Delle
boilies e delle granaglie si sono già scritte molte pagine e spese grandi
quantità di parole, ma si scriverà e si dirà ancora molto… Questo succede
perché tutti noi cerchiamo di trovare ciò che in realtà, probabilmente, non
esiste: vale a dire l’esca super catturante, che catturi sempre e comunque,
una sorta di esca “filosofale”. Non che questo sia un male, ci mancherebbe,
il mondo è sempre progredito per la curiosità dell’uomo, e questo modo
d’essere sta alla base della ricerca e della sperimentazione. Un buon punto
di partenza, a nostro avviso, è il chiedersi: “cosa sappiamo oggi
sull’alimentazione delle carpe?” Potremmo dire che ne sappiamo molto, ma in
realtà questo molto è quasi niente, infatti, tutti gli studi scientifici (o
presunti tali) redatti fino ad oggi, riguardano le carpe d’allevamento,
perciò queste ricerche sono orientate principalmente a far crescere il peso
del pesce nel minor tempo possibile. Ciò, per i nostri scopi, è utile solo
in parte, poiché il fabbisogno alimentare di una carpa allo stato brado, è
sicuramente diverso di quello di una carpa d’allevamento, e addirittura
potrebbe essere diverso anche da acqua ad acqua, in funzione della qualità
della stessa. Perché in funzione della qualità dell’acqua? Presto detto: un
lago, un fiume o una cava, potrebbero, e molto probabilmente è così, avere
una flora e una fauna planctonica e bentonica diversa, e quindi una fonte
alimentare differente. Potremmo pertanto supporre che, in alcuni specchi
d’acqua, il pesce possa avere delle carenze alimentari, riguardanti un
determinato tipo di proteina, o una vitamina e cosi via…. Ecco spiegato (in
parte) il perché, in certe acque, troviamo pesci di taglia ed in altre no,
ecco spiegato perché, in altre acque, troviamo una prevalenza di carpe di
una specie piuttosto che di un’altra. La carpa è un animale onnivoro che
ingerisce qualunque cosa sia di tipo alimentare. Comunque sia, la dieta base
è carnivora, come hanno dimostrato ampiamente le analisi intestinali fatte
su vari soggetti in diverse tipologie di acque. La carpa si nutre quindi di
protozoi, rotiferi, oligocheti, molluschi, anfibi, pesci, larve d’insetti
(predilige ninfee efemeroidei), chironomi, crostacei, aracnidi, e tublifex
(anch’esso un oligocheta) in genere.
Chironomi |
Oligocheti |
Rotiferi |
Molluschi |
La carpa
non possiede uno stomaco vero e proprio come potrebbe essere quello umano
(perché, essendo onnivora, non necessita di strutture essenzialmente votate
alla digestione delle proteine come succede invece nei carnivori ittiofagi,
ma piuttosto presenta un intestino molto sviluppato, utile nella digestione
di cellulosa e carboidrati, caratteristica ancora più chiara riscontrabile
negli amur). Il suo apparato digerente non secerne pepsina e la digestione è
affidata a due enzimi prodotti dall’intestino e da quel poco di pancreas di
cui è dotata; questi enzimi sono la tripsina e l’erepsina. Sostanze che, e
chi conosce un po’ di biologia di base lo sa benissimo, permettono una
migliore metabolizzazione delle proteine di origine animale piuttosto che
quelle di origine vegetale. Gli idrati di carbonio (carboidrati –amidi) sono
metabolizzati invece mediante gli enzimi (maltasi, amilasi, lichenasi) che
si trovano nel fegato, nel pancreas e nell’intestino. Gli altri enzimi che
servono per poter metabolizzare gli alimenti, devono essere ingeriti
mediante una dieta opportuna (enzimi esogeni). Da questa primissima analisi,
quindi, si sarebbe indotti a pensare di realizzare esche con farine
prevalentemente animali, perché più digeribili. Certamente questo è un
ragionamento con un fondo di verità. Questa analisi, però, non può
prescindere da altri fattori quali il gusto (la farina di gambero non ha il
gusto dell'animale vivo) e il valore proteico finale (1 kg di farina di
gambero corrisponde a circa 6/7 kg di gamberi vivi, tanto per fare un
esempio). La carpa ha bisogno (senza esagerare) anche di carboidrati, in
particolar modo di quelli nobili, quali gli amidi, che essa riesce a
convertire in energia con facilità e, contrariamente a quanto si crede, non
ha grosse necessità di grassi. Essa, come tutti gli esseri viventi,
necessita anche di vitamine, in particolar modo di quelle del gruppo B e del
gruppo A ed in parte del gruppo E; dalle ultime ricerche scientifiche
sembrerebbe che la vitamina B12 sia sintetizzata dall’organismo del pesce
(ovviamente se in salute e con una corretta alimentazione). Da queste poche
righe potremmo già trarre le prime conclusioni, riassumendo ciò di cui ha
bisogno una carpa per una corretta alimentazione. Prendendo spunto in parte
dall’allevamento, o più precisamente dai fabbricanti di mangimi per carpe, e
da quel poco che si conosce dell’alimentazione in acque libere, possiamo
schematizzare i più completi alimenti disponibili nella seguente tabella:
Specie |
Proteine |
Grassi |
Carboidrati |
RANA |
15,5 |
0,2 |
0 |
GAMBERO |
13,6 |
0,6 |
2,9 |
COZZA |
11,7 |
2,7 |
3,4 |
Gambero d'acqua dolce |
Cozze fotografate sul Lago di Pusiano |
Il nostro
pesce si nutre inoltre di sementi e frutta (che cadono in acqua), alghe,
sterco di volatili acquatici ecc… Per porre qualche prima base su cui
lavorare in seguito, possiamo concludere che se confezioniamo delle esche
che abbiano proteine per un valore compreso tra il 17 ed il 40%, carboidrati
per un valore compreso tra il 25 ed il 60%, grassi per un valore compreso
tra il 3 ed il 8%, con una giusta dose di vitamine e fibre (dal 3 al 10%),
probabilmente avremo delle esche ben bilanciate sotto il punto di vista
nutrizionale, il tutto, ovviamente, da rapportare in funzione delle acque e
della stagione.
|
Proteine |
Carboidrati |
Grassi |
Vitamine e Fibre |
Esca bilanciata |
17-40% |
25-60% |
3-8% |
3-10% |
Le prime
conclusioni: un’esca bilanciata
Prima di
proseguire alcune immagini di chioccioline tipiche dei nostri laghi e
fiumi...
Theodoxus |
Viviparus |
Emericia |
Lymnea stagnalis |
Lymnaea |
Planorbe |
Planorbisplanorbis |
Planorbe |
Ci sembra
quasi superfluo precisare che questi dati sono riferiti ad esche per lunghe
e medie pasturazioni, dato che le carpe se ne ciberanno per lunghi periodi e
sicuramente non vogliamo arrecare danni. Comunque sono ottime anche per le
pescate veloci, ma dovremo lavorare sulla velocità d’entrata in pesca, e
quindi dovremo lavorare su combinazioni di aromi ed attrattori. Per pescate
veloci (e tra queste enumeriamo tutte quelle che si protraggono al più per 3
o 4 giorni), i fattori da prendere in considerazione sono ben diversi. Il
primo fattore da analizzare è, senza ombra di dubbio, la scelta del luogo
inteso sia come postazione sia come conoscenza generalizzata dell’ambiente
che andiamo ad affrontare. La scelta della postazione è, generalmente,
dettata dalla nostra sensibilità e dall’esperienza accumulata nel tempo;
ricordiamoci sempre che la conoscenza dell’ambiente può dimostrarsi
fondamentale per la scelta dell’esca. Al momento non vogliamo entrare in
merito alla variabile “qualità dell’esca” perché riteniamo che, in questi
frangenti, tutte le esche siano ottime se usate con intelligenza, e nel
prosieguo capirete il perché di quest’affermazione che a prima vista può
sembrare un po’ azzardata! Se, per fare un esempio su tutti, andiamo ad
affrontare un’acqua a forte pressione piscatoria può capitare che, se lo
spot prescelto è buono, una combinazione aromatica gustativa diversa o
innovativa per quell’acqua, faccia realizzare catture che potrebbe sembrare
avere del miracoloso. Un esempio pratico per spiegarci meglio: nella serie
VisionX Pelzer il gusto Whisky & Cola, nella stagione 2004 ha permesso di
vincere enduro in cave a pagamento, di fare catture di rilievo a Pusiano,
Endine, nel fiume Arno e nel Po, ed in tante acque ancora. La cosa curiosa
sta nel fatto che in questa serie di esche (nei gusti cremosi e fruttati) il
mix è lo stesso per tutte le boilies, e la differenza sta solo nella
combinazione gustativa ed aromatica; le altre esche in ogni modo si sono
dimostrate competitive come una qualsiasi altra esca. Il mix di
queste esche altro non è che un mix base addizionato con “birdfood”, un’esca
semplice ed economica. Ci permetterete a questo punto di fare, per
l’ennesima volta, una precisazione sui termini; ricordandovi che “basso
costo” non è sempre sinonimo di cattiva qualità. Fortunatamente riteniamo
che in questi ultimi anni esche di cattiva qualità (e un giorno vorremmo
capire in base a cosa siano definite in questo modo) ve ne siano molto
poche.
La
fortuna conta ma...
Tutto
questo giro di parole, se volete anche con una piccola base pubblicitaria,
ci è servito solo per poter trarre delle considerazioni di carattere
generale su come utilizzare un’esca in un determinato ambiente. Con questo
speriamo di avervi messo qualche dubbio o perplessità nel modo con cui si
valuta e/o si utilizza un’esca commerciale. Detto ciò qualcuno potrebbe
obbiettare che un’esca catturante in determinati specchi d’acqua, sia quasi
fallimentare in altre situazioni. Riteniamo ciò assolutamente corretto. Per
poter giustificare questo fatto è necessario però far entrare in gioco altri
fattori come la conoscenza del posto e la chimica dell’acqua nel senso più
esteso del termine. Di seguito vi spieghiamo cosa intendiamo per “senso
esteso del termine”. Sicuramente un mix con una data combinazione aromatica
o aminoacidica, in una certa acqua, può mandare dei segnali chimico fisici
diversi rispetto ad un altro impasto con la stessa combinazione aromatica
aminoacidica. Questo è dovuto al pH, alla densità e alla conducibilità
elettrica di quello specifico specchio d’acqua. Tra queste variabili
prendiamo come esempio su tutte il pH, che potrebbe variare nello stesso
specchio d’acqua nel giro di poche ore, ad esempio, per l’arrivo di un
temporale, fenomeno naturale che generalmente arricchisce l’acqua di
ossigeno e, grazie all’azione del vento, rimescola il tutto. Con la pioggia,
poi, viene immessa acqua a pH neutro (pH 7), facendone variare in definitiva
il valore di pH del bacino stesso. Va da sé pertanto che, se pur corretto e
con una certa influenza, il tener sotto controllo questa variabile (ma anche
le altre menzionate) è molto difficile, se non impossibile. E’ invece
corretto pensare che in un invaso caratterizzato da acqua con un pH
tendente all’acido (pH < di 7), magari perché ricavato da una torbiera, o
perché il fondale è costituito prevalentemente da questa, vi sia una qualità
d’alimento povera di determinati organismi quali crostacei, molluschi,
invertebrati, plancton, ecc… e perciò che le carpe possano presentare delle
carenze alimentari notevoli, con tutto ciò che ne consegue; come ad esempio
una cattiva digestione, una carenza vitaminica ecc…
Girino di rospo scavatore |
Girino rospo smeraldo |
Girini di raganella |
Girini rospo buffo buffo |
Rospo buffo buffo |
Girini di salamandra |
Rana Italica |
Rana italica scura |
Rospo smeraldo |
Tali
carenze, generalmente, si manifestano con delle deformazioni permanenti
dell’apparato scheletrico oppure, cosa ben più grave, con il fenomeno del
nanismo che per questa specie (come per il persico reale) non
necessariamente è di origine genetica. Prestiamo attenzione al fatto che una
carpa di 16 kg può essere una carpa che soffre di nanismo; non facciamoci
trarre in inganno dalla presenza di certi pesci, ma valutiamo con
attenzione, e nel tempo, quello che offre quel determinato bacino sotto il
profilo nutrizionale. In acque con queste caratteristiche abbiamo speso
molti test notando che, generalmente, esche dalla forte componente
aminoacidica, hanno fatto spesso la differenza in termini di catture. La
giustificazione del raggiungimento di tali risultati è da ricercarsi nel
fatto che queste esche risultano di facile assimilazione, ma anche e
soprattutto dal fatto che, le nostre amiche, hanno sviluppato, qui più che
in altre acque, l’istinto di riconoscere il cibo sotto forma d’aminoacido
(escrementi, urina di tutti gli esseri viventi). Non dimentichiamo mai che i
pesci sono una sorta di macchina mossa dall’istinto e dalle necessità
alimentari e che determinati tipi di nutrimenti vengono ricercati con
insistenza dagli organismi perché indispensabili a completare fabbisogni
che, dal punto di vista endogeno, le carpe non sono in grado di garantire.
Foto
subacquea di una bella specchi...
In queste
tipologie d’acqua è molto importante bilanciare correttamente (a livello
nutrizionale) l’esca, dato che la digestione è molto difficile (dovuta alla
mancanza degli enzimi esogeni), per tal motivo la scelta delle farine
è molto più critica che in altre acque. La nostra preferenza dovrà ricadere,
pertanto, su farine ricche di vitamine dei gruppi A, B, E, ed in particolar
modo B12 (che in questi casi il pesce fatica a sintetizzare), ricche
d’amidi, di proteine e d’aminoacidi di facile assimilazione, quali
idrolizzati, emoglobine, ma nel contempo povere di grassi. Tutto ciò
potrebbe bastare, ma (purtroppo) non è cosi...e lo vedremo nel proseguo
della trattazione!
Iniziamo
con il valutare un mix base sotto il profilo vitaminico, guardando la
tabella delle vitamine allegata a questo lavoro, si può notare che con
farine tipo il germe di grano, la farina di fegato, la soia, l’albumina, le
farine di crostacei, le uova e la crusca, siamo in grado di garantire
completamente il fabbisogno vitaminico di cui ha una carpa necessita per
vivere. Proviamo ora a realizzare un mix che soddisfi tali necessità, che
riesca a rollare bene sulle nostre tavole e che mantenga, al contempo, una
buona granulometria. Un buon esempio potrebbe essere quello di realizzare un
mix composto come segue...
Mix
Vitamine
40% Semolino50%Germe50%
20% Soya tostata
10% Farina di fegato
10% Farina di riso
10% Red factor
5% Albumina
5% Glutine di mais |
Abbiamo
utilizzato il programma che trovate allegato a questo CD per analizzarlo e
per fare qualche considerazione in merito ad esso. Ciò che abbiamo ottenuto
è riassunto nella schematizzazione di cui sotto:
In questo
mix notiamo immediatamente che l’aggiunta delle uova peggiora due valori
importanti. Primo tra tutti il valore dei grassi che, passando da 5,75 a
7,58, aumenta in percentuale sensibile (circa del 35% in più) e, subito in
seconda analisi, il valore della digeribilità subisce una importante
diminuzione, passando da 4,30 a 2,83 (con un peggioramento del 30% circa).
Queste prime considerazioni ci indicano immediatamente che dovremo cercare
di realizzare dei mix che richiedano il minor numero di uova possibili.
Molti esperimenti (che tuttavia non possiamo ancora considerare studi)
svolti da varie equipe di tester in varie parti di Europa (in Francia,
Inghilterra, Olanda), hanno dimostrato che esche ricche di grassi (in
particolar modo animale) alle basse temperature provocano gravi scompensi
alle carpe. Alla luce di ciò, alcune aziende costruttrici d’esche, hanno
fatto di questo concetto un vero e proprio cavallo di battaglia (il fatto di
aver pochi grassi all’interno dell’esca), presumiamo quindi che non usino
uova fresche per realizzare le loro boilies. L’ultima scrittura in tal senso
l’abbiamo trovata su un forum (quello di Big Fish redatta dall’amico Sergio
Tomassella), proprio mentre realizzavamo il lavoro e ve la proponiamo pari,
pari, sottolineando il valore didattico dei vari forum, dove generalmente
carpisti veterani, che si prodigano a consigliare i carpisti meno esperti.
questo discorso è molto valido, e mi preme dire che
i caseinati sono demonizzati "per sentito dire" da chi di boilies self made
non ne ha buttate un granché in acqua! Anche
perchè, ad un livello molto più alto, considerando i mix al top in Europa
per la pesca alla carpa , i caseinati sono molto considerati ed utilizzati e
non certo come ingredienti leganti!!! Qualsiasi
mix di alto livello che contenga proteine animali, ha una certa percentuale
di caseina (preferibilmente acida per questo scopo). Gli
idrolizzati sono a loro volta presenti nei mix con forte valenza nutritiva e
ti dirò di più: nessuno potrebbe arrivare in forma bilanciata oltre il 30%
di proteine totali , lavorando solo sulle farine di pesce. Direi
che superare il 20 % di fishmeal è già molto difficile . Questo
perchè, la carpa non sarebbe in grado di metabolizzare (vista l'incapacità
enzimatica che la contraddistingue) una così alta percentuale di
polipeptidi. Virtualmente invece, vi sono
solo limiti "meccanici" all'uso di tripeptiti, bipeptidi ed aminoacidi
liberi (in parole povere proteine predigerite, ossia idrolizzati). Molto
interessante l'esperienza svolta in acquario (da 100 metri cubi d'acqua) su
10 esemplari di carpe, sia specchi che regine, di taglia compresa fra le 15
e le 30 libbre da un equipe di tecnici, volta a verificare l'effetto delle
farine di pesce nelle boilie sul metabolismo del pesce, in condizioni di
acqua fredda (il test venne svolto a 6° C con tolleranza di 1°C più o
meno)......è da premettere che questa ricerca fece proibire gli oli di pesce
e le esche fishmeal in alcune riserve nel periodo invernale. per il test, fu
utilizzato un normalissimo birdfood mix (commerciale di marca molto note in
Gran Bretagna), realizzando 4 tipi di boilies di egual colore,consistenza e
diametro:
-1 :birdfood
mix puro+ uova
-2 : birdfood mix addizionato di 100 gr. di white
fish meal (tolti 100gr. di birdfood da un kg. e aggiunto fishmeal)
-3 : birdfood mix addizionato di 100 gr. L-zero-30
(un idrolizzato enzimatico di proteine del pesce, conosciuto in francia come
soluble-fish protein) con lo stesso criterio della boilie 2
-4 : birdfood mix puro + uova + 30ml. olio fegato di
merluzzo uso umano
Le n°4 boilies vennero date al pesce in momenti
differenti, a pari condizioni d'acqua , a distanza di una settimana da un
test all'altro (le condizioni furono stabilite da un ittiologo con
specifiche conoscenze in allevamento della carpa).
In sintesi, con la boilie 1 il pesce si alimentava
regolarmente , senza particolare frenesia, con intervalli medi di circa 48
ore, assumendo, sempre mediamente, più di 5 boilies per esemplare.
il test non rivelò particolari intolleranze.
con la boilie 2 i risultati furono particolari :
4 pesci su dieci (tutte specchi) furono inibite
dall'alimentarsi per più di 48 ore.
3 pesci si alimentarono con continuità dopo le
solite 48 ore di stallo
gli altri 3 pesci non si alimentarono più con quelle
boilies.
Le conclusioni tratte furono che i 3 pesci che si
alimentarono erano per loro genetica, più forniti da un punto di vista
digestivo (producevano cioè più acido cloridrico degli altri), i 3 pesci che
non si alimentarono più (per il resto della settimana, ovviamente!) erano
ovviamente sfortunati da un punto di vista metabolico e quindi ebbero
disturbi tali da avere repulsione per la boilie in questione.
I 4 pesci che allungarono il tempo fra un pasto e
l'altro, rappresentavano una media fra le due tipologie.
Tutti i pesci si erano alimentati con un numero
minore di esche rispetto alla prima boilies.
Con la boilie n°3 tutti i pesci, compresi i 3
intolleranti, continuarono ad alimentarsi con continuità con intervallo
medio di 48 ore (come nel primo caso, questo sembrava il tempo ottimale di
stallo, con quella temperatura, con cui il pesce si alimentava), però
aumentò il numero di boilies ingerite, salendo a 7 esche pro capite di
media.
Con la bolies 4 i risultati furono estremamente
particolari ed obbligarono a sospendere il test prima della fine:
7 pesci su 10 presentarono degli evidenti segnali di
disturbo (assetto obliquo in acqua, e totale inappetenza, nonché escrementi
acquosi , indice di fermentezione e ristagno) rifiutando categoricamente di
nutrirsi ancora dell'esca proposta .
3 pesci su 10 rifiutarono l'esca dopo averla
ingerita senza però evidenza di disturbo metabolico.
Non contenti delle osservazioni sin qui elaborate,
si proposero al pesce le boilie n°4 a distanza di tempo (due settimane), si
verificarono delle condizioni analoghe (con 2 pesci che però avevano
assimilato l'esperienza e rifiutarono categoricamente di alimentarsi di
nuovo con quella boilie), ma a parte questo, in seguito, dando al pesce la
boilie n° 1 (che non aveva dato particolari problemi), questi
tendenzialmente la rifiutavano a priori, come se avessero elaborato una
sorta di diffidenza verso questa forma di nutrimento.
Penso che queste osservazioni, per quanto empiriche,
debbano far riflettere sul quantitativo e la tipologia di esche che si
devono scegliere per un uso invernale.”
Da tutti
questi discorsi possiamo concludere che le esche arricchite con idrolizzati,
in quelle condizioni, si sono dimostrate sicuramente digeribili, mentre
notiamo come quelle con più grassi di origine animale abbiano dato degli
scompensi, o, a posteriori, abbiano subito un rifiuto da parte del pesce, a
questo punto sarebbe stato davvero interessante provare l’esca n°1 senza
uova. Ne deduciamo che l’esca da noi realizzata in funzione delle vitamine,
può essere usata dalla primavera inoltrata all’autunno, con temperature
dell’acqua superiori ai 13° C, cosicché le nostre amiche riescano a
metabolizzare meglio gli alimenti per la presenza di cibo naturale che
fornisce loro enzimi esogeni, ricordate? Come già accennato
poco sopra (e come sarà approfondito nella sezione “la vita al
microscopio"), le carpe, per digerire, hanno bisogno di assimilare (alcuni)
enzimi dal cibo, e noi purtroppo normalmente riusciamo a fornirne pochi,
dato che siamo costretti a cuocere le nostre esche, e gli enzimi ad una
temperatura di soli 48°C si deteriorano. Ed ecco una delle ragioni per cui
una determinata esca in un’acqua funziona ed in un’altra no, ecco spiegato
anche perché le nostre esche al momento (stiamo ancora studiando e
sperimentando), neanche sulla carta, possono sostituire il cibo naturale. A
questo proposito anche in ambito di allevamento, la maggioranza degli
ittiologi preferisce ancora somministrare una dieta complementare alle carpe
e non completamente artificiale, perché quest’ultima fatica a completare
perfettamente il fabbisogno alimentare delle carpe! Si evince pertanto che
la digeribilità dell’esca, è legata quasi esclusivamente alla qualità e
quantità di cibo naturale! Ci rendiamo perfettamente conto di avervi dato
una notizia piuttosto forte e, sotto certi aspetti, sconvolgente, ma questa
è solo la pura e cruda realtà, che in ogni modo servirà a guardare il
pianeta esche sotto una luce nuova o, se volete, da un’ottica un po’
diversa. Non disperatevi, le carpe le abbiamo sempre catturate, e
continueremo a prenderle, ma alla luce di quanto detto a proposito di UOVA,
ENZIMI e DIGERIBILITA’, dovremo stare un po’ più attenti e modificare
qualcosa in fase di preparazione delle nostre esche! Alcuni semplici esempi
in questo senso possono essere: realizzare mix leganti per diminuire
sensibilmente il numero delle uova necessarie, cuocere rigorosamente a
vapore, cercando di usare farine che limitino i tempi di cottura, non usare
prodotti che alterino gli enzimi (ad esempio l’alcool) e, quando possibile,
non cuocere affatto.
Cottura a
vapore
Quest’ultima affermazione (altra piccola “bomba concettuale”) si riferisce
in particolare a certi tipi di granaglie, MAIS in primis (come verrà
descritto dettagliatamente nel settore dedicato alle particles).
Alla luce
di quanto visto fino a questo momento, vediamo di realizzare mix che:
-
ci permettano di
ridurre i tempi di cottura delle boilies
-
ci consentano di
utilizzare il minor numero di uova possibili
-
mantengano i valori
vitaminici, proteici e di carboidrati che ci eravamo proposti all'inizio
della trattazione
Noi che
stiamo realizzando questo lavoro amiamo, per praticità e per esperienza,
realizzare dei MIX BASE che possano essere tagliati in funzione delle
condizioni peculiari di pesca: stagione, luogo, pressione di pesca,
alimentazione naturale presente e tipo d’aromatizzazione (quest’ultima per
sfruttare al meglio le farine che compongono il MIX come esaltatrici di
gusto). Questa metodologia ci consente di aver delle buone quantità di mix
pronto, del quale, con un poco di pratica, possiamo conoscere pregi e i
difetti, e con qualche piccolo correttivo possiamo adattare alle varie
situazioni di pesca che ci proponiamo di affrontare.
Mix
base 1
30% Semolino50%Germe50%
20% Soya tostata
15% Farina di mais
15% Farina di riso
10% Caseina acida
5% Albumina
5% Glutine di mais |
Analisi
nutrizionale:
Questo
primo MIX base possiede una buona proprietà legante, un basso contenuto di
grassi, è un po’ carente di certi tipi di vitamine, e richiede un numero
limitato d’uova (nell’esempio ne abbiamo inserite 8 come riferimento, perché
non conosciamo la granulometria reale delle farine che andrete ad
utilizzare, con le farine che normalmente adottiamo siamo riusciti ad usare
6 uova e un poco d’acqua per 1 kg di MIX). La presenza di un 15% tra
albumina e caseina acida ci permettono di ridurre di parecchio i tempi di
cottura (boilies da 18mm di diametro, cotte a vapore, 3 minuti circa).
Andiamo ora a “complicare” un po’ le cose utilizzando il mix base come punto
di partenza per creare qualche ricetta un po’ più complessa. Questa base mix
si presta bene ad essere tagliata con della farina di pesce o “carne” per la
presenza di caseina acida, necessita inoltre di una granulometria un po’ più
marcata e, per questo, useremo un birfood dal gusto leggermente speziato.
Mix
base1 Taglio 1
75% Mix base 1
10% Red factor
5% Albumina
5% Farina di fegato
5% Idrolizzato di cozza |
Analisi
nutrizionale:
Con
questo taglio, il mix è migliorato sotto il profilo vitaminico (come si può
vedere dall’analisi delle farine utilizzate e facendo riferimento alla
tabella delle vitamine presente in questo stesso lavoro), mentre è
peggiorato leggermente sotto il profilo legante (occorre sempre accettare
qualche compromesso); con ogni probabilità dovremo aggiungere un uovo, o
faticare un pochino in fase di rollatura, mentre con l’aggiunta
dell’albumina, abbiamo compensato la presenza del birdfood per quanto
concerne i tempi di cottura. Con l’aggiunta di 5/8 gr. di glutammato
monossodico (esaltatore di gusto per eccellenza), potremo evitare l’utilizzo
di aromi, ma dovremo inserire la giusta quantità di dolcificante (nella dose
consigliata dalla casa produttrice) per compensare il gusto salato che
inevitabilmente avremo introdotto con l’uso del glutammato stesso; nelle
acque povere d’alimento naturale, infine, potrebbe risultare assai utile
aggiungere la giusta quantità d’aminoacidi. Volendo dare una impronta
aromatica a quanto ottenuto, potremo indirizzarci su aromatizzazioni
spezziate, al pesce o alla carne (in questo caso, però, diminuiamo la dose
di glutammato portandola al massimo a 5 gr per 1 kg di mix secco). Se invece
decidessimo di non utilizzare il glutammato, potremo scegliere una
aromatizzazione alla crema, magari aggiungendo un insaporitore di tale gusto
in polvere, o meglio ancora sostituire il Red factor con del Nectarblend o
un pastoncino al biscotto (entrambi, ovviamente, più dolci del red factor).
Come risulta chiaro da quanto esposto, partendo da un mix base tutto sommato
“semplice”, abbiamo potuto introdurre diverse componenti e diversificare il
nostro lavoro alla ricerca del giusto compromesso per le nostre necessità.
Se qualcuno pensa che il discorso finisca qui, e che la base mix abbia
terminato il suo utilizzo, si sbaglia di grosso! Sempre partendo dalla Base
mix 1 possiamo realizzare un mix “all season”, ovvero adatto a tutte le
stagioni di pesca, anche se, ed è giusto sottolinearlo, regala il meglio di
sé in inverno ed inizio primavera. La migliore stagionalità di questo mix è
stata derivata, in primis, dall’esperienza in pesca ma anche, a livello più
“teorico”, dalla presenza al suo interno di farine molto assimilabili e dal
basso contenuto di grassi d’origine animale (quelli contenuti nelle uova), e
dall’alto contenuto di vitamine derivato dai singoli componenti. All'interno
di questo taglio troverete un 5% di Robin Red, precisiamo fin da subito che
si tratta di Robin Red originale, nel caso si utilizzassero Robin Red
concentrati, consigliamo sempre di attenersi alle dosi consigliate dalla
casa distributrice.
Mix
base1 Taglio 2
60% Mix base 1
15% Farina di mais
7% GLM
5% Albumina
5% Robin Red
5% Idrolizzato di fegato
3% Farina di gambero |
Analisi
nutrizionale:
Proviamo ora a realizzare un altro Mix base a basso valore proteico e con
buone proprietà leganti, ma in ogni caso sempre ben bilanciato, ideale per
quelle acque ricche di nutrimenti naturali ed ad alta pressione di pesca.
Con le giuste modifiche e con i correttivi del caso, poi, andremo a
specializzarlo per le lunghe pasturazioni. Prepariamo pertanto una seconda
base mix.
Mix base
2
35% Semolino50%Germe50%
20% Soya tostata
20% Farina di mais
10% Farina di grano 00
10% Farina di riso
5% Albumina |
Analisi
nutrizionale:
Come
possiamo notare poco sopra, il Mix base 2, possiede alti valori di
“digeribilità” (acque ricche di nutrimento naturale significa disponibilità
di enzimi esogeni per i pesci, come spiegato nel paragrafo relativo), e
ottime proprietà leganti. Può essere usato cosi com'è con l’aggiunta della
melassa liquida di canna da zucchero, del miele, ed un poco d’attrattore.
Nonostante ciò vediamo qualche taglio possibile cercando, come detto in
precedenza, di specializzare ulteriormente il mix per pescate veloci e per
lunghe campagne di pasturazione.
Mix
base 2 Taglio 1
70% Mix base 2
10% Nectarblend
10% Latte in polvere
5% Albumina
5% Caseina |
Analisi
nutrizionale:
Il Mix
Base 2 taglio 1, ben si adatta ad aromatizzazioni a base di crema, frutta,
mentre non è molto adatto a lunghe pasturazioni, data l’alta presenza di
grassi d’origine animale, la sua prerogativa migliore è quella di essere un
mix molto veloce ad entrare in pesca e quindi adattissimo a corte sessioni
di pesca. Vediamo un secondo taglio al nostro mix base:
Mix
base 2 Taglio 2
60% Mix base 2
15% Farina di riso
10% Nectarblend
10% Farina di arachide tostata
5% Albumina |
Analisi
nutrizionale:
Il Mix
Base 2 taglio 2, ben si adatta un po’ a tutte le acque, dalla primavera
inoltrata all’inizio dell’autunno, è vero che è ricco di
grassi, ma prestando attenzione si
nota che sono quasi tutti di origine vegetale dovuti prevalentemente alla
presenza della farina d’arachide (ricca d’oli); questi grassi hanno un buon
potere attirante e comunque non creano scompensi, in particolar modo nelle
stagioni sopra indicate. Il mix così realizzato è ottimo per pasturazioni a
medio termine. Facciamo un ulteriore passo in aventi e arriviamo alle lunghe
pasturazioni con il terzo taglio del Mix base2.
Mix
base 2 Taglio 3
65% Mix base 2
10% Farina di salmone
10% Nectarblend
5% Albumina
5% Caseina
5% Idrolizzato di gambero |
Analisi
nutrizionale:
Il Mix
Base 2 taglio 3, ben si adatta alle strategie delle lunghe pasturazioni, nel
periodo che va dalla primavera alla metà dell’autunno, con temperature
dell’acqua superiori ai 12°C; con l’aggiunta di giuste quantità d’aminoacidi
(meglio se in farina anche se non è da tutti trovarli), ben si adatta agli
ambienti poveri di nutrimenti naturali. Con quest’ultimo esempio pensiamo di
avervi fornito numerosi spunti di riflessione, come sempre sosteniamo. Il
nostro scopo non vuole essere di insegnare niente a nessuno, anzi (noi
stessi abbiamo imparato molto nello svolgere questo lavoro), il nostro
intento fondamentalmente è quello di far riflettere e creare qualche
legittimo dubbio a tutti, noi compresi, coloro che credono di essere vicino
all’esca “filosofale.” Qualunque sia il vostro giudizio su questo lavoro e
sulle nostre considerazioni siamo certi che perlomeno potranno risultare
utili a tutti sia le nostre ricerche sulle caratteristiche delle varie
farine con gli appropriati valori nutrizionali (fatica a dir poco “titanica”
per le ore di lavoro e riferita a valori medi o dati rilevati dai produttori
delle singole farine), sia il programma per il calcolo dei valori
nutrizionali dei MIX che andrete a comporre per le vostre boilies…siamo
certi inoltre che se non sarete voi a utilizzare questo programmino perché
forse lo ritenete superfluo, lo potrete regalare alla vostre compagne per
calcolarsi i valori di una dieta equilibrata!
All’interno del lavoro, si è parlato molto di pasturazione preventiva. I
termini usati sono stati: “breve”, “media” e “lunga” pasturazione. Fare
chiarezza su questi termini è difficile, ma quanto mai opportuno. Difficile
perché, come ormai abbiamo ripetuto alla noia, ogni acqua ha la sua storia,
ed è come un libro all’interno del quale ogni pagina è diversa da quella
precedente. Un’acqua vergine e ricca d’alimento, avrà bisogno di una
pasturazione mirata (sotto il punto di vista nutrizionale), che dovrà
prolungarsi per almeno due mesi, e sarà opportuno che sia eseguita almeno
per 2 sedute alla settimana. La quantità di esca da utilizzarsi, sarà in
funzione della quantità di pesce presente, e dalla vastità d’acqua da
coprire. Da prove effettuate in cava di 300 m per 400 m con una buona
presenza di pesce (taglie comprese tra 10 e 20kg), crediamo che una quantità
approssimativa di boilies di circa 3 Kg per uscita, sia un termine di
paragone ragionevole. Reputiamo opportuno che le prime 3 uscite siano fatte
con granaglie (quantitativo approssimato di 10kg com l’aggiunta di 1,5 kg di
boilies per ogni uscita) da spargere su tutta la superficie dell’invaso, se
il bacino risultasse essere povero d’alimento i tempi andrebbero dimezzati,
ma non le quantità, quelle, al contrario, si potranno aumentare. In un’acqua
a forte pressione piscatoria e povera di alimento, una pasturazione
giornaliera di 5 kg di granaglie, e 0,5 kg di boilies, protratta per 10
giorni in un periodo di non frequentazione (dell’acqua), su una superficie
di 50m per 20m, può regalare…di tutto e di più. Nei grandi laghi o nei
fiumi, generalmente il pesce frequenta determinate zone in funzione della
stagione, e delle condizioni climatiche, la pasturazione dovrà essere
pertanto concentrata, in determinati periodi e per una zona più o meno
estesa, in funzione delle caratteristiche dello spot. La cosa migliore in
assoluto sarebbe che questa fosse mirata in più zone, per un periodo che
potrà essere anche di 4/5 mesi, all’inizio dovrà essere abbondante poi solo
di richiamo (una volta la settimana).
Riassumendo:
Breve
periodo: 7/10 giorni consigliata in acque a forte pressione piscatoria o di
richiamo.
Medio
periodo: 15/30 giorni in acque povere d’alimento con media presenza
piscatoria.
Lungo
periodo: 30/120 giorni acque vergini, fiumi e grandi bacini.
Attenzione, in acque a forte pressione piscatoria, dismesse per varie
ragioni anche per lunghi periodi (2 o 3 anni), basta una pasturazione
preventiva di 15 giorni con buone quantità d’esche (fino a 20 kg di boilies
e altrettanti di granaglie), per improvvisamente risvegliarsi come mai vi
potrete immaginare…ma questa storia ve la faremo raccontare dai diretti
interessati al momento opportuno. Per concludere (questa volta sul serio)
sottolineiamo una cosa per noi scontata ma sempre importante...non vogliamo
assolutamente che quanto appena detto sia interpretato come il "vademecum
definitivo delle pasturazioni" come anche per la tempistica di “azione”.
Come detto in precedenza, ogni acqua è come un libro le cui pagine devono
essere scritte da voi...prendete carta e penna e realizzate il vostro "best
seller"...
Fino a
questo momento abbiamo dovuto, per forza di cose, dilungarci un po' per
spiegare (speriamo in maniera chiara) le basi fondamentali su cui si basano
le nostre teorie in merito alle esche. Arrivati a questo punto, però, ci
sembra doveroso fare un piccolissimo sunto di quelle che sono le
informazioni, squisitamente piscatorie, che abbiamo raccolto fino a questo
momento, e che ci hanno fatto propendere per determinate scelte all'interno
della trattazione.
Pescate veloci:
Quanto
abbiamo detto, in sintesi, si può riassumere dicendo che per pescate veloci
senza pasturazione preventiva (da 2 a 7 notti), il valore nutrizionale del
mix è sì importante, ma non certamente determinante ai fini della buona
riuscita delle nostre sessioni di pesca. Importante perchè lungi da noi
l'idea di proporre mix sbilanciati o potenzialmente dannosi per la salute
del pesce, non determinante perchè non saranno i valori nutrizionali del mix
(con grande probabilità) a fare la differenza!
Abbiamo
detto che combinazioni aromatiche "particolari ed innovative" possono
regalare qualche chances in più ai fini della cattura e che, stringendo il
cerchio, occorre lavorare primariamente sull'attrazione nell'immediato
piuttosto che sulle qualità alimentari dell'esca. Tenendo presente che certe
farine possono essere utilizzate come “esaltatori“ di aromi.
Pasturazione preventiva:
Il
discorso cambia, e di molto, quando invece impostiamo una pasturazione
preventiva del luogo che andremo ad affrontare.
In questo
caso le qualità nutrizionali dell'esca diventano fondamentali; dove per
"qualità nutrizionali" si intende il connubio tra nutritivi e gusto. In tal
caso l'esca dovrà essere bilanciata secondo i valori della tabella già
descritta ma che riportiamo:
|
Proteine |
Carboidrati |
Grassi |
Vitamine e Fibre |
Esca bilanciata |
17-40% |
25-60% |
3-8% |
3-10% |
Si
comprende, quindi, il valore di importanza degli aromi in tali situazioni,
che possono essere omessi o, eventualmente, tenuti a livelli molto bassi (in
sintesi sotto dosati rispetto alle indicazioni generiche). In questo ambito
abbiamo cercato di sottolineare l'importanza degli enzimi (trattatati anche
nella sezione delle
granaglie e,
ancora più approfonditamente, all'interno della sezione "La
vita al microscopio") e, non di meno, sottolineato come sia
auspicabile cercare di ridurre il numero di uova utilizzate nei nostri mix,
onde arrivare ad abbassare il più possibile l'apporto di grassi di origine
animale che, specie alle basse temperature, possono portare scompensi ai
pesci. |