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COMPOSIZIONE DELLA CONVENZIONE

Elenco membri della Convenzione
Divisione per genere
Divisione per partito europeo
Divisione per stato
Analisi sulla composizione della convenzione europea
Confronto tra la convenzione e una assemblea costituente

DIVISIONE PER GENERE DEI MEMBRI DELLA CONVENZIONE

Maschi 56
Femmine 10

DIVISIONE PER PARTITO EUROPEO

Partiti Europei Membri del parlamento europeo Percentuale membri del Parlamento Membri della convenzione Membri della convenzione Percentuale membri della Convenzione
PPE-DE
232 37,1 26 39,4
PSE
175 28,0 23 34,8
ELDR
54 8,6 7 10,6
GUE-NGL
50 8,0 1 1,5
VERDI-ALE
45 7,2 2 3,0
NI
31 5,0 1 1,5
UEN
22 3,5 4 6,1
EDD
17 2,7 1 1,5
TECNICO
0 0,0 1 1,5
TOTALE
626 100,0 66 100,0

Leggenda

PPE-DE PartitoPopolare Europeo e Democratici Europei
PSE Partito Socialista Europeo
ELDR Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori
GUE-NGL Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica
VERDI-ALE Verdi- Alleanza Libera Europea
NI Non Iscritti
UEN Unione per l'Europa delle Nazioni
EDD Europa delle Democrazie e delle Diversità
TECNICO Rappresentante nominato per le sue competenze accademiche e non per la sua affilliazione politica.


DIVISIONE PER STATI

Stati Popolazione Percentuale della popolazione Membri della convenzione Percentuale in convenzione
België/Belgique
10.259.000 2,7 5 7,6
Danmark
5.353.000 1,4 4 6,1
Deutschland
83.030.000 21,9 6 9,1
Ellas
10.624.000 2,8 3 4,5
España
41.117.000 10,8 4 6,1
France
59.344.000 15,6 7 10,6
Ireland
3.841.000 1,0 3 4,5
Italia
57.680.000 15,2 6 9,1
Luxembourg
443.000 0,1 3 4,5
Nederland
15.981.000 4,2 4 6,1
Österreich
8.151.000 2,1 4 6,1
Portugal
10.066.000 2,7 5 7,6
Suomi/Finland
5.195.000 1,4 3 4,5
Sverige
8.875.000 2,3 3 4,5
United Kingdom
59.648.000 15,7 6 9,1
Totali
379.607.000 100,0 66 100,0


Analisi sulla composizione della Convenzione Europea

Abbiamo esaminato la composizione della Convenzione europea da vari punti di vita per tentare di evidenziarne pregi e difetti. In modo da contribuire a una valutazione dell’efficacia di questo strumento e a elaborare proposte nel caso di un suo futuro riutilizzo.
La convenzione è composta dai seguenti membri:

Il presidente e due vicepresidenti (3)

Il presidente e i vicepresidenti sono scelti dal consiglio Europeo tra personalità politiche di alto rilievo.

I delegati dei governi nazionali (15)

Ogni governo nazionale delega una persona a rappresentarlo, questa persona non deve per forza essere un ministro o un parlamentare, ma può essere chiunque.
La delega può essere ritirata e un governo può cambiare il proprio rappresentante. Questo è accaduto in vari casi, principalmente per due motivi: alcuni governi in seguito ad elezioni nazionali sono caduti e sono stati sostituiti da governi formati da partiti diversi che hanno mandato un nuovo delegato nella convenzione che rappresentasse le posizioni politiche della nuova maggioranza parlamentare, altri governi inizialmente avevano mandato dei “tecnici” a rappresentarli ( per esempio studiosi di scienze politiche o scienze sociali), ma accorgendosi della crescente importanza della Convenzione e del progressivo scivolare del dibattito interno verso questioni di “alta politica”, hanno deciso di sostituire il delegato con un ministro.

I delegati dei parlamenti nazionali (30)

Ogni stato ha due seggi riservati a delegati dei parlamenti nazionali. I delegati vengono scelti dai parlamenti. Di solito si tratta di un esponente della maggioranza parlamentare e di uno dell’opposizione (spesso ne caso di coalizioni di governo pluripartitiche, il rappresentante della maggioranza è di un partito diverso rispetto al delegato del governo).

I delegati della Commissione Europea (2)

La commissione europea delega a partecipare alla commissione due suoi membri che la rappresentano.

I delegati del Parlamento Europeo (16)

Il parlamento europeo delega sedici membri a rappresentarlo nella Convenzione. I membri scelti riflettono in linea di massima la divisione politica del parlamento europeo.

I delegati dei paesi candidati (26+13)

I paesi candidati secondo la dichiarazione di Laeken sono associati ai lavori, e quindi sono presenti alla convenzione due delegati per ogni parlamento nazionale e un delegato per ogni governo dei tredici stati candidati.
Essi però non hanno il potere di bloccare una maggioranza venutasi a formare tra gli stati membri.

I sostituti

Ogni membro della convenzione ( non il presidente e i vice-presidenti) ha un sostituto che prende il suo posto in caso di assenza a una riunione della convenzione. Questi sostituti sono sempre delegati della medesima istituzione del membro. E’ importante però fare notare una particolarità della scelta dei sostituti. Mentre tra i delegati del parlamento europeo i sostituti appartengono allo stesso gruppo parlamentare del membro a pieno titolo che sostituiscono per quanto riguarda i parlamenti nazionali questo non è sempre vero, a volte addirittura sono membri di partiti opposti.
Per fare un esempio vicino a noi in Italia i due delegati del parlamento italiano sono nominati uno dalla Camera dei Deputati,l’altro al Senato. Il Senato ha scelto un membro dell’opposizione come delegato, nominando come suo sostituto un membro della maggioranza. La Camera ha invece fatto l’opposto.
Non sempre il sistema Bicamerale porta a una soluzione di questo genere, nel Regno Unito i due membri sono delegati dalla Camera dei Comuni , i due sostituti dalla Camera dei Lord ( da verificare).
Adesso procederemo a un’analisi della composizione della convenzione basata su molteplici criteri che ne evidenzieranno pregi e difetti.
Questa analisi non prende in considerazione i delegati dei paesi candidati che , essendo privi del pieno potere decisionale influiscono in maniera minore sulle alchimie interne e sui rapporti di forza nella Convenzione.

Divisione per Sesso

La prima caratteristica della convenzione che prenderemo in esame è il sesso dei membri.
Su 66 membri soltanto 11, ovvero il 17% sono donne. La popolazione femminile europea rappresenta oltre il 50% del totale, quindi si evidenzia una evidente sottorappresentanza del sesso femminile.
Il numero di donne delegate dai vari partiti europei e dalle varie nazioni non è analizzabile in quanto su numeri così bassi non è indicativo della tendenza generale di un partito o di uno stato.
Si potrebbe pensare a introdurre una quota minima i rappresentanti per ogni sesso, ma in pratica questo è molto difficile da attuare se consideriamo il metodo di nomina dei membri della Convenzione.

Divisione per partito europeo

Tra i membri della convenzione l’appartenenza politica dei membri è uno dei dati più interessanti e complessi da analizzare.
Abbiamo messo a confronto la divisione partitica dei membri della convenzione con la distribuzione dei seggi nel parlamento europeo, in quanto quest’ultimo essendo eletto ovunque con il sistema proporzionale (anche se con differenze di collegi e di soglie di sbarramento), è indicativo della reale forza elettorale che un partito ha a livello europeo.
Per prima cosa bisogna far notare un dato: essendoci 15 membri nominati dai governi nazionali, e quindi quasi esclusivamente membri di famiglie politiche affini a quel governo, risultano molto importanti i risultati delle elezioni nazionali. Se nel giro di un mese si votasse in 4 o 5 stati europei (anche piccoli) potrebbe cambiare di punto in bianco la composizione della convenzione anche in maniera piuttosto netta.
I membri delegati dai parlamenti nazionali, sono quasi sempre delegati uno della maggioranza e uno dell’opposizione e sono sempre membri del partito maggiore della maggioranza e di quello dell’opposizione (al massimo del secondo partito di maggioranza se il primo ha già espresso il delegato del governo).
In questo modo i partiti minori di solito non hanno rappresentanti, se non quelli del parlamento europeo. La Sinistra Unitara europea o i Verdi sono due partiti di dimensioni considerevoli, che nel Parlamento Europeo dispongono rispettivamente del 8% e del 7,2% dei seggi, mentre in Convenzione hanno rispettivamente 1 e 2 seggi. Questi dati mostrano che il quarto partito europeo (La SUE) ha un solo rappresentante nella Convenzione, in quanto è ben distribuito sul territorio dell’Unione, in nessuno stato ha percentuali molto alte e raramente ha percentuali molto basse, inoltre in questo particolare momento non è al governo in nessuno stato membro eccetto la Finlandia dove però è un partner marginale della coalizione di centro-sinistra e in Svezia dove da solo un appoggio esterno a un monocolore social-democratico. Al contrario l’UEN che dispone solo del 3,5 % dei seggi nel Parlamento Europeo (penultimo gruppo parlamentare per dimensione, inferiore anche ai non iscritti) ha il 6,1% nella Convenzione (quarto partito). Questo perché pur essendo debolissimo o addirittura inesistente nella maggior parte del territorio europeo in tre paesi l’Italia, la Danimarca e l’Irlanda è uno dei partiti maggiori. In Italia Alleanza Nazionale è membro dell’Unione per l’Europa delle Nazioni ed è il secondo partito di governo, in Danimarca il Partito del Popolo Danese è il secondo partito di governo, in Irlanda il Fianna Fail è il principale partito di governo.
Ne consegue come conclusione generale che sono avvantaggiati in convenzione i partiti governativi e quelli con una distribuzione non omogenea sul territorio europeo.
Questo sistema di nomina determina una rappresentanza maggiore nella Convenzione rispetto al Parlamento europeo per il PSE (dal 28% al 34,8%) e per l’ELDR ( dal 8,6% al 10,6%) e per l’UEN dal 3,5% al 6,1% , il più favorito); il PPE mantiene sostanzialmente la posizione (dal 37,1% al 39,4%); vedono ridotta la loro rappresentanza i Verdi-Ale (dal 7,1% al 3%), l’EDD (dal 2,7% al 1,5%), i non iscritti (dal 5% al 1,5%) e la SUE (adal 8% al 1,5% la più sfavorita).
I tre partiti maggiori PPE, PSE e ELDR che nel Parlamento Europeo e nel Consiglio Europeo sono ampiamente dominanti (73,7% dei seggi nel PE e 14 primi ministri su 15 nel Consiglio) vedono la loro rappresentanza crescere ulteriormente (84,8% dei membri della Convenzione e tutti i membri del Praesidium).
Da notare che la rappresentante del governo Svedese che in questi dati è considerata un membro Tecnico, è stata nominata da un governo monocolore social-democratico.

Divisione per stato

Abbiamo deciso di esaminare la divisione dei membri della convenzione per stato membro mettendoli a confronto con il peso demografico dei rispettivi stati di appartenenza sul totale della popolazione dell’Unione.
Essendoci 3 membri di nomina nazionale (2 del parlamento, 1 del governo) per ogni stato, sul totale dei 66 membri della convenzione 45 sono nominati dagli stati e solo 21 vengono scelti tra cittadini di qualunque stato (il presidente , i vice-presidenti, i rappresentanti del Parlamento Europeo e i rappresentanti della Commissione Europea).
Chiaramente questo sistema discrimina negativamente gi stati più grandi.
Infatti osservando i dati notiamo che i cinque stati maggiori dell’Unione Europea: Germania, Francia, Regno Unito, Italia e Spagna (i cinque che hanno diritto alla doppia rappresentanza nella Commissione Europea) sono ampiamente sottorappresentati, mentre gli altri stati sono tutti rappresentati in percentuale superiore al loro peso demografico percentuale.
Gli estremi sono il Lussemburgo, che ha solo lo 0,1% della popolazione dell’Unione e ha il 4,5% (i 3 membri minimi ) dei membri della Convenzione, e la Germania che ha il 21,9% della popolazione dell’Unione e il 9,1% dei membri della Convenzione. I cittadini lussemburghesi hanno una rappresentanza che è circa 100 volte maggiore a quella dei cittadini tedeschi. Lo Stato che più si avvicina ad avere una rappresentanza nella Convenzione uguale al suo peso demografico è l’Olanda (il “più grande dei paesi piccoli”).
Lo stato che in valore assoluto dispone di più membri della Convenzione è la Francia terzo paese per popolazione tra i 15 che ha oltre ai suoi tre rappresentanti nazionali il Presidente della Convenzione, un rappresentante della convenzione, e due rappresentanti del parlamento europeo.
Da notare che i sostituti dei membri nominati dalle istituzioni non nazionali spesso non hanno la stessa nazionalità del membro a pieno titolo che sostituiscono.

CONFRONTO TRA LA CONVENZIONE EUROPEA E UN'ASSEMBLEA COSTITUENTE

Per evidenziare pregi e difetti della Convenzione Europea come sistema per elaborare i nuovi trattati ho pensato che la cosa migliore fosse quella di mettere a confronto questo strumento costituente con quello più comunemente usato a livello nazionale e che per anni è stato l’idea guida del movimento federalista europeo: un’assemblea costituente.

Presupponendo che un’assemblea costituente sia eletta con un sistema proporzionale , molto probabilmente si configurerebbe in maniera simile al parlamento europeo, come composizione.
Quindi possiamo pensare di usare il Parlamento Europeo come modello di confronto per quanto riguarda alcuni elementi dell’analisi.

· In seguito all’analisi effettuata precedentemente abbiamo visto che la Convenzione Europea non rappresenta minimamente il peso numerico ei due sessi sul totale della popolazione europea. Con un meccanismo di nomina come quello della Convenzione sarebbe molto difficile prevedere delle quote minime per ciascun sesso (a quale stato andrebbe “l’onere” di mettere un individuo del sesso non desiderato?). Mentre in una assemblea costituente eletta con il sistema proporzionale sarebbe molto più semplice introdurre quote minime di ogni sesso, o mettendo un limite minimo nelle liste elettorali, oppure riservando alcuni seggi da assegnare a membri del sesso eventualmente discriminato.
· Per quanto riguarda gli stati membri, e il loro peso demografico, abbiamo notato come non ci sia corrispondenza all’interno della convenzione tra questi due valori. In un’assemblea costituente ogni stato avrebbe più o meno un numero di seggi proporzionale alla popolazione (forse un po’ alzati per i più piccoli ma non molto, come nel parlamento europeo dove il Lussemburgo ha 6 seggi).
· Per quanto riguarda la distribuzione politica dei seggi, abbiamo visto che la Convenzione non è per nulla rappresentativa della realtà politica europea. Un’assemblea costituente al contrario rifletterebbe la reale divisione delle forze politiche in Europa e riporterebbe il dibattito su un piano anche ideale che invece nella convenzione è stato gravemente discriminato, a favore della contrattazione tra i rappresentanti degli stati membri, che in un’assemblea costituente avrebbe comunque luogo essendo possibile usare un sistema elettivo come quello del parlamento europeo nel quale i deputati sono eletti a livello di collegi nazionali o sub nazionali e quindi rappresentano anche gli interessi dell’area che li ha eletti.
· Il coinvolgimento della società civile, della popolazione comune, dei giovani, delle ONG, dei movimenti, delle parti sociali, degli enti locali, e così via, è stato uno dei punti di forza della Convenzione, ma le strutture previste per dare voce a queste realtà sono spesso semi-sconosciute e non hanno grande influenza sui membri della Convenzione. Mentre in un’assemblea costituente ci potrebbero essere chiaramente più possibilità di farsi sentire da parte delle forze della società civile essendo questa una struttura eletta e quindi più sensibile, come il Parlamento Europeo alle istanza provenienti “dal basso”.
· La legittimazione democratica, la partecipazione popolare e l’interesse nell’opinione pubblica sarebbero certamente maggiori in un’assemblea eletta da tutta la popolazione del continente rispetto alla Convenzione , di cui purtroppo ancora oggi molti cittadini comunitari ignorano l’esistenza.
· La scelta di deputati eletti dal popolo, senza vincolo di mandato e che lavorino a tempo pieno sulla costruzione della Costituzione Europea è di certo preferibile all’attuale composizione della Convenzione , fatta di delegati di altre istituzioni, che hanno anche altri compiti, che hanno membri sostituti di idee politiche anche diverse dalle loro, e con la possibilità di vedersi ritirare la delega da un giorno all’altro interrompendo il lavoro svolto fino ad allora. Ovviamente la revocabilità del mandato fa sì che la Convenzione non abbia la minima indipendenza dagli organi che nominano i membri.

Oltre a tutti questi difetti della convenzione ci sono alcuni importanti pregi che avrebbe rispetto a un’assemblea costituente:

· Per prima cosa, un’assemblea costituente sarebbe una struttura che richiederebbe risorse,molto, molto superiori a quelle richieste dalla Convenzione, e non solo in termini finanziari, burocratici e amministrativi; infatti bisognerebbe mantenere per un paio d’anni la crema della classe politica europea impegnata in questa attività trovandosi in grave difficoltà a gestire contemporaneamente Parlamento Europeo e Commissione.
· Anche per le motivazioni espresse nel punto precedente, ma principalmente per la sua stessa natura, un’assemblea costituente è una struttura eccezionale e definitiva (se non in periodi molto lunghi). Oggi, non sono in molti che sarebbero disposti a dar subito il via alla creazione di un assetto europeo quasi definitivo e a rinunciare al cammino graduale che si sta svolgendo da decenni e che ha permesso numerosi passi in avanti. La Convenzione è un’esperienza invece ripetibile e, in una certa misura, perfezionabile nel tempo. Già tre anni fa c’è stata la Convenzione che ha stilato la Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea, oggi c’è un’altra Convenzione, tra alcuni anni potrebbe essercene un’altra per procedere ulteriormente con il processo integrativo.
· Il più grande problema di un’assemblea costituente è la rappresentanza minima degli stati piccoli, che invece nella convenzione sono rappresentati in due delle componenti in maniera paritaria ai più grandi. Anche pensando di affiancare a una camera con rappresentanza proporzionale alla popolazione una con un numero di rappresentanti uguali per ogni stato, una approvazione della Carta costituzionale a maggioranza potrebbe lasciare insoddisfatta la maggioranza degli abitanti di qualche piccolo paese che potrebbe non sentirsi riconosciuto nel trattato.
In un’assemblea costituente sarebbe molto più difficile, e certamente molto più confuso e macchinoso, dare uno status diverso ai paesi membri e ai candidati. Quindi sarebbe una scelta quasi obbligata includer gli stati candidati a pieno titolo nei lavori dell’assemblea. Questo non è necessariamente un difetto, anzi, potrebbe migliorare la rappresentatività del nuovo trattato e inoltre metterebbe giustamente su un piano di uguaglianza tutti i paesi, evitando discriminazioni verso i nuovi arrivati. Però tutto questo sarebbe difficilmente accettato dai paesi membri anche perché potrebbe portare a eliminare alcune conquiste del processo di integrazione che non risultassero gradite ai nuovi stati membri.
   
 

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