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Pesca tra i sassi

Molti grandi laghi e fiumi italiani (e non solo) hanno fondali che, almeno a tratti, presentano sassi o ghiaia; crediamo pertanto sia assai utile analizzare anche la pesca in queste condizioni.

Ecco una tipica ambientazione "sassosa" del fondale

Dapprima, facciamo delle considerazioni di carattere “biologico”: le carpe abituate a grufolare tra i sassi sviluppano, la maggior parte delle volte, delle callosità attorno alla bocca e labbra sottili. Queste caratteristiche sono date, appunto, dal fatto che sono costrette a spostare sassi e ad aspirare negli interstizi tra pietre e ghiaia.

Questa osservazione ci conferma, immediatamente, che le carpe che frequentano questi luoghi presentano bocche molto dure e piccole, a volte a forma di "becco di pappagallo" (vedi foto). Vien da sé che sarà di primaria importanza affidarsi ad ami estremamente affilati e resistenti e, ad ogni piccolo dubbio, cambiare il nostro terminale onde evitare che un amo (non al massimo della sua capacità penetrativa) possa pregiudicare una eventuale cattura.

Particolare di una bocca a "becco di pappagallo"

Bocca di una carpa che vive su fondale duro

Alla luce di quanto detto, potremo puntare su inneschi ad assetto critico (o neutro) con l’esca libera di fluttuare e l’amo appena sollevato dal fondo onde evitare che lo stesso si possa appoggiare tra gli interstizi, cosa che renderebbe la sua azione limitata e rischierebbe di attuare condizioni che rovinerebbero la punta dello stesso (pregiudicandone, quindi, l’affidabilità).

Realizzazione dell'innesco ad assetto neutro

Una schematizzazione di un assetto neutro su fondale sassoso

Sia che si peschi lanciando da riva sia che si decida di calare i nostri terminali dalla barca, sarà di primaria importanza non “trascinare” il piombo sul fondo perché sassi ed asperità potrebbero pregiudicarne l’affidabilità delle punte con ovvie conseguenze.

Alla luce di ciò sarà certamente conveniente proteggerne la punta con un sacchetto di PVA oppure con un pezzo di nastro dello stesso materiale o ancora con del foam idrosolubile. Il nostro “inganno” dovrà essere depositato sul fondo e non più spostato fino ad una partenza o al momento di ritirare la lenza (attenzione, quindi, quando si “recupera” dopo il lancio per mettere in tensione il filo).

Particolarmente vantaggiose possono essere le zone di acqua bassa caratterizzate da fondali ghiaiosi o ciottolati perché, per la loro conformazione, tendono a riscaldarsi e /o rinfrescarsi in tempi relativamente brevi, in queste situazioni potremo affidarci ad esche affondanti che in base alla nostra esperienza si sono dimostrate le più performanti.

Altresì importante il fenomeno di “rilascio termico” che contraddistingue grandi massi affioranti e accumuli di detriti sassosi, per loro conformazione chimico/fisica questi sassi tendono ad accumulare calore durante le ore calde della giornata e lo rilasciano lentamente durante quelle fredde, va da sé, pertanto, che nelle loro vicinanze, specie nelle ore notturne, non è da escludere la presenza di pesci che vadano appunto alla ricerca di questo calore e della fauna acquatica che si raduna nei pressi  di questi "termosifoni naturali" per la medesima ragione.  

Indipendentemente dalla strategia che utilizzeremo in pesca, siamo dell’opinione che le nostre metodiche non possano prescindere da attente valutazioni di carattere ambientale, che tengano in considerazione, cioè, le abitudini delle carpe in funzione dell’ambiente circostante.

Le carpe sono animali eterotermi, ovvero che modulano la loro temperatura corporea in conformità a quella dell’acqua circostante (animali con tali caratteristiche sono di solito chiamati, con abuso di notazione, “a sangue freddo”); risulta pertanto ovvio che le condizioni ambientali sono di primaria importanza per capire (su base teorica) dove (sempre su base teorica) dovrebbero andare alla ricerca di cibo e delle migliori condizioni di vita.

L’osservazione e la rilevazione di dati come la temperatura, l’alta e bassa pressione, il livello di acqua presente in un dato periodo ecc.. non sono assolutamente da considerare di secondaria importanza, ma anzi sono la base di partenza per qualsiasi buona strategia di pesca.

Avendo cura di prendere tutte le dovute precauzioni perché ciò non arrechi danno al pesce, sono in generale da preferirsi zavorre importanti proprio per facilitare la capacità penetrativa dei nostri ami, ci affideremo pertanto a piombi in deriva fissati con nylon molto sottili (dallo 0,18 allo0,22) oppure ancora a sassi “a perdere” che, grazie alla “debolezza” del filo a cui sono legati alla lenza madre, si sganciano al momento della ferrata. In ambienti, dove riteniamo che ci sia la possibile condizione, potremo optare per ami senza ardiglione (Mako S.F. 1 barbless) che per loro caratteristiche sono più “perforanti” e penetrano senza l’impedimento meccanico dato dallo “sbuffo” procurato appunto dall’ardiglione.

Montatura realizzata con sasso "a perdere" e nailon sottile da 0.22

 

 

 

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