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 Relazione iniziale per presentare il progetto della Cellula di monitoraggio sulla Convenzione europea

Briefing della Cellula di Monitoraggio Convenzione sul futuro dell'Europa alla Conferenza "Il contributo dell'Università italiana alla Convenzione europea e al semestre di Presidenza UE dell'Italia" Padova 31 gennaio 2003

Seconda relazione: Sara De Vido
(studentessa III anno Scienze Politiche)

Dalla discussione in seno alla cellula di monitoraggio sulla Convenzione europea sono emersi interessanti punti di riflessione: siamo consapevoli dell'importanza storica di questo evento, della rilevanza di questo "body" .
Abbiamo rilevato come la composizione dell'organo avrebbe dovuto rispecchiare gli equilibri partitici a livello europeo per dare importanza alla componente partitica che così poco viene messa in luce in ambito del dibattito sulla Convenzione.
Ciononostante il coinvolgimento di tanta parte dell'opinione pubblica europea, dalle organizzazione non governative, ai gruppi studenteschi, alle associazioni professionali,.. indica inequivocabilmente come si cerchi di andare "oltre": oltre il più stretto intergovernativismo, oltre la logica statocentrica e oltre una concezione di Europa come mera somma delle singole volontà nazionali.
L'Unione si fa pertanto promotrice di un nuovo ordine internazionale radicato sui diritti umani e le libertà fondamentali, ma che ha bisogno - per procedere nel suo processo irreversibile di integrazione - di una buona dose di democrazia, necessita di "costituzionalizzazione".
Dalle relazioni finali dei gruppi di lavoro emergono vari stimoli verso questa direzione: l'incorporazione della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione elaborata a Nizza nel dicembre 2000 ne è un esempio.
Esemplare è a nostro giudizio l'art.6 del Trattato proposto dal gruppo VII "Azione Esterna", in cui ci si sofferma sui "valori che l'Unione si prefigge di promuovere nel resto del mondo", sull'esigenza di cooperazione internazionale, della realizzazione di partenariati e del sostegno ad altri processi di integrazione, nonché dell'impellente urgenza di promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali, lo sviluppo economico e sociale sostenibile, il rispetto dell'ambiente.
Dalla relazione dei gruppi "Difesa" e "Personalità giuridica" emerge una concezione chiaramente multilaterale del sistema delle relazioni internazionali ed è chiaro il riferimento al sistema delle Nazioni Unite: multilateralismo, principio di legalità, disarmo, nonché prevenzione dei conflitti e cooperazione allo sviluppo. Una chiara concezione di Human Security: sarà in grado l'Unione europea di non deludere le aspettative?

L'Unione dovrà procedere verso una semplificazione dei trattati per assicurare maggiore coerenza, verso un più forte legame con i Parlamenti nazionali (che quindi vedrebbero coprire il "vuoto professionale" del quale soffrono a causa della de-sovranizzazione degli Stati).
Molteplici i punti di vista emersi, i principi che dovranno costituire le colonne portanti del sistema, i tentativi di ricomporre le divergenze interne ai vari gruppi di lavoro: un impegno assiduo dunque, sebbene le proposte in alcuni contesti manifestino delle evidenti lacune di ordine "statuale".
La Convenzione si dimostra alquanto vaga su alcune tematiche "controversial" (nell'accezione funzionalista") poiché gli stati non sono ancora disposti a rinunciare del tutto alla loro originaria identità: politica estera e difesa, giurisdizione della Corte di Giustizia europea,..

I componenti della cellula di monitoraggio convengono su come la Convenzione avrebbe potuto, focalizzare maggiormente l'attenzione su alcune importanti issues.

1. I diritti umani,innanzitutto: Il gruppo di lavoro sull'inserimento della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione non sostiene l'esigenza - o forse l'opportunità - di modificarne le disposizioni.
Numerosi contributi delle organizzazioni della società civile evidenziano come la Carta dei diritti fondamentali contenga un elenco di diritti meno avanzati rispetto a quelli garantititi dall'acquis.
· Auspichiamo, nonostante le difficoltà che potrebbe comportare, che all'interno della Carta, nel lungo periodo, si riconoscano i diritti delle minoranze e dei popoli, in quanto attori in grado di svolgere un ruolo politico internazionale nell'adire la Corte di Giustizia europea. Ai popoli deve essere riconosciuto il diritto all'autodeterminazione e alle minoranze il diritto di professare la propria religione, parlare la propria lingua e preservare la propria cultura in quanto "enti collettivi".
· La cittadinanza europea, inoltre,va democratizzata e legata espressamente ai Patti internazionali sui diritti civili e politici, economici sociali e culturali del 1966.
· Parere comune è che il primo articolo del trattato parli del diritto fondamentale alla pace.

2. Il coinvolgimento della società civile: solo una spinta bottom up potrà degnamente svolgere il compito di formare un'opinione pubblica veramente europea, caratterizzata da cittadini effettivamente consapevoli dei propri diritti, partecipi, informati ed attivi.
· Pertanto proponiamo un riconoscimento formale alle Organizzazioni non governative e un esplicito riferimento nel trattato in quanto attori del mutamento, capaci di fornire qualcosa di più della semplice consulenza, e in grado di cooperare con le istituzioni comunitarie nella realizzazione di progetti comunitari e nell'aggregazione della domanda politica di base.
· Per incentivare la partecipazione politica ai processi decisionali comunitari, riteniamo opportuno che ai partiti europei rappresentino qualcosa di più della "espressione della volontà politica dei cittadini dell'Unione" (art.12 Carta dei diritti fondamentali) in quanto rappresentanti di interessi generali.
3. La sussidiarietà è un principio introdotto con il trattato di Maastricht e qualifica non una sterile divisione dei compiti tra vari livelli di Governo, ma una viva attenzione per i bisogni della collettività. Proponiamo un riferimento alla sussidiarietà funzionale- orizzontale con il contributo della società civile organizzata (nell'accezione ampia del Comitato economico e sociale, includendo quindi, oltre alle Ong, anche le comunità religiose e le comunità in cui si esprime la personalità dei cittadini europei).
4. Attribuendo la personalità giuridica unica all'Unione, essa potrebbe parlare "ad una sola voce" in seno alle organizzazioni internazionali e, divenendo soggetto di diritto internazionale, potrebbe aderire alla Convenzione europea dei Diritti umani. Questo rappresenterebbe un traguardo importante per l'Unione, affinché l'impegno nella comunità internazionale le permetta di liberarsi dalle accuse di assenza di una volontà politica comune.
5. Abbiamo rilevato come l'adesione alla Cedu rappresenterebbe uno stimolo sostanziale al processo di integrazione, soprattutto per quanto attiene alle sue implicazioni in materia di cittadinanza; riteniamo valida la puntuale definizione di una procedura speciale innanzi alla Corte di Giustizia per i diritti fondamentali.Siamo consapevoli del fatto che la tematica più complessa inerisce ai gruppi VII e VIII della Convenzione: le soluzioni elaborate nelle relazioni finali, pur impregnate di validi principi, risultano essere alquanto generiche. Discutendo abbiamo ciononostante rilevato dei limiti superabili con uno sforzo "europeo":
· Esigenza di controllo democratico del Comitato politico e di sicurezza e del Comitato per la Gestione dei conflitti con mezzi civili (quest'ultimo potrebbe trasformarsi in una commissione parlamentare i cui componenti si caratterizzino per l'expertise e la preparazione professionale in quanto formati all'Accademia diplomatica europea)
· Un maggiore coinvolgimento del Parlamento europeo il cui ruolo non è relegabile all'art.21 TUE: potrebbe essere valida la proposta di un parere conforme del PE in questioni che ineriscono la Politica estera e di sicurezza comune come primo passo verso il controllo democratico di questa materia.
· La nascita di un contingente non armato e non violento sulla base dell'esperienza in ambito Nazioni Unite e così sottolineato all'interno di numerose raccomandazioni del Parlamento Europeo sulla creazione di un corpo civile di pace.

Questi elementi sono una sintesi del lavoro che si è svolto all'interno della cellula di monitoraggio nelle ultime settimane e che proseguirà ulteriormente al fine di presentare un compiuto elaborato contenente le nostre proposte al Forum della Convenzione il prossimo marzo.
   
 

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