a Casa Fornera, è di nuovo raggiunta dal 18° e dal 17° reggimento bersaglieri che qui conquistano una medaglia d'oro e una d'argento. L'8 Luglio sul Piave (Fossalta) viene ferito Ernest Hemingway. Nel paese si diffuse intanto l'eccitazione per un prosieguo dell'attacco e l'inseguimento che Diaz, nonostante i proclami di vittoria, sconsigliò. Vennero ripresi i Tre Monti e la testa di ponte della foce del Piave attiva da Novembre. "

Da rivista enciclopedica Italiana 1918 - Alla fine di giugno (1918) i nostri meravigliosi soldati avevano strappato al nemico, con una vigorosa ed immediata controffensiva tattica, tutti i vantaggi di terreno acquistati nel primo urto (inverno), ad eccezione dei cocuzzoli del Monte Val Bella, del Col del Rosso e del Col d'Echele sull'altopiano d'Asiago, i quali costituivano, insieme con Cima Echar e con M. Melago una sorta di ridotto avanzato, utile a noi come fiancheggiamento e copertura delle nostre linee verso la conca d'Asiago, utile agli austriaci come approccio alle nostre posizioni principali. Per riavere il pieno possesso di quella posizione cuscinetto e per affermare la nostra superiorità sull'avversario all'indomani della sua offensiva, il Comando ne decise la riconquista. La mattina del 29 giugno, - dice testualmente un lungo comunicato trasmesso ai giornali il 18 agosto 1918 - dopo accurate esplorazioni, con l'appoggio di potente fuoco d'artiglieria, sottili colonne nostre del XIII corpo d'armata, miste di fucilieri e di arditi, si gettarono all'attacco. Il Monte Val Bella venne conquistato rapidamente dai fanti del 9° reggimento, da una compagnia del 3° bersaglieri e da una compagnia ceco-slovacca e difeso poscia saldamente contro i ritorni offensivi dell' avversario da tutta la brigata Regina (9°.10°). Il giorno dopo anche il Col del Rosso e il Col d'Echele venivano strappati al nemico in una vivace lotta a corpo a corpo sostenuta da reparti della brigata Teramo (241°-242°) del 265° fanteria (brigata Lecce) e di arditi bersaglieri del 3° reggimento. Il nemico, che ci aveva opposto quattro divisioni complete subì perdite  gravissime: 88 ufficiali, 1935 uomini di truppa, 8 cannoni, 82 mitragliatrici, 5 lanciafiamme, 4 lanciamine, più di 2000 fucili e ingente quantità di materiale da guerra rimase nelle nostre mani; recuperammo anche 15 bombarde (nostre) catturate dal nemico nella sua offensiva. Con una serie di azioni locali eseguite a partire dal 2 luglio dal IX corpo d'armata, venne integralmente ristabilita la nostra occupazione primitiva della regione a nord ovest del Grappa, dal fondo della val S. Lorenzo alle Rocce Anzini (margine di Val Brenta): catturammo 25 ufficiali, 608 uomini di truppa e 24 mitragliatrici. Le nostre posizioni vennero migliorate notevolmente anche alle Porte di Salton, il 4 luglio e al Roccolo di Casa Tasson. Complessivamente furono presi altri 4 ufficiali, 74 uomini di truppa, 6 mitragliatrici e un lanciafiamme. Carattere nettamente offensivo ebbe l'operazione svolta per ricacciare il nemico oltre il Piave Nuovo, da Intestadura alla foce. L'azione, condotta simultaneamente dalla 54a divisione mossa dal Piave Vecchio e marciante verso sud-est e dalla 4a che, uscendo dalle teste di ponte di Cavazuccherina e di Cortellazzo agiva in direzione di est nord-est, si iniziò all'alba del 2 luglio. La lotta si frazionò in infiniti episodi, occorrendo vincere la resistenza molteplice accanitissima di una sistemazione difensiva a nuclei di mitragliatrici, mirabilmente adattata alle condizioni del terreno in gran parte allagato e percorribile solo attraverso pochi passaggi obbligati. Dopo 4 giornate di vivacissimi combattimenti, la pertinacia e il valore delle truppe del XXIII corpo d'armata ebbero ragione della difesa e degli infiniti contrattacchi delle forze nemiche (divisioni 57a e 58a al completo, parte della 46a ed elementi dell'Orient Korp. Nella mattina del 6 le due divisioni operanti si congiungevano a Palazzo Bressanin, occupando saldamente la linea del Piave Nuovo, di otto chilometri più breve di quella del Sile e di 6 km. circa più lontana della laguna di Venezia. Tutte le truppe impegnate si distinsero: le brigate Granatieri di Sardegna (l° e 2°), Torino (81-82°), Novara (152-153°), la III brigata Bersaglieri (17°-18°) il III gruppo Bersaglieri ciclisti (1°7°8° battaglione), il reggimento Marina, il 7° battaglione Guardie di Finanza, il 33° battaglione zappatori , la 20a e 22a compagnia Lagunari del Genio e le altre specialità di questo, tutte le artiglierie del corpo d'armata e del Raggruppamento della R. Marina e gli aviatori. 2900 prigionieri, di cui 70 ufficiali, 20 cannoni, 18 bombarde, 80 mitragliatrici, 4000 fucili rimanevano nelle mani delle valorose truppe della III Armata.

Una pattuglia di otto apparecchi al comando del maggiore D'Annunzio ha eseguito stamane un Raid su Vienna..(e operazioni aeree grande guerra in Italia, il bombardamento di Napoli) lanciando migliaia di manifestini" così recitava il 9 agosto 1918 il bollettino del comando italiano.

Il 25 settembre dopo alterchi col primo ministro si decise che non si poteva attendere oltre. Orlando aveva anche chiamato il generale Gaetano Giardino sottocapo di S.M per offrirgli il posto di comando del titubante Diaz, ma questi non si prestò alla manovra.

 


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