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 NOTA RELATIVA AL CONTRIBUTO DELLE ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETÀ CIVILE AL DIBATTITO SULL’AVVENIRE DELL’EUROPA

Una grande opportunità per le organizzazioni della società civile è espressa nella dichiarazione di Laeken, la quale esplicita: “Perché il dibattito sia ampio e coinvolga l’insieme dei cittadini, verrà aperto un forum per le organizzazioni che rappresentano la società civile (parti sociali, settore privato, organizzazioni non governative, ambienti accademici, ecc.). Si tratterà di una rete strutturata di organizzazioni che saranno regolarmente informate sui lavori della Convenzione. I loro contributi saranno inseriti nel dibattito. Dette organizzazioni potranno essere ascoltate o consultate su argomenti specifici, secondo modalità che dovranno essere definite dal Praesidium”.

Tale iniziativa si inserisce come prosecuzione dello spirito del Forum sociale europeo del ’98, della piattaforma delle ONG sociali e delle udienze conoscitive previste nell’ambito della Convenzione incaricata di redigere la Carta Fondamentale dei diritti dell’Unione Europea (allora furono pubblicati sul sito del Parlamento Europeo oltre cento contributi redatti dalle organizzazioni). L’iniziativa si pone anche in continuità con lo spirito del documento conclusivo del Consiglio Europeo di Lisbona che formula il “nuovo metodo di coordinamento aperto”. In effetti i lavori della Convenzione si sono aperti in un clima di tensione nei rapporti tra le ONG e il sistema di responsabilità della politica di sviluppo, tensione causata in particolare dalle incertezze e dai tempi della radicale riforma delle relazioni esterne e della politica di sviluppo dell’UE, inaugurata alla fine del 1999 dalla Commissione Prodi.

Ad ogni modo il dibattito cui fa riferimento la dichiarazione di Laeken è stato strutturato ad un livello europeo e ad un livello nazionale. Quanto al livello europeo oltre al forum vero e proprio attivato presso lo spazio virtuale del sito della Convenzione, che al 3 gennaio 2002 riportava i contributi di 224 sigle, per un totale di 294 documenti, la Commissione ha attivato come ulteriore spazio di dibattito il forum futurum. I governi nazionali hanno altresì previsto numerosi siti per la pubblicazione di contributi individuali e dell'associazionismo sul futuro dell'Europa. Sono sorti anche spazi di dibattito specifici, come il forum italiano dedicato alla Carta dei diritti fondamentali oppure i vari Fora regionali sulla Convenzione Europea. In concomitanza con il vertice di Laeken organizzazioni della società civile hanno avuto grande visibilità con la manifestazione pubblica “Assemblea dei cittadini 2004”. Nella sua seconda sessione di lavoro, il 24 ed il 25 giugno 2002 la Convenzione ha sentito i sette gruppi di contatto tematici con la società civile, costituiti per evitare che il dialogo con l’associazionismo fosse dispersivo.

Si può tuttavia rilevare nell’associazionismo un’insoddisfazione diffusa per il fatto che il dialogo con la società civile organizzata sia confinato quasi esclusivamente ad uno spazio telematico. L’Associazione per i popoli minacciati evidenzia quelli che sono stati i limiti del confronto con l’associazionismo durante la stesura della Carta dei diritti fondamentali: “L’accesso ai documenti tramite Internet non permise di cogliere la logica secondo la quale furono prese determinate decisioni. Le udienze dettero a una molteplicità di organizzazioni la possibilità di formulare, in 5 minuti, le proprie posizioni, ma non rimase nessun tempo per la discussione, motivo per cui si tornò alla pratica tradizionale del lavoro di lobby”. Il documento continua sottolineando che le possibilità di dialogo virtuali in Internet possono certamente costituire dei mezzi ausiliari importanti, ma non possono sostituire le possibilità di confronto che offre un vero forum e che bisogna inoltre considerare che tale forum di dialogo svolgerebbe un importante lavoro di trasmissione tra il dibattito europeo e quello nazionale.

In risposta alla dichiarazione di Laeken il Movimento Europeo Internazionale sottolinea che “the various non-governmental organizations in civil society (including the NGOs of the Permanent Forum of Civil Society) and the national European Movements should take part in this debate in connection with their national members; in this respect, the International European Movement's structure and experience are particularly well-suited, including contact with the contact group of European research centers and think tanks (“Academic Agora on the Future of the Union”, created on 22 March 2001 on the initiative of the European Movement)”. Per il Movimento Europeo, nell’ambito dei lavori della Convenzione rappresentanti di organizzazioni espressione della società civile (NGOs, trade unions, academics, personalities) dovrebbero avere “right to attend plenary sessions and submit written contributions. Hearings could be organized by the Convention and meetings between the Bureau and European platforms could take place on a regular basis”.

Il Forum Europeo della Gioventù osserva che, anche nell’ambito della Convenzione, “le ONG non dovrebbero essere viste solo come uno strumento di gestione della cosa pubblica, né come meri fornitori di servizi e competenze, bensì come un elemento essenziale della democrazia” ed è proprio in virtù di tale considerazione che andrebbe evitata un’impostazione troppo ristretta e settoriale delle consultazioni”.
Il testo definitivo della Convenzione europea dei giovani dice al riguardo: “Un dialogo più strutturato e più istituzionalizzato con la società civile dovrebbe garantire che l’Ue decida su temi che interessano realmente i cittadini dell’Unione”.

Il Gruppo di contatto della società civile, che costituisce una rete di ONG europee settoriali (ambientali, sociali, diritti umani, sviluppo) - e di cui è membro la Confederazione europea delle Trade Unions -, in una lettera al Presidente della Convenzione datata 14 febbraio 2002 sottolinea come obiettivo della collaborazione con le forze della società civile organizzata sia la promozione della partecipazione, l’incoraggiamento di una vasta e regolare consultazione attraverso il lavoro del Forum, il supporto di dibattiti tematici sul futuro della Convenzione e la trasmissione della voce della società civile nazionale, attraverso reti settoriali che mettano assieme le organizzazioni operanti al livello europeo e a quello nazionale. Quindi chiede che venga concesso al gruppo il ruolo di interlocutore del Praesidium al fine di discutere la sostantiva partecipazione di un’ampia schiera di organizzazioni e di incoraggiare un significativo dialogo civile con tutti i livelli territoriali mediante il Forum.

Il Forum permanente della società civile pubblica una riflessione sulle prospettive del ruolo delle organizzazioni della società civile nel processo di elaborazione di una Costituzione europea. Constatate le gravi difficoltà della democrazia rappresentativa a coinvolgere attivamente i cittadini nei processi decisionali, ci si chiede come la stessa democrazia rappresentativa vada completata. L’elemento chiave, in un contesto di realizzazione di un nuovo modello di democrazia europea, consisterebbe nel considerare che la fonte della sovranità risiede nel popolo. Il progetto della Convenzione rappresenterebbe una scommessa per colmare il vuoto che divide le istituzioni comunitarie ed i cittadini europei: se essa avrà successo potrà essere elaborata una Costituzione che sia strumento, per usare le parole di Jacques Delors, di “pedagogia della democrazia”.

In Italia il Forum del terzo settore afferma che “il processo costituente deve essere accompagnato da Conferenze nazionali della società civile organizzata, da tenersi in tutti i quindici paesi e nei paesi candidati. I parlamenti nazionali debbono accompagnare questo percorso di dibattiti nazionali ed il Comitato economico e sociale deve supportare tali iniziative”.
Nei contributi esaminati ricorrono grandi temi e problematiche: la necessità che la prospettiva dell’uguaglianza di genere sia incorporata in tutte le politiche e a tutti i livelli, l’esigenza di garantire la qualità, l’efficienza e la trasparenza delle istituzioni comunitarie, la centralità della missione di prevenzione e sradicamento della povertà e delle disuguaglianze.

Riprendendo le grandi questioni per l’avvenire dell’Europa sui quali impostare il dibattito suggerite dalla dichiarazione di Nizza, da un esame complessivo delle istanze delle Organizzazioni della società civile crediamo si possa constatare una convergenza su diversi temi. La Carta dei diritti fondamentali dovrebbe essere modificata secondo le varie proposte e successivamente andrebbe inserita integralmente come articolo 6 del trattato costituzionale. La cooperazione tra le Istituzioni comunitarie ed i parlamenti nazionali dovrebbe aumentare, senza che ciò comprometta le esigenze di efficienza del processo decisionale europeo. Per semplificare e razionalizzare l’architettura istituzionale sarebbe necessario fondere il trattato dell’Unione europea con i trattati comunitari e conferire all’Unione la personalità giuridica; è necessario inoltre promuovere una riflessione sulla semplificazione dei trattati.

Occorre garantire a tutti i livelli la coerenza tra le politiche europee ed in particolare tra le esigenze di politica estera e le altre politiche che comunque tendono a definirla (cooperazione allo sviluppo e commercio in primo luogo, ma anche ad esempio le politiche economiche e sociali). Le organizzazioni della società civile non sono unanimi tuttavia nel ritenere che il trattato costituzionale debba contenere un preciso elenco delle competenze esclusive dell’Unione.

Come è ben evidenziato nella risoluzione del Comitato Economico e Sociale europeo del 19 settembre 2002, “il principio di sussidiarietà non riguarda unicamente la ripartizione dei poteri fra i diversi livelli territoriali, bensì esprime anche una visione partecipativa delle relazioni fra i pubblici poteri e le società, come anche delle libertà e delle responsabilità dei cittadini. La sussidiarietà funzionale (orizzontale) costituisce un elemento importante per il buon governo”.

Tutte le organizzazioni della società civile condividono tale visione, a prescindere dall’adesione alla proposta che il CES diventi la sede del dialogo civile. Nel secondo paragrafo ho riportato una serie di motivazioni che stanno alla base della necessità di un riconoscimento formale delle organizzazioni della società civile, con l’inserimento nel trattato costituzionale di riferimenti specifici, ad esempio nel titolo che riguarda la cittadinanza (in analogia al riconoscimento dei partiti politici europei) e nel titolo sulla politica sociale, l’educazione, la formazione professionale e la gioventù, coerentemente con quanto espresso nell’articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali.

Questa è la proposta più immediata dell’associazionismo, che in questa occasione ha dimostrato a nostro avviso non solo di possedere valide competenze nel proporre istanze che abbiano una diretta implicazione politica (ad esempio emendamenti alla Carta dei diritti fondamentali), ma anche di aver canalizzato i contributi in piattaforme coerenti, tramite un efficace opera di networking, coscienti della pervasività del processo decisionale europeo relativamente alla sfera della vita quotidiana.
   
 

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